martedì 28 febbraio 2017

Fra' Domenico Spatola: gli affreschi dei pittori Vittorio e Toti alla Missione S. Francesco


Fra' Domenico Spatola: Vittorio e Toti


Due pittori
non da strapazzo
che si fanno il mazzo
alla Missione.
Uno è Vittorio
l'altro è Toti:
han fatto i moti
del sessantotto
senza biscotto
ma col sol pennello
fan vedere il mondo
quanto è bello.
Toti con maestria
cerca geometria
con riga e compasso
non sbaglia un passo
mentre Vittorio
è un miniaturista
sembra un artista
d'antichità.
I due pittori
della lealtà
fan propria ragione
che a passione
stan lì a pensare
che cosa fare
ma quando han deciso
con pugno preciso
fan del pennello
il loro scalpello.
Loro mestiere
è sol passione
e in confusione
mettono noi
che non sappiamo
come premiare
tale bravura
che duratura
le mura indora
e non sol per ora
godremo d'arte
di cui una parte
basterebbe sola
a fare scuola.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 24 febbraio 2017

Fra' Domenico Spatola: Libero cuore...

Libertà offerta
al cuore
compromesso,
o Signore,
e additi te stesso
che oziosi
nutri anche uccelli
e odorosi
vesti fiori a splendore
da invidia per re Salomone.
Confusione
così poni
in mie scelte
che "mammona"
in ostaggio diletta
ma tu chiedi coraggio
per disincanto da miraggio
che, a specchio,
distorce
in orgoglio surreale
visione d'amore ideale.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Volto di Gesù in dipinto di Caravaggio

Fra' Domenico Spatola: Commento al Vangelo della ottava domenica del tempo ordinario: Matteo 6, 24-34

Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
25Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 28E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? 31Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?». 32Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. 33Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena.
 
Commento al Vangelo
Il brano evangelico riepiloga i vantaggi derivanti dall'accoglimento delle "Beatitudini".
Erano state dettate da Gesù quale proposta dell'amore che si fa servizio e condivisione in favore degli altri, e costituivano l'alternativa alle imperversanti logiche di potere e di avidità, che il Vangelo indica con il termine ebraico "mammona".
L'etimologia è la stessa della parola adottata nella liturgia: "amen", che significa ciò di cui ci si può fidare.
Per il suo valore assolutizzante "mammona" è contrapposta a Dio: "Non potete servire Dio e mammona". Sottende tale affermazione l'altra polarità antetica tra il "signore" e il "ricco". Nella sintassi evangelica "signore" infatti è "colui che dona" mentre "ricco" è "colui che prende".
"Mammona" diventa alternativa idolatrica, perché ossessionante scopo di vita egoisticamente senza spiragli che alle proprie sicurezze riposte negli averi conseguiti anche in modo ingiusto.
L'invito a fidarsi del Padre che nutre gli uccelli e veste in maniera stupefacente anche i fiori dei campi, con colori da fare invidia ai migliori stilisti e allo stesso Salomone che godeva fama di essere molto vanesio in fatto di eleganza, diventa per Gesù offerta di libertà, realizzata nel prendersi cura degli altri perché di noi si prenderà cura il Padre, che conosce i nostri bisogni e previene le nostre richieste.
 
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Salvator Mundi di Antonello da Messina

lunedì 20 febbraio 2017

Fra' Domenico Spatola: I fantasmi di Portopalo

Era Natale
quando quella barca di migranti
calò a picco,
eran tanti
finiti in fondo...
eran bambini, madri e padri
disperati...
ammaliati da canti
di sirene
in cerca di salvezza
e un po' di bene.
In quel mare si consumava
orribile tragedia
e non c'era verso di invocare
aiuto
l'acqua salata in gola gran rifiuto:
grida e tentativi
di sopravvivenza
qualunque eco
in quel mare ostile
era senza risposta,
solo onde impietose aprivano
varchi
a terrore, finchè non li inghiottì
fatale abisso
che fu tombale
e infido grembo.
Poi tutto ritornò normale
e con orrore i pescatori,
nelle reti, non pesci
ma corpi senza vita
catturarono
e disgustati ributtarono
in stessa acqua
terrorizzati di non poter più
lavorare.
Ognun di loro ritenne doveroso
continuare
lor silenzio omertoso.
Fu ancora tragedia umana
interminabile e strana
a raccapriccio di quanto, sol nel
pianto, affidare a triste
morte
dolore impotente a umana
sorte.

