giovedì 15 maggio 2025

Fra' Domenico Spatola: "Amatevi come io vi ho amato".




Gesù Signore,
a noi lasciasti amore
a Testamento 
e, nel commento, 
"del Padre" lo dicesti.
Effusione ne facesti
ai tuoi in divin vanto
e, nello Spirito Santo, 
l'offristi a modello,     
di quello
Crocifisso onde la vita,
la stessa infinita
che il Padre ti donava, 
e, a chi amava
il fratello con passione, 
consegnavi l'dentica missione.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quinta domenica di Pasqua: Giovanni 13, 31-35

31
 Quand'egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. 32 Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33 Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. 34 Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».

Fino alla fine Gesù intese offrire, nell'ultima Cena, il suo amore anche a Giuda. Gli porse il pane, ch'era tutta la sua vita. Ma quegli non lo mangiò e preferì sprofondare nella notte. Quando il traditore fu uscito, Gesù parlò della "ora", che si stava  attuando, con la totale manifestazione dell'amore di Dio. Era la "Gloria", ossia quel che Egli è: amore senza limiti. Parlò della sua condizione divina, da "Figlio dell'uomo". Dio infatti sarebbe stato glorificato in lui, nella morte in Croce, e ciò non sarebbe stato il fallimento ma l'inizio della nuova Creazione sulla quale avrebbe effuso lo Spirito Santo. Chiamò teneramente i discepoli "figlioli", ma li dichiarò "impreparati a seguirlo", perché "incapaci di dare la vita come lui". Però affidò loro, a testamento, il suo comandamento, che dichiarò "nuovo" perché necessitava di una Alleanza, differente da quella lasciata da Mosè. "Amatevi come io ho amato voi". I discepoli avevano sperimentato tale suo amore, avendolo visto Gesù che lavava i loro piedi. Era dunque il suo amore che si faceva "servizio". Perciò da questo li avrebbero riconosciuti "suoi discepoli".

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 9 maggio 2025

Fra' Domenico Spatola: Alla mamma



Di tuoi ricordi ho pieno il cuore.
Eran d'affanno e di tanto amore.
Tue fatiche non avean sosta,
e a me costa
il senso dei tuoi silenzi in cui lacrime asciugavi
e celavi
dissapori
dei tuoi dolori.
Madre t'amai
e in cuore ti portai
e ancor ti porto in mia età.
Ora che tua bontà
accorcia la distanza
consentimi con te la danza,
nel luogo eterno
dell'amore tuo materno.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Quarta domenica di Pasqua (anno C): Giovanni 10, 27-30

 
27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28 Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. 30 Io e il Padre siamo una cosa sola».

Ai Giudei Gesù descrive cosa significhi essere dei suoi. Riconoscere la sua voce è già dargli adesione con la vita: "Mi seguono". L'impegno è con lui per il bene dell'uomo, e consiste nel dono della vita definitiva, da Gesù chiamata "nuova nascita attraverso lo Spirito". Essa completa l'opera del Creatore, dando la capacità di diventare "figli di Dio". La vita che Gesù comunica consente di superare la morte. Garantito il presente alle sue pecorelle,  assicura anche il futuro. Saranno difese da lui il Pastore "Kalòs", vigilante fino a dare la vita per loro. A Gesù importa la nuova Umanità, perché essendo egli diventato il nuovo santuario, rende presente il Padre e lo Spirito, e questi quale principio della sua attività.  Gesù, come espressione del Padre, dichiara che con lui condivide la stessa natura divina: "Io e il Padre siamo Uno".

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 2 maggio 2025

Fra' Domenico Spatola: Pesca abbondante


Gesù, sulla spiaggia, eri ad aspettare 
che dal mare
venissi anch'io pescato. 
Stanco e affamato
mi vedesti
e ti facesti 
in tre a riscaldare
ciò che ad amare
manifestavi
in stesso loco, 
e riscaldavi al fuoco
pane e pesce per me, 
che con fatica
e passione antica
continuo a farmi da te aspettare 
per il rifiuto mio
d'amare.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della III domenica di Pasqua: Giovanni 21, 1-19

1
 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. 3 Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
4 Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5 Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6 Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso or ora». 11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».

