venerdì 31 gennaio 2020

Fra' Domenico Spatola: La Brexit... "Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza"

Finalmente i Britannici hanno avuto quel che volevano.
La maggioranza, il 13 dicembre u.s., con la schiacciante vittoria di Boris Johnson, ha votato la sua idea: uscire dalla UE, senza "ma" e senza "se". Sbandierava così i suoi "dictat", come i capelli a pannocchia,  insoffente a mediazioni più soft e di compromesso. In pieno Parlamento a Bruxelles, il canto "d'addio" o "dell'arrivederci" come qualcuno auspicava, parve ai più "canto del cigno", esploso spontaneo e forse ancora incredulo per lo strappo "storico" inverato.
All'entusiasmo dei vincitori è legittimo contrapporre la delusione di quanti più lungimiranti,  temono che non sia stato fatto un torto ai figli stessi di quanti hanno voluto la Brexit.
Nel mondo ormai  "villaggio globale", infatti le interdipendenze a volte anche drammatiche, ci fanno sentire "cittadini del mondo". L'auspicio nostro è che gli inglesi del futuro siano più saggi dei genitori che hanno loro impedito spazi di libertà con isolamenti inutili e nocivi.
 
Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Gesù cresceva.

Compiuti i giorni del rito,
che di Mosè il dito
additava "impuri"
(legge che si vuol che duri),
Maria e Giuseppe si misero in cammino
per la Città ove il bambino
venisse presentato
e, per Legge, riscattato:
"Ogni maschio primogenito,
del Signore sia merito
e in più ci sia l'offerta,
non pesante né sofferta
di due tortore o colombi".
Così sembra rimbombi
la Legge di Mosè.
Simeone, udì in sé
dello Spirito la voce:
"Non vedrai tua foce,
senza avere visto
di Dio il Cristo".
Fu d'esempio,
e, mentre al tempio
Gesù venia portato,
Simeone, ispirato,
ottenne a faccia
Gesù tra le sue braccia.
Egli, di anni onusto
e per Legge anche "giusto",
benedisse Dio dicendo:
"Or comprendo,
mio Signore,
non chiedo a te altre ore,
posso venire in pace
perché ho visto face,
la tua, svelata alla Storia
e a Israele in piena Gloria!".
Madre e padre con stupore
imparavan dal Signore,
cose ancor non conosciute
ma da noi risapute.
Mentre stava a benedire,  
si poté da tutti udire
Simeone che a Maria:
"Necessario che il Bimbo sia
-dicea- di contraddizione segno
di caduta e di risurrezione pegno
per molti in Israele.
Né sarà per te lieve
la vita sotto la croce:
la spada ti trafiggerà atroce".
A ribadire idea stessa
venne anche la profetessa
Anna di Fanuele,
che, per tempo breve,
era stata col marito.
Essa di Simeone approva il rito,
parlando di Gesù e di sua passione
a chi attende novella redenzione.
Finiti i loro giorni,
lasciarono i dintorni
di Giudea
tornando tosto in Galilea,
a Nazareth dove in famiglia
Gesù cresce e assomiglia
a noi in età.
Mentre Divina Santità,
lo colma di sapienza,
svelatasi d'amore quintessenza.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Presentazione di Gesù al tempio Luca 2, 22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - 23come è scritto nella legge del Signore:Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore - 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva prennunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito si recò al Tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
Il cantico di Simeone

29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli:
32luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Profezie di Simeone e di Anna
33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35- e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
36C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Vita di Gesù a Nàzaret
39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
 
Quel giorno nel tempio di Gerusalemme, per l'evangelista Luca, si attuavano le profezie di Malachia e di Daniele: "il Signore entrava nel suo tempio". Suggerisce tuttavia il racconto l'idea di un confronto tra logiche contrapposte: quella  della Legge mosaica, che imponeva la "purificazione" alla madre, dichiarata legalmente "impura" per il "primogenito", da riscattare con offerte, e l'altra idea manifestata nella scelta dello Spirito che muoveva Simeone perché bloccasse l'inutile rito e presentasse al mondo Colui che è "Luce delle genti e gloria di Israele". Altre le esigenze imposte dal suo credo, dettato alla Madre e richiedente la radicale conversione alla Parola di Dio, che, come "spada", le avrebbe trafitto l'anima imponendole rinunce dolorose fin sotto la Croce. A supporto intervenne anche l'altra testimone: Anna che parlava del Bambino a quanti aspettavano la redenzione. Il ritorno a Nazareth fu tempo propizio quanto necessario per la maturazione del Bambino che "cresceva" e per i suoi genitori che meditavano sulla "novità" iniziata dallo Spirito.
 
