sabato 27 luglio 2019

Fra' Domenico Spatola: Signore, insegnaci a pregare!

Gesù, che a pregare stava,
un discepolo lo supplicava:
"Insegnaci a pregare,
come il Battista con i suoi suol fare".
A lui gli altri fecero coro,
ed egli disse loro:
"Quando il Padre pregate,
nome suo santificate,
e, a segno,
chiedete il Regno
e per ogni giorno il pane,
col perdono per cose vane;
e a ogni debitore
mostrate il cuore,
e il Padre, perché non entriate in confusione, 
non vi abbandona alla tentazione".
Disse poi a commento:
"Se a casa in un momento
giunge l'amico tuo inatteso,
non ti sentirai offeso
se chiede a te tre pani a mezzanotte,
perché un amico per le sue rotte
a lui improvviso è arrivato.
Sarà non rifiutato
da te quanto ti chiede,
per l'insistenza cui non soprassiede".
Aggiunse Gesù: "Chiedete,
e nel nome mio otterrete,
perché, se chi ha figlio
richiedente un pesce,      

con serpe non se ne esce.
O se gli chiede le uova
non gli darà una serpe che cova.
Se voi - dunque - pur  cattivi
non date cibi già retrivi,
quanto più darà a vostro vanto
il Padre a voi lo Spirito Santo".


Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della XVII domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 11, 1-13

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».


5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: «Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli», 7e se quello dall'interno gli risponde: «Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani», 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Gesù prega. Ma non basta il modello per i discepoli che si ispirano ad altro chiedendo al Signore che dia indicazioni sulla preghiera, come fa il Battista con i suoi. In precedenza Gesù li aveva messo in guardia dal volgersi a Dio alla stregua di  pagani e farisei, avendo assimilato, in altra circostanza, a questi ultimi anche i seguaci di Giovanni. Ampolloso ed insistente era il loro modo di pregare e dettagliata era la richiesta a Dio su cosa dare. Feriale e intima è al contrario la proposta di Gesù del Padre che previene i bisogni dei figli, prima che essi ne facciano richiesta.  Dritto al cuore il suo insegnamento: "Dite: Padre che sei nei cieli". Sfera ormai solo sua perché definitivamente evacuata dalle credute potenze intermedie, influenzanti i destini umani. Per Gesù il Padre non necessita di intermediari che ne condizionino la cura dei figli. Fiducia dunque totale e così "santificare" il suo nome sperimentandolo familiare e paterno. Si estenda in tal modo il suo Regno, che però è presente. "Pane quotidiano" è il "supersostanziale"  (oltre la sostanza). Si fa Eucaristia e Parola, a espressione d'amore. Il perdono ricevuto va donato come remissione di debiti, perché nella comunità di Gesù non ci siano debitori. Certificata è la sua assistenza nella prova, con la "paternità" divina incondizionata. Quella umana è trattata a confronto cogente per il  "tanto più" dell'amore del Padre che sa dare solo cose buone a chi gliele chiede. L'insegnamento si fa preghiera al Padre per ottenere  lo Spirito Santo, che dell'amore è pienezza.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Cristo orante (Mendoza)

giovedì 18 luglio 2019

Fra' Domenico Spatola: Addio a Camilleri

Innamorato della sua terra, l'ha immortalata nel solco dell'eredità dei grandi Pirandello e Sciascia e della tradizione teatrale che gli Scrittori della Magna Grecia stimmatizzarono con personaggi resi immortali per i pregi e i difetti. 
Camilleri non meno icastico a sancire, pur nella ferialità, icone narrative assurte a modelli scanzonati ma solo apparente era il disimpegno di vita, guardata col distacco dell'esperto delle umane vicende. Coerente con i valori a dignità, esaltata da passione filtrata dalla sua anima, benevola anche nelle complicazioni mai artificiose e con l'ironia di chi, per alleggerire, sdrammatizza esaminando tuttavia col pungolo severo e scientifico ma non senza la personale sottile amarezza che s'arrende alle sorti umane determinate dal fato, baro e avverso. 
Ci era simpatico nel muovere i suoi personaggi, pedine di un progetto predestinato come nelle Tragedie greche.
Il Camilleri che mi mancherà e di cui piangerò l'assenza è quello delle lotte per la libertà così minacciata in questi tempi. Ma la sua voce, negli Scritti appassionanti, echeggerà a edificare e correggere, ma anche a dilettare chi in essi saprà approfittare per trovare spazi di felicità per l'anima.

