sabato 20 aprile 2024

Fra' Domenico Spatola: Buon Pastore



Tu amore
dài al gregge, 
da nuova legge
del tuo cuore
da pastore. 
Affrontasti il lupo 
giunto cupo, 
e con passione
evitasti dispersione
delle pecore a te date.
Eran ténere e delicate
e strette le tenevi al petto, 
e hai costretto
il vorace lupo
a finire nel dirupo. 
Dal Padre hai ricevuto,
che nessuno sia perduto
e in ogni Ostia ti consegni,
perché regni
in nostro cuore
in pienezza il tuo amore.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Quarta domenica di Pasqua (anno B): Giovanni 10, 11-18

 
11 Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore. 12 Il mercenario, che non è pastore, e al quale non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga (e il lupo le rapisce e disperde), 13 perché è mercenario e non si cura delle pecore. 14 Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, 15 come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16 Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore. 17 Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. 18 Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest'ordine ho ricevuto dal Padre mio».

"Io sono" equivaleva a "Iahvè" che, per gli Ebrei, era il nome santo di Dio. Con stessa dicitura perciò Gesù rivendicava per sé l'identità divina. Quello era infatti il nome, con cui Dio si presentò a Mosè, per dichiararsi a fianco del suo popolo.
Gesù si definì "buon Pastore". L'aggettivo greco non era tuttavia "agathòs" ma "kalòs", che meglio diceva bellezza e soprattutto "unicità". Dunque il Pastore atteso era l'eccellente. Le autorità giudaiche si allarmarono, gelosi da arrogarsi quel ruolo. Gesù li smascherò perché, a differenza di loro, non sarebbe fuggito alla vista del lupo, lasciandogli sbranare le pecore. Egli lo avrebbe affrontato a rischio della vita. L'immagine del pastore e delle pecore era stata adottata cinque secoli prima dal profeta Ezechiele per descrivere il rapporto tra Dio e il suo popolo. Gesù la recuperò per sé, superandola, perché egli non si sarebbe limitato a proteggere il gregge,   ma ne avrebbe prevenuto i bisogni, anche rischiando la vita. Bollò perciò gli avversari da "mercenari" e affaristi, e suo vanto fu quello di "conoscere" le sue pecore. Elegiaca la descrizione della intimità con loro. Stessa "conoscenza" infatti che relaziona il Padre al Figlio. Annunciò infine aperto agli immensi orizzonti il suo gregge, abolendo gli steccati dell'unico ovile. Garantita dal Padre fu infine la vita piena offerta a chi dava la sua per amore, coerente sua eredità evangelica: "si possiede ciò che si dona".

Fra' Domenico Spatola 

sabato 13 aprile 2024

Fra' Domenico Spatola: La Risurrezione



Fu nuova sorte
che dissacrò la morte.
Ma i tuoi seguaci
non furono audaci
per paura.
Nuova però natura
ad essi conveniva
di tua presenza viva. 
Li calmasti con amore
e rinverdirono l'ardore,
e desti a mandato
il Vangelo predicato
a ogni gente
gaudente,
per il peccato
ormai estirpato.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: dipinto di Duccio di Buoninsegna 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Terza domenica di Pasqua (anno B): Luca 24, 35-48

35 Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37 Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. 38 Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». 40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
44 Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45 Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: 46 «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno 47 e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48 Di questo voi siete testimoni.