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Presentazione di Gesù al Tempio (Giotto)

giovedì 30 gennaio 2020

Recensione di fra' Giovanni Spagnolo a "Un anno con fra' Domenico. Poesie per ogni giorno dell'anno"


È una vera gioia, oltre che una gradita sorpresa, avere tra le mani questo corposo volume dell’amico e confratello fra’ Domenico Spatola che spicca, con il suo sorriso bonario, in una indovinata copertina che nulla ha da invidiare a quella che il noto settimanale TIME, pubblicato negli USA, dedica all’uomo dell’anno di turno.

In realtà, non è la prima volta che fra’ Domenico Spatola regala poesie ai suoi amici, come dimostrano i precedenti volumi che dal 2016, I Buoni Cugini editori palermitani, con lodevole impegno e professionalità, si sono impegnati a pubblicare e a sostenere, con uno sguardo alla mensa dei poveri della Missione San Francesco che il Cappuccino ha istituito nei locali del convento e a cui destina gli eventuali proventi anche se, notoriamente, Carmina non dant panem!

Come lo stesso fra’ Domenico scrive all’inizio del volume, in una sorta di “dichiarazione d’intenti”, il titolo alternativo che non sfigurerebbe per questa raccolta di Poesie per ogni giorno dell’anno, potrebbe essere “Diario dello spirito”, anche se più precisamente “Il profilo è da almanacco”.

Nella lingua italiana almanacco è anzitutto sinonimo di Calendario, nello specifico inteso come “Libro che registra i giorni dell’anno con le indicazioni astronomiche e simili” (Treccani) o un fedele raccoglitore di giorni incerti, come in una delle “Operette morali” di Giacomo Leopardi: Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere.

Ma questo “almanacco” di fra’ Domenico piò essere più agevolmente ricondotto, nella tradizione cappuccina, al calendario per eccellenza ideato 75 anni fa da padre Mariangelo da Cerqueto, da tutti conosciuto come Frate Indovino.

Infatti anche Poesie per ogni giorno dell’anno, non contiene soltanto versi ma, come scrivono gli Editori: “Si ricordano gli anniversari di nascita o di morte di quei personaggi dello spettacolo che in qualche modo fanno parte della nostra vita: da Lucio Dalla a Charlie Chaplin, da Totò a Gigi Burruano, da Andrea Camilleri a Luigi Pirandello. E non solo. Fra’ Domenico non dimentica i pilastri della cultura e della musica: Leopardi, Manzoni, Virgilio, Pascoli, Omero, Mozart…”

E naturalmente non può mancare il ricordo dei Santi, san Francesco in primis, cui fra’ Domenico, a Ottobre mese a lui dedicato, dedica un buon numero di versi, ma anche san Bernardo da Corleone, san padre Pio da Pietralcina per non dire della Santuzza per eccellenza, Santa Rosalia, la cui devozione è iscritta nel DNA dei palermitani.

Il volume Un anno con fra’ Domenico è inoltre riccamente illustrato da disegni che si prestano a essere colorati dai bambini, un vero escamotage educativo, propedeutico alla lettura delle poesie che potrebbero attirare l’attenzione dei più piccoli, come quelle che arricchiscono Dicembre, con il sapore di strenne natalizie.

Altre ricchezze che il cappuccino ha profuso nel suo “almanacco” che si spalma su 365 giorni, attingendo a piene mani alle profondità del suo cuore, le scoprirà il lettore che verificherà l’affermazione dell’Autore: “Questa raccolta di poesie è un omaggio alla vita, amica se ne si conosce il dono che essa, ogni giorno, propizia”.