Fra' Domenico Spatola.

venerdì 17 febbraio 2017

Fra' Domenico Spatola: Come il Padre...

Chiedesti, Signore,
pienezza di dono
in perdono al reato
del nemico,
reso amico
da coraggiosa disdetta
della vendetta.
Ardita fu consegna
contraria a rassegna
vietata di esempi passati,
quando spietato
era l'odio giurato
per peccatori e pubblicani
e gli esecrati pagani.
Faticoso modello
fu il tuo novello
che amore "paterno"
insegnava "fraterno"
chiedendo rinuncia
in denuncia
d'orgogliosa
mia strada
che in tua contrada
d'amore,
sfociò, o Signore.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto di Van Dyck

Fra' Domenico Spatola: Commento al Vangelo della settima domenica del tempo ordinario: Matteo 5, 38-48

Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l'altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
 
Commento al Vangelo
 
Il Vangelo è esigente. Chiede qualcosa di eccessivo. Essere perfetti come il Padre.
Sembrerebbe uno sbarramento più che un incitamento.
Dio, come mediato dalla cultura religiosa, è "onnipotente", "immenso", ossia con le qualità inarrivabili per gli umani e per le loro capacità.
Per cui quel messaggio sembra più un deterrente che un incoraggiamento. Invece, la esplicitazione successiva ci offre del Padre un ideale amichevole e di grande tenerezza verso i figli, dei quali non considera i meriti ma solo i bisogni. Questo Padre, additato a modello di perfezione, da "sorgere il sole sui buoni e sui cattivi" e fa "piovere sui giusti e sui peccatori". Si comprende perciò l'utilizzo nella lingua greca del verbo "amare". Viene impiegato, per descrivere l'amore del Padre, il verbo "agapào", che indica di Dio il suo amore unilaterale, quello che non cerca il contraccambio.
"Bisogna" - dice Gesù - amare come il Padre" ed essere, come tradurrà il passaggio parallelo del Vangelo di Luca: "Siate misericordiosi come il Padre celeste".
Questo comporta nella quotidianità attenzione all'altro, nel superamento di quella Legge di Mosè che consentiva un'idea limitata dell'amore per gli altri.
Rompere la catena della violenza (occhio per occhio, dente per dente); non reprimere le potenzialità dell'amore chiudendosi nella dimensione riduttiva del clan, della tribù e della stessa nazione.
Gesù propone di amare i nemici. Facendo in definitiva propria l'esperienza di Dio, che, nel perdono incondizionato verso tutti, attualizza la sua paternità.
E' messaggio che continua il confronto serrato tra le due Alleanze, dove al modello obsoleto del minimo per la sopravvivenza, Gesù propone quello della vita piena e offerta senza condizioni che sola consente maturità sull'esempio del Padre.
 
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Cristo Salvator Mundi di Leonardo da Vinci

martedì 14 febbraio 2017

Dona il tuo 5x1000 alla Missione San Francesco - C.F.: 97319880825

Caro amico,
Dai il tuo 5x1000 alla Missione: C.F. 97319880825
La Missione san Francesco", a Palermo, da oltre venticinque anni provvede ogni giorno ad assicurare un pasto caldo ai poveri che chiedono solidarietà alla loro condizione di vita particolarmente difficile, perché spesso privi anche dell'essenziale per sopravvivere.
I valori umani e gli ideali del Vangelo ci hanno motivato a raccogliere la sfida e, contro le difficoltà che tuttavia anziché scoraggiarci ci hanno invogliato, siamo riusciti, fiduciosi nella Provvidenza di Dio e nella bontà dei cuori sensibili, a resistere e a realizzare il nostro sogno: rendere più vivibile la vita di tanti fratelli in difficoltà.
Vogliamo coinvolgere anche te a far parte dei tanti angeli buoni che condividono con noi tale missione.
Il tuo aiuto in denaro o in offerte di generi alimentari, ci potrà essere prezioso per mantenere una "Missione" che, negli anni, all'emergenza ha fatto corrispondere l'efficienza dei cuore e della mente.

