venerdì 7 marzo 2025

Fra' Domenico Spatola: Fosti tentato...




Gesù, fosti tentato, 
dall'assatanato. 
Ti porse i sassi
perché li trasformassi.
Ma vero pane è la tua Parola
e ne facesti scuola. 
Poi ti portò sull'alto monte, 
e, a te di fronte, 
propose i regni. 
Pretese pegni
di te sommesso. 
Ma non dimesso, 
ne piegasti boria, 
perché vittoria
è fiducia in Dio 
di chi rinnega "l'io".
Infine fu sul tempio
spettacol empio.
"Gettati giù" 
diceva a te, Gesù,
"gli angeli avrebbero evitato 
che venissi fracassato!". 
"Non tenterai Dio!", 
e lo ricacciasti nell'oblio.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Prima domenica di Quaresima (anno C): Luca 4, 1-13

 
1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2 dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo». 5 Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6 «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7 Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10 sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiscano;
11 e anche:
essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
12 Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». 13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

Gesù lottò tutta la vita col Satana, forbito in risposte scritturistiche. Era suo mestiere, da scriba e fariseo. Contestava a Gesù il progetto del "Messia sofferente", contrapposto al "figlio di David", spietato contro i nemici d'Israele. Nel modello opposto da Gesù non c'era ambizione di potere.  L'ambito del confronto fu il deserto. Lo stesso dell'Israele liberato dall'Egitto.  Quaranta i giorni. In prospettiva della intera generazione. Il tentatore, suasivo proponeva esiti facilitati: "le pietre divenissero pani". Avrebbero sfamato se stesso e in prospettiva l'umanità, con tanto di plauso. 
"Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni Parola di Dio". Fu tagliente la risposta. 
Altra meta allora si prefisse il Satana. Il monte altissimo da dove dominare i regni. Chiedeva a Gesù assuefazione alla sua ideologia e sottomissione. Succubo, Gesù avrebbe dovuto ripudiare la libertà, a compromissione di ricchezza e benessere. Tutto un business, dunque. Quanto attuale! Ma fu la terza tentazione più blasfema, perché consumata nell'area del tempio. "Búttati giù dal pinnacolo" che si affacciava sui quattrocento metri di strapiombo. "Gli angeli ti salveranno, e darai spettacolo, con l'incantevole magia del sacro per sostituirti a Dio". 
"Non tentarlo!" fu la risposta. 
Il satana, cacciato, sarebbe tornato con nuove sue proposte, fino alla Croce.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 28 febbraio 2025

Fra' Domenico Spatola: Dai frutti...



Come padre ai figli, 
Gesù, dai consigli. 
Cieco non guidi altro cieco, 
perché bieco
sarebbe il cammino. 
Ovvio destino, 
non maldestro, 
che il discepolo 
uguagli il suo Maestro. 
Se vedi la pagliuzza
nell'occhio altrui, 
è perché una trave fa i tuoi occhi bui. 
Togli perciò la trave
quanto una nave,
e allora vedrai, 
e, dai guai, 
solleverai il fratello. 
L'albero buono fa il frutto bello,
perché l'uomo si comprende dai suoi frutti. 
Dal cattivo si raccolgon solo lutti,
e la bocca parla d'amore, 
se ne abbonda il cuore.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto (Ottmar Ellinger 1735)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Ottava domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 6, 39-45

 
39 Poi disse loro anche una parabola: «Può un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?
40 Un discepolo non è più grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro.
41 Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo? 42 Come puoi dire a tuo fratello: "Fratello, lascia che io tolga la pagliuzza che hai nell'occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nell'occhio tuo? Ipocrita, togli prima dall'occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello.
43 Non c'è infatti albero buono che faccia frutto cattivo, né vi è albero cattivo che faccia frutto buono; 44 perché ogni albero si riconosce dal proprio frutto; infatti non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva dai rovi. 45 L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore tira fuori il bene, e l'uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore tira fuori il male; perché dall'abbondanza del cuore parla la sua bocca.

