venerdì 29 dicembre 2017

Fra' Domenico Spatola: Augurio di pace per il nuovo anno.

Che il nuovo anno
non faccia danno!
E' necessario
che all'avversario
si tenda la mano
così lontano
sarà il rischio
di missile fischio
porti la morte.
Si pensi che sorte
se Nord/Corea
missili spari a diarrea
e il Tramp in trono
risponda a tono!
La Terra è fragile
e loro dito agile
e chi più rapace
è solo capace
di nostra sorte
e non pensa alla morte
ma si acquieta
se distrugge il Pianeta.
Signore potente,
lei non è niente
se non difende la vita
mentre non si dà pace
se non la vede finita.
Fate un patto, signori del mondo,
sfidatevi a due a far girotondo:
chi in terra primo poi finirà
un nostro applauso riceverà.
Lasciateci sani
con tutte e due mani
e col cervello
fresco e monello
e tanta voglia di camminare:
il mondo bello vogliamo sognare.

Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Offerta di Madre

Offristi di pace,
o Madre tenace,
colomba a riscatto del Figlio:
regale omaggio
o consiglio all'ostaggio
del giorno fatale
da Agnello immolato
a croce assegnato?
Madre, non voce
in tua ultima prova
ma vita che cova
materna l'offerta
svettante sull'erta.
Non a miti,
né a riti,
i vegliardi profeti
Anna e Simeone,
a professione
di non più divieti
di chiusura,
ma apertura
al nuovo cammino
del Bimbo divino
che d'amore sincero
colma nostro pensiero
di speranza
con sua luce che avanza.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Madonna con Bambino - Caravaggio.

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica dopo il Natale: Luca 2, 22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - 23come è scritto nella legge del Signore:Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore - 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
Il cantico di Simeone
29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli:
32luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Profezie di Simeone e di Anna
33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35- e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
36C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Vita di Gesù a Nàzaret
39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Commento al Vangelo

Giuseppe e Maria alla Legge di Mosè assoggettarono il Figlio di Dio. 
La circoncisione all'ottavo giorno dalla nascita e il riscatto da primogenitura al quarantesimo, integravano Gesù nella cultura ebraica, annoverandolo tra i figli di Abramo. 
Come ogni madre ebrea, Maria si sottoponeva ai riti di purificazione, per la Legge, era colpevole di avere partorito e, per il riscatto del figlio, ai poveri veniva richiesta l'offerta di due colombi. 
Squarcio allo stereotipo legalismo fu l'avventura dei vegliardi Simeone e Anna. Mossi dallo Spirito Santo, parlarono agli astanti di Gesù "salvezza delle genti". I parenti se ne stupirono. I genitori avevano voluto addomesticare, ad uso di Israele, il messianismo del Figlio, mentre i vegliardi ne proclamavano "l'universalismo" per i popoli. 
Di Israele non era rinnegato il ruolo di primo destinatario, ma ne veniva dai vegliardi rilanciata la missione di mediazione universale. 
"Luce delle genti", Gesù sarebbe stato "il segno di contraddizione", tra coloro che ne avrebbero accolto il messaggio e quanti ne avrebbero combattuto la gratuità dell'offerta. 
"Spada affilata", preconizzata la Parola del Figlio avrebbe attraversato il cuore della Madre, e le scelte conseguenti sarebbero state laceranti e necessarie, appresso a lui fin sotto la croce. 
Anna, anch'essa voce dello Spirito, confermò con la lode la verità di Simeone. Agli anni della sua età, l'evangelista diede funzione riassuntiva della storia di Israele: 84 è il prodotto di 7x12, con il 7 a indicare pienezza e il 12 allusivo alle tribù di Giacobbe. 
Breve fu tuttavia la libertà concessa. Lo squarcio si ricucì per gli obblighi imposti dalla Legge, in nome della quale, Gesù sarà condannato a morire in croce. 

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Madonna dei Fusi - Leonardo da Vinci. 



martedì 26 dicembre 2017

Il Palermo: Campione d'inverno

Siamo qui, caro Palermo,
ti chiediamo piede fermo
per far crescere nostro sogno
nel riscatto del bisogno
dell'onore in serie A:
e saremo primi in dignità.
Salernitana non fa paura,
nostra testa è molto dura
perché vogliamo essere i campioni
con modi onesti e buoni.
Col presidente Zamparini
proviamo ad essere carini
e augurargli felice anno
purchè lui non faccia danno
alla squadra del nostro cuore
e le dia prosperità e onore.
Sia generoso negli acquisti,
campioni in giro ne abbiam visti:
non si tiri più indietro
e non sarà mai tetro
del Palermo il campionato
che ci sembra già rinato.
Presidente e allenatore,
ognun signore
con i tifosi
che, cresciuti, son curiosi
di sapere come finirà
ma, questa sera, sappiamo già
di essere i campioni dell'inverno:
Palermo ha già in tasca il suo terno.