Anziché evangelizzare da "pescatori di uomini", sette discepoli tornarono alla loro vecchia attività. Andarono nel mare di Tiberiade e la pesca fu grama. Gesù si fece presente all'alba, invitandoli a gettare la rete dalla parte destra della barca. La pesca fu miracolosa, e i pesci furono 153, con il rischio che la rete si spezzasse. Il discepolo amato indicò a Pietro che il forestiero della spiaggia era il Signore. Pietro indossò il grembiule del servizio e si tuffò in mare. Erano i segni della sua conversione: servizio e amore fino a dare la vita, come gli aveva chiesto il Maestro. Frattanto sulla spiaggia Gesù arrostiva i pesci e, con il pane, li diede ai discepoli. Era la sua Eucaristia. Volle poi sanare il "vulnus" del triplice rinnegamento di Pietro e, per tre volte, gli chiese se lo amava, prima di consegnargli il suo gregge. Infine lo invitò a seguire lui e nessun altro.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 26 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: "Signore mio e mio Dio!"




C'ero anch'io quella sera. 
Odorava già di primavera.
"Pace" fu il tuo saluto, 
lo stesso tributo 
che ancora Umanità attende,
perché chi deve non comprende. 
Lo Spirito soffiasti su di loro, 
comunicando il tuo tesoro
di perdono al peccatore
di cui fosti il Redentore. 
Non fu un caso, 
quella sera mancava solo Tommaso. 
Ma, quando tornasti all'ottavo giorno, 
Gesù, lo volesti a te intorno 
a mettere sue mani in tue piaghe. 
Sue parole non furon vaghe
ma di fede, 
perché tra tutti fu colui che crede
che tu sei Dio
per lui e anche mio.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica di Pasqua (anno C): Giovanni 20, 19-31

19 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». 22 Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». 24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». 26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». 30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.


La prima sera di Pasqua, il buio e la paura dei discepoli divennero luce e gioia, quando il Risorto si fece presente tra loro. Il saluto di Pace fu comunicazione di poteri del Risorto ai discepoli. Mostrò i segni del suo amore per loro: fianco squarciato e mani forate. Gioirono. Affidò la missione: "come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Accompagnò le parole con il soffio dello Spirito. Trasmetteva il potere per il perdono e la remissione dei peccati. Non tutti però quella sera erano presenti. Mancava Tommaso, problematico sui temi del dopo-morte. Ai compagni che gli riferirò no del Risoeto, rispose che avrebbe creduto se gli avesse potuto toccare le mani e il fianco. La resistenza del corpo gli avrebbe garantito che non si trattava di un fantasma. Otto giorni dopo, Gesù tornò per incontrare Tommaso, ma quel gesto iniziò il nuovo ritmo del tempo della Chiesa, centrato sulla domenica. Gesù gli propose quanto da lui chiesto, ma Tommaso comprese e, senza toccarlo, credette, con la formula più perfetta: "Mio Signore e mio Dio!". Per essere "beato", aggiunse inoltre Gesù, che avrebbe dovuto "credere, senza pretendere di prima vedere", e il Figlio gli avrebbe dato la vita nel suo Nome.

Fra' Domenico Spatola 

giovedì 24 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: Un 25 aprile... richiesto "sobrio"

Ha ragione Musumeci. Il 25 aprile non è Pasquetta, dove "licet insanire", e quindi inebriarsi del frutto di Bacco. No! Il 25 aprile ci vuole vigili, svegli per difendere l'eredità dei Partigiani, che a prezzo del loro sangue ci hanno donato la libertà e la democrazia, messe oggi ad alto rischio. Papa Francesco va più onorato, celebrando l'evento che ha liberato l'Umanità dalla dittatura nazifascista, che oggi, dietro l'angolo della Storia, fa capolino. Siamo al centro di tre guerre. Alle due conosciute, dal 20 gennaio scorso si è aggiunta quella dei dazi e della economia messa in crisi dalle paturnie del nuovo Tycoon degli USA.
Ottanta anni da quando gli Alleati entrarono a Milano, dopo  l'interminabile guerra partigiana che causò tante morti innocenti.
Con buona pace di chi è contrario perciò, il 25 aprile, è per l'Italia repubblicana e antifascista, data simbolica da esportare al mondo, che ha bisogno di quel sogno, nato dall'incubo nazifascista che torna a manifestare in Europa, rigurgiti inquietanti, e anche in casa nostra. Il partigiano Pertini, quando era presidente dell'Italia, disse che "la peggiore democrazia sarà sempre superiore alla più perfetta dittatura", che egli sperimentò sulla sua carne, e tanti altri come lui. Lo ricordino i giovani chiamati a fare la storia del futuro.