"Guide di ciechi" si proponevano i farisei. Ma di quella cecità, Gesù li denunciava "portatori". Da ciò la diffida al "cieco di guidare un altro cieco". L'esito sarebbe fatale: "cadranno ambedue in un fosso". Evidenziata perciò è, al riguardo, la figura del maestro: essere, per il discepolo, il modello da uguagliare. Ad allontanare i suoi dalla ipocrita ma suggestiva puntigliosità dei farisei, Gesù propose la parabola della "pagliuzza, da essi cercata nell'occhio del fratello, senza l'autocritica di rilevare e togliere la trave dal proprio occhio". Dai frutti buoni, come dalle opere avrebbero riconosciuto l'albero buono. La validità della persona sta infatti nel cuore buono, dal quale, come da uno scrigno si estrae il vero tesoro.

Fra' Domenico Spatola

Nella foto (Domenico Fetti, 1619)

sabato 22 febbraio 2025

Fra' Domenico Spatola: Siate misericordiosi...

 


"Nemici da amare, 
son fratelli per cui pregare". 
È tuo messaggio
che, con coraggio, 
Gesù, a noi offri
e, anche se ingiustizia soffri
da chi uno schiaffo sgancia, 
porgi l'altra guancia. 
Esser misericordiosi
renderà gioiosi
perché la ricompensa
sarà altrettanto intensa.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della settima domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 6, 27-38

27
 Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, 28 benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. 29 A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. 30 Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. 31 Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. 32 Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 33 E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34 E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35 Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
36 Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; 38 date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».

"Siate misericordiosi come il Padre vostro che è nei cieli", è il corrispettivo del Vangelo di Matteo: "Siate perfetti come il Padre celeste". Il termine "misericordia" traduce l'aramaico "rahamin", che richiama le "viscere materne".  Il Padre è dunque anche "Madre". Il suo amore è per i figli cui, anche se peccatori, dona luce e pioggia, al di là dei meriti. Dio chiede ai figli di amare anche i nemici, e il suo messaggio raggiunge il culmine nella preghiera per loro. Nessun limite all'amore, che si fa perdono anche verso chi usa violenza. "Porgere l'altra guancia, a chi dà uno schiaffo", è consiglio gandhiano per interrompere la catena della violenza. Messaggio correttivo nei confronti di quello antico che si esplicita nel "Non fare agli altri quel che non vuoi che sia fatto a te". Con Gesù il comando si fa positivo: "Fai agli altri quel che vuoi che sia fatto a te". Creativo dunque, e proposto in misure incommensurabili, perché si verrà giudicati con la misura con cui si giudicherà il fratello. E la misura di Dio è illimitata.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 14 febbraio 2025

Fra' Domenico Spatola: Beati i poveri...



Alla folla, in pianura, 
presente e futura, 
offristi il messaggio
con grande coraggio. 
"Poveri e affamati
sono beati" 
e a chi nel pianto 
è nuovo il tuo canto:
consolati e saziati,
per questo beati! 
Del divin Regno, 
nel dolore, avràn pegno, 
e più intensa, 
la ricompensa. 
Ma guai e lamenti 
sui possidenti, 
che, solo in ricchezza, 
fan sicurezza. 


Di Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Sesta domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 6,17.20-26

17
 Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18 che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. 19 Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
20 Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
«Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21 Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
22 Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
24 Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
25 Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
26 Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.

Gesù aveva, sul monte, scelto i Dodici, che rinunciato a tutto, lo avevano seguito. A loro, e non alla moltitudine che da ogni  parte si era radunata in pianura, dichiarò che erano "beati", avendo scelto di farsi poveri per il Regno. Dio li avrebbe garantito anche in futuro. Infatti, se affamati li avrebbe saziati, e trasformato in gioia il loro pianto.  Il dettato di Luca si distingueva da quello di Matteo per i destinatari. Per il primo Evangelista le Beatitudini erano proposte per entrare nel Regno. Per Luca erano di consolazione per quanti già ne avevano fatto la scelta e vi erano entrati. Convergente però sarà la risposta del mondo. Li avrebbe perseguitati, come in passato, aveva fatto con i profeti. Severo perciò il lamento sui ricchi. Il "guai" è pianto funebre e senza speranza, come sui morti.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 7 febbraio 2025

Fra' Domenico Spatola: La grande pesca



La barca alla fonda, 
fu la sponda
da cui facevi scuola, 
Gesù, di tua Parola. 
Poi Pietro a pescare
invitasti in alto mare. 
Ed ei, fuori uso, 
si disse già deluso, 
ma perché l'avevi detto, 
si sentì da te costretto
e, quando gettò la rete, 
finite furon sue diete
per la quantità di pesca. 
Fu tua nuova esca
con cui a sequela
egli riorientò sua vela.

