venerdì 21 giugno 2024

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della dodicesima domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 4,35-41

 35 In quello stesso giorno, alla sera, Gesù disse loro: «Passiamo all'altra riva». 36 E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano delle altre barche con lui. 37 Ed ecco levarsi una gran bufera di vento che gettava le onde nella barca, tanto che questa già si riempiva. 38 Egli stava dormendo sul guanciale a poppa. Essi lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che noi moriamo?» 39 Egli, svegliatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!» Il vento cessò e si fece gran bonaccia. 40 Egli disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?» 41 Ed essi furono presi da gran timore e si dicevano gli uni gli altri: «Chi è dunque costui, al quale persino il vento e il mare ubbidiscono?»

Il racconto della "tempesta sedata" in Marco è catechesi sulla "missione alla Genti". Il libro degli "Atti degli Apostoli", racconta la tensione, fino al rifiuto, della Comunità giudeo- cristiana avversa ai Cristiani provenienti dal paganesimo senza essere passati dal giudaismo. Come in un dramma, è sceneggiata la barca con Gesù e i discepoli diretti all'altra riva. Si scatenò il forte vento contrario e le onde inondavano la barca fino a farla rischiare. Nella allegoria il vento rappresentava dei discepoli il rifiuto di andare verso i pagani. Il pregiudizio perdurerà anche dopo la Pentecoste, e faticheranno i discepoli a confessare, con l'apostolo Paolo, che "in Cristo non c'è più né greco né giudeo, perché in lui siamo tutti una cosa sola".   Gesù, in barca, era stato inibito, messo a poppa a dormire,  mentre a prua si erano posti gli ammutinati a orientare la barca in tutt'altra direzione. Quando si videro in pericolo però lo svegliarono e, con tracotanza, gli addebitarono il disinteresse: "Non t'importa nulla che moriamo?". Gesù li aveva però allertati: "Senza di me non potete fare nulla!". Si alzò (Risorto) e, da Dio, manifestò la sua potenza di Creatore, comandando al vento e al mare che gli ubbidirono. Allora si interrogarono circa la sua natura divina, perché "chi può comandare al vento e al mare e questi ubbidirgli?".

Fra' Domenico Spatola 

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