Di Domenico Spatola

martedì 22 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: È morto il grande Papa

Per me, papa Francesco fu rivoluzionario della rivoluzione di Cristo. Voleva cambiare la Chiesa, e fino all'ultimo pretese dai suoi preti di "non essere clericali". Ci provò egli stesso. Il mondo medievale da "cesaropapismo" gli era totalmente estraneo. Non cercò mai la gloria. La sua fu "diakonia", servizio di Cristo che lava i piedi. Egli fino all'ultimo lo fece con i carcerati. Cercò sempre Gesù nei poveri. Li incontrò a Lampedusa, per la sua luna di miele appena eletto papa. Li cercò fino ai confini della Terra, egli che dichiarava di esserne venuto. Sconvolse, scandalizzando i parrucconi del conservatorismo solo a beneficio dei potenti terrorizzati di perdere potere. Scongiurò i signori della guerra e deprecò la corsa agli armamenti, in nome della pace per una fratellanza umana che superi ogni divieto, anche religioso. Cristo ha cercato l'uomo e papa Francesco ci ha creduto. La sua fede fu il più bel dono alla Chiesa, a noi figli del Concilio Vaticano II. Papa pieno d'amore e vestito di umiltà, resosi pastore di tutti in nome della Umanità che Cristo aveva fatta sua.

Di Domenico Spatola

sabato 19 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: Madre nel dolore

Ti accompagno o Madre a quella tomba. 
Dolore in cuore mio rimbomba,
perché ucciso hanno il Santo
e sconvolto tanto
l'universo. 
Il mondo è perso
ma ancora ti appartiene:
vinca il bene
sulle terre
ove per le guerre
è di bimbi pianto di fame e povertà.
Madre che d'umiltà
facesti Il manto, 
guarda come affranto
è l'uomo sulla Terra
perché la morte sferra
ancora suoi guai. 
Non nasca mai
odio in mio cuore, 
o Madre nel dolore.

Di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Il sepolcro nuovo

Quella sepoltura non aveva eguali. Era "nuovo" il modello, non prevedeva la corruzione. Il corpo martoriato di Gesù sarebbe stato come "il chicco di grano che, caduto in terra, da lì a poco sarebbe esploso con vitalità insospettabile". Nessuno comprese la parabola, eppure era autentica e tra quelle dettate dalla Sapienza divina. Le donne, come gli altri non compresero ed erano là per imbalsamarlo nella morte. I discepoli auspicavano che quella morte fosse senza risurrezione.  Faranno infatti fatica per accettarla. Avrebbero innalzato il monumento alla memoria di Gesù, ma si sarebbero sentiti liberi per ricominciare con il nuovo Messia  stavolta "davidico" e senza inganno, 
perché veramente immortale. In tutta fretta, Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, con un carico di quaranta libbre di unguento in mistura di aloe,  accorsero a suggellare la morte. Sulla tomba fecero rotolare la pietra fatale. "Chi la srotolerà?", si chiedevano al mattino seguente, le donne accorse in tempo scaduto. Si sorprenderanno però di trovare il sepolcro aperto e la pietra scagliata lontana. Capovolta a piedistallo perché alla sommità vedranno l'angelo  annunciante:  "Cristo è Risorto!".

Di Domenico Spatola

venerdì 18 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: È risorto...





Il seme nell'orto
è risorto
a vita piena. 
In gran lena
fu annunciato:
"Il Cristo risuscitato, 
non è tra i morti, 
e suoi passi non sono corti, 
e lo conducono per le strade
e le contrade... 
La novella
ormai è quella: 
che la vita
sarà infinita, 
se cercata nella Storia, 
quale segno di sua Gloria, 
e la trova chi in cuore, 
per programma, ha sol l'amore.

Fra' Domenico Spatola 
(Nella foto: dipinto di Salvador Dalì)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Veglia di Pasqua (anno C): Luca 24, 1-12

1
 Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2 Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; 3 ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4 Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. 5 Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6 Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, 7 dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno». 8 Ed esse si ricordarono delle sue parole.
9 E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 10 Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. 11 Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.
12 Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.