Fra' Domenico Spatola

domenica 24 dicembre 2017

Fra' Domenico Spatola: Filastrocca di Natale

Venni pure io,
cercavo il mio Dio
con me i pastorelli
portavano agnelli,
belanti d'affetto
fino al cospetto
del piccolo nato
da tutti ammirato.
Stelle brillanti,
angeli santi,
cieli turchini
mutati destini
un tempo avversi
ora conversi
occhi di stelle
puntati su quelle
pittoresche contrade
ove tutte le strade
inondate di luce
l'amore conduce.
Vi trovi la mamma
in tenera fiamma
e Giuseppe il marito
amato e scaltrito,
il bue a scaldare
l'asinello a ragliare
e tutti a gioire
che finito il patire
non c'è più paura
la guida è sicura:
è nato Gesù
non soffrirai mai più!

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Natività di Julio Padrino

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Natività: Luca 2, 1-14

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.
8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
 
Il censimento di Cesare Augusto, con Quirinio governatore della Siria, fu pretesto perché il nome di Gesù comparisse negli Annali dell'Umanità.
I tempi del parto maturarono a Betlemme, regale per avere dato i natali a Davide, antenato e archetipo del Messia.
L'abitazione povera di Maria e Giuseppe era condivisa dagli animali. La mangiatoia da Luca è nominata due volte per essere segnale per i primi invitati: i pastori che, mentre vegliavano le greggi, erano stati avvolti da Dio con la sua luce. L'angelo del Signore, nel tranquillizzarli, indicò loro come trovare il Bambino: nato come tutti, ma adagiato nella mangiatoia come i bimbi dei pastori. Gesù infatti nasceva loro Salvatore. Non bisognava più temere. La paura atavica era stata condizionata dal permanente stato di impurità che ne veniva dalla promiscuità con gli animali: educati a ritenersi sgraditi a Dio e tra le vittime prescelte del giudizio inesorabile del futuro Messia. Gli angeli cantarono altro messaggio: "Gloria a Dio e pace agli uomini che egli ama!".
Al loro dileguarsi nell'empireo, donde si erano materializzati, si impose per i pastori fatale la scelta: andare a Betlemme per constatare il prodigio a rischio della vita per le minacce che li riguardavano, o rinunciarvi. Ma il nuovo rango di ambasciatori in cui li aveva accreditato l'angelo, non consentiva di sottrarsi all'urgenza dell'annuncio, sorprendente pure per i protagonisti del presepio: Maria e Giuseppe.
Essi garantirono anche per noi, custodendo nel cuore, quel mistero.
Videro la Madre e il Bambino nella mangiatoia... e raccontarono ciò che sapevano di lui. Tornando, pensarono al Bambino somigliante ai propri, anche per la mangiatoia.
 
Auguri di Natale a tutti: pace e amore. Il messaggio di Gesù - Fra' Domenico Spatola.


venerdì 22 dicembre 2017

Fra' Domenico Spatola: Nazareth

Nazareth,
dell'universo estremo lembo
ove di donna il grembo
materno e verginale
accolse degli echi i silenzi
e suoi arcani assenzi
diede a gravide promesse,
che il Creatore
pose nel suo cuore
aperto a mitica speranza
che di bellezza avanza:
Maria a ruolo pose nostra umana carne
di madre a figlio, per farne:
lui fratello a noi,
e noi a suoi figli.

Nella foto: Annunciazione - Caravaggio.