Fra' Domenico Spatola
(Direttore responsabile della "Missione san Francesco")

Fra' Domenico Spatola: San Valentino

A San Valentino,
calendario
impone
prova di affetto
agli innamorati,
di ogni età,
piccoli o attempati
a ricordar che gioia
non annoia,
e che felicità
se donata è libertà.
Non può mancare il fiore,
suo simbolo d'amore,
né le dolci parole
che vanno diritte al cuore.
Non posson mancare i baci
anche quelli audaci
a rinsaldare i cuori.
Gioiscano gli innamorati
e gli sposini
accomunati da medesimi destini.
Stessi son cammini
da quando esiste il mondo
proteso a girotondo
che prosegue intorno al sole
per dire del suo amore
il solo canto
che è vanto
stesso dell'innamorato
che fa a creatura
da passione drogato
"solo tu sei mia vita futura".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: "Il bacio" di Hayez (1867)

sabato 11 febbraio 2017

Il nuovo vescovo ausiliare della diocesi di Palermo: il frate cappuccino Giovanni Salonia

Il frate cappuccino Giovanni Salonia ora dovrà dedicare il suo tempo e le sue belle energie a favore della diocesi di Palermo, essendo stato nominato ieri, 10 febbraio 2017, da papa Francesco "Vescovo ausiliare".
Chi conosce Giovanni non può che esserne felice.
Gli studi in campo psicologico, arricchiti da competenze umanistiche e teologiche, hanno da sempre favorito la sua congeniale attitudine al sociale, formando generazioni di psicoterapeuti, orientati a non gelide disamine ma a conquista e ricerca dell'ideale umano, con tecniche, ampiamente riconosciute dagli "addetti ai lavori", come innovative e di sicura efficacia.
Dei carismi di frate Salonia, in passato hanno voluto beneficiare anche i suoi confratelli cappuccini di Siracusa, che più volte lo hanno eletto a loro superiore provinciale. L'attività di scrittore di libri per la formazione anche in ambito squisitamente francescano e la capacità di conferenziere illuminante e suasivo lo hanno reso noto in Italia e all'estero.
La sua dote umana specifica la si trova nello stemperare tensioni e rasserenare gli animi, con giustificate ragioni di speranza.
Della sua affezione al carisma francescano, fra' Giovanni ha dato testimonianza in tanti Scritti, ma soprattutto la sua resa migliore è nell'incontro personale, dove il dialogo scaturisce dalla sua capacità di ascolto.
Sono doti che risplenderanno ancora di più nel nuovo impegno al quale papa Francesco lo invia, per un servizio d'amore a Cristo e alla Chiesa. Possiamo, con tutto l'affetto che gli vogliamo, augurare un buon lavoro al neoeletto, assicurandogli con le preghiere anche la totale e incondizionata collaborazione per la realizzazione del Regno di Dio, in questa porzione di Chiesa a lui e a noi tanto cara.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 10 febbraio 2017

10 febbraio: Commemorazione delle vittime delle Foibe

Quando qualche anno fa a fronte degli uccisi dal Nazismo, si pensò a una sorta di riequilibrio nell'attenzionare anche le vittime fatte dal comunista Tito in Jugoslavia, sembrò una grama rivincita dei movimenti delle destre che avevano solo da vergognarsi per i misfatti di Auschwitz mai sufficientemente propagandati.
Dalla vista tuttavia dei corpi degli oppositori, legati e fatti precipitare in quelle profonde fessure naturali del terreno roccioso e condannati a morte tremenda, ci si accorge che la crudeltà non ha colore, come la follia di coloro che sanno seminare morte. Ritorna ad oltranza il timore che l'Umanità, se non saprà ripensare alla vita come l'unico bene da amare e da difendere, possa essere risucchiata nel vortice di una violenza di cui si potrebbe non vedere la fine.
Il mondo politico sembra distratto dai veri valori che attendono all'uomo e alla sua felicità. E il monito del commediografo latino Plauto, ripreso a fondamento del suo "Leviatano" da Hobbes: "Un uomo è lupo per l'altro uomo", diventa legge della giungla, dove solo chi è più forte ha diritto a vivere e comandare.
Ci auguriamo che anche questa commemorazione aiuti ogni uomo a trovare ragioni di impegno al rispetto degli altri. Il messaggio evangelico "amatevi come io vi ho amato" serva di aiuto a quanti cercano nel cuore umano, il solo in grado di poter fare l'uomo capace di accogliere Dio e il suo amore, la forza di credere e di sperare in un futuro di pace.

Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Tu dicevi... Signore.

Non mischiavi tue carte
non scarti a viltà,
proponevi, Signore,
con chiarezza e vigore
lì sul monte
senza asprezza,
ma con gran decisione,
non volevi confusione
a messaggio d'amore,
solo tuo:
quale raggio
di luce fendente
tenebrosi e atterriti
misteri
che a incanto
tua parola chiarezza
portava a confusi
da promesse ancor vaghe
di regno a comando
ove gloria nutriva sol boria.
Non era infatti tuo nuovo ideale
che vale a servizio e a perdono
vero dono
consegnato al fratello
tuo gemello se a modello
sua scelta è la stessa
che offri in tua Messa
ove pane consegni
a sfamare di tua sazietà
nostra fragile a te cara
Umanità.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: il Cristo del Duomo di Cefalù

Fra' Domenico Spatola: Commento al Vangelo della sesta domenica del tempo ordinario: Matteo 5, 17-37

Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Collera e riconciliazione
21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: «Stupido», dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: «Pazzo», sarà destinato al fuoco della Geènna.
23Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo!
Adulterio e fedeltà
27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
31Fu pure detto: «Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto del ripudio». 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Sì, sì; no, no
33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: «Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti». 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno.
 
Commento al Vangelo
 
Alla proclamazione delle "Beatitudini", sintesi del messaggio di Gesù a fondamento della "Nuova Alleanza", i discepoli che, nell'intenzione del Maestro avrebbero dovuto garantirne da "sale e luce della Terra" attuazione e validità, mostrano contrarietà e delusione.
Il messaggio universalistico della "condivisione" e del "servizio" contraddiceva le aspettative nazionalistiche, nutrite in favore di Israele e della sua vocazione al comando su tutti i popoli. Quel proclama non fa per loro. Probabilmente pensano di ritirarsi anzitempo, quando Gesù prova a rassicurarli che le promesse di felicità presenti nelle Scritture e soprattutto nei profeti "non vengono abolite, ma portate a compimento". Solo che quelle promesse sono a favore di tutti e non si realizzano guerreggiando, ma costruendo pace.
Poi Gesù passa a difendere "i suoi" precetti. Essi, a confronto con i Comandamenti di Mosè, non sono difficili per l'osservanza. Sono minimi, cioè leggeri e in grado di soddisfare il desiderio di amore di ogni uomo. A Gesù non basta il divieto minimalista del "Non uccidere" per restare in sintonia con Lui. Urge subordinare ogni scelta, anche dolorosa, come l'ipotizzata amputazione di un arto, se motivo di scandalo, o la repressione di un desiderio illecito, pur di attuare la totale trasparenza e sincerità che consentono somiglianza col Padre.
 
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: il Cristo in mosaico della Cappella Palatina a Palermo

venerdì 3 febbraio 2017

Fra' Domenico Spatola: Essere sale e luce

Esigente,
chiedesti a noi sapore,
Signore:
dell'amore maturato
in fatica
e di vita
a noi donata
in luce
a riscaldare
petto di quanti
ancora senso
non compresero
di tuo Vangelo
ma ora denso,
a tua Parola,
accolgono mistero.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Icona di Gesù maestro

Fra' Domenico Spatola: Commento al Vangelo della quinta domenica del tempo ordinario: Matteo 5, 13-16