Nessun evangelista poté raccontare i tempi e i modi della Risurrezione del Signore. Dànno solo indizi per incontrarlo. I discepoli, osservanti della Legge del sabato, avevano in fretta sepolto il corpo di Gesù, senza imbalsamarlo, per non contaminarsi e celebrare la Pasqua ebraica. Fatta rotolare in fretta la pietra all'imboccatura del sepolcro, rientrarono nelle proprie dimore. Ma al mattino, del primo giorno della settimana, quando era ancora buio, le donne, con unguenti, andarono al sepolcro per la imbalsamazione di Gesù. Le preoccupava tuttavia la pietra tombale che ostruiva l'ingresso. Chi l'avrebbe tolta? Si sorpresero al vederla rimossa. Entrarono timorose, ma si allarmarono quando non trovarono il cadavere. A toglierle dalla angoscia intervennero due uomini, in abito sfolgorante:  "Non cercate tra i morti, Colui che è vivo!", dissero e aggiunsero: "È risorto!". Era il primo kerigma, cui fecero seguire la catechesi: "l'aveva detto il Signore che il Figlio dell'uomo sarebbe stato consegnato ai peccatori per essere Crocifisso e risorgere il terzo giorno". I due testimoni Mosè ed Elia, rappresentavano concordi la Legge e i Profeti. Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo con le altre donne andarono ad annunciare agli apostoli, ma senza  essere credute, perché donne. Pietro andò al sepolcro, a verificare e constatare che il lenzuolo non si era mosso per l'assenza del cadavere. Tornò a riferire stupito.

Fra' Domenico Spatola 

(Nella foto: Dipinto di Annibale Carracci)

Fra' Domenico Spatola: La passione del Redentore

Galleria di personaggi in tipologie e ruoli di responsabilità, diversi e concorrenti, nella morte di Cristo. La vollero i capi dei Giudei, per egoismo. Avevano fatto il business del ruolo religioso, e si erano arricchiti, "trasformando il tempio in spelonca di ladri". Era stata la denuncia del Redentore e perciò doveva morire. Giuda lo baciò. Arrestato, fu condotto da Anna "il mandante" e da Caifa "il capo del sinedrio". Gesù professò innocenza e identità divina. Per blasfemia, fu dichiarato degno di morte. I discepoli l'abbandonarono e Pietro, tre volte, lo rinnegò. Il gallo, trombettiere della notte, cantò vittoria. Pilato fu il governatore vigliacco, perché lo riconobbe innocente ma ne sentenziò la condanna per paura. 
Flagellato e, da re da burla, portò il patibolo fin sul Golgotha dove fu Crocifisso da "Re dei Giudei". Il "senso" a tutto lo diede Gesù stesso, dichiarando: "tutto è compiuto". L'amore più grande l'aveva manifestato in Croce. Avendo dato la Madre al discepolo che ci rappresentava, volle infine consegnare lo Spirito alla Chiesa, "Eva" la nuova sposa, nata dal costato di lui "Adamo addormentato" in croce, con simboli d'acqua e di sangue, allusivi al Battesimo e alla Eucaristia. 

Di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Gesù, quel bacio...

 


Seppi del tradimento. 
Anch'io non  contento
fui del bacio, 
rancido cacio
odorava
di chi t'avea tradito.
Ricordai a menadito
quanto i Salmi e i Profeti
con obblighi e divieti
aveano di te annunciato:
era il mio peccato
che tu, "Guaritore ferito", avresti lavato.
Altri proseguirono la tregenda
e quel dolore 
nel cuore ho in agenda...

Di Domenico Spatola

venerdì 11 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: Scelse l'asinello



Era quello
da Zaccaria profetato.
Il cavallo fu scartato, 
perché segno del davidico potere. 
Gesù non era venuto per avere, 
ma per consegnare vita. 
Ora egli invita
i suoi seguaci
a condividere audaci
quella scelta, 
fin sulla vetta
del Calvario. 
In modo vario 
accondiscesero. 
Alcuni stesero
i mantelli davanti al re, 
altri invece, senza se, 
gli offrirono amore, 
e a lui diedero il cuore.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica delle Palme (anno C): Luca 19, 28-40


28 Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
29 Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: 30 «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. 31 E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno». 32 Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto. 33 Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché sciogliete il puledro?». 34 Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».
35 Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36 Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. 37 Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
38 «Benedetto colui che viene,
il re, nel nome del Signore.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!».
39 Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». 40 Ma egli rispose: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».