Che l'esperienza della Risurrezione di Gesù fosse possibile per tutti, lo attestarono i quattro evangelisti, dando preziosi indizi per incontrarlo. Quelli che, a Emmaus, lo avevano riconosciuto nello "spezzare il pane", erano tornati per raccontarlo a quelli di Gerusalemme. Gesù li raggiunse e stette nel mezzo, comunicando la Pace. Era il dono, meritato e ora consegnato ai suoi. I discepoli però gridarono al fantasma. Provò a rasserenarli. A dimostrazione della fisicità che un fantasma non poteva avere, li invitò a toccargli le mani e i piedi con segni della Crocifissione.  
Ancora impauriti, diede loro ulteriore prova mangiando davanti a loro."Corpo spirituale", da novità, spiegherà Paolo ai Corinti. Provata con passione la sua fisicità, Gesù interpretò le Scritture. Parlò ai discepoli di ciò che del Messia avevano attestato le Scritture, ma essi avevano pervicacemente rifiutato: il disprezzo e la persecuzione che avrebbe subìto fino alla croce. Sconfessò ancora da Risorto, gli aspetti trionfalistici, appannaggio del Messia davidico, quale essi avevano atteso e infine riconciliati, Gesù li poté inviare a "predicare, nel suo nome, la conversione a tutti i popoli e il perdono dei peccati". Precisò di cominciare da Gerusalemme, che più di tutti ne aveva bisogno.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto di Duccio di Buoninsegna 

martedì 9 aprile 2024

Ambulatorio solidale S. Francesco ai Cappuccini di Palermo

Visite ortopediche ai residenti meno abbienti o extracomunitari, previa prenotazione telefonica dalle 17:00 in poi all'ufficio parrocchiale.
Tel: 091212118

venerdì 5 aprile 2024

Fra' Domenico Spatola: La fede



A sera, 
passata la bufera, 
il seme morto, nell'orto 
era risorto,
e Tu, tra i tuoi venivi
a renderli giulivi
di speranza
col pane tuo che avanza
per gli invitati tanti.
Tommaso era tra i quanti
cercavan luce
che il tuo amor conduce. 
Insegnasti che la fede
è di chi non vede e crede
perché sa fidarsi,
e con amor donarsi.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della seconda domenica di Pasqua: Giovanni 20, 19-31

 
19 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». 22 Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Ai discepoli, rintanatisi per paura di finire in croce, Gesù Risorto, la sera di Pasqua, consegnò la sua Pace. A testimonianza del suo amore mostrò i segni dei chiodi nelle mani e quello della lancia nel fianco. Da "buon pastore" si era offerto, per salvarli dagli sgherri venuti ad arrestarli. Prima di congedarsi volle che i suoi divenissero apostoli  della pace. Soffiò su di loro lo Spirito, perché cancellassero i peccati. 
All'incontro mancava Tommaso, in cerca di risposte ai suoi dubbi. Al rientro, diffidò i compagni. Non condivideva il loro racconto. Per lui, infatti essi avevano confuso un fantasma con il Risorto. Non era disposto a credere, dichiarando di voler toccare prima mani e fianco di Gesù. Otto giorni dopo, lo vide e, senza toccarlo, credette al suo amore: "Signore mio e Dio mio!". Fece la professione in sintonia tematica con il Vangelo, cioè mostrare che Dio è Gesù. 
A incoraggiare i credenti fu la sua ultima beatitudine: "Beati coloro che non hanno visto e hanno creduto!". Dettava così la nuova dinamica per la fede.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 30 marzo 2024

Fra' Domenico Spatola: Nuova sorte... non più morte.



Accorsi con la Maddalena,
che si dava pena. 
Anch'io, 
col dolor mio, 
lacrimavo a dirotto
quando pianto fu rotto
dallo stupore:
vidi il Risorto Signore. 
Ancora rimbomba
mio grido alla tomba, 
non più di morte
nuova infatti è la sorte:
la vita detiene
l'amor che sostiene. 
Risorto è nell'orto
il seme già morto, 
e ora è vivente
e di luce possente.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: La Resurrezione di Salvador Dalì

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Notte di Pasqua (anno B): Marco 16, 1-7

 

1 Passato il sabato, Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo, e Salome comprarono degli aromi per andare a ungere Gesù. 2 La mattina del primo giorno della settimana, molto presto, vennero al sepolcro al levar del sole. 3 E dicevano tra di loro: «Chi ci rotolerà la pietra dall'apertura del sepolcro?» 4 Ma, alzati gli occhi, videro che la pietra era stata rotolata; ed era pure molto grande. 5 Entrate nel sepolcro, videro un giovane seduto a destra, vestito di una veste bianca, e furono spaventate. 6 Ma egli disse loro: «Non vi spaventate! Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è risuscitato; non è qui; ecco il luogo dove l'avevano messo. 7 Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea; là lo vedrete, come vi ha detto».

