mercoledì 30 ottobre 2024

Fra' Domenico Spatola: Le Beatitudini



Gesù, il povero è beato?
Restiamo senza fiato, 
perché la ricchezza
ci è ubriachezza
da non capire tua proposta. 
Chi ti comprende dà risposta, 
e dell'Altro fa ragione
di sua vita a compassione. 
Beato chi, con l'affamato, 
il pane suo ha già spezzato, 
e chi ha puro il cuore, 
suo occhio ti vede, Signore. 
Beati i miti della Terra, 
perché bandito han già la guerra,
e beati pure i perseguitati
perché saranno consolati. 
Beati infine tutti quanti, 
noi oggi li chiamiamo "Santi, 
e li veneriamo da modelli, 
perché in loro vediamo quelli
che han fatto del Vangelo
la loro via per il Cielo.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Solennità di Ognissanti: Matteo 5, 1-12a

1
 Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 
2 Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
3 «Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4 Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5 Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7 Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8 Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9 Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10 Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

Gesù propose la sua Legge. Altra da quella di Mosè. Suo principio: "fai agli altri quello che vuoi che sia fatto a te". Otto le sue proposte. Il numero è della Risurrezione. Gesù le dettò dal Monte, il suo Sinai. Da seduto. È il Maestro e, ai suoi piedi, seduti i discepoli. "Beato" è Dio e chiunque condivide lo stesso suo progetto a favore dell'umanità. "Farsi povero" per mettere al centro di ogni attenzione il bene e felicità altrui. Sarà beato chi, avendo fame o è diseredato o nel pianto, incontra un discepolo che si è fatto "povero di spirito", troverà conforto. Chi ha scelto le "Beatitudini", sarà "puro di cuore, misericordioso e costruttore di pace". Ma l'ultima beatitudine è "per i perseguitati per la giustizia". Hanno osservato le prime sette e, con l'ultima  beatitudine, trovano il sigillo di Dio per avere accolto nella vita la "magna Charta" da Gesù offerta a chi lo  segue, e che i discepoli fanno propria.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 25 ottobre 2024

Fra' Domenico Spatola: Signore, che io riabbia la vista...



Bartimeo era cieco,
ma più bieco
il suo sentire.
Quando infatti poté udire
che Gesù stava a passare, 
lo sentirono gridare
al "davidico Messia".
Per Gesù era cosa ria
ritenerlo Re potente, 
perciò a lui non disse niente. 
Ma il cieco gridò più forte, 
per speranze sue già corte. 
Arresosi al suo grido,
Gesù volle dargli affido, 
e chiese a lui: "che vuoi?" 
Gli rispose: "Signor, tu puoi
ridonare a me la vista". 
"Hai fatto già di me conquista!" 
disse a lui il Signore, 
"con la tua fede in cuore". 
Non da cieco, ma da vedente, 
sua sequela fu conseguente.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXX domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 10, 46-52

46 E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47 Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48 Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
49 Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». 50 Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51 Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». 52 E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.


Bartimeo era il nome. Timeo era suo padre, "l'onorato" cioè Davide. Di lui il cieco, sulla strada di Gerico, voleva che Gesù realizzasse il Regno. La stessa cosa avevano chiesto i figli di Zebedeo. Ma quel titolo ("figlio di Davide"), a Gesù non garbava. Il cieco in strada gridava  che si restituisse a Israele il dominio sulle Nazioni pagane. Ma Gesù fu sordo, e l'invocazione, ripetuta in crescendo, più volte. Quando si zittì, il Signore poté invitare il cieco a venirgli vicino. "Cosa vuoi che ti faccia?". Gli chiese di poterlo vedere, ormai era convertito e, con il mantello, aveva gettato via  l'arroganza del potere. Pronto dunque a nuova identità, quella del "Dio che salva". 
"Rabbuni", lo chiamò. L'aveva accettato "maestro", e lo poté seguire.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 18 ottobre 2024

Fra' Domenico Spatola: Farsi servo per amore

I figli di Zebedeo
chiedevano un trofeo:
i primi posti nel tuo Regno,
e tu, Gesù, a segno
a lor chiedesti
di bere il calice che tu bevesti
e nel battesimo di morte
aver tua stessa sorte.
Pur di aver potere
dissero di voler bere,
e nel battesimo di morte
starti a corte.
Ma quel ruolo dicevi che lo destinava
il Padre a chi accettava
alla tua foce
la stessa tua condanna sulla croce.
All'udire la richiesta
dei compagni lesta
fu la rivolta
per la furbizia che avevan colta.
Ma tu, Gesù, li chiamasti a dir loro
che il tesoro
non sta nel comandare
ma nel farsi servo e imitare
te che, come hai fatto loro udire,
venisti per servire,
e dare la vita in riscatto
dichiarando che presto ciò sarebbe fatto.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della domenica XXIX del tempo ordinario (anno B): Marco 10, 35-45