E concludiamo questa nostra breve presentazione applicando, in forza dell’affetto che mi lega all’Autore di queste poesie, quanto Carlo Bo scrisse di David Maria Turoldo: “(Fra Domenico) ha avuto da Dio due doni: la fede e la poesia. Dandogli la fede, gli ha imposto di cantarla tutti i giorni”.



fra' Giovanni Spagnolo
Poeta e scrittore

martedì 28 gennaio 2020

Fra' Domenico Spatola: Cent'anni di mamma

Celebrarti i cent'anni,
con la gioia e gli affanni
di mia vita che, grama,
tua vista ancor brama.
Dammi la mano,
non starmi lontano,
come quando bambino
m'iniziavi al cammino.
E danza con me
quel che piace a te:
riproponi movenza
in stessa cadenza
dei primi miei passi,
ballo ora sui sassi.
Ti vedo bella,
agile e snella,
che volteggi a mia vista
e più ampia è la pista.
Ma ora cade dagli occhi quel velo,
e vedo ormai che dimori nel cielo.

Fra' Domenico Spatola

domenica 26 gennaio 2020

Fra' Domenico Spatola: Deportati a Birchenau.

Fischio di treno,
sibilo nella notte,
arriva sbuffando
nuovo carico umano:
grida all’interno
di vagoni piombati,
altra carne al macello
a bruciare a Birchenau.
È olocausto al cielo rivolto,
anch’esso sconvolto                                             
per gente che spera
respiro
e, quando sgranati
i portelli del male,
sbucano in dieci o cento
(o non so quanti) al vento
votati,
or disperati
d’acqua
come di libertà, che non sciacqua
fetore di morte,
unica sorte
per tutti segnata.
Camini fumanti,
cenere al vento
disperdon lontano
ciò che resta d’umano.                              
Nessuno contesta
e, qual pecore a festa
a destino salite
che pure infinite
del Golgota pene
che memoria mantiene
imposte dal boia
a vergogna di Storia.


Fra' Domenico Spatola: Deportati a Birchenau.
Fa parte della raccolta: Un anno con fra' Domenico. Poesie per ogni giorno dell'anno

Fra' Domenico Spatola: Pellegrino ad Auschwitz


Terra... di cenere
raccolsi dal Campo
e lacrimando avvicinai
a mie labbra. 
Eco lontana
il vento portava, 
rimembranza
impazziva nel cuore, 
violenza
e spaventi narrava, 
a terrore. 
Atterrito, percorsi i cammini...
sotto sguardi angosciosi
per me, 
eran lì, infiniti e pietosi, 
tutti quanti a gridare: 
“Perché?”...
Non risposta trovai,
né ancor trovo, 
ad umana fratricida insipienza,
solo prece invocai a riposo
e a spezzare del male sequenza. 



Fra' Domenico Spatola: Pellegrino ad Aushwitz
Poesia tratta da: In libertà d'amore



Fra' Domenico Spatola: La luce della Memoria.

Ad Auschwitz volli portare un fiore,
ma non v’era tomba per pianger mio dolore:
tutto era cenere di morte...
triste era la sorte
dei condannati all’oblìo.
Mi rivolsi a Dio
che, in grembo suo materno,
accolse i tanti che disumano senno
prematuri a lui inviò.
Non lo scorderò:
eran bimbi, erano anziani,
eran giovani, eran sani.
Arrivati là per la vacanza
finì in cenere la loro danza,
e liberarono al vento il loro canto,
reso pianto
per l’uomo del futuro
che sarà umano e più maturo.



