venerdì 12 settembre 2025

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Esaltazione della Croce (domenica XXIV del tempo ordinario, anno C): Giovanni 3, 13-17

13
 Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. 14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15 perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

Nicodemo davanti a Gesù per interrogarlo. Visitatore notturno e capo fariseo riformista. Lo aveva ammirato nel tempio, mentre cacciava i venditori. Pensò a lui come all'uomo che cercava, o magari al "Messia figlio di David", dal momento che "nessuno avrebbe potuto fare le cose che faceva, se Dio non fosse stato con lui". Venuto dunque per sedurlo, ma Gesù non si lasciò incantare. Il ruolo, che gli prospettava il fariseo, era da "riformatore della Legge di Mosè". Non lo riguardava, perciò Gesù raffreddò gli entusiasmi dell'interlocutore, con la controproposta: "devi rinascere, se vuoi vedere il Regno di Dio". Non era rinascita biologica, ma "in acqua e Spirito Santo". Nicodemo ammutolì e Gesù gli parlò di "cielo". La sua sfera, che né Nicodemo né Mosè avevano considerato. Da quella era disceso e vi sarebbe risalito, non da solo  ma con gli uomini per  la salvezza dei quali da Figlio unigenito, "per amore Dio lo aveva mandato". Ragionò della sua crocifissione, e per spiegarne il valore salvifico, la confrontò con l'innalzamento del "serpente di bronzo"  ad opera di Mosè, a beneficio dei morsicati dalle aspidi nel deserto. Il tema, familiare a Nicodemo, servì a Gesù per parlargli di se stesso che, innalzato sulla croce, avrebbe dato la vita eterna a coloro che, con fede, l'avessero guardato. Era la proposta di Dio: "il Figlio unigenito, mandato per salvare e non per giudicare il mondo".

Fra' Domenico Spatola 


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