venerdì 23 febbraio 2018

Fra' Domenico Spatola: Indicasti cammino.


Sul monte alternativo al potere
ove mestiere
era solo da servo,
a tuoi seguaci, Signore, offrivi
modelli diversi
purché conversi
ai tuoi ideali
e in stesse pulsioni vitali
accettando fatica
di tua morte
sulla stessa frequenza di sorte
del grano che matura
solo morendo offre futura
pienezza in splendore.
Bello apparisti in biancore
che nessun lavandaio  poteva emulare
e tuo viso solare
donava ai tuoi
squisiti splendori
e, da eroi, imitare.
Pietro provò a bloccare
il cammino di storia
con sua solita boria:
in tre sue capanne
ma al centro, da re,
voleva Mosè
e tu alla destra suo braccio.
Era il laccio
che subordinava te
al priore  Mosè. 
Non d'accordo la Voce paterna
che dall'alto sparigliò quella terna.
Perché il posto di re
non lo prenda né Elia né Mosè. 
Spetta solo al Figlio.
Perciò accettino consiglio
Pietro e i suoi
che solo Gesù sia ascoltato da noi.
 
Fra' Domenico Spatola.
Nella foto: La Trasfigurazione del Beato Angelico

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della seconda Domenica di Quaresima: Marco 9, 2-10

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti

Commento al Vangelo.
Gesù condusse sull'alto monte i discepoli più accesi di riformismo giudaico. Volevano il ripristino della gloria di Israele e il suo riscatto tra i popoli, sui quali vantare la superiorità della Legge di Mosè. Erano: Simone il "Pietro" e Giacomo e Giovanni i "boanerghes" ("figli del tuono"), notati nel gruppo per l'irruenza dell'orgoglio nazionalistico.
Sei giorni prima, Gesù aveva annunciato l'imminente sua morte e, a risposta, aveva subìto la ribellione di Pietro, "il satana", avversario dichiarato del suo progetto.
Il "monte alto" doveva loro additare la condizione divina, raggiungibile da tutti, e il modo per ottenerla. La trasfigurazione di Gesù, dal volto come il sole e dal vestito dal candore inimitabile da nessun lavandaio sulla terra, è la risposta all'inaccettabile paradosso per Pietro: la morte del Messia non va accusata come suo fallimento, ma passaggio per raggiungere  la pienezza della vita. A esprimere l'inesprimibile i termini di confronto sono evocati dallo "splendore del sole" e del "candore del vestito".
Due i testimoni eccellenti del passato: Mosè ed Elia, che affiancano Gesù, rispettivamente  da legislatore e da zelante esecutore della Legge. Conversano con Gesù come in precedenza con Dio. Non hanno parole da insegnare ai discepoli, mentre ne hanno da imparare essi stessi dal Cristo.
Pietro non è d'accordo: vuole in campo Mosè e propizia le "tre tende", attento a riservare quella centrale a Mosè. Per lui la Legge è  preponderante. A suo dire, Gesù ed Elia lo affiancheranno da gregari.
È troppo per non irritare il Padre,  la cui voce risuona perentoria perché si ascolti "il Figlio mio, l'amato". La scena si spegne sul monito, severo e senza alibi, del Padre, e nella paura dei discepoli terrorizzati, perché andati via i loro beniamini, rimasero soli con Gesù solo. Ci vorrà ancora tempo, perché comprendano le felici conseguenze di quella morte, da Gesù annunciata come "vita consegnata", e da sperimentare  risorta.


Fra' Domenico Spatola

venerdì 16 febbraio 2018

Fra' Domenico Spatola: Fosti tentato.

Tentarono anche te,
che non da re
ti accingevi, Signore,
ma da servo a governare
nostra esistenza.
Vincesti resistenza
a tua offerta.
Mentre sofferta
fu tua lotta a Satana e sue fiere,
dei regni ottusi ove il potere
è brutale forza
ma da te resa  sol scorza
di vano regno.
Valido segno
fu scelta d'amare,
compresa da tuoi angeli,
messaggeri di stesso canto,
in cielo vanto
che toglie il velo
e svela tuo Vangelo.


