sabato 6 settembre 2025

Fra' Domenico Spatola: Amore previggente



Amare te, Signore,
è scelta dell'amore
dove l'altro
non da scaltro
va usato, ma amato.
Questa misura hai dato
con la scelta di servire
per non finire
la vita in fallimento.
Tuo sentimento
è come seguirti
e, nel servirti
nei fratelli, 
togliere altrui fardelli.
La previggenza
fa di tua previdenza
ciò che sapienza detta
al cuore
fonte dell'amore.

Di Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della domenica XXIII del tempo ordinario (anno C): Luca 14, 25-33

25 Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: 26 «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27 Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
28 Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? 29 Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: 30 Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. 31 Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32 Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. 33 Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Sulla via per Gerusalemme, la  folla numerosa continuava a seguire Gesù, illusa che, da Messia, egli avrebbe ribaltato le sorti del potere e, divenuto re, avrebbe diviso con i seguaci il bottino. Gesù la disilluse, dettando tre condizioni per seguirlo. Il ripudio dei legami di parentela, il rifiuto della società nei loro confronti, come con il condannato nel momento di sollevare la croce e infine la rinuncia dei beni.
Clausole severe,  su cui Gesù invitò a riflettere con due mini-parabole. Un costruttore, prima di innalzare una torre, deve esaminare se ha mezzi sufficienti per completarla, altrimenti si coprirebbe di ridicolo. Stessa logica nel caso del re che affrontasse con diecimila soldati, chi gli viene contro con ventimila. Si premurerebbe a trovare l'accordo, per non lasciarsi annientare. 
In conclusione, per seguire Gesù necessitano dunque consapevolezza e coerenza.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 29 agosto 2025

Fra' Domenico Spatola: Qual tesoro avrai in cielo...




Gesù, due consigli per la cena, 
desti perché niun passi la pena, 
se invitato. 
Vien da te avvisato
di scegliere il posto che niun vuole. 
Sarà il padrone a dirti che si duole
e t'assegnerà il posto superiore,
dove siederai, ma da gran signore. 
Altrimenti, a gogna, 
ultimo sarai con vergogna. 
L'altro consiglio, 
da padre a figlio, 
lo desti all'invitante:
"scegli - dicesti a lui - tra le tante
persone da invitare
chi non potrà mai ricambiare,
e allor ti svelo
qual tesoro avrai in  cielo".

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XXII del tempo ordinario (anno C): Luca 14, 1.7-14

 
Luca 14:1
Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.
Luca 14:7-14
7 Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: 8 «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te 9 e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. 10 Invece quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11 Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
12 Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. 13 Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14 e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».


Fu per bon ton, il suggerire di non occupare da subito i primi posti nei banchetti di nozze? Da Gesù non fu semplice lezione di galateo, anche se lo poteva sembrare, ma insegnamento di umiltà nella casa del fariseo. Da osservato speciale, osservava i commensali che si  accaparravano i primi posti. Sarebbero stati meglio serviti. Gesù invece suggerì di scegliere gli ultimi posti. Ci avrebbero guadagnato perché se meritevoli del posto migliore, lo stesso padrone li avrebbe invitati a salire e con onore. Altrimenti quello accaparrato illecitamente si sarebbe dovuto cedere a qualcuno più degno, per mettersi in coda e con disonore. Un secondo insegnamento, Gesù lo riservò al fariseo, padrone di casa. Gli suggerì di non invitare a pranzo chi potrebbe ricambiare, cioè ricchi o parenti, ma scegliere i poveri che, non avendo come ricambiare, avrebbero consentito a Dio di essergli debitore.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 22 agosto 2025

Fra' Domenico Spatola: Altri... seduti in trono


Signore, dicesti che se la via è retta, 
la porta è stretta. 
Quando si chiuderà, 
chi non la vedrà 
resterà fuori, 
perché 
altri amori avrà inseguito, 
contrari al tuo invito. 
Quanti busseranno, racconteranno
d'aver mangiato con te, Signore. 
Ma tu, con rigore, 
dirai di non saper chi sono. 
Vedranno seduti in trono, 
dall'altro ramo
col padre Abramo, 
venuti dai quattro venti, 
ed essi di Israele i figli saràn gli assenti.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo di Luca della XXI domenica del tempo ordinario (anno C): 13, 22-30

 
22 Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. 23 Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose: 24 «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. 25 Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. 26 Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. 27 Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! 28 Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. 29 Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30 Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi».