Fra' Domenico Spatola 


Nella foto: La pesca miracolosa di Duccio di Buoninsegna 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quinta domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 5, 1-11

 
1 Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret 2 e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». 5 Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6 E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8 Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». 9 Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

L'ansia della folla per ascoltarlo, suggerì a Gesù di salire sulla barca per impartire la sua lezione. La gente era sulla spiaggia e i pescatori, poco distanti, a riassettare le reti, dopo la notte grama. La barca era di Simone e a lui, finito di evangelizzare la folla, chiese di prendere il largo e gettare le reti per la pesca. Raccontò la vana fatica notturna, ebbe tuttavia fiducia e disse: "sulla tua parola getterò la rete". Sorpresero le reti che quasi si  rompevano per la gran quantità di pesci. Invocarono l'intervento dell'altra barca, che figurava la Comunità degli ellenisti, e le due, stracolme, rischiarono di affondare. Simon Pietro riconobbe il Signore e, in ginocchio, lo supplicò di allontanarsi. Aveva riconosciuto Dio e temette di morire, perché peccatore. Stessa paura aveva contagiato anche i compagni, figli di Zebedeo. Ma Gesù volle che di Dio sperimentassero altro volto, non del Giudice severo, ma del Padre, svelato in lui, che ama e perdona. L'invito, loro rivolto, a collaborarlo fu conseguente e bene accolto, infatti "lasciarono tutto e lo seguirono".

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: La pesca miracolosa di Raffaello 

venerdì 31 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: Spada la sua Parola




Al tempio eri col Figlio, 
e di Simeone il consiglio, 
o Madre, ti fu amaro. 
Il bimbo caro, 
Luce delle genti, 
con portenti
avrebbe reso tanti, 
felici e santi
ma, da spada, sua Parola  
di te sola
avrebbe trafitto il cuore, 
con scelte di dolore. 
Fosti audace
quando, seguace, 
ai piedi della croce, 
di lui udisti Voce, 
che t'affidava
l'Umanità che amava.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della "Presentazione del Signore": Luca 2, 22-40

22 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, 23 come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà consacrato al Signore»; 24 e per offrire il sacrificio di cui parla la legge del Signore, di un paio di tortore o di due giovani colombi.
Adorazione di Simeone e di Anna
Lu 1:67-79; 1P 1:11
25 Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest'uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d'Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui; 26 e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. 27 Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, 28 lo prese in braccio, e benedisse Dio, dicendo:
29 «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo,
secondo la tua parola;
30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31 che hai preparata dinanzi a tutti i popoli
32 per essere luce da illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele».
33 Il padre e la madre di Gesù restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui. 34 E Simeone li benedisse, dicendo a Maria, madre di lui: «Ecco, egli è posto a caduta e a rialzamento di molti in Israele, come segno di contraddizione 35 (e a te stessa una spada trafiggerà l'anima), affinché i pensieri di molti cuori siano svelati».
36 Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Era molto avanti negli anni: dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni. 37 Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Ritorno a Nazaret
Mt 2:22-23
39 Come ebbero adempiuto tutte le prescrizioni della legge del Signore, tornarono in Galilea, a Nazaret, loro città.
40 E il bambino cresceva e si fortificava; era pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui.