Fra' Domenico Spatola: La luce della Memoria.
Poesia tratta da: Un anno con fra' Domenico. Poesie per ogni giorno dell'anno

Fra' Domenico Spatola: Non scordar nostra memoria. Dedicata a tutti coloro che non fecero ritorno dai campi di sterminio


Poesia di fra' Domenico Spatola in memoria di tutti coloro che non hanno fatto ritorno dai campi di sterminio. Giorno della memoria: 27 gennaio 2020

sabato 25 gennaio 2020

Fra' Domenico Spatola: Il loro annuncio avea a tema il Regno

Dalla Giudea,
passò Gesù in Galilea
quando a sua vista
non fu più libero il Battista.
Lasciò di Nazareth sua gente
e volutamente
a Cafarnao, sul mare,
decise d'abitare.
Era la terra che Isaia
di "gente ria"
diceva abitata,
e, accecata
come morta,
per lei luce sarebbe sorta".
D'allora Gesù a predicare
si mise e a consigliare
conversione
per l'attuazione
del Regno dei cieli,
ormai presente senza veli".
Sul mare di Galilea,
vide Pietro e Andrea
che stavano a pescare:
traevano dal mare
lor sostentamento.
Senza commento
a invito a sequela,
ammainarono la vela
per seguirlo,
ed è gioioso dirlo
che, andando oltre,
protetti da paterna coltre
vide Giacomo e Giovanni
in barca a riparare i danni
di loro rete
Ad altre mete
Gesù li chiama.
Essi, si sa per fama:
lasciato Zebedeo e la sua barca,
seguirono Gesù e la sua arca.
Per l'intera Galilea,
di Gesù l'annuncio avea
a tema il Regno
e di sua natura il segno
era ogni guarigione
da malattia e afflizione.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Terza Domenica del Tempo Ordinario (anno A): Matteo 4, 12-23

GESU' IN GALILEA
Il regno dei cieli è vicino
12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
16Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta.
17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
I primi quattro discepoli
18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù predica e guarisce
23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Il  Battista aveva alzato la voce contro il tracotante Erode Antipa e questi, per ripicca e paura, l'aveva fatto carcerare nel Macheronte.
Alla notizia, Gesù abbandonò la Giudea, diventata pericolosa anche per lui, per recarsi nella Galilea. La regione, in passato (VIII secolo a.C.) dominata dagli Assiri, era stata indicata anonimamente da Isaia: "Distretto (Galil) dei Pagani". Ma a vanificare le tenebre denunciate in quella "terra di morte", il profeta accendeva la speranza con l'annuncio del nascituro Emmanuele.
Multietnica, la Galilea era adatta alle esigenze universalistiche del Vangelo, e Cafarnao veniva prescelta perché crocevia di traffici  commerciali, in quanto situata sull'asse ("Via maris") di collegamento  tra la Siria e l'Egitto.
La "conversione" per amare "come Dio" l'Umanità, risuonò primo annuncio. I primi collaboratori scelti furono pescatori in attività sul mare di Galilea. Dei primi due, Simone e Andrea, è indicata la "fratellanza" a modello del futuro legame normativo tra i membri delle Comunità. L'invito a seguirlo era a proposta di cambiamento: "vi farò pescatori di uomini".
Andando oltre, di Giacomo e Giovanni, l'autore evidenzia la sottomissione al padre, Zebedeo. L'invito alla sequela contemplerà la "nuova" paternità, quella di Dio.
A chiusura della pericope, un sommario racconta Gesù in giro per la Galilea, per insegnare agli Ebrei nelle sinagoghe ed evangelizzare i lontani in ogni dove. Ma erano tuttavia i sofferenti, i destinatari privilegiati delle sue speciali attenzioni manifeste nella forza disarmante dell'amore.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto di Giuliva di Berardino 

venerdì 17 gennaio 2020

Fra' Domenico Spatola: Agnello che toglie il peccato

Vide il Battista che Gesù a lui veniva,
e di additarlo a tutti non finiva:
"essere l'Agnello,
quello
che del mondo toglie il peccato!"
Insisteva, non rassegnato,
che "Gesù era Colui
che esisteva prima di lui".
Aggiungeva:
"Io non lo conoscevo
ma a battezzar venuto ero
perché conosciuto
fosse da Israele"
Testimoniava cosi col miele
in bocca
come chi versa acqua dalla brocca:
"Lo Spirito - dicea - su lui ho visto scendere,
come Colomba da nido suo dipendere.
Su lui si posava
e messaggio diramava
la Voce di chi inviato m'avea a battezzare:
'Colui su cui lo Spirito vedrai restare
battezza con acqua non soltanto
ma con la potenza di Spirito Santo'.
E io che ho visto
attesto che egli è il Cristo,
il Figlio di Dio,
cioè il Signor mio!"