Fra' Domenico Spatola
Nella foto: particolare della scultura di Michelangelo

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Prima Domenica di Quaresima (anno B): Marco 1, 12-15

E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.Credete nel Vangelo
14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
 
Dal battesimo di Gesù al deserto il passaggio è conseguenziale.
Il popolo di Mosè, attraversando il Mare Rosso, aveva valicato il confine estremo per la sua libertà, come il Cristo, coadiuvato dal Battista, offre a noi iniziandoci al cammino di liberazione da qualunque schiavitù e percorrendo stesso deserto di prova per fiaccare del Potere l'orgoglio.
Nel Giordano l'offerta esigiva lotte non effimere e avverse alle ideologie seducenti, imperanti e tese ad arruolare il Messia davidico a suo stesso delirio, esclusivo a salvezza del solo Israele e del suo acceso fanatismo. Contro tutti i nemici lungo una intera generazione: quaranta anni.  Il numero applicato all'esperienza umana di Gesù rappresenta l'intera sua esistenza, ambito totale della tentazione a deviare dal progetto manifestato nell'accettare piena condivisione della nostra mortalità. Satana sarà chiunque (lo stesso Pietro) vorrà ostacolare Cristo dal proposito di condividere la nostra sorte dove la morte è condizione per trasfigurarsi.
Il messianismo, facile e trionfalistico, sarà l'offerta del Satana (avversario) e di tutti i Poteri del mondo simboleggiati dalle fiere, evocate nella visione notturna del profeta Daniele. Non sulla forza bruta e violenta, né sul furore avverso ai nemici di Israele Gesù fonderà il Regno,  ma sul dono del suo amore appalesato   (questa la sua Gloria) sulla croce da dove offre la vita anche a coloro che Israele aveva nemici. Lo capiscono gli Angeli che lo servivano. Senza ali e senza nomi, sono con Lui, di cui hanno accolto e assimilato nome e carisma, perché loro missione sarà di condividere, collaborando allo stesso progetto d'amore nel servizio silenzioso ed efficace verso i fratelli. 
 
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto di Caravaggio.  
 
 
 

martedì 13 febbraio 2018

Fra' Domenico Spatola: Mercoledì delle ceneri.

Di mercoledì il rito
con ceneri
segna a dito
ultimo destino
d'umano cammino
per bruciare essenza
d'effimera parvenza
e sfiduciare orgoglio:
imbroglio
di chimera di vita
non infinita
perché terrena,
mentre a lena
chiede quella appena
intravista: eterna
che squaderna
mistero vero
del Regno
e le ceneri son segno
del Vangelo
a levare velo
di cose non vere
per offerte più sincere.

Fra' Domenico Spatola.
Nella foto: Mercoledì delle Ceneri. Acquarello di Julian Falat 1881

venerdì 9 febbraio 2018

Fra' Domenico Spatola: Gesù e il lebbroso

Purezza
il lebbroso implorava,
Signore,
al tuo cuore
mentre a lui carezza donava.
Orribile gesto
fu inteso funesto,
da quel contesto
di mondo diviso
che ucciso
avea la compassione,
la riabilitasti
nell'incarnazione:
fatto fratello
anzi nostro gemello
in stessa fattezza
e di non sola bellezza.
D'umana sorte,
rendesti distanze più corte
al peccatore
da salvatore
in tua croce.
Stessa la voce:
che fu del lebbroso
(fatto curioso!)
chiedevi pietà
per tua umanità
avendomi guarito
con il nuovo tuo rito
ch'era quello del cuore
donato ad amore.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Gesù guarisce il lebbroso. Cattedrale di Monreale.


Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Sesta Domenica del Tempo ordinario: Marco 1, 40-45

Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». 45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Commento al Vangelo
L'azione liberatrice di Gesù inizia abbattendo un ostacolo tra i più insormontabili per l'istituzione religiosa: la "purità rituale" per accedere a Dio. Non tutti la potevano vantare. Le leggi farraginose e i molteplici divieti lo impedivano. 
Le esigenze più ordinarie e vitali della quotidianità erano interpretate quali cause permanenti di allontanamento da Dio. 
Anche le malattie e tra questa la lebbra, molto diffusa nell'antichità e simbolo per antonomasia del genere "impuro". Chi ne era affetto, subiva l'emarginazione dalla società, come pregiudicato nemico di Dio. Gesù si ribellava a quella logica. Per dimostrarlo Marco racconta del lebbroso che, avendo sentito parlare di Gesù, che in nome di Dio, non emarginava nessuno,  neppure i peccatori incalliti e nemici di Israele, quali erano considerati i pubblicani, sperava che altrettanta liberalità dimostrasse con lui e con coloro che, affetti dalla stessa malattia, erano condannati alla più spietata emarginazione sociale e religiosa. Gli corse incontro con la speranza del credente e, in ginocchio provava a impietosire sulla sua condizione. 
Gesù provò compassione e, toccatolo, ne fu contagiato da stesso male. Egli è "l'agnello che porta il peccato del mondo". 
Così lo "purificò", condividendone il dolore e la sofferenza. Dopo averlo sanato, gli ingiunse però di recarsi nel tempio per un confronto fra la sua guarigione e le verifiche farraginose e costose di guarigione previste dai sacerdoti e dalla Legge. Ma colui che fu "purificato", fu anche guarito, perché affrancato dai legalismi che lo emarginavano. Poteva così avere parole d lode per Gesù e proclamarne l'azione di salvezza. 
Si invertì la situazione: il divieto per l'ingresso nel villaggio venne fatto a Gesù, costretto a vivere nei luoghi deserti, spazi di sua libertà. 
Fra' Domenico Spatola

venerdì 2 febbraio 2018

Fra' Domenico Spatola: Gesù insegna e agisce con autorità. Tratto da: Vangelo di Marco in versi.