La legge di Mosè lo imponeva e Gesù, da primogenito, andava riscattato al quarantesimo giorno dalla nascita. Sulla "purificazione della Madre", sorvoliamo. L'offerta del riscatto di Gesù fu quella dei poveri: due colombi. Così Giuseppe e Maria, alla Porta di Nicanore, nel tempio di Gerusalemme, ricevettero la benedizione dal sacerdote, secondo la Legge. Ma, per lo Spirito Santo, quel rito era inutile e andava superato. Parlò per mezzo del suo profeta Simeone, il quale sapeva, per divina rivelazione, che non sarebbe morto senza prima vedere il Messia del Signore. Nel tempio, bloccò il pellegrinaggio all'insegna della Legge, propose quello nella dinamica dello Spirito. "I miei occhi hanno visto la tua salvezza", disse a Dio, mentre ne prendeva tra le braccia il Figlio. Lo cantò "luce delle genti" e "gloria di Israele". Alla madre, stupita, poi aggiunse che il Bambino avrebbe impegnato molti a compiere scelte di favore o di ostilità verso di lui, e inoltre che la sua Parola, come una spada le avrebbe trafitto il cuore, con scelte dolorose. Anche la profetessa Anna, sopraggiunta per rafforzare la testimonianza di Simeone, lodava Dio, parlando del Bambino, come le dettava lo Spirito Santo.

Fra' Domenico Spatola

sabato 25 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: "Oggi" di Gesù

Furon molti a raccontare,
ma solo Luca a rivendicare
l'accurata circostanza, 
fatta con perseveranza, 
d'ogni fatto da narrare
a Teofilo, cui illustrare
solidità del contenuto 
a lui annunciato 
e risaputo. 
Gesù, tornato in
Galilea
dal battesimo in Giudea,
dello Spirito la potenza
fu naturale conseguenza. 
Ormai sua fama
pari era alla brama
di libertà dall'oppressione, 
della Legge che s'impone. 
Venne a Nazareth ove cresciuto, 
e, in sinagoga, per il dovuto
culto rituale
del sabato referenziale. 
Lesse, d'Isaia il profeta, 
l'attesa lieta:
"Lo Spirito è su di me, 
perché 
annunci liberazione
e della grazia profusione". 
Riavvolse quello scritto, 
e dell'assemblea dritto 
fu lo sguardo su Gesù, 
che di Isaia disse di più:
"Oggi si è attuata... 
la Scrittura da voi ascoltata".

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Terza domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 1, 1-4. 4, 14-21

1 Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, 2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, 3 così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, 4 perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
14 Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15 Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.
16 Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 
17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
18 Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,
19 e predicare un anno di grazia del Signore.
20 Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. 
21 Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».


Nella sinagoga di Nazareth si professava l'ideologia nazionalistica più fanatizzata. Qui Gesù venne a lanciare il suo proclama. Vi era cresciuto, e vi tornava da predicatore/taumaturgo, fama procuratagli dall'attività in Cafarnao. Nel sabato, successivo al suo arrivo, si recò in Sinagoga. Incuriositi, i compaesani notarono di lui il cambiamento. L'esperienza del battesimo e le tentazioni del deserto, lo autenticavano "Messia" per inaugurare il Regno di Dio. Ma quel suo messianismo, era dichiaratamente non trionfalistico. I Nazaretani stavano in attesa che Gesù si dichiarasse pubblicamente a favore della ideologia nazionalistica. Gesù si propose per la leggere il Profeta e gli fu consegnato il rotolo di Isaia, contenente le profezie messianiche che tutti conoscevano a memoria. Cercò il brano che qualificava il Messia misericordioso, ma volle omettere il verso del "giorno della vendetta di Iahvè verso i nemici di Israele". Quando, consegnò il rotolo, il suo commento fi fu con parole che realizzavano il suo "oggi", con parole di grazia.
I compaesani rimasero stupiti? No! Arrabbiati. Ma ciò sarà l'argomento della seconda parte.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 17 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: A Cana, il nuovo Patto



A quelle nozze Gesù, invitato, 
venne accompagnato
dai seguaci. 
Tra i più audaci, 
fu la madre: "non hanno vino". 
"Non è l'ora del mio destino". 
Egli rispose. 
Ma ella non si scompose:
"Fate ciò che vi dirà", 
disse ai servi ch'eran là. 
Sei giare senz'acqua per lavarsi, 
inservibili a purificarsi. 
"Riempitele", disse Gesù 
"colme fin più sù". 
Aggiunse: "portatene al Maestro". 
Ma quando questi 
ebbe l'estro
d'assaggiare il nuovo vino, 
disse che "era meschino
lo Sposo, 
che il vin meraviglioso
avea serbato!". 
Così stipulato
fu il nuovo Patto
e il vino servì al contratto!

Fra' Domenico Spatola 
(Nella foto: dipinto di Giotto)