Fra' Domenico Spatola
Dipinto di Antonello da Messina

Commento di fra' Domenico Spatola Vangelo della Seconda Domenica del Tempo Ordinario (anno A): Giovanni 1, 29-34

29 Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: «Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! 30 Questi è colui del quale dicevo: "Dopo di me viene un uomo che mi ha preceduto, perché egli era prima di me". 31 Io non lo conoscevo; ma appunto perché egli sia manifestato a Israele, io sono venuto a battezzare in acqua». 32 Giovanni rese testimonianza, dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui. 33 Io non lo conoscevo, ma colui che mi ha mandato a battezzare in acqua, mi ha detto: "Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quello che battezza con lo Spirito Santo". 34 E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figlio di Dio».

L'evangelista Giovanni racconta la "prima settimana" di Gesù, dopo il battesimo nel Giordano. La ritma in parallelo a quella primordiale della Creazione. L'intento è teologico: è in Cristo la nuova Creazione. Nel settimo giorno, viene annunciata la "Nuova Allenza", a Cana alle Nozze col "miglior vino", a prefigurazione del sangue con cui, dalla croce, il Cristo avrebbe sancito il Patto.
È del "secondo giorno" l'attestazione del Battista che, nel vedere Gesù venire a lui,  riconobbe "l'uomo" da manifestare a Israele. Quando però vide "scendere e rimanere su di lui lo Spirito", confessò Gesù "il Figlio di Dio, venuto a battezzare nello Spirito Santo". Ridimensionava in tal modo il battesimo da lui servito "con acqua", dichiarandolo "non in grado" di competere con quello "in Spirito Santo" che avrebbe operato Gesù. Aveva infatti intravisto in lui "l'Agnello venuto a sradicare il peccato del mondo". Era l'abisso tra Dio e l'uomo creato dall'ideologia religiosa. Con l'agnello evocato, il Battista si riferiva alla "prima" delle Pasque ebraiche quando Israele era in procinto di lasciare la schiavitù egiziana per intraprendere il cammino verso la Terra promessa. La carne dell'agnello era servita a nutrire per il viaggio, mentre il sangue a proteggere dalla morte inflitta dallo "Sterminatore". Il Quarto Vangelo, attento ai temi esodiali, li vede attuati in pienezza nella mistica sponsale di ogni Eucaristia, dove Cristo alla Chiesa "Sposa" porta in dote il dono dello Spirito.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: particolare dipinto di Caravaggio 

venerdì 10 gennaio 2020

Fra' Domenico Spatola: Il battesimo di Gesù

Veniva da lontano,
dalla Galilea al Giordano,
per far lavare i panni
al  mitico Giovanni.
Gesù non avea peccato,
ma per il nostro reato
era lì con tutti quanti,
aspettando di far santi
anche noi.
Quando poi
venne il suo momento,
il Battista ne fu scontento:
"Sono io - egli dicea -
che il Messia dovea
battezzare, e tu vieni a me?"
Ma a quel "perché?"
Gesù rispose:
"Non altre chiose
consento a te di dire,
dobbiamo noi ubbidire
e, senza la mestizia
adempìre ogni giustizia".
Giovanni allor s'arrese,
vide e poi comprese,
che il rito suo dell'acqua
non sciacqua
Gesù, ma apre il suo cielo
e lo squarcia come velo,
mentre lo Spirito a colomba
scende su lui e rimbomba
la paterna voce
che addita già Cristo in croce:
"Questi è il Figlio mio,
- diceva il Padre Dio-
colui che io amo
e di lui la carezza bramo!"