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della IV Domenica di Avvento: Luca 1, 26-38

26Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
 
Per l'annunciazione alla Vergine, il genere letterario adottato da Luca evangelista è il "midrash". Utilizzo conosciuto di brani biblici per stigmatizzare l'evento. La Parola si spiegava a se stessa. Tali tasselli veterotestamentari evocativi per esprimere l'inesprimibile del fondamento cristiano. Doviziosi i dettagli per la scena: vengono precisati con il tempo ("al sesto mese") e il luogo (Nazareth, città della Galilea) anche i nomi della destinataria e dell'invito divino: Maria e l'annunciante Gabriele, l'arcangelo protagonista di precedenti missioni. Quella a Maria sarà senza eguali. Non indifferente il saluto se turbò la Vergine. Comportava programmi inauditi e immensi. Maria intuì e Gabriele la tranquillizzò per lo sconvolgente messaggio che stava per svelarle: "Dio ti vuole sposa e tu gli darai un figlio". A precipizio e tutto d'un fiato declina le fasi biologiche dal concepimento alla nascita, con l'aggiunta anticonvenzionale che sia la madre a dare il nome di Gesù. Maria, dalle qualità divine annunciate del Nascituro non ritiene alcun uomo capace di essergli padre. "Responsabile sarà lo Spirito che scenderà su di te e ti coprirà con la sua ombra". La Creazione è così promossa in dirittura di "divinizzazione". Il "Sì" di Maria fu salutato a festa dalla umanità che era in attesa dalla notte dei tempi, ossia dal suo primo vagito.
Maria fu sposa e serva e, come il Figlio, per amore. Al suo "Sì" il "Verbo si fece carne e si attendò tra noi". Per fare Dio nostro fratello, divenne sua Madre.
 
Fra' Domenico Spatola.
Nella foto: Annunciazione di Leonardo da Vinci (1475)
 
 
 

giovedì 21 dicembre 2017

Fra' Domenico Spatola: letterina di Natale a Gesù

Caro Gesù, 
sono Mirko e ho otto anni. 
La maestra mi ha detto di scriverti questa letterina a nome della classe. Non tutti erano d'accordo come Bruno, invidioso e io lo chiamo Brunello. Lui dice che non ti devo scrivere perché suo padre è ateo, dice proprio così. Io non lo so bene che vuol dire, ma penso che vuole dire che tu non ci sei. Ma lui è scemo. Lui vuole Babbo Natale che dice ti fa concorrenza in tutto il mondo perché tutti scrivono a lui e lui manda anzi ci porta i regali. Mentre tu, dice lui, sei poveraccio e non hai la slitta e le renne che portano i giocattoli e sei pure bambino più piccolo di noi perciò sei tu che vuoi i regali. 
A lui gli piace di più Babbo Natale. E io non sono d'accordo e pure Alì, il mio migliore amico che è musulmano e mi dice che il presepio ci piace. Io con lui ci gioco e vorrei giocare pure con te ma sei piccolo ma poi cresci e ti faccio giocare. Ti dicevo che pure Alì vuole essere un pastorello che a Natale ti viene a trovare. Io ci vengo al presepio più grande che fanno in chiesa quando c'è la folla, così ti guardo nella mangiatoia e dico all'asinello e al bue di riscaldarti meglio perché fa freddo. Poi ci dico alla tua mamma di guarire la mia e fare restare meno nervoso papà, che dice che non ci ha i soldi per il cuccellato e il panettone. Io so che tu ce lo mandi e dico a Babbo Natale che tu sei più bravo di lui. Lui mi fa paura perché vuole bene ai bambini ricchi, mentre tu sei per noi poverelli 
Ora ti bacio e consegno la letterina alla maestra che te la porta. 
Tuo amico che non ti tradisce con Babbo Natale perché sei meglio. 

Mirko


venerdì 15 dicembre 2017

Filastrocca di Natale


Nel Natale del Signore,
arde forte il nostro cuore:
è di brace o è di fiamma
porta in sé calor di mamma.

Fanno festa gli animali,
gli angioletti con le ali
e i bimbi tutti in coro
provan nenie con decoro,


per cantare con dolcezza,
che del cuore è tenerezza,
al Bambino nato vero
per salvare il Mondo intero.

A lui accorrono i pastori,
e i Magi portan gli ori,
e cammelli e pecorelle
vanno al suon di ciaramelle.

Mentre il bue e l’asinello
scaldan forte il Bambinello,
la sua Mamma con candore
chiede a Peppe con amore:

di restarle sempre accanto
a nutrire quell’incanto
di Bambino sopraffino,
che nasconde il suo divino.

E Giuseppe, con calore,
accoglie Madre e Redentore,
promettendo fedeltà
che accresce sua bontà.

O Famiglia prodigiosa,
tu lavori senza posa,
per donare eterno amore,
e tua pace ad ogni cuore.