Fra' Domenico Spatola 

Fra' Domenico Spatola: La parte migliore

Entrato Gesù in un villaggio,
nuovo messaggio
diede alle sorelle
Marta e Maria, che non gemelle
eran di ideali.
Maria offriva a Gesù cure speciali
ascoltando, seduta
attenta e muta,
la Parola ai piedi del Signore
così testimoniava amore.
Invece era distratta
e dai molti servigi attratta
Marta, che impertinente
dice che Gesù è "indifferente"
a lasciarla sola,
perché trattien Maria alla sua scuola.
Il Signore a lei rispose:
"Marta, in molte cose
poni affanni,
creando danni.
Di una c'è bisogno
e scelta da Maria come sogno.
Quella parte a lei non sarà tolta,
fallo anche tu, e non sarai sconvolta!"

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Dipinto del Tintoretto

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della XVI domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 10, 38-42


Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Nel villaggio di Betania, Gesù  ha i suoi affetti.  Una comunità che già ha compreso la sequela. Rappresentativa è Maria che, accovacciata ai piedi del Maestro, è la discepola del "nuovo" messaggio. Non la fatica le si chiede, ma solo l'ascolto.  È la scelta migliore di chi sa che la Parola non va meritata ma accolta. Marta è il polo espressivo di logiche meritocratiche e veterotestamentarie. Marta pensa ancora come nell'antica Alleanza. Gesù la vuole traghettare nella "Nuova", e le propone a modello colei che ha scelto "la parte migliore".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Erasmus Quellinus II, Jan Fyt – Cristo nella casa di Marta e Maria, 1650-75, Palais des Beaux-Arts de Lille

martedì 9 luglio 2019

Fra' Domenico Spatola: "Fai anche tu a imitazione!"

Uno scriba, a tentazione,
chiese a Gesù assicurazione
"per aver la vita eterna".
Gli rispose: "Della Legge qual interna
Scrittura la sorregge?
Cosa ognun legge?"
Lo scriba a lui rispose:
"Ama Dio con le tue cose:
con il cuore e con la mente
e la forza più ingente.
E, a suo secondo messo,
ama il prossimo come te stesso".
La risposta parve saggia
a Gesù che Scriba omaggia:
"Fai questo per la vita
e così l'avrai infinita".
Ma il tale non s'arrese
e il messaggio non comprese:
"Chi è il vicino
da amar fin dal mattino?"  
All'affanno suo curioso
il racconto fu prodigioso:
"Un uomo da Gerusalemme,
lemme lemme,
scendeva a Gerico e, per  strada,
s'imbattè nei briganti di contrada,
che lo derubarono,
e tutto lo lasciarono
quasi morto.
A corto,
un sacerdote per stessa via,
lo vide e ("così sia!")
passò oltre.
Anche un levita inoltre
non gli diè attenzione,
dritto per la sua destinazione.
Unico il Samaritano
a lui diede una mano,
e, a compassione,
ne medicò ferite e infezione
versandovi olio e vino.
Ripreso poi il cammino
sulla cavalcatura,
lo portò ove cura
si prese di lui l'albergatore
che di due denari si fece creditore.
"Attento a lui - gli disse - fino al ritorno,
il resto te lo rifonderò tutto quel giorno".
Allo Scriba rivolto,
Gesù chiese: "Chi coinvolto
fu dei tre da apparir vicino?"
Gli rispose: "Chi del suo destino
ebbe compassione".
"Fallo anche tu -  gli disse - a imitazione!"

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Il buon samaritano. Dipinto di Fetti Domenico

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XV domenica del Tempo Ordinario: Luca 10, 25-37


Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?».27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza econ tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno». 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così».

Il dottore della Legge conosce i comandamenti  del rapporto con Dio,  ma ha perplessità su chi esercitare il secondo dettato dell'amore.
"Chi è il mio prossimo?".
Lo ha sempre identificato nel connazionale e mai tra coloro che ha ritenuto nemici d'Israele. Con la sua domanda offre a Gesù l'occasione di definire il "prossimo", col correttivo posto da Gesù  di "come farsi prossimo?". La parabola del "buon Samaritano" risponde al quesito.
Un uomo, scendendo da Gerusalemme a Gerico, si imbatte nei briganti che lo depredano lasciandolo a terra moribondo. In successione sullo stesso tragitto compaiono due personaggi, emblematici dell'istituzione religiosa: un sacerdote e un levita. Essi, tarpati da obblighi di purità sacrale, evitano il contagio del sangue che sarebbe ostativo all'esercizio nel tempio, e passano oltre. Un Samaritano sullo stesso tragitto, svincolato da obblighi di Legge, può soccorrere il malcapitato per la sola compassione. Disinfetta le sue ferite con olio e vino e continua l'opera di misericordia, caricandolo sulla cavalcatura per il vicino ostello, dove l'albergatore si prenderà cura di lui. Gli promette, oltre i due denari già versati, l'ulteriore  ricompensa al ritorno.
A racconto ultimato, Gesù capovolge la domanda del richiedente: "Chi è il mio prossimo?" e gli domanda:  "Chi si è fatto prossimo del povero sventurato?".
Il dottore della Legge comprende, e l'invito è consequenziale: "Va', e anche tu fai lo stesso! ".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: "Il buon Samaritano" di Vincent Van Gogh