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Battesimo di Gesù (Tintoretto)

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo del Battesimo di Gesù: Matteo 3, 13-17

Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Dalle rive del Giordano,  Giovanni, predicando "conversione",  faceva proseliti col rito del "battesimo d'acqua". Il "suo" era l'alternativa offerta ai pellegrini del tempio di Gerusalemme dove il perdono divino richiedeva costosi riti di purificazione. Da Nazareth di Galilea, Gesù salì in Giudea, fino al Giordano. Nella ressa di quanti attendevano il turno per farsi battezzare, fu notato dal Battista, che provò a bloccarne l'intento. Quel rito in cui si denunciava "morte al peccato", non poteva riguardare il Messia. Ma l'insistenza di Gesù ad essere da lui battezzato, sconvolse Giovanni, per cui quella scelta significava il fallimento dell'attesa millenaria d'Israele e del suo messaggio. Aveva predicato un Messia "implacabile giustiziere dei peccatori", e ora se lo trovava difronte, in mezzo ad essi, a professare altra condivisione e con l'uomo peccatore, in deliberata scelta di stessa sorte mortale. A battesimo avvenuto, però si manifestò anche ai suoi occhi la "Gloria" di Dio: il cielo  si squarciò irrimediabilmente, perché non ci fossero più veli tra Dio e l'uomo, e lo Spirito, da colomba fedele al nido, si posò su Gesù, come habitat di predilezione. Era l'investitura regale, inedita e insperata, del Messia che rinnovava in sé tutta la creazione. La voce del Padre indicò del Figlio la missione "dell'amato" e "del compiacimento". Il proclama indicava  del percorso la modalità dolorosa e del sacrificio, come quello di Isacco ( "l'amato" di Abramo) e del "Servo Sofferente", additato da Isaia in "Colui di cui Dio si compiace".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Battesimo di Gesù (Leonardo da Vinci)

domenica 5 gennaio 2020

Fra' Domenico Spatola: Il suo nome è Epifania

La Befana di famiglia,
a chi assomiglia?
Il suo tratto
è ritratto
della vecchia,
che si specchia
nel passato,
dove tutto è consumato:
le sue scarpe, i suoi denti,
e i capelli ai quattro venti,
il bitorsolo sul naso
e la lente che non a caso  
sbircia tutti da lontano.
Vuol infatti dare una mano
per il grande suo buon cuore
e far sentirne il calore
a chi compie tanto bene.
Le promesse ella mantiene
a coloro che son buoni,
e non calze con carboni
ma felicità nella sua sporta
che sulla scopa essa a noi porta.
Sua missione è ricordare
che "tutto l'anno s'ha d'amare!".
Tal messaggio sempre vale,
non soltanto a Natale.
Nel tagliar poi la corda
a tutti quanti essa ricorda
il suo nome "Epifania"
che tutte le feste porta via.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 3 gennaio 2020

Fra' Domenico Spatola: I Magi a Betlemme

I Magi dell'Oriente
rappresentano la gente
che gode stessa sorte
toccata a chi da morte
è stato liberato.
Il Bimbo adorato
è re, uomo e Dio
venuto per chi in oblio
l'avesse relegato.
La stella che ha guidato
fino Betlemme
s'era a Gerusalemme
spenta,
perciò più lenta
fu  ricerca,
ma la Parola del profeta
indicò infin la meta.
Andarono felici
della Stella amici
e giunti dal Bambino
conclusero il cammino.
Alla vista di Gesù
gioirono di più
e seppero da Madre
che Dio era il padre:
così prostrati a loro
offrirono il tesoro
in oro, mirra e incenso
lor compenso
dell'ardente cuore,
toccato dall'amore.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Adorazione dei Magi (Rubens)

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Epifania del Signore: Matteo 2, 1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
6E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda:
da te infatti uscirà un capo
che sarà il pastore del mio popolo, Israele».
7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

