Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,
«Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21 Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
22 Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
24 Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
25 Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
26 Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti
"Beati", dunque felici come Dio, coloro che si fanno poveri per gli altri. L'effetto è sorprendente: il Padre si prenderà cura di loro. La fame, il pianto e le persecuzioni, saranno i condizionamenti in cui il Padre si svelerà per sfamarli, consolarli e proteggerli. Il parallelo con i profeti del passato è inevitabile, per il ruolo del discepolo chiamato a visibilizzare, nella Comunità, l'invisibile Dio, favorendo la più splendida comunione con lui. Alle "Beatitudini" Luca contrappone quattro "guai", non da minaccia, ma lamento sui morti. Perché tali sono da Gesù ritenuti i ricchi che causano povertà, o gli avidi che provocano la fame nel Mondo o gli egoisti autocentrati e distratti al dolore della gente. L'ultimo "guai" è per coloro che hanno mondanizzato il cuore assimilandolo al sistema perverso, che li esalta, come in passato faceva con i falsi profeti.
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