venerdì 20 settembre 2024

Fra' Domenico Spatola: Servire per amore

 


L'ambizione del potere
non volevi, Gesù, vedere
nei seguaci, 
di comando rapaci. 
Ma a toglierne lo sfizio
insegnavi il servizio, 
che nel servo offri il modello
ch'è più sempre quello
che t'assomiglia. 
In tua famiglia, 
chi da "primo" vuol vantarsi, 
deve umiliarsi 
e, per amor, servire. 
Ma ciò sai quanto difficile da udire.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXV domenica del tempo ordinario (anno B): 9, 30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

L'incomprensione tra Gesù e i discepoli era sempre per la stessa ragione: la loro ambizione del potere da non accettare né il Maestro né il suo programma. Così anche quella volta che attraversarono la Galilea per Cafarnao. Egli parlò della sua prossima morte ad opera dei sommo sacerdoti e degli anziani, mentre essi litigavano su chi dovesse considerarsi il primo di tutti. A casa, Gesù  chiese di quella discussione lungo la strada. Non risposero. Allora Gesù portò a modello un ragazzino, che stava a servire ai tavoli. Lo abbracciò è lo pose al suo posto, al centro, poi rivolto ai discepoli disse che il primo tra loro era colui che non avesse pretese di comandare, ma fosse disposto a farsi ultimo e servo di tutti. Ciò avrebbe fatto piacere anche al Padre del cielo.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 13 settembre 2024

Fra' Domenico Spatola: Tu sei il Figlio di Dio




Gesù, non sei l'Elia, 
né il reincarnato Geremia, 
ma del vivente Dio
sei il Figlio e il Signor mio. 
Anch'io, con Simone, 
rinnovo professione 
di mia fede. 
E tu, a chi crede, 
dài fedele assenso
chiedendo sol consenso al tuo ideale, 
che libera dal male,
e, da confidente, 
amore conseguente.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XIV domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 8, 27-35

 
27 Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». 28 Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti». 29 Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30 E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.
31 E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. 32 Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. 33 Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
34 Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35 Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà.

Condusse i discepoli lontano. Alle falde dell'Hermon da dove nasce il Giordano, al confine con il  Libano, a Cesarea di Filippo. Voleva verificare quale fosse stato il loro insegnamento, in quanto reduci da una missione evangelizzatrice. Chiese cosa la gente pensava di lui. Le risposte furono le più strane e inaccettabili da Gesù. Chi parlava di lui come il Battista risuscitato, o l'Elia o il Geremia reicarnati, o un altro profeta. Personaggi morti. Deluso Gesù, perché i suoi discepoli non avevano saputo annunciare la "novità" del suo Vangelo, chiese cosa essi pensassero di lui. 
Pietro pronto rispose: "Tu sei il Cristo! ". Ma era il "messia davidico", uomo del potere, cui egli alludeva e che tutti aspettavano. Gesù perciò lo sgridò imponendogli di tacere. Il verbo era lo stesso usato negli esorcismi. Volle liberare Pietro che "ragionava alla maniera degli uomini e non secondo Dio".  Urgente tuttavia ritenne prepararli a ciò che lo aspettava a Gerusalemme: la passione e la morte! Pietro si ribellò. Per lui e per tutto Israele il Messia non poteva morire! Si sarebbero infatti vanificati i sogni imperialistici del suo popolo. Così stavolta ritenne che toccasse a lui il compito di esorcizzare Gesù e liberarlo da quella che riteneva idea malsana. Il Maestro lo trattò da "satana", avversario del progetto del Padre, e gli indicò il posto dove collocarsi cioè dietro di lui e da discepolo. A estrema offerta volle tuttavia invitare ognuno a seguirlo. Dettò le severe condizioni: rinnegare se stessi e sollevare la croce, garantiva tuttavia che tale scelta, era l'unica via per salvarsi.

Fra' Domenico Spatola

sabato 7 settembre 2024

Fra' Domenico Spatola: Apristi il cuore

 


Sordo, non t'ascoltai
e, muto, non ti parlai. 
Signore, anche a me sfondasti orecchi
e non ricordasti i vecchi
miei peccati, 
che nel battesimo avevi cancellati. 
Ma quando da te andai lontano, 
compresi che vano, 
era il mio rifiuto, 
avendo sol da te avuto
amore,
col quale a me apristi il cuore.

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXIII domenica del tempo ordinario (Anno B): Marco 7, 31-37

 
31 Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32 E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. 33 E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34 guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!». 35 E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36 E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano 37 e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Gesù percorse il territorio straniero e da Tiro e Sidòne raggiunse la Decapoli. Voleva che la "buona notizia" arrivasse anche ai pagani, che venivano, per la religione, esclusi da Israele. I discepoli, da Israeliti, non volevano che anche a loro giungesse la salvezza. Marco evangelista col suo racconto, volle drammatizzare la fatica con cui Gesù voleva provare a convertirli. Il sordomuto presentatogli, li rappresentava. La richiesta fu di imporgli le mani ma la resistenza era forte e Gesù fu costretto a fare di più.  L'episodio resterà in memoria e sarà prassi nei riti battesimali della Chiesa. Gesù condusse il sordomuto lontano dalla folla, e gli introdusse le dita nelle orecchie con vigore più forte della resistenza. Poi, con sua saliva (respiro solido), in comunione con il Padre, dopo lo sguardo al Cielo, emise un sospiro. Il forte gesto denunciava la fatica per liberarlo dalla sordità e dal mutismo, e in aramaico, che era la lingua dei discepoli, gli gridò: "Effatà!". Gli comandò di "aprirsi" all'ascolto per annunciare il Vangelo. 
Anche la folla restò ammirata, e commentò che Gesù operava "bene" come Dio  quando creava.

Fra' Domenico Spatola