Il "monte alto" costituiva, per la fenomenologia sacrale, il simbolo della manifestazione divina. Cristo vi era salito con i tre discepoli più refrattari al suo messaggio di morte e di risurrezione: Pietro, Giacomo e Giovanni. Si trasfigurò dinanzi a loro, con gli inconfondibili segni teofanici: "il sole", sul volto e "la luce", a vestito. A lui accanto i due rappresentativi dell'Antico: Mosè legislatore ed Elia profeta. Dialogavano con Gesù, come in passato con Dio. Pietro credette di trovare la risposta al suo cruccio: come evitare la morte prospettata da Gesù per raggiungere la Gloria? A quella vista, riteneva che la morte del Messia non fosse più necessaria. Voleva far accettare anche a Gesù il suo convincimento, e chiese l'avallo dei due testimoni. Pensava con loro di riportare indietro le lancette della Storia. Tre "le capanne" invocate per "il figlio di Davide", il Messia di Israele. Ma le sistemava nella gerarchia del suo "credo": al centro poneva Mosè e "a latere" Gesù ed Elia, come suoi gregari. Il Padre non sopportò la tracotanza e tacitò tuonando dal cielo: "Questi è il mio Figlio diletto, lui ascoltate!". Spenta la visione, Gesù restò solo. Offeso perché ancora incompreso dai discepoli che non vedevano in lui la rivelazione del Padre misericordioso, perché ancora terrorizzati dal Dio cui non rinunciavano, colui che fa morire chi lo avesse visto!
Nella foto: Trasfigurazione di Raffaello.
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