Gesù si era lamentato con le città della Galilea (Corazin, Betsaida...) che, dominate dalla sinagoga e dalla dottrina degli scribi, non lo avevano accolto, mentre elogiava quanti avevano compreso Dio come Amore, idea sconosciuta dai cultori della Legge. Questi infatti si relazionavano con le persone sulla base di un codice, perciò non potevano comprendere il Dio che, come Padre, ama e difende le proprie creature. Per Gesù il criterio per interpretare Dio e la sua Parola è dunque il bene delle persone. I semplici ("piccoli") sono perciò la ragione del suo ringraziamento al Padre. Essi non hanno difficoltà ad accogliere il suo amore, perché ne hanno bisogno. Il vangelo di Matteo, fin dall'inizio, aveva presentato Dio come "Emmanuele" ("Dio con noi") e perciò non va cercato, ma accolto per andare con lui e come lui, verso l'umanità. Per svelare il Padre, Gesù toglie l'ostacolo che l'impediva e cioè la Legge e, a criterio per accoglierlo e conoscere il Padre, offre il bene dell'uomo. Prende distanza dai dotti e sapienti, che avevano fatto della Legge la propria convenienza per dominare il popolo, e si rivolge agli oppressi, invitandoli teneramente a venire da lui. "Giogo" era detta la Legge, Gesù la sostituisce con il suo modello che dà ristoro e fa riposare dalla fatica. La dottrina degli Scribi era stata fallimentare perché aveva causato nel popolo spaventosi sensi di colpa, impedendo di sperimentare l'amore del Padre. "Prendere dunque il giogo" offerto da Gesù significa mettersi al suo fianco, tra gli ultimi, e orientare la propria vita verso gli altri. Nessuna regola da osservare, che non sia l'amore. Gesù chiede accoglienza per fondersi con l'uomo in identica capacità d'amore.
Fra' Domenico Spatola
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