venerdì 23 maggio 2025

Fra' Domenico Spatola: Ascolterò la tua Parola...






Gesù, alla tua scuola
ascolterò la tua Parola, 
che al cuore
parla d'amore.
Lo stesso che eterno
assicura il Dio paterno,
che chiede di venire
in colui che, all'udire
la sua voce, apre del cuor la porta
e offre a lui non corta
accoglienza. 
Non si può star senza
il suo Spirito che Santo
dà a chi ama tanto,
e insegna ciò che hai detto
e mette pace in petto.
Nessun turbamento né timore
dunque siano in nostro cuore
ma sol felicità
perché col Padre sarà piena l'unità.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Sesta domenica di Pasqua (anno C): Giovanni 14, 23-29

23
 Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25 Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 26 Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28 Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. 29 Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.

Tre domande i discepoli avevano rivolto a Gesù nell'ultima Cena. "Dove vai?" gli aveva chiesto Tommaso. "Mostraci il Padre e ci basta" era stata la richiesta di Filippo. Mentre: "Perché non ti manifesti al mondo" fu la pretesa di Giuda non l'Iscariota. La risposta riassuntiva di Gesù contiene il massimo della rivelazione secondo il Vangelo di Giovanni. Osservando la sua Parola, traducendola nella propria vita in dono d'amore per gli altri, "il Padre mio lo amerà, e noi verremo a lui prenderemo dimora in lui". L'attendarsi del Verbo, dichiarato nel Prologo, si traduce con l'alloggio del Padre e del Figlio nel cuore di chi crede. È chiesta ai discepoli capacità di amare, dilatando il cuore per renderlo santuario di Dio. Rivoluzionario! Non esistono più i templi, perché ogni creatura è il tempio del Padre. Dio si fa talmente intimo all'uomo, e si manifesta ogni volta ognuno si rende "più umano". I capi religiosi provavano a staccare Gesù dal Padre, ma egli, da Figlio, rivendicava con lui, la perfetta unità, perché insieme operano nella Creazione, comunicando vita. Coinvolto ne è il "Paraclito", lo Spirito Santo "Protettore" che viene in soccorso. non solo in emergenza, ma prevenendo. Serenità dunque, perché "lo Spirito Santo che il Padre manderà insegnerà ogni cosa, ricordandovi ciò che vi ho detto". Garantirà la Chiesa, rendendola capace di risposte ai nuovi bisogni che la Storia umana di volta in volta deve affrontare. "Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò che vi ho detto". La pace non fu solo saluto, né augurio, ma il suo dono differente da quella del mondo. Perciò nessun timore, perché vince l'amore. Andando al Padre, Gesù, non andrà lontano dai suoi, ma li assicura della sua più intensa Presenza tra loro.

Fra' Domenico Spatola

giovedì 15 maggio 2025

Fra' Domenico Spatola: "Amatevi come io vi ho amato".




Gesù Signore,
a noi lasciasti amore
a Testamento 
e, nel commento, 
"del Padre" lo dicesti.
Effusione ne facesti
ai tuoi in divin vanto
e, nello Spirito Santo, 
l'offristi a modello,     
di quello
Crocifisso onde la vita,
la stessa infinita
che il Padre ti donava, 
e, a chi amava
il fratello con passione, 
consegnavi l'dentica missione.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quinta domenica di Pasqua: Giovanni 13, 31-35

31
 Quand'egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. 32 Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33 Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. 34 Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».