Aspettarono la fine del riposo sabbatico, prima di accorrere alla tomba di Gesù, dove tutto, ai loro occhi, si era inesorabilmente concluso. Un fallimento nella loro testa e Gesù che, morendo, le aveva ingannato. Il Messia infatti non doveva morire. Restava in loro tuttavia l'affetto, pur non condividendo di Gesù la morte in croce. Vi avevano assistito infatti da lontano. Ora, per pietà, si recavano a imbalsamare il loro fallimento. Le due donne furono identificate dall'evangelista in Maria di Magdala e nell'altra Maria, la madre di Giacomo e Solome, persone conosciute dai destinatari del Vangelo. Nel primo tempo consentito dalla legge della rituale purità, il giorno dopo il sabbatico riposo, vennero al sepolcro. Inconsapevoli che quella era l'aurora del nuovo giorno della rinnovata Creazione, che, al pari della prima, iniziava con la luce, ma questa, perché di Pasqua, non avrebbe conosciuto tramonto. Esse negavano tuttavia che ci fosse un rimedio alla morte, e la pietra tombale, inesorabile, ne era il segno inamovibile. Ma alzato il loro sguardo ebbero paura che la morte avesse altra sorte. La grossa pietra era infatti definitivamente rotolata, la morte aveva cambiato senso, ma ciò fece paura. Il giovane, seduto alla destra e in bianche vesti, era lo stesso che nudo era sfuggito ai nemici lasciando nelle loro mani il lenzuolo vuoto. Ora seduto alla destra e bianco vestito, manifestava la sua divinità. Illustrò il "nuovo" della morte, che apriva alla nuova Creazione. Le donne, che non avevano avuto paura quando assistettero da lontano alla Crocifissione, dinanzi al Risorto mostrarono paura. Resistevano al nuovo corso. Il Risorto volle tuttavia fidarsi, facendole messaggere per avvisare i discepoli e Pietro perché si recassero nella multietnica Galilea, dove erano risuonate le Beatitudini. Lontani dalla Giudea intransigente con i peccatori. Il messaggio era ormai pronto a valicare i confini della Nazione. E le donne?  Restarano ammutolite... per paura!

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: La Resurrezione di Beato Angelico 

Fra' Domenico Spatola: Madre dolorosa

Con te presso la Croce,
sentii sua voce
che t'affidava il figlio
chiedendoti, a consiglio, 
di essere sua Madre, 
stesso con te avea fatto il Padre:
e divenisti madre di noi.
Ora, che puoi, 
trasforma i figli bellicosi
in fratelli amorosi.
Allontana dalla Terra
questa guerra, 
che tarpa a noi le ali
con pericoli mortali.
Guarda perciò al Pianeta,
che non s'allieta
di questi tempi scuri:
l'amore tuo ci renda più sicuri. 

di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: 30 marzo 2024, Sabato Santo

 


L'allodola non tubava e l'usignolo non cantava. La tomba sigillata nel silenzio della natura. Il guerriero riposava. Lo credevo ch'era per poco. Ma quel sonno prodigioso fu in onirica discesa. Non da eroe, ma da fratello fino agli inferi, Regno dei morti, a risvegliare Adamo e la madre Eva, e i Patriarchi e i tanti, antichi o più recenti che aspettavano quella venuta, da prigionieri del sonno. Adamo vide in Gesù il modello, su cui era stato plasmato. Ma non riuscì ad eguagliarlo, per il peccato. Ora però che i ceppi della morte erano infranti, poté seguire la luce che gli si parava avanti. "Tu mio esemplare, e io tua copia", disse, "ripristina mie fattezze, perché t'assomigli!". 
"Son qua per te e la tua discendenza, senza di voi non potevo stare senza. Ho dato l'antidoto al veleno, con il Sangue sgorgato dal mio seno. 
Ormai l'umanità, che fu da te, se lo vorrà in me troverà modello, e da fratello che vi salva. Ho vinto della morte ostacoli tanti e perciò risorgeremo tutti quanti". 
Il "Grazie" fu corale, ma Adamo, non più rivale, di tutti respirò vitale soffio e non più loffio fu il suo ardire. Parve udire Cristo che diceva ai suoi che il tempo  dell'attesa era già fioco: la risurrezione infatti era tra poco. 

