In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
L'incomprensione tra Gesù e i discepoli era sempre per la stessa ragione: la loro ambizione del potere da non accettare né il Maestro né il suo programma. Così anche quella volta che attraversarono la Galilea per Cafarnao. Egli parlò della sua prossima morte ad opera dei sommo sacerdoti e degli anziani, mentre essi litigavano su chi dovesse considerarsi il primo di tutti. A casa, Gesù chiese di quella discussione lungo la strada. Non risposero. Allora Gesù portò a modello un ragazzino, che stava a servire ai tavoli. Lo abbracciò è lo pose al suo posto, al centro, poi rivolto ai discepoli disse che il primo tra loro era colui che non avesse pretese di comandare, ma fosse disposto a farsi ultimo e servo di tutti. Ciò avrebbe fatto piacere anche al Padre del cielo.
Fra' Domenico Spatola
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