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venerdì 30 giugno 2017

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XIII del tempo ordinario: Matteo 10, 37-42

37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa.

Commento al Vangelo

Il messaggio ai discepoli sembra strappare dagli affetti più cari: dai genitori o dai parenti, per onorare i quali fu dettato da Mosè il più dolce dei Comandamenti, il quarto. Gesù apre i suoi al nuovo modello per realizzare il Regno dei Cieli, annunciato con le "Beatitudini".
Nulla deve ostacolare il progetto, neppure gli stessi sentimenti più sacri come l'amore per i genitori o i parenti. Senza essere rinnegato, esso va orientato verso la pienezza di vita. Il modello proposto deve liberare il cuore per la sua massima realizzazione, possibile nel grado in cui si è disposti a donarlo. "Perdere la vita", per il Vangelo è perciò trovarla, perché per Gesù si possiede solo ciò che si dona. 
Conseguente è l'accoglienza per la condivisione, con la quale Gesù oppone il suo modello che si rivelava alternativo alle ansie del potere e dell'avidità della cultura del mondo. Il discepolo non è solo, l'accoglienza di lui riconduce a Gesù e al Padre che lo ha inviato. Attenzione dunque ai gesti più semplici che acquistano valore solo se qualificati dall'amore con cui vanno compiuti, come l'offerta anche di un bicchiere d'acqua, dato nel suo nome. 

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Il Cristo (Antonello da Messina).

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