"Porta stretta" era quella del servizio.  Detta anche "porta del morto". Doveva restare nascosta, come invisibile. Alternativa era la "porta larga", attraversata dai potenti e dai signori. Individuare la "porta stretta" nel linguaggio evangelico vuol dire "farsi servi per gli altri". La salvezza e il numero di quanti si salveranno erano argomenti risolti a favore di Israele, il solo - secondo i farisei - destinato a salvezza. Gesù glissò la domanda di chi gli chiedeva se fossero pochi coloro che si sarebbero salvati. Ovviamente il suo orizzonte era esclusivamente a favore di Israele. Gesù offri per tutti il modo  di come conquistare la salvezza. La "porta stretta", portata a simbolo, indicava la scelta fatta in favore  degli ultimi e saranno coloro che sceglieranno di essere servi di tutti. Quando quella "porta" verrà chiusa, sarà inutile bussare. Non aprirà nessuno. Il Signore dichiarerà di non conoscere coloro che si annunceranno di avere mangiato e bevuto con lui, e avere ascoltato i suoi insegnamenti. La sua risposta inesorabile infatti sarà: 
"Non vi conosco, andate via, operatori di iniquità!". Si tratta dunque di gente che aveva partecipato alle sue catechesi, e condiviso la stessa Eucaristia. Cosa non ha funzionato? Quelle saranno declassate a manifestazioni puramente esteriori, perché  senza l'amore che si fa servizio per gli ultimi. Era considerato privilegio di Israele il culto. Ma Gesù lo dichiara inservibile per la salvezza, se disimpegnato dalle opere di carità. Perciò da lui un nuovo criterio sul tema dell'amore cui anche i pagani potranno prendere parte ed essere accolti per sedere a mensa con Abramo.

Fra Domenico Spatola 

sabato 16 agosto 2025

Fra' Domenico Spatola: Venuto a portar fuoco...

 


Gesù, mettesti poco
a volerlo acceso. 
Eri conteso
perché fosse compimento
e non  fraintendimento. 
La tua non era pace sulla terra, 
portavi infatti guerra
e divisione tra familiari, 
e tra i parenti cari.
Era Spirito d'ardore
il tuo che accende il cuore 
e dona eterna 
vita paterna

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XX domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 12, 49-53

49 Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! 50 C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!51 Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. 52 D'ora innanzi in una casa di cinque persone 53 si divideranno tre contro due e due contro tre;
padre contro figlio e figlio contro padre,
madre contro figlia e figlia contro madre,
suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Il mitico Prometeo aveva provato a portare il fuoco agli uomini che egli amava. L'aveva rubato agli dèi, attirandosi l'odio degli stessi che lo inchiodarono in perpetuo sulla roccia. Quel fuoco era necessario perché iniziasse la civiltà sulla Terra. Il poeta Eschilo nel V secolo a.C. ne fece un dramma con la omonima tragedia. Era immane epopea.
La leggenda ci sembra anticipare quanto Gesù rivendicherà: "Sono venuto a gettare fuoco sulla Terra". E, a commento, vi aggiunge "il desiderio che venga acceso". Non da Messia piromane, come predicato dal Battista ("fuoco che brucia la pula"), o invocato dai "Boanerghes", i figli di Zebedeo, sulle città samaritane perché nemiche di Israele. Fuoco di Gesù è lo Spirito Santo. Il suo Dono dalla Croce e, a Pentecoste, manifestato per sostituire la Legge di Mosè. Gesù apriva i discepoli al nuovo sentimento verso Dio: non più giudice e custode implacabile della Legge, ma Padre. Perciò non da servi ma da figli, iniziati alla imitazione ("Siate misericordiosi, come il Padre che è nei cieli"). Era il suo insegnamento che dissolveva il Vecchio, e lo obbligava ad accogliere il Nuovo. Il confronto sarà perciò tra "padri e figli". Sfavorevole ai primi invitati perché condizionati alla novità del Vangelo, il cui garante è lo Spirito Santo, il fuoco che Gesù era venuto a portare sulla terra.

Fra' Domenico Spatola 

mercoledì 13 agosto 2025

Fra' Domenico Spatola: Assunta in cielo

 

Non sali in cielo a mani vuote,
ma in dote
porti al Padre i cuori dei tuoi figli,
qual rose e gigli,
a corona di tua bellezza.
Dài, a dolcezza, 
ciò che ti chiediamo. 
Ci angoscia la guerra
sulla Terra, 
e l'odio tra i fratelli.
Togli le armi e i coltelli, 
e sarà pace, 
e se verace, 
renderà sovrana, 
la preghiera che non resterà vana.

Di Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Assunzione della Beata Vergine Maria: Luca 1, 39-56

39
 In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
46 Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48 perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
50 di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
51 Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52 ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
53 ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
54 Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
55 come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre».
56 Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Maria, annunziata dall'Angelo, con il "Sì" divenne madre del Figlio di Dio. Restando Vergine. Prodigio, altrettanto non impossibile a Dio, di quello accaduto a Elisabetta, che divenne madre del Battista, pur attempata e sterile. Da sei mesi portava in grembo Giovanni.  Maria, per la via più breve, dalla Galilea raggiunse la Giudea. Il saluto fu esclusivo fra le madri. Trasmetteva lo Spirito Santo e Giovanni ne fu pieno e, in grembo, danzò. Stesso entusiasmo con cui mille anni prima, Davide aveva salutato l'Arca santa, il tabernacolo di Iahvè. "Beata, perché hai creduto!", la riconobbe la  parente Elisabetta e, a risposta, la Vergine intonò il suo Cantico. "Magnifica l'anima mia il Signore!". Esaltò in sette verbi le potenti  opere dell'Altissimo. Le dichiarò "grandi" e tutte a favore degli ultimi, quegli "anahwim" prostrati dalla Legge e quelli umiliati dalla Storia. "Depose i potenti dai troni, e ha esaltato gli umili".
Fu la sua sentenza, cantata in speranza valida anche per la nostra inquieta età.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 8 agosto 2025

Fra' Domenico Spatola: Quando verrà...



