sabato 16 agosto 2025

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XX domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 12, 49-53

49 Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! 50 C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!51 Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. 52 D'ora innanzi in una casa di cinque persone 53 si divideranno tre contro due e due contro tre;
padre contro figlio e figlio contro padre,
madre contro figlia e figlia contro madre,
suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Il mitico Prometeo aveva provato a portare il fuoco agli uomini che egli amava. L'aveva rubato agli dèi, attirandosi l'odio degli stessi che lo inchiodarono in perpetuo sulla roccia. Quel fuoco era necessario perché iniziasse la civiltà sulla Terra. Il poeta Eschilo nel V secolo a.C. ne fece un dramma con la omonima tragedia. Era immane epopea.
La leggenda ci sembra anticipare quanto Gesù rivendicherà: "Sono venuto a gettare fuoco sulla Terra". E, a commento, vi aggiunge "il desiderio che venga acceso". Non da Messia piromane, come predicato dal Battista ("fuoco che brucia la pula"), o invocato dai "Boanerghes", i figli di Zebedeo, sulle città samaritane perché nemiche di Israele. Fuoco di Gesù è lo Spirito Santo. Il suo Dono dalla Croce e, a Pentecoste, manifestato per sostituire la Legge di Mosè. Gesù apriva i discepoli al nuovo sentimento verso Dio: non più giudice e custode implacabile della Legge, ma Padre. Perciò non da servi ma da figli, iniziati alla imitazione ("Siate misericordiosi, come il Padre che è nei cieli"). Era il suo insegnamento che dissolveva il Vecchio, e lo obbligava ad accogliere il Nuovo. Il confronto sarà perciò tra "padri e figli". Sfavorevole ai primi invitati perché condizionati alla novità del Vangelo, il cui garante è lo Spirito Santo, il fuoco che Gesù era venuto a portare sulla terra.

Fra' Domenico Spatola 

Nessun commento:

Posta un commento