 

Fra' Domenico Spatola - Una notte speciale: 13 favole e non solo per raccontare il Natale di Gesù.
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Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica Terza di Avvento: Giovanni 1, 6-8, 19-28

6Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
PRIMA PASQUA
Testimonianza di Giovanni
19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:
«Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia».
24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
 
Commento al Vangelo
 
L'uomo "mandato da Dio come testimone" è Giovanni. La sua missione, quella di indicare la "Luce" ossia il Cristo con il quale non s'identifica.
Drammatico il suo confronto con i bellicosi avversari, venuti da Gerusalemme per volerne la resa: sacerdoti e leviti, rispettivamente inquisitori e sgherri. Bastava un'improvvida autodichiarazione del Battista quale "Messia" perché spiccassero contro di lui il preventivato mandato d'arresto.
Triplice fu al riguardo la sua negazione: "Non sono il Cristo, né Elia, né il Profeta".
Agli snervanti inquisitori si rivelò qual "Voce che grida nel deserto: fate dritta la via del Signore!". Citò Isaia e omise, per gli avversari da lui ritenuti incapaci di preparare le vie del Signore, il corrispettivo versetto del Profeta, mentre rinnovò a loro il pressante invito a "raddrizzare le vie".
Piccati, in coro con i farisei che nel frattempo s'erano aggiunti, pretesero da Giovanni di esibire autorevoli garanzie per battezzare.
Pronta e chiarificatrice la risposta: "Io battezzo nell'acqua". Equipollenza di morte al peccato, ma anche attestazione dell'accentuato divario con il battesimo del Messia, lo "sposo d'Israele", che non andava "scalzato" per la superiorità e l'eccellenza del battesimo nello Spirito, senza confronto.
"L'oltre Giordano" è il confine da vadare per la libertà, come al tempo di Giosuè.
 
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: San Giovanni Battista di Annibale Carracci

Fra' Domenico Spatola: Giovanni il testimone

Testimone dello Sposo,
di cui dice: "Io non oso
lui scalzare,
compito mio è solo lavare
dal peccato,
perché lo Spirito è donato
da Colui di cui dissi:
"Quello
è l'agnello!"
Egli è cibo, egli è pane:
offrirà sol cose sane
e il Battista già comprende
ma a sequela non s'arrende,
rimanendo di lui "la Voce"
che si ferma alla foce
ma non entra nel gran mare
sì che a volerlo confrontare
con il più piccolo del Regno
questi sarà segno
ancor più grande
di colui che da profeta
colma meta.
Ora là, da testimonio
qualcuno disse: "Ha un demonio",
per la grande astinenza
ch'egli addita a penitenza.
Suo battesimo è di morte,
nuova invece nostra sorte
per lo Spirito del Risorto
consegnato seme in orto.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: San Giovanni Battista - Caravaggio

sabato 9 dicembre 2017

Fra' Domenico Spatola: Predicazione del Battista (Mc 1, 1-8). Tratto da: Vangelo di Marco in versi


Così prese a narrare di Gesù il mistero
Marco autore del suo Vangelo,
annunciato ai poveri della Terra
e a quanti il cuore avean in guerra.
Parlava non dello zelante Elia 
ma di Gesù, il Messia,
che tutti aspettavano
e, in più di Figlio natura divina 
non sospettavano.
A quella umanità, che era in peccato,
il Padre suo Unigenito avea inviato.
Il tutto cominciò con il Battista
che, fuori pista d’ogni convenienza,
cominciò a predicare quintessenza
di vera conversione nel deserto. 
Sofferto,
fu suo grido, dove sordi
erano i capi, i quali tordi 
e dai cuori astiosi,
pretendevano costosi
sacrifici e denaro
anche da quanti lo vedevano raro...



Fra' Domenico Spatola: Vangelo di Marco in versi
Prezzo di copertina € 13,00
Disponibile su Amazon, dal catalogo prodotti della casa editrice al sito: www.ibuonicuginieditori.it 
Disponibile in libreria e presso il Centro San Francesco - Via Cipressi (Piazza Cappuccini) - Palermo 
Parte dell'incasso sarà devoluta alla Mensa dei poveri del Centro San Francesco di Fra' Domenico Spatola. 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda domenica di Avvento: Marco 1, 1-8