Il profeta Zaccaria, quattro secoli prima, rivolto a Gerusalemme, le aveva predetto: "Il tuo re, giusto e vittorioso, cavalca un puledro, figlio di asina". Nel comune immaginario, la cavalcatura del Messia era gloriosa come il cavallo. Perciò la profezia di Zaccaria, ritenuta indigesta, fu accantonata, perché al Messia, "figlio di Davide", era affidato il compito glorioso di riunificare, con potenza, le dodici tribù di Israele. Gesù non poteva essere d'accordo e, vicino a Betafage e a Betania (il luogo ricordava la risurrezione di Lazzaro e la futura Ascensione di Cristo in cielo), inviò due discepoli al villaggio. Così venne denominata Gerusalemme, non per le dimensioni, ma perché considerata il luogo dove la tradizione attecchiva fino al rifiuto di ogni "novità". Il puledro andava slegato, e portato a lui. Proprietari erano i Giudei che avevano legato la profezia. Chiesero: "perché?". "Il Maestro ne aveva bisogno", fu la risposta. Salitovi su, anche coloro che condividevano lo stesso ideale di "Messia di pace", vi posero i propri mantelli, a rappresentanza delle proprie vite. Coloro invece che volevano il Messia trionfatore, il Figlio di Davide,  stendevano mantelli sulla strada, come nel rito della intronizzazione, in segno di sottomissione. Si erano illusi, perché, quando comprenderanno che Gesù non era il re violento da essi voluto, chiesero a Pilato la sua crocifissione. Raggiunto il monte degli Ulivi, iniziò il corteo al canto del Salmo 118. Era quello della intronizzazione del Messia glorioso: "Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore". Ma  l'evangelista ne sviò la portata con  il correttivo del canto  degli Angeli ai pastori nella Nascita del Signore. Erano i temi della Pace contro le false attese, bellicose e della vittoria d'Israele. I farisei adirati: "Maestro - gli dissero -, rimprovera i discepoli". La risposta fu senza appello: "Se questi taceranno, grideranno anche le pietre!". Il profeta Abacuc, secoli prima, aveva dichiarato: "le pietre grideranno contro l'ingiustizia",  e tale sarà l'uccisione del Messia liberatore.

Fra' Domenico Spatola 

Nella foto: Ingresso a Gerusalemme di Lorenzetti

giovedì 10 aprile 2025

Dona il tuo 5xmille per sostenere il cammino della Missione San Francesco


Sostieni anche tu la Missione San Francesco, la mensa dei poveri creata da Fra' Domenico Spatola e gestita dai volontari nel difficile cammino giornaliero di aiutare gli indigenti, sempre più numerosi: dona il cinque per mille al C.F. 97319880825.  
Per te è solo un piccolo gesto, una firma nell'apposita sezione che non ti costa nulla. Per il Centro un grande aiuto, che consentirà a fra' Domenico e ai volontari di andare avanti nella loro Missione: aiutare chi non può permettersi un pasto giornaliero, una spesa alimentare, una busta di latte o un pacco di pasta per il proprio figlio. 
La Missione San Francesco è aperta tutti i giorni, anche le domeniche e i festivi, per garantire sempre un pasto o un abito pulito o un paio di scarpe, poichè la fame e le necessità non conoscono feste o fine settimana: sostieni con la tua firma chi volontariamente dedica al prossimo le sue energie. 
Un fraterno grazie, 

venerdì 4 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: Il perdono...




Gesù, dell'adultera fosti avvocato, 
menzionando di ciascuno il suo peccato. 
Lo scrivesti col dito sulla terra, 
che nostra polvere custodisce come serra.
"Chi di voi non ha peccato?", 
fu tua sfida a evocar loro reato, 
"getti su lei la prima pietra!". 
Ma ognun arretra, 
e, andati tutti via, 
compassione avesti per la ria. 
La congedasti col perdono 
che di Dio è il peculiare dono.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quinta domenica di Quaresima (anno C): Giovanni 8, 1-11

1
 Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3 Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4 gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6 Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7 E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». 8 E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9 Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. 10 Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11 Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».