 
35 E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo». 36 Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: 37 «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38 Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». 39 E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. 40 Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
41 All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 42 Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. 43 Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, 44 e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. 45 Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Più del peccatore, l'arrogante e l'ambizioso impediscono a Dio l'esercizio della sua misericordia. L'occasione fu offerta dai discepoli, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, altrove detti anche "figli del tuono"
("Boanèrghes") . Avidi di potere, pretendevano da Gesù i posti accanto a lui nel conquistato governo di Israele. Avevano rimosso anche il terzo e definitivo annuncio da lui dato sulla sua imminente morte. Refrattari, si fidavano esclusivamente del Messia, quello atteso da Israele, "il figlio di David". Così rendevano impenetrabile in loro l'insegnamento del Maestro. Si avvicinarono a chiedere i due posti, a destra e sinistra, alla conquista del suo nuovo trono. Li interrogò. Dessero da se stessi la risposta: "Potete bere il calice... ed essere battezzati nella stessa mia acqua?". Alludeva alla sua imminente morte in croce. Presuntuosi, dissero: "Lo possiamo!", ma quando sarà il momento fuggiranno. Sottile fu l'ironia del Signore: quei posti toccheranno agli eletti dal Padre. Saranno i due accanto a lui, i malfattori crocifissi. I dieci compagni indignati, per la furbata, erano infatti accomunati dalla stessa ambizione. Gesù li radunò tutti e Dodici, per metterli in guardia dalle ipocrisie dei potenti della terra, e proponendo loro se stessi quale esempio da seguire, perché venuto per servire e dare la vita per tutti.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 11 ottobre 2024

Fra' Domenico Spatola: Nulla è impossibile a Dio!

 


Offristi con tuo sguardo la carezza
al giovane posseduto dalla ricchezza,
chiedesti a lui il cuore generoso, 
perché, libero e gioioso, 
ti seguisse
ma egli a te disse
il suo rifiuto:
non ebbe fiuto
e triste andò via,
e tu, Gesù, dicesti quanto sia
difficile al ricco entrare
lá, dove il cammello suol passare. 
Agli attoniti discepoli aggiungevi
che, per Dio, sono lievi
anche cose più pesanti:
non avessero perciò i cuori affranti!

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXVIII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 10, 17-30

17 Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». 18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
20 Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21 Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». 22 Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
23 Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». 24 I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! 25 È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26 Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». 27 Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».
28 Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29 Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, 30 che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.

Un giovane per strada corse incontro a Gesù. Gli urgevano certezze per l'aldilà. Del presente era soddisfatto. "Cosa devo fare?" chiese in ginocchio. Di Mosè, Gesù gli recitò i comandamenti che riguardavano i rapporti con il prossimo. Esultò. "Da sempre tutte quelle cose ("tauta panta") le ho osservate". Ma fu vera gioia? Quando Gesù gli propose di liberararsi dalle ricchezze, e darne il ricavato ai poveri e seguirlo, si fece scuro in volto e andò per la sua strada. "Possedeva molti beni". Era l'addebito  dell'evangelista.
Deluso fu Gesù. Aveva investito emotivamente invano: "lo fissò e lo amò". 
Commentò con amarezza: "Difficile per un ricco entrare nel Regno di Dio!". 
Al cammello sarebbe venuto più facile passare per la cruna di un ago. Denunciava la ricchezza come ostacolo alla salvezza. 
I discepoli tuttavia si rattristarono ritenendo eccessiva intransigenza quella che li privava del benessere che poteva venire da un ricco tra loro. Interlocutoria perciò quanto piccata fu la loro reazione: 
"Chi si può salvare?"
"Tutto è possibile a Dio", fu la risposta del Maestro. Pietro venne avanti e, a nome anche dei compagni, gli presentò il conto: 
"Noi abbiamo lasciato tutto, e ti abbiamo seguito: che ce ne viene?". 
"Cento volte tanto in case, fratelli, sorelle, madri e figli e campi - rispose - ma non senza persecuzioni". E inoltre quanto aveva chiesto il giovane ricco: "la vita eterna".

Fra' Domenico Spatola

venerdì 4 ottobre 2024

Fra' Domenico Spatola: Non sia disunito ciò che Dio ha unito


Per i farisei il ripudiare
preferito era ad amare. 
Essi citavano Mosè 
chiedendosi il perché
Gesù non conveniva. 
Ma per lui era retriva
quella legge 
che del Creator corregge
d'amor le voglie
del marito per la moglie. 
"I due una carne sola" 
fu questa sua Parola:
"Non vada disunito
ciò che Dio ha unito!"

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXVII settimana del tempo ordinario (anno B): Marco 10, 2-12

2
 E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». 3 Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4 Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». 5 Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6 Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; 7 per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola8 Sicché non sono più due, ma una sola carne. 9 L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto». 10 Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: 11 «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; 12 se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio».

Gesù insegnava alla numerosa folla. Tra i presenti, qualcuno dissentiva. Erano farisei, venuti per tentarlo. L'evangelista usa per loro stesso verbo adatto al Satana. Lo interrogarono sul "ripudio" della moglie per qualsiasi motivo, da parte unilaterale del marito. Su ciò che giustificava il ripudio, legittimato dalla Legge di Mosè, si confrontavano due scuole di pensiero. Quella più rigorista, lo ammetteva per cause gravi (Shammaj), l'altra, più di manica larga, lo legittimava anche per futili motivi (Hillel). "Cosa vi ha ordinato Mosè?", fu la controdomanda di Gesù.
"Lo consente", risposero. Gesù dichiarò di non essere d'accordo, perché Dio non legifera ma crea e dichiarò l'uguaglianza tra l'uomo e la donna, delegittimando il ripudio "non voluto da Dio, ma dalla durezza del loro cuore". Dal Creatore, i due, "maschio e femmina",  diventano "una carne sola", e nessuno può dividerli perché equivarrebbe a un omicidio. Perciò "l'uomo lascia i genitori, e si unisce alla moglie, creando con lei il legame più integro e forte". I discepoli in casa opposero perplessità, ma Gesù insistette dichiarando adulterio per ambedue, se vengono meno al patto della fedeltà voluta dal Creatore.

Fra' Domenico Spatola