Fino alla fine Gesù intese offrire, nell'ultima Cena, il suo amore anche a Giuda. Gli porse il pane, ch'era tutta la sua vita. Ma quegli non lo mangiò e preferì sprofondare nella notte. Quando il traditore fu uscito, Gesù parlò della "ora", che si stava  attuando, con la totale manifestazione dell'amore di Dio. Era la "Gloria", ossia quel che Egli è: amore senza limiti. Parlò della sua condizione divina, da "Figlio dell'uomo". Dio infatti sarebbe stato glorificato in lui, nella morte in Croce, e ciò non sarebbe stato il fallimento ma l'inizio della nuova Creazione sulla quale avrebbe effuso lo Spirito Santo. Chiamò teneramente i discepoli "figlioli", ma li dichiarò "impreparati a seguirlo", perché "incapaci di dare la vita come lui". Però affidò loro, a testamento, il suo comandamento, che dichiarò "nuovo" perché necessitava di una Alleanza, differente da quella lasciata da Mosè. "Amatevi come io ho amato voi". I discepoli avevano sperimentato tale suo amore, avendolo visto Gesù che lavava i loro piedi. Era dunque il suo amore che si faceva "servizio". Perciò da questo li avrebbero riconosciuti "suoi discepoli".

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 9 maggio 2025

Fra' Domenico Spatola: Alla mamma



Di tuoi ricordi ho pieno il cuore.
Eran d'affanno e di tanto amore.
Tue fatiche non avean sosta,
e a me costa
il senso dei tuoi silenzi in cui lacrime asciugavi
e celavi
dissapori
dei tuoi dolori.
Madre t'amai
e in cuore ti portai
e ancor ti porto in mia età.
Ora che tua bontà
accorcia la distanza
consentimi con te la danza,
nel luogo eterno
dell'amore tuo materno.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Quarta domenica di Pasqua (anno C): Giovanni 10, 27-30

 
27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28 Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. 30 Io e il Padre siamo una cosa sola».

Ai Giudei Gesù descrive cosa significhi essere dei suoi. Riconoscere la sua voce è già dargli adesione con la vita: "Mi seguono". L'impegno è con lui per il bene dell'uomo, e consiste nel dono della vita definitiva, da Gesù chiamata "nuova nascita attraverso lo Spirito". Essa completa l'opera del Creatore, dando la capacità di diventare "figli di Dio". La vita che Gesù comunica consente di superare la morte. Garantito il presente alle sue pecorelle,  assicura anche il futuro. Saranno difese da lui il Pastore "Kalòs", vigilante fino a dare la vita per loro. A Gesù importa la nuova Umanità, perché essendo egli diventato il nuovo santuario, rende presente il Padre e lo Spirito, e questi quale principio della sua attività.  Gesù, come espressione del Padre, dichiara che con lui condivide la stessa natura divina: "Io e il Padre siamo Uno".

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 2 maggio 2025

Fra' Domenico Spatola: Pesca abbondante


Gesù, sulla spiaggia, eri ad aspettare 
che dal mare
venissi anch'io pescato. 
Stanco e affamato
mi vedesti
e ti facesti 
in tre a riscaldare
ciò che ad amare
manifestavi
in stesso loco, 
e riscaldavi al fuoco
pane e pesce per me, 
che con fatica
e passione antica
continuo a farmi da te aspettare 
per il rifiuto mio
d'amare.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della III domenica di Pasqua: Giovanni 21, 1-19

1
 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. 3 Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
4 Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5 Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6 Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso or ora». 11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».

Anziché evangelizzare da "pescatori di uomini", sette discepoli tornarono alla loro vecchia attività. Andarono nel mare di Tiberiade e la pesca fu grama. Gesù si fece presente all'alba, invitandoli a gettare la rete dalla parte destra della barca. La pesca fu miracolosa, e i pesci furono 153, con il rischio che la rete si spezzasse. Il discepolo amato indicò a Pietro che il forestiero della spiaggia era il Signore. Pietro indossò il grembiule del servizio e si tuffò in mare. Erano i segni della sua conversione: servizio e amore fino a dare la vita, come gli aveva chiesto il Maestro. Frattanto sulla spiaggia Gesù arrostiva i pesci e, con il pane, li diede ai discepoli. Era la sua Eucaristia. Volle poi sanare il "vulnus" del triplice rinnegamento di Pietro e, per tre volte, gli chiese se lo amava, prima di consegnargli il suo gregge. Infine lo invitò a seguire lui e nessun altro.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 26 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: "Signore mio e mio Dio!"