Il brano è di Luca. Accolto tra le pagine del Vangelo di Giovanni. Il racconto "pruriginoso", era rifiutato dalle Comunità lucane, perché poteva essere un cattivo modello per le ragazze nubende, ma trattandosi di "Parola ispirata",  trovò accoglienza nel più accomodante tra i Vangeli, quello di Giovanni. Era mattino. Gesù dal monte degli Ulivi si era, come al solito, recato al Tempio e mentre, sotto il Portico di Salomone,  insegnava, alcuni scribi e farisei, per screditarlo, gli trascinarono una donna, da loro sorpresa in adulterio, alle prime ore dell'alba. Per loro il verdetto di Gesù, doveva essere di condanna, come previsto dalla Legge. L'avrebbe reso impopolare, o altrimenti, in caso contrario, uno spergiuro. Non rispose, ma li volle sfidare: "Chi non ha peccato, lasci cadere su di lei la prima pietra!". Poi si chinò sulla polvere, mimando quanto scritto da Geremia sui peccatori i cui nomi sarebbero stati scritti nella polvere di morte. Con il dito scrisse per terra. Si dileguarono uno dopo l'altro. Rimasto solo, con la donna al centro, Gesù, le chiese se qualcuno l'avesse lapidata. "Nessuno, Signore". "Neanche io ti condanno, va' e non peccare più". "L'incontro" fu sintetizzato da Sant'Agostino, "tra la Misera e la Misericordia".

Fra' Domenico Spatola 
(dipinto di Tiziano)


venerdì 28 marzo 2025

Fra' Domenico Spatola: Andò lontano...




Addolorato in cuore, 
che tuo amore, 
o Padre, non vedevi nei figli, 
refrattari a consigli.
Il più piccolo lasciò tua mano
e andò lontano, 
da te. 
L'altro senza perché,
odiava il fratello. 
Per lui, non era quello
che additasti
per l'accoglienza, 
ma il fariseo con violenza
interpretò il paterno abbraccio
con l'odio che fece laccio
a soffocare in sé
d'accogliere anche te.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Quarta domenica di Quaresima (anno C): Luca 15, 1-3.11-32

Luca 15,1-3

1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». 3 Allora egli disse loro questa parabola:

Luca 15,11-32

11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17 Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20 Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27 Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28 Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29 Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31 Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Un dramma. Protagonisti: un padre, che fu anche madre, e due figli, fratelli ostili. Il racconto apre col figlio minore che, vivente il padre, pretese l'eredità.  Gli spettava un terzo dell'asse ereditario. Cifra tuttavia considerevole. La raccolse e, in breve, partì per sprecarla in un paese lontano. Esaurito il denaro, e rimasto senza amici e lavoro, lo trovò nell'unico offertogli: accudire i maiali. Dall'abisso, in cui era caduto,  ricordò del suo  "status" di figlio di un padre, che aveva sempre visto come "padrone" di una servitù, che non mancava di nulla. "Tornerò - si disse - e chiederò un posto da servo". Ma il padre, che l'aspettava, lo vide da lontano e gli corse incontro. L'abbracciò e lo baciò. Era il suo perdono, per la gioia che "il figlio morto era risuscitato". Lo riabilitò, con calzari ai piedi e anello al dito. Ma quel ritorno  dispiacque al fratello maggiore, che, tornato dai campi e udite le musiche dalla casa della tristezza, comprese che il fratello era tornato. Non volle entrare e al padre che lo supplicava, rivolse l'accusa di essere ingiusto, perché aveva immolato il vitello grasso per il figlio libertino. Ma il padre gli ricordò che il suo amore era più grande di qualunque peccato. Perciò accogliesse anche lui, da fratello, colui che egli aveva accolto da figlio.