venerdì 5 luglio 2019

Fra' Domenico Spatola: I nomi scritti in cielo

Nuova compagnia Gesù volle
di settantadue discepoli dalle zolle
varie e diverse,
perché notizie sue più terse,
annunziassero, andando "a due a due"
e recandosi nei villaggi con le sue
sagge raccomandazioni:
"La messe a provvigioni
è abbondante
mentre le mani a lavorar non sono tante.
Pregate dunque il padrone della messe
perché le stesse
siano numerose.
Andate né sian paurose
le vostre attese,
e in faccia ai lupi
non sian cupi
i vostri pensieri,
ma solo fieri
senza portar né borsa né bisaccia
né andare a caccia     
a temporeggiare
fermandovi per strada a salutare.
Entrando in ogni casa, prima dite:
'Pace' e a ognuno la servite.
Quando nelle città vi accoglieranno,
mangiate di ciò che vi prepareranno,
guarendo gli ammalati e, a chi l'ha in oblio,
direte: vicino è a voi il Regno di Dio".
Dalla missione tornarono contenti
i discepoli che, senza stenti,
avean domato demòni
producendo anche guarigioni
ma, col solito suo far, a lor rivolto
Gesù disse: "Sconvolto
è il cielo e di felicità al culmine
ho visto Satana cadere come fulmine
nella polvere,
e nuovo poter vi do da assolvere
sullo scorpione e sul serpente
che contro voi non  potranno fare niente.
Ma più che dei demòni sottomessi,
rallegratevi che scritti i vostri nomi stessi
son nel cielo.
Questo sia per voi il mio vangelo!"

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della XIV domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 10, 1-12,17,20

Missione dei settantadue discepoli
1 Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: «È vicino a voi il regno di Dio». 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite:11«Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino». 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
Ritorno dei discepoli
17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Dalla Samaria nuovi discepoli seguivano Gesù. "Settantadue" i componenti, quanti erano ritenuti dal libro della Genesi (cap. X) i popoli della terra. A vocazione universalistica è dunque convocata questa nuova Comunità di seguaci, dal momento che quella dei "Dodici" aveva accusato fallimento per l'ideologia nazionalistica dell'Israele "dominatore dei popoli".
Gesù inviò, e stavolta a efficienza, i nuovi discepoli "a due a due" in ogni parte, previ  i suggerimenti di una testimonianza che non contraddicesse l'annuncio. L'equipaggiamento da indossare doveva avere i crismi dell'essenzialità ed contrari alle logiche del potere, dell'avere e del primeggiare, che costituiscono le leve delle ideologie del mondo. Per la sopravvivenza economica e alimentare dovevano  fidarsi della Provvidenza. Loro compito era "portare pace", favorendo la vita piena ad ogni persona. Abbattuti i divieti di entrare in qualunque casa,  dovevano rivolgersi ad ogni persona senza più i pregiudizi etnici e religiosi. I cibi non dovevano essere più parametrati sul dilemma del "puro o impuro". L'accoglienza sarebbe stata un benedizione per la casa ospitante, ma anche l'eventuale rifiuto non doveva causare rancore. Le indicazioni serviranno anche per i missionari del tempo di Luca e della Chiesa post-pasquale.
Al ritorno dalla missione, i discepoli erano pieni di gioia: "anche i démoni - dicevano - si sottomettevano alla nostra  parola". Avevano annunciato il Padre che, "buono verso tutti, fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi", e perciò nel suo cielo non c'era spazio per un dio "giudice" e per il suo "satana",  l'accusatore che additasse i peccatori da condannare. Gesù l'aveva visto precipitare dal cielo come folgore e perciò ne dichiarava la fine, mentre per la forza liberante del Vangelo,  "i vostri nomi sono scritti nel cielo".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: icona dei 72 discepoli