C'ero anch'io quella sera. 
Odorava già di primavera.
"Pace" fu il tuo saluto, 
lo stesso tributo 
che ancora Umanità attende,
perché chi deve non comprende. 
Lo Spirito soffiasti su di loro, 
comunicando il tuo tesoro
di perdono al peccatore
di cui fosti il Redentore. 
Non fu un caso, 
quella sera mancava solo Tommaso. 
Ma, quando tornasti all'ottavo giorno, 
Gesù, lo volesti a te intorno 
a mettere sue mani in tue piaghe. 
Sue parole non furon vaghe
ma di fede, 
perché tra tutti fu colui che crede
che tu sei Dio
per lui e anche mio.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica di Pasqua (anno C): Giovanni 20, 19-31

19 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». 22 Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». 24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». 26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». 30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.


La prima sera di Pasqua, il buio e la paura dei discepoli divennero luce e gioia, quando il Risorto si fece presente tra loro. Il saluto di Pace fu comunicazione di poteri del Risorto ai discepoli. Mostrò i segni del suo amore per loro: fianco squarciato e mani forate. Gioirono. Affidò la missione: "come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Accompagnò le parole con il soffio dello Spirito. Trasmetteva il potere per il perdono e la remissione dei peccati. Non tutti però quella sera erano presenti. Mancava Tommaso, problematico sui temi del dopo-morte. Ai compagni che gli riferirò no del Risoeto, rispose che avrebbe creduto se gli avesse potuto toccare le mani e il fianco. La resistenza del corpo gli avrebbe garantito che non si trattava di un fantasma. Otto giorni dopo, Gesù tornò per incontrare Tommaso, ma quel gesto iniziò il nuovo ritmo del tempo della Chiesa, centrato sulla domenica. Gesù gli propose quanto da lui chiesto, ma Tommaso comprese e, senza toccarlo, credette, con la formula più perfetta: "Mio Signore e mio Dio!". Per essere "beato", aggiunse inoltre Gesù, che avrebbe dovuto "credere, senza pretendere di prima vedere", e il Figlio gli avrebbe dato la vita nel suo Nome.

Fra' Domenico Spatola 

giovedì 24 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: Un 25 aprile... richiesto "sobrio"

Ha ragione Musumeci. Il 25 aprile non è Pasquetta, dove "licet insanire", e quindi inebriarsi del frutto di Bacco. No! Il 25 aprile ci vuole vigili, svegli per difendere l'eredità dei Partigiani, che a prezzo del loro sangue ci hanno donato la libertà e la democrazia, messe oggi ad alto rischio. Papa Francesco va più onorato, celebrando l'evento che ha liberato l'Umanità dalla dittatura nazifascista, che oggi, dietro l'angolo della Storia, fa capolino. Siamo al centro di tre guerre. Alle due conosciute, dal 20 gennaio scorso si è aggiunta quella dei dazi e della economia messa in crisi dalle paturnie del nuovo Tycoon degli USA.
Ottanta anni da quando gli Alleati entrarono a Milano, dopo  l'interminabile guerra partigiana che causò tante morti innocenti.
Con buona pace di chi è contrario perciò, il 25 aprile, è per l'Italia repubblicana e antifascista, data simbolica da esportare al mondo, che ha bisogno di quel sogno, nato dall'incubo nazifascista che torna a manifestare in Europa, rigurgiti inquietanti, e anche in casa nostra. Il partigiano Pertini, quando era presidente dell'Italia, disse che "la peggiore democrazia sarà sempre superiore alla più perfetta dittatura", che egli sperimentò sulla sua carne, e tanti altri come lui. Lo ricordino i giovani chiamati a fare la storia del futuro.

