38 Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». 39 Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. 40 Chi non è contro di noi è per noi. 41 Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.
42 Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. 43 Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.
Marco 9:45
Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna.
Marco 9:47-48
47 Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, 48 dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.
Il discepolo Giovanni interruppe il Maestro mentre descriveva i valori del Regno: l'umiltà e il servizio. Ma Giovanni aveva qualcosa di cui intendeva vantarsi, per riceverne lauso e approvazione. Raccontò di avere impedito di continuare a un tale che scacciava demòni, nel nome di Gesù, per la sola colpa di non far parte del loro gruppo. Gelosia di mestiere? "Non ci seguiva", fu la ragione recriminante. Da Gesù fu dettato il criterio di inclusione: "chi non è contro di noi, è per noi". Ampliava gli orizzonti di appartenenza oltre il massimalismo dei discepoli di ogni tempo. Papa Francesco ne fa la sua attuale "regola aurea", aprendo la Chiesa a tutte le culture, da lui incluse nell'unico comandamento dell'amore: "Fratelli tutti!". Partecipa in tal modo, in nome della comune umanità, l'eredità di Cristo alla Chiesa. "Anche un bicchiere d'acqua dato per amore non sarà senza ricompensa". Esaurito l'intermezzo con Giovanni, Gesù riprese il discorso "sui piccoli e sugli scandali". "Piccoli" non sono bambini, ma gli esclusi dalla società. Se nelle Comunità di Gesù trovano stessa ansie di potere e tensioni di arrivismo sperimentate altrove, si scandalizzano, perciò "guai a chi ne si renderà colpevole!". L'affogamento in mare "con macina da mulino al collo", si configurava come la pena peggiore, perché condannava a morte eterna, in quanto il cadavere non reperibile, non potendo essere sepolto, non partecipava alla risurrezione finale.
Non meno severa l'amputazione consigliata della mano, o del piede motivo di scandalo, o di cavare l'occhio, pur di non finire nella Geenna, dove il fuoco inestinguibile si faceva simbolo di fallimento dell'intera esistenza.
Fra' Domenico Spatola