Predicazione di Giovanni il Battista

2Come sta scritto nel profeta Isaia:
Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
3Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Commento al Vangelo: 
Il Vangelo, genere di cui Marco ha priorità temporale dell'invenzione sugli altri tre Evangelisti, è la "buona notizia" per un rapporto "altro" con Dio, basato non sulla Legge a codice esterno, ma sull'accoglienza dello Spirito, interno all'uomo. Nel titolo il progetto, che l'intero testo svilupperà in conseguenza. 
L'overture è sul Battista, il precursore. Tematico l'incipit con la citazione di Isaia, folgorante collage di tre brani veterotestamentari: l'Esodo, Malachia e il "Carme" del Secondo Isaia. L'Esodo annunciato da Giovanni "nuovo e definitivo", ricalca quelli da epopea: dall'Egitto e da Babilonia. Le caratteristiche devono essere di collettività e di collaborazione, nel vissuto della storia di fatiche e senza facili sconti apocalittici. Giovanni è "Voce", megafono dello Spirito. Altra è la Parola, "fatta carne" in Gesù. 
Giovanni conosce i suoi compiti e limiti di testimone e di amico dello Sposo. Il Battesimo da lui amministrato è morte al passato, e la conversione da lui richiesta è cambio di mentalità perchè sia avversa all'ingiustizia che i riti del tempio non sanavano. 
La gente "usciva" dalla schiavitù incontro a lui e il Giordano della libertà segnava il confine. Il vestito di Giovanni "in peli di cammello" e la "cintura di cuoio" lo indicavano al mondo profeta e nuovo Elia. Cibo frugale il suo, da beduino, e suo "battesimo d'acqua" era di morte al passato, diverso da quello nello Spirito conferito dal Messia, "lo sposo da non scalzare". 

Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Giovanni Battista

Gigante di esperienza,
nel deserto maturata,
Giovanni fece scuola
da uomo di parola:
annunciatore del Messia,
vestito come Elia
con peli di cammello
e cintura di cuoio ai fianchi,
annunciava a tutti quanti
l'imminente,
e da lui visto intransigente,
Cristo severo;
e si diceva fiero
di non portare i sandali nuziali,
essendo non lo sposo ma il
testimone,
di messaggi suoi campione
e sua profezia,
la migliore che ci sia
in tutta quella landa,
da dove raccomanda
insistente e irruente
pronta conversione
in battesimo a profusione
senza temere di nessuno l'ira.
Gesù l'ammira
perché "non canna al vento"
dell'opportunismo
e conquista suo messaggio
ancora nitido a coraggio.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Giovanni Battista - Leonardo da Vinci.

giovedì 7 dicembre 2017

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Immacolata: Luca 1, 26-38

Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

L'arcangelo Gabriele collegò le due alleanze. Chiuse l'Antica, annunciando all'incredulo Zaccaria la nascita del Battista, ultimo e maggiore profeta, e aprì la Nuova, con l'invito alla Vergine di accettare di essere la madre di Gesù. Per Zaccaria, sacerdote dell'antico culto, il mutismo fu il contrapasso alla sua sfiducia: muto perchè sordo. Alla Vergine, l' "Ave di grazia", fu beneagurante per noi. Il saluto "la turbò a quelle parole". 
"Non temere Maria" sussurrò l'Angelo a sostegno, premuroso a rincuorarla. Nessun prosieguo possibile altrimenti, per l'ineffabile dialogo. Più sorprendente tuttavia quel "hai trovato grazia presso Dio", equivalente a "Dio, che innamorato di te, ti vuole sposa e madre di Gesù". Le qualità dell'erede sono divine come i titoli del suo Regno senza tramonto e il trono di Davide consegnato dal Padre. La Vergine, che si dichiara inesperta, è lucida tuttavia nella luce che l'avvolge: "Come avverrà ciò, se non conosco uomo?" Missione inattuabile da alcun uomo sulla terra. Svolta fu per l'Angelo per la missiva dal divino latore: "Lo Spirito Santo ti coprirà". L'Agente della Creazione la destinava a Madre dell'Uomo in pienezza di vita.
Missione fu compromissione, da Dio richiesta alla Vergine per il futuro imprevedibile e surreale oltre ogni immaginazione, soprattutto sul finale della croce. Il "Sì" nuziale della Vergine fu perciò incondizionato e l'Angelo potè ritornare con la missione felicemente compiuta.