Di Domenico Spatola

martedì 22 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: È morto il grande Papa

Per me, papa Francesco fu rivoluzionario della rivoluzione di Cristo. Voleva cambiare la Chiesa, e fino all'ultimo pretese dai suoi preti di "non essere clericali". Ci provò egli stesso. Il mondo medievale da "cesaropapismo" gli era totalmente estraneo. Non cercò mai la gloria. La sua fu "diakonia", servizio di Cristo che lava i piedi. Egli fino all'ultimo lo fece con i carcerati. Cercò sempre Gesù nei poveri. Li incontrò a Lampedusa, per la sua luna di miele appena eletto papa. Li cercò fino ai confini della Terra, egli che dichiarava di esserne venuto. Sconvolse, scandalizzando i parrucconi del conservatorismo solo a beneficio dei potenti terrorizzati di perdere potere. Scongiurò i signori della guerra e deprecò la corsa agli armamenti, in nome della pace per una fratellanza umana che superi ogni divieto, anche religioso. Cristo ha cercato l'uomo e papa Francesco ci ha creduto. La sua fede fu il più bel dono alla Chiesa, a noi figli del Concilio Vaticano II. Papa pieno d'amore e vestito di umiltà, resosi pastore di tutti in nome della Umanità che Cristo aveva fatta sua.

Di Domenico Spatola

sabato 19 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: Madre nel dolore

Ti accompagno o Madre a quella tomba. 
Dolore in cuore mio rimbomba,
perché ucciso hanno il Santo
e sconvolto tanto
l'universo. 
Il mondo è perso
ma ancora ti appartiene:
vinca il bene
sulle terre
ove per le guerre
è di bimbi pianto di fame e povertà.
Madre che d'umiltà
facesti Il manto, 
guarda come affranto
è l'uomo sulla Terra
perché la morte sferra
ancora suoi guai. 
Non nasca mai
odio in mio cuore, 
o Madre nel dolore.

Di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Il sepolcro nuovo

Quella sepoltura non aveva eguali. Era "nuovo" il modello, non prevedeva la corruzione. Il corpo martoriato di Gesù sarebbe stato come "il chicco di grano che, caduto in terra, da lì a poco sarebbe esploso con vitalità insospettabile". Nessuno comprese la parabola, eppure era autentica e tra quelle dettate dalla Sapienza divina. Le donne, come gli altri non compresero ed erano là per imbalsamarlo nella morte. I discepoli auspicavano che quella morte fosse senza risurrezione.  Faranno infatti fatica per accettarla. Avrebbero innalzato il monumento alla memoria di Gesù, ma si sarebbero sentiti liberi per ricominciare con il nuovo Messia  stavolta "davidico" e senza inganno, 
perché veramente immortale. In tutta fretta, Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, con un carico di quaranta libbre di unguento in mistura di aloe,  accorsero a suggellare la morte. Sulla tomba fecero rotolare la pietra fatale. "Chi la srotolerà?", si chiedevano al mattino seguente, le donne accorse in tempo scaduto. Si sorprenderanno però di trovare il sepolcro aperto e la pietra scagliata lontana. Capovolta a piedistallo perché alla sommità vedranno l'angelo  annunciante:  "Cristo è Risorto!".

Di Domenico Spatola

venerdì 18 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: È risorto...





Il seme nell'orto
è risorto
a vita piena. 
In gran lena
fu annunciato:
"Il Cristo risuscitato, 
non è tra i morti, 
e suoi passi non sono corti, 
e lo conducono per le strade
e le contrade... 
La novella
ormai è quella: 
che la vita
sarà infinita, 
se cercata nella Storia, 
quale segno di sua Gloria, 
e la trova chi in cuore, 
per programma, ha sol l'amore.

Fra' Domenico Spatola 
(Nella foto: dipinto di Salvador Dalì)