Matteo scrive il Vangelo per Ebrei convertiti al Cristianesimo. Motivo conduttore è il confronto serrato tra Gesù e Mosè, per evidenziare la superiorità del primo, che attua le profezie dell'Antico Testamento e porta la salvezza a tutti i popoli della Terra. I Magi ne sono i rappresentanti. Al seguito della profetica Stella,  inseguono ideali di pienezza. Il percorso è lungo perché ostacolato da ideologie di potere. Gerusalemme e il suo re li depistano, mentre i sacerdoti e gli scribi, conoscitori delle Scritture, all'unanimità li orientano verso Betlemme, la città di Davide, e futuro luogo della nascita del re Messia. Così si era pronunciato Michea, il profeta della Natività. Tuttavia i Magi ebbero fortuna, furono infatti favoriti (suo malgrado) da Erode che, con ambigua disponibilità, chiese la loro collaborazione a cercare il Bambino e avvisare lui, non per venirlo ad adorare, come falsamente diceva, ma per  scopi omicidi. In filigrana l'evangelista intravvede la strage degli Ebrei in Egitto, ad opera del faraone, al tempo di Mosè. Ripreso il cammino, per la loro grande gioia, la stella tornò a splendere ai Magi e, al termine del prodigioso cammino, a Betlemme nella "casa" trovarono il Bambino. Ne riconobbero la regalità offrendogli l'oro. Ne adorarono la divinità con l'incenso, e celebrarono le sue nozze con l'Umanità, offrendogli la mirra. Maria, la Madre, mostrando il Bambino diventò icona della Chiesa che professa permanente vocazione universale, per la salvezza di tutte le Genti.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Adorazione dei Magi (Raffaello)

giovedì 2 gennaio 2020

Fra' Domenico Spatola: Gentile fai ingresso in mezzo ai tuoi

In principio,
la Sapienza eterna
a noi squaderna
Amore in sua Parola,
facendo scuola
d'esistente
in opera divina e onnipotente.
Fornace viva,
vista mia retriva
in Te contempla a intellezione,
seppure in confusione,
Vita e Verità in luce
a diradar tenebre che mente mia produce.
Gentile fai ingresso
in mezzo ai tuoi,
di nostra carne prendi fardello
e a noi in cambio dai divin mantello,
abiti nostre tende
ove umanità s'arrende
ai prodighi consigli
perché ci vuoi tuoi figli.
Di ricchezza
fai a noi pienezza
di grazia che corregge
di Mosè severa Legge,
e non da servi
ma da amici noi conservi.
Niuno visto ha mai Iddio
rischiandosi del volto suo l'oblio,
se il Figlio, da suo seno,
a noi pieno
svelato non l'avesse
in sue fattezze stesse.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica dopo Natale: Giovanni 1, 1-18

1 In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
2 Egli era in principio presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. 6 Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
11 Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
12 A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13 i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15 Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18 Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

Il Prologo del Quarto Vangelo anticipa le tematiche trattate nel prosieguo. Di fondamentale importanza sono le correzioni apportate alle visioni su Dio, incomplete o distorte del Vecchio Testamento, o di qualunque altra religione.  Nell'incipit un primo correttivo: la Creazione nella Genesi si apriva con: "In principio Dio creò il cielo e la terra...", mentre nel Prologo si afferma che "in principio c'era il Progetto (Logos)" con connotazioni divine ben precise. Il "Logos", dirimpetto a Dio (pròs ton Theòn) e suo "specchio" (Gesù dirà: chi vede me, vede il Padre). Ne si esplicita l'identità: vita che illumina di ogni uomo le scelte di libertà, senza essere più condizionate dalla Legge mosaica, che si arrogava il diritto di essere "luce". Il "Progetto" è creativo: tutto è opera sua e, senza di lui, nulla esiste. Il mondo, sua creatura, oppone tuttavia un rifiuto all'accoglienza,  ma, per l'Evangelista, le tenebre si diradano quando splende la luce. Centrale è il "Logos, che si fa carne". Assumendo dell'uomo la condizione mortale, Egli condivide la tenda dell' esodiale cammino verso la libertà. Presagi di lettura squisitamente pasquale dell'intero racconto. Ma il confronto con Mosè si fa diretto, perché, non chi osserva la Legge, ma chi accoglie il Figlio riceve il potere di diventare figlio di Dio. Ma l'epico confronto tra Grazia e Legge, è stravolgente nel finale:
"Dio non lo ha visto mai nessuno ma solo il Figlio, che è nel seno del Padre, lo ha potuto rivelare". Si impone perciò una rivisitazione dei pregiudizi su Dio, formulati prima di lui.

Fra' Domenico Spatola