"Quale fu il paterno  segno?
Aver dato a voi il Regno".
Dicevi, Gesù, ai seguaci
che volevi più capaci
di dar gioia
a quanti affetti dalla noia, 
ponevano il lor cuore
dove il tesoro muore
e si consuma. 
"Ognun di voi assuma
vesti strette ai fianchi, 
-dicevi- né siate stanchi
quando il padrone arriva. 
Beati i servi che viva
manterràn l'attesa. 
Con voi farà contesa
e si metterà a servire, 
se non vi troverà a dormire". 
A definire il quadro, 
il Figlio sarà qual ladro
a chi non l'ha aspettato
né suo servizio ha espletato.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XIX del tempo ordinario (anno C): Luca 12, 32-48

32
 Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.
33 Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. 34 Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
35 Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; 36 siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. 37 Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38 E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! 39 Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40 Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate».
41 Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42 Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? 43 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. 44 In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45 Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46 il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. 47 Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48 quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Quale la nuova realtà del Regno? Chiunque si prenderà cura dei fratelli, permetterà a Dio di essergli Padre. Gesù toglie così l'ansia ai suoi, che seppure appare come "piccolo gregge", si arricchisce della grandezza del Regno di Dio. Per parteciparvi, Gesù propone tre imperativi: "vendete ciò che possedete", "date in elemosina" e "fatevi borse che non invecchiano". Il discepolo sa che "dare" non significa "perdere", ma "porre fiducia nel Padre". Il tesoro è dov'è il cuore e questo, per il semita, era sede dei pensieri e della sua vita. Le "vesti strette ai fianchi" sono  dell'operatore quando è in servizio, e tale atteggiamento deve contraddistinguere la Comunità di Gesù. La "lampada accesa" è nel santuario a rappresentare la presenza di Dio. Gesù lo sposo della sua Comunità al suo arrivo, a qualunque ora della notte, bussa e chiede che gli si apra. "Beati" quanti troverà svegli, e in atteggiamento di servizio. Come una parafrasi è simboleggiata l'Eucaristia, non culto, ma ristoro d'amore. Gesù è infatti colui che passa a servire. "All'improvviso" dice disponibilità ad ogni urgenza e necessità. Prepotenti e arroganti non  potranno prender parte al Regno.

Fra' Domenico Spatola 


venerdì 1 agosto 2025

Fra' Domenico Spatola: La cupidigia non dà felicità



Gesù, diffidasti i tuoi dall'avidità,                   
perché non dà felicità.
Dall'abbondanza
né da ciò che sopravanza, 
la vita non dipende da ciò che si possiede, 
ma dai valori in cui si crede. 
Per un ricco fu cuccagna
il raccolto di sua campagna, 
e pensò di costruire 
magazzini che volea riempire.                                  
Disse tra sé parole di allegria: 
"Anima mia, riposa, mangia, bevi e così sia!".
Ma la notte richiesta gli fu la vita:
"Dove sarà finita
la ricchezza
accumulata?" 
La parabola insegnata
avea lo scopo
di cercar
ricchezza in Dio, 
per non finire nell'oblio.

Di Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XVIII del tempo ordinario (anno C): Luca 12, 13-21

 

13 Uno della folla gli disse: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». 14 Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15 E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni». 16 Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17 Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18 E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19 Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20 Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? 21 Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».

Gesù aveva dissuaso i discepoli dalla cupidigia. La ricchezza non dà felicità, perché è effimera. Un tale provò a coinvolgerlo in una spartizione di eredità tra fratelli, ma Gesù prese le distanze e raccontò la parabola del ricco che aveva visto aumentare i suoi raccolti. Certamente non pensò di condividerli con i poveri, cosa che per lui sarebbe stato il miglior investimento. Invece progettò nuovi e più grandi magazzini che gli avrebbero garantito la vecchiaia. "Anima mia, mangia, bevi, dormi e vivi per molti anni!", così, gongolante, recitava a se stesso. Ma Dio gli scombussolò i piani: "Questa sera ti sarà richiesta la vita, e i tuoi beni a chi apparterranno?". L'ineluttabilità della morte per Gesù, secondo Luca, può essere "extrema ratio", da motivare l'urgenza della conversione.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 25 luglio 2025

Fra' Domenico Spatola: Quando pregate, dite "Abbà" ...



Volesti assecondare
la voglia di pregare 
Gesù, ai tuoi seguaci. 
Li facesti audaci
del dono
di preghiera col  perdono. 
Il Padre invocavi, 
e a loro insegnavi
che non è solo paterno, 
ma ancor materno
è il suo amore per i figli,
cui generosi dà consigli:
"Amare anche i nemici, 
da renderli amici". 

Di Domenico Spatola