Fra' Domenico Spatola 


venerdì 21 marzo 2025

Fra' Domenico Spatola: Johan Sebastian Bach, 21 marzo 1685

340 anni fa, nasceva ad Eisenach, nell'alta Sassonia, il musicista imprescindibile della Musica moderna: John Sebastian Bach. "Barocca" fu dai critici definita la sua arte. Apprezzatissima, ma altrettanto dimenticata a partire dalla sua morte che avvenne a Lipsia nel 1750. Ci vorranno 79 anni (1829), prima che Mendelssohn la facesse riscoprire al mondo, con la esecuzione della "Passione secondo Matteo", tra i capolavori irraggiungibili dell'arte universale.
Bach, che in tedesco significa "ruscello", avrebbe secondo Beethoven meritato il nome di "Auchàn", perché oceanica fu la sua produzione. Assorbì dagli stili e dalle forme musicali precedenti che rielaborò nella nuova sensibilità, quella "tonale", cui contribuì a dare affermazione, dopo i tentativi di Claudio Monteverdi, di Genualdo da Venosa e di tutto il Madrigalismo che si affrancava dalle leggi severe della polifonia del Palestrina e del contrappunto in auge in tutta l'Europa della "Arte fiamminga". Di tutto Bach fece tesoro, ma andò oltre con il "Temperamento equabile". Con lui si affermò la "musica idiomatica", scritta per gli strumenti. Attratto dai "Concerti di Vivaldi, li trascriveva di notte, a lume di candela, da rimetterci la vista. Nacquero i "Concerti Grossi", con "Brandeburghesi" e tutta la musica strumentale, e le "Cantate" per la Chiesa di San Tommaso di Lipsia, dove oggi è sepolto, e nella quale esercitò da "Maestro cantore" per oltre diciotto anni, a creare settimanalmente le musiche per le liturgie. Ma oltre il violino, fu l'organo lo strumento che lo rese immortale, nell'esercizio della "Arte della Fuga", sua cifra polifonica, elaborata in linee intrecciate e sempre riconoscibili. A Bach deve l'umanità e noi europei, come suoi concittadini in questo frangente buio, lo riconosciamo artefice di valori che sveglia nel cuore, di chi sa palpitare, meritando la sua Arte.

Di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Salvare il fico... senza frutto.




Disponibile a mediare, 
e col Padre a salvare
il fico senza frutto
e non volevi, Gesù, che distrutto,   
andasse il tuo lavoro. 
Era per te tanto oro, 
avendolo il Padre a te donato
e, quando da te fu concimato
e col tuo sangue irrorato, 
la salvezza 
fu certezza. 
Ora essa a noi attiene 
quando l'amore ci conviene,
e diventa nostra vita
la stessa che dài infinita.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di Fra' Domenico Spatola al Vangelo della Terza domenica di Quaresima (anno C): Luca 13, 1-9

 1 In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 2 Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4 O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
6 Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7 Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? 8 Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime 9 e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai».

Vennero alcuni Giudei a minacciare Gesù. Non era gradita la sua presenza nella loro regione. Se voleva salvarsi era consigliato di tornarsene in Galilea. Gli prospettarono l'atroce destino capitato a quei Galilei uccisi da Pilato, durante i sacrifici nel tempio. Gesù non si lasciò intimorire, e sfruttò la notizia per parlare di conversione, resasi urgente dinanzi alla morte, che a ciascuno poteva accadere in qualunque momento. Portò  il caso  delle diciotto persone uccise dal crollo della Torre di Siloe. Fatti che dovevano spingere a cambiare vita, per non perire allo stesso modo.
Dio dà tuttavia tempi per il recupero. Come all'albero di fichi che, da tre anni, non portava frutti. Alla decisione del padrone di rimuoverlo, intervenne l'agricoltore con la proposta di un anno di proroga, durante il quale avrebbe potenziato le cure. Erano i tempi di grazia per la conversione.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 14 marzo 2025

Fra' Domenico Spatola: Trasfigurazione



Fu la tua risposta 
alla opposta
idea di morte, 
rifiutata sorte
dal davidico Messia. 
Altra via
indicavi ai  seguaci, 
incapaci
di venirti dietro. 
Così a Pietro, 
e ai compagni
e a chi si lagni
che la morte sia disfatta:
la risposta fu compatta, 
con Elia e con Mosè, 
e la donasti ai tre
che volevano le tende. 
Anche il Padre non si arrende
e, con voce roboante, 
orienta il claudicante
e venire ad ascoltare
il Figlio da amare.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica di Quaresima: Luca 9, 28b-36

28
 Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29 E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30 Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31 apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. 32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva. 34 Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. 35 E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo». 36 Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