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Commento al Vangelo
A sigillare il messaggio delle "Beatitudini" evangeliche, fondamento della "Alleanza" instaurata da Gesù, viene chiesto ai discepoli di garantirne, con l'accettazione, la credibilità. A rendere più comprensibile la proposta, vengono a paradigma esemplificati due elementi, tratti dalla quotidianità: il sale e la luce.
Il primo, dando sapore, garantisce anche la lunga conservazione ai cibi. Tale efficacia, facendo del sale il simbolo della immortalità, ne consentiva anche l'impiego sugli atti testamentari che venivano perciò cosparsi di sale.
A questa valenza simbolica, Gesù intende legare il ruolo dei discepoli: "Voi siete il sale della terra".
Se il sale diventa "insapore", rinuncia alla originaria funzione e viene destinato a prosciugare pozzanghere per essere calpestato.
Il verbo greco, parlando di "sale impazzito", consente il collegamento di questo detto all'episodio dello stesso Matteo al capitolo 7,26, dove viene definito "pazzo" colui che, avendo costruito la casa sul letto di un torrente, avrebbe assistito poi impotente al suo crollo, all'ingrossare delle acque e al soffiare impetuoso del vento.
Non meno efficace è il modello "luce". Nei Salmi simboleggiava la Legge di Mosè, mentre per il profeta Isaia al capitolo 60, è la stessa Gerusalemme "faro dei popoli".
Gesù del corrispettivo contenuto investe i discepoli, chiamati a fare risplendere le loro opere, perché tutti glorifichino il Padre celeste.
Il "moggio" su cui si colloca la lucerna, è l'utensile destinato a misurare o a conservare il grano. Luce e moggio insieme, per ricordare la prima Beatitudine, quella di chi si fa "povero per lo spirito", per fare felici gli altri sul modello del Padre, il quale cerca imitatori per il suo progetto d'amore per l'Umanità.

Fra' Domenico Spatola.
Nella foto: Gesù e gli apostoli dipinto del Masaccio

mercoledì 1 febbraio 2017

Fra' Domenico Spatola: PALERMO capitale di cultura

Palermo è matura
per essere di cultura capitale,
vale retaggio ideale
di sua bellezza
a offrire piena ricchezza in
monumenti
e soprattutto storie di tante
genti
che a carezza per gli occhi
ammaliati
a incanto:
bellezza è suo vanto.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: La cappella Palatina

Fra' Domenico Spatola: Palermo, capitale della cultura

Arrivata inattesa per molti la notizia di Palermo "capitale della cultura".
Siamo orgogliosi per tale attenzione ai beni naturali e artistici della nostra Palermo, che vengono meritatamente sprovincializzati per una più ampia conoscenza della città che è stata ricordata, in un non lontano passato, in negativo.
Palermo è cultura. Finalmente anche altri lo sapranno, e potranno fruire della storia che è sostanziata nella bellezza dei monumenti nei diversi stili sponsorizzanti altre epoche, e tutti a rendere prezioso il vissuto di una città fiera di aver ereditato e mescolato sangue delle diverse etnie che nei secoli si sono, in maniera più o meno pacifica, qui stanziate.
Fenici, Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, Angioini, Aragonesi, Spagnoli, Francesi, Borboni e Garibaldi con i Savoia.
Il resto è storia contemporanea, che apre alla globalizzazione mediata da una Europa che stenta a ritrovarsi tra leoni ruggenti. L'occasione è ghiotta anche per gli organizzatori e l'amministrazione comunale che l'ha perorata. Non va sciupata, ne andrebbe di mezzo ancor di più il già precario futuro dei giovani in sempre crescente diaspora.
Potranno sperimentare, i visitatori e i turisti che si auspicano numerosi, una osmosi di reciproca trasfusione di amicizia e ospitalità. Non possiamo attualmente che essere felici di poter mostrare i "gioielli di famiglia" e superare quel sentimento di pessimismo nei confronti di noi e delle nostre cose, che altri ci invidiano.
Facciamo loro sentire che noi le custodiamo con amore e con passione anche per loro.
 
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Il campanile della Cattedrale di Palermo