25 Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: 26 «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27 Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. 28 Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? 29 Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: 30 Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. 31 Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32 Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. 33 Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
Sulla via per Gerusalemme, la folla numerosa continuava a seguire Gesù, illusa che, da Messia, egli avrebbe ribaltato le sorti del potere e, divenuto re, avrebbe diviso con i seguaci il bottino. Gesù la disilluse, dettando tre condizioni per seguirlo. Il ripudio dei legami di parentela, il rifiuto della società nei loro confronti, come con il condannato nel momento di sollevare la croce e infine la rinuncia dei beni.
Clausole severe, su cui Gesù invitò a riflettere con due mini-parabole. Un costruttore, prima di innalzare una torre, deve esaminare se ha mezzi sufficienti per completarla, altrimenti si coprirebbe di ridicolo. Stessa logica nel caso del re che affrontasse con diecimila soldati, chi gli viene contro con ventimila. Si premurerebbe a trovare l'accordo, per non lasciarsi annientare.
In conclusione, per seguire Gesù necessitano dunque consapevolezza e coerenza.
Fra' Domenico Spatola