Di Domenico Spatola

venerdì 29 marzo 2024

Fra' Domenico Spatola: Udii la tua voce...

Indegno, 
mi sentii sotto il legno
di tua Croce. 
Al dolore tuo atroce
contribuì mio peccato. 
Ora, in cuore mio arato, 
di speme
mettesti tuo seme: 
non di morte
ma d'altra sorte
dettata da Croce
ad alta voce:
mi vidi sanato
dal mio peccato!

Di Domenico Spatola
Nella foto: Crocifissione di Salvador Dalì

Fra' Domenico Spatola: 29 marzo 2024, Venerdì Santo

Giuda uscì nella notte, per consegnare Gesù ai capi. Non persero tempo a inviare una guarnigione per arrestarlo. Giuda in testa, a portare la fiaccola e pronto al segnale. Non si doveva equivocare nel buio, e il bacio fu diretto. 
Gesù si fece avanti. 
Era la notte degli infingardi e dei paurosi. Gesù fu solo a fronteggiare gli sgherri, venuti per non fallire. 
"Chi cercate?". Terribile verbo. Lo cercavano per ucciderlo, e i mandanti, Anna e il genero Caifa, cufarono la sua morte. Approvò il sinedrio, insignificante e pilotato. Poteva sfogare la sua stupidità, applaudendo chi disse: "Muoia uno e si salvi la Nazione!". Divenne ragione, la loro convenienza. Pilato, governatore, inetto e coniglio, fu vinto dalla canea della plebaglia aizzata lì a gridare, supinamente: "crocifiggilo!". 
E seppellì la giustizia. 
La folla ottenne quanto pretese. Barabba, il suo mito liberato. E Gesù flagellato col sussiego al "re da burla", inscenato dai militari. L'Uomo già pronto allo scopo finì sulla croce. Gridò la sua sete, ch'era di noi e solo d'amore. 
Raccolsero il grido la madre, crocifissa nel cuore, e il discepolo amato. Presso la croce. Era l'eredità, sua per noi lo Spirito consegnato. Dono alla Chiesa, che nasceva dal "sangue e dall'acqua", simboli del mistero, sgorgato dal suo seno, ormai squarciato per sempre. E mio rifugio. 
Giuseppe d'Arimatea offrì il sepolcro. Nuovo. Servirà solo per poco: il Guaritore ferito vi entrava a risanarsi... per ricominciare. 

Fra' Domenico Spatola

giovedì 28 marzo 2024

Fra' Domenico Spatola: 28 marzo 2024, Giovedì santo



Fu sorpresa per tutti, e scandalo per Pietro. Non era dignitoso per un maestro lavare i piedi ai discepoli. Protestò perché indisponibile a imitare il gesto. Non comprendeva, né capirà fino al triplice rinnegamento del suo Signore. Per Gesù non c'era alternativa: "Come ho fatto io, Signore e Maestro, dovete anche voi lavare i piedi gli uni agli altri!". 
Era la sua ultima lezione: riassuntiva e a testamento, per essere suoi discepoli. La sua "Kenosis", quale svuotamento della natura divina per condivisione con gli uomini, aveva raggiunto il punto più basso. Da Figlio, si era inabissato fino alla condizione dello schiavo. Scelta, la sua, "dell'amore più grande di Colui che dà la vita per gli amici". La Chiesa lo fa oggi "memoriale" per il suo essere e  proesistere nel mondo. Da tale servizio d'amore infatti scaturiscono i "misteri" della salvezza e, in ogni Eucaristia,  riassapora la dote del Sangue, dono suo nuziale dalla Croce, dello Sposo alla Sposa.

Di Domenico Spatola

lunedì 25 marzo 2024

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