Lasciato il luogo di preghiera,
Gesù andò per passar la sera
in casa della suocera di Pietro,
a letto e che più indietro 
in salute non facea che andare. 
Subito chiesero a Gesù di comandare 
alla febbre e intervenire 
perché, guarita, potesse poi servire
suoi ideali in piena forma, 
dopo che compreso avea sua norma, 
quella del cuore 
rispondente alla legge dell'amore. 
La stessa che compresero poi in tanti, 
che, a sera, gli portarono affranti 
da malattie e d'altre cose brutte
e da quelle tutte 
egli liberava, 
e ognuno, riconosciuto Dio,
pagando il fio,
grato lo glorificava...

Fra' Domenico Spatola: Vangelo di Marco in versi.
Prezzo di copertina € 13,00
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita on line. 
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it. Con questa scelta parte del ricavato sarà devoluta alla Missione San Francesco, la mensa dei poveri creata e gestita da Fra' Domenico. 


Fra' Domenico Spatola: La Candelora.

Il due febbraio è Candelora:
quaranta giorni dall'ora
del Natale di Gesù
in terra venuto per il di più
che ci fa liberi e contenti
facendo felici i nostri eventi.
Le tante luci della festa
diradano le tenebre dalla testa,
e la nuova stagione di frutti
annuncia a tutti
promessa di calore,
per il tempo dell'amore
di piante e animali:
la Candelora fuga i mali!

Fra' Domenico Spatola. Cercavi libertà, o Signore.

In casa di Simone,
portasti a perfezione
la suocera divelta
dal fanatico zelo
e, svelta,
a tuo Vangelo
pose ascolto per servire
con stesso ardire.
A sera bussò alla porta
gente d'ogni sorta
affetta da malanno:
paralitici, infermi e quanti hanno
tristezza in cuore,
e a tutti, a compassione, davi amore.
A mattina, ancor nel buio,
cercasti libertà
lontano dall'aridità
dell'asfissiante atmosfera
nella precedente sera
dei tanti che volevano guarigione,
senza conversione
a tuo vangelo
e stesso gelo
fu del seguace Pietro
che tornò indietro
provando a dominarti
mentre offrivi non scarti
dell'ideale tuo, diverso,
chiedendo a lui che, se converso
suo cuore, vera vittoria
propiziava novella storia.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Gesù guarisce la suocera di Pietro - affresco bizantino.

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della quinta domenica del tempo ordinario: Marco 1, 29-39

E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Commento al Vangelo
Tra innocentisti e colpevolisti, Gesù abbandona la sinagoga di Cafarnao. 
Missione nuova l'attende. Con Giacomo e Giovanni, di stretta osservanza, si dirige nella casa di Simone e Andrea. La suocera di Pietro brucia di febbre di zelo riformista, condiviso. La guarisce. Gli effetti del cambiamento sono visibili ed efficaci: si mise a servire (diakonia). 
Lo stile nuovo viene additato ai tanti a sequela. 
Fuori casa sta ingente folla di infermi in attesa. Il nuovo giorno inizia al tramonto, e il riposo sabbatico è tassativo. Tra le 1521 proibizioni c'era anche il divieto di guarire il giorno di sabato. Gesù non lo rispetta per la suocera, appena guarita, e sollecita a trasgredire con scandalo dei suoi avversari. 
La gente dunque attende che finisca il giorno del riposo. 
All'alba Gesù tenta l'evasione da quella condizione asfittica. Il buio e la solitudine sono complici. il deserto sarà spazio di libertà. 
Ma sulle sue tracce è Pietro, come lo fu il faraone con Mosè e il popolo per riportarli in terra di schiavitù. Sinistro il "tutti ti cercano". A difesa, resta a Gesù la fuga verso altri lidi per il Vangelo da annunciare, senza i particolarismi della casta o dell'appartenenza. Il messaggio di libertà sarà imprescindibile condizione per accettare l'amore universale del Padre. 

fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Gesù guarisce la suocera di Pietro. Duomo di Monreale.