Fra' Domenico Spatola

Nella foto: L'Annunciata di Antonello da Messina  

Fra' Domenico Spatola: Sposa di Dio

Maria, in tuo grembo,
a candore di rosa,
Sposa di Dio,
pone l'angelo mio,
quel mattino, raggiante
e pur titubante,
tenero amore
chiedendo tepore.
Ancora più belle,
le attonite stelle
perché nell'umano
trasferito è l'arcano
rifugio divino
in tuo novello destino
di Madre,
che Dio fai padre
di noi figli da croce
dono che vale
suo anello nuziale.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Madonna del Parto, scuola fiorentina del XIV secolo

venerdì 1 dicembre 2017

Fra' Domenico Spatola: Il discorso escatologico. Tratto da: Vangelo di Marco in versi.

"In verità vi dico,
come amico: 
questa generazione non passerà
prima che tutto ciò si compirà.
Cielo e terra passeranno, 
ma parole mie non voleranno”. 
Richiesto dai suoi circa l’ora e il giorno, 
rispose a torno 
che nessuno li conosce,
né gli angeli, né il Figlio
che pur prende consiglio
dal Padre, cui solo è noto,
mentre ignoto
sarà quel tempo
per cui opportuno è vegliare
per meta non mancare.
“È come un uomo che, partito in un viaggio, 
ha lasciato i servi a proprio agio
a gestire la sua casa e il podere
e a ciascuno di esercitare il suo mestiere:
al portinaio in prima istanza 
di fare vigilanza.
Svegli, dunque, siate
affinchè sappiate
quando il Signore tornerà,
se a sera tardi,
o se si attardi
fino a mezzanotte,
o se del gallo al primo canto sente le lotte,
o al mattino venendo all’improvviso,
non vi trovi assonnato il viso.
Ora, quel che dico a voi: la vigilanza
diventi per ciascuno impegno di costanza.

Fra' Domenico Spatola: Vangelo di Marco in versi. 

La nuova pubblicazione di Fra' Domenico Spatola dove la sua vena poetica si cimenta nella grande impresa di mettere in "rima baciata" tutto il Vangelo di San Marco dal primo all'ultimo verso, lasciando inalterato il divino messaggio e arricchendolo di poesia pratica e dotta, vergata d'amore. 
Pagine 168 - Prezzo di copertina € 13,00
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 

Fra' Domenico Spatola: Vigilia in attesa

In vigilia di tua festa,
attivi, Signore, in mia testa
vigilanza al cuore,
chè non bivacchi
distratto,
qual matto
in sortilegi
effimeri del tempo,
mentre tue leggi
siano pensieri
e di felicità miei desideri,
nei sogni ogn'ora,
e lo spero ancora
quando terreni i passi
tuoi, sento or forti or lassi
in dolcezza o nell'asprezza
che vita comporta,
mi conforta
tuo Vangelo
a parlar di cielo
nel dolore o nel rifiuto,
in amore, ancor che muto,
sveglio né dissennato,
per sentirmi da te amato.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Cristo nel Getsemani di Hermann Clementz


Commento al Vangelo della Prima Domenica di Avvento, Anno B: Marco 13, 33-37

Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!

Commento al Vangelo

"Avvento" dal latino "venturus", annuncia nella liturgia cristiana "Colui che viene" e il suo tempo ("kairos") di grazia e d'attesa. "Vigilanza" chiede disponibilità all'evento, con divieti di ubriacature e di conviti con gli idoli, assonnati da droghe e imbambolati in fatui miraggi d'avidità e di potere. "Un uomo parte" è l'incipit della parabola, seguita a preconizzazione di crolli dei poteri a sistema in boria e arroganza. 
Gerusalemme, non esclusa, ne diventa emblema e pretesto per le colpevoli sue sicumere, suicide fino al rigetto del "Figlio dell'uomo" venuto a visitarla, e a disprezzo di proposta del Vangelo e del perdono. 
Memorabile la sua distruzione ad opera dei Romani, da "non restare pietra su pietra". Il Redentore pianse sulla "città che uccide i profeti". Con triplice invito, Gesù insegnò ai suoi a vigilare. Pari sequenza, nel Getsemani, a ultimo tentativo, fallito, di superamento della prova finale. 
"Chi parte" è Gesù, non senza prima affidare poteri di perdono e di vita, al "portiere di casa" responsabilità di sicurezza e, a quelli in casa, di vegliare fino al suo ritorno. 
L'attesa operosa è ragionata sulla scelta fondamentale per la vita. 

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Orazione nell'orto, di Andrea Mantegna