L'alto monte fu meta per Gesù e i tre discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni.  Accadde l'ottavo giorno dall'annuncio della passione e morte fatto ai discepoli. Ma "Ottavo" anticipava la Risurrezione,  esito finale della sua morte. Lo videro trasfigurato: il vestito era candido e sfolgorante, come quello degli angeli al sepolcro vuoto. Testimoni in stessa gloria furono Mosè ed Elia a rappresentare la Legge e i Profeti. Interrogavano Gesù sul suo prossimo esodo da Gerusalemme. Pietro provò a fermare la storia, e bypassare la morte annunciata del Messia. "Maestro - disse -, è bello per noi stare qui!". Gli avrebbe costruito tre capanne, ma disposte con al centro quella di Mosè. Gesù per lui stava accanto, da gregario. Ma la sua arroganza fu tacitata dalla voce del Padre che gli indicò in Gesù, il Figlio eletto, da ascoltare.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 7 marzo 2025

Fra' Domenico Spatola: Fosti tentato...




Gesù, fosti tentato, 
dall'assatanato. 
Ti porse i sassi
perché li trasformassi.
Ma vero pane è la tua Parola
e ne facesti scuola. 
Poi ti portò sull'alto monte, 
e, a te di fronte, 
propose i regni. 
Pretese pegni
di te sommesso. 
Ma non dimesso, 
ne piegasti boria, 
perché vittoria
è fiducia in Dio 
di chi rinnega "l'io".
Infine fu sul tempio
spettacol empio.
"Gettati giù" 
diceva a te, Gesù,
"gli angeli avrebbero evitato 
che venissi fracassato!". 
"Non tenterai Dio!", 
e lo ricacciasti nell'oblio.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Prima domenica di Quaresima (anno C): Luca 4, 1-13

 
1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2 dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo». 5 Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6 «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7 Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10 sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiscano;
11 e anche:
essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
12 Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». 13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

Gesù lottò tutta la vita col Satana, forbito in risposte scritturistiche. Era suo mestiere, da scriba e fariseo. Contestava a Gesù il progetto del "Messia sofferente", contrapposto al "figlio di David", spietato contro i nemici d'Israele. Nel modello opposto da Gesù non c'era ambizione di potere.  L'ambito del confronto fu il deserto. Lo stesso dell'Israele liberato dall'Egitto.  Quaranta i giorni. In prospettiva della intera generazione. Il tentatore, suasivo proponeva esiti facilitati: "le pietre divenissero pani". Avrebbero sfamato se stesso e in prospettiva l'umanità, con tanto di plauso. 
"Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni Parola di Dio". Fu tagliente la risposta. 
Altra meta allora si prefisse il Satana. Il monte altissimo da dove dominare i regni. Chiedeva a Gesù assuefazione alla sua ideologia e sottomissione. Succubo, Gesù avrebbe dovuto ripudiare la libertà, a compromissione di ricchezza e benessere. Tutto un business, dunque. Quanto attuale! Ma fu la terza tentazione più blasfema, perché consumata nell'area del tempio. "Búttati giù dal pinnacolo" che si affacciava sui quattrocento metri di strapiombo. "Gli angeli ti salveranno, e darai spettacolo, con l'incantevole magia del sacro per sostituirti a Dio". 
"Non tentarlo!" fu la risposta. 
Il satana, cacciato, sarebbe tornato con nuove sue proposte, fino alla Croce.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 28 febbraio 2025

Fra' Domenico Spatola: Dai frutti...



Come padre ai figli, 
Gesù, dai consigli. 
Cieco non guidi altro cieco, 
perché bieco
sarebbe il cammino. 
Ovvio destino, 
non maldestro, 
che il discepolo 
uguagli il suo Maestro. 
Se vedi la pagliuzza
nell'occhio altrui, 
è perché una trave fa i tuoi occhi bui. 
Togli perciò la trave
quanto una nave,
e allora vedrai, 
e, dai guai, 
solleverai il fratello. 
L'albero buono fa il frutto bello,
perché l'uomo si comprende dai suoi frutti. 
Dal cattivo si raccolgon solo lutti,
e la bocca parla d'amore, 
se ne abbonda il cuore.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto (Ottmar Ellinger 1735)