venerdì 5 ottobre 2018

Fra' Domenico Spatola: Il giovane e la ricchezza

Un tal ti venne incontro,
senza pensare a scontro
con tua idealità.
Voleva securtà
per l'altra vita
e chiese a te, Gesù, quale fatica
dovea fare
per quella conquistare.
Ti chiamò "Maestro buono"
e tu, a tono,
a lui rispondesti
con verbi più modesti:
"Di tal titolo  -gli dicesti- si fregia
il solo che campeggia
sulle umane cose:
il Dio che generose
compie azioni".
A lui raccomandazioni
allora facesti
perché pieni fossero i cesti
dei comandamenti,
che, a monumenti,
Mosè avea lasciato.
Capì e fu esaltato
avendoli osservato
da bambino
in tutto il suo cammino.
Ti disse: "Queste cose
sono rose
di mia produzione"
cercava così tua ovazione.
E tu, Gesù, lo mirasti in cuore
e per amore
gli dicesti di vendere gli averi
per i nuovi sentieri
del tuo Regno
e, a segno,
consegnarli ai poverelli
ed essere tra quelli
di tua sequela.
Ammainò sua vela.
Era ricco il tale
perciò non attuale
parve a lui progetto,
teneva infatti, sotto il tetto,
molte ricchezze
di cui faceva pezze
per membra sue coprire
né valeva per lui quel tuo dire.
E andò via
atterrendo la pia
turba
che si conturba
per ciò che ascoltò da te:
"non essere saggezza
la ricchezza".
Ti chiesero in dubbio atroce:
"Come farem, se tu finisci in croce?".
A tal dilemma,
con celestiale flemma,
rispondesti: "La potenza
è del buon Dio
non vi ritorni più l'oblio!".

Fra' Domenico Spatola
Dipinto di Paolo Curtaz

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