giovedì 31 agosto 2017

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXII Domenica del tempo ordinario: Matteo 16, 21-27

Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Dopo la confessione con cui Pietro, a Cesarea di Filippo, aveva dichiarato Gesù "Il Figlio del Dio vivente" ricevendone encomio dallo stesso Signore che lo riconobbe subito quale "prima pietra" per la costruenda sua Chiesa, il Maestro ritenne arrivato il momento per comunicare ai discepoli il primo annuncio della sua "passione e morte". Lo fa con grande raccapriccio per i suoi che non riuscivano a comprendere che quella morte non era definitiva e che "il terzo giorno sarebbe risorto". Pietro non ci sta. Non può vedere crollare i sogni per cui ha seguito il Cristo immaginando per lui e per se stesso un finale da trionfo, perciò, dopo avere tirato in disparte Gesù cominciò a protestare volendogli esorcizzare tale ossessione, lo intimò perchè questo non doveva mai accadere. Per lui il Cristo è il "figlio di Davide", quale atteso da Israele e perciò "vincente e immortale". Gesù reagì decisamente dinanzi alla arroganza del discepolo che voleva passargli avanti come a guidare lui il cammino e, dopo averlo apostrofato "Satana", chiamandolo cioè "avversario del progetto di Dio" gli impose di rimettersi al suo posto "dietro a lui". Gesù con Pietro ha rivissuto la stessa tentazione subìta all'inizio del suo ministero, ma questa volta al "suo" tentatore dà l'opportunità di ravvedersi. 

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: L'angelo libera Pietro dal carcere (particolare) del Guercino 

Fra' Domenico Spatola: Pietro, vade retro

Sembrava per te giunto,
o Signore,
momento a chiarore
di schiettezza con i tuoi, ormai
sol strettezza
infatti si facea a tua vita
e non di carezza:
qualcuno voleva tua fine,
senza confine
a propria ambizione:
vedeva il giorno
in cui levarti di torno
perché uno solo morisse
e Nazione non perisse.
Volevi preparare seguaci audaci
a sollevare la croce
e seguirti
per stessa voce
che udisti in pendio
voluto da Dio.
Quando fu il primo annuncio di
passione,
Pietro "l'ardito" entrò in
confusione,
voleva liberarti
dalla tua idea
che non corrispondea a quella del Messia,
restia
ad accogliere in dono
e donare perdono
a quanti lontani
sono da tua croce.
Ti prese in disparte
e, a voce e sua arte,
a piegar tuo volere
di rinuncia al potere:
così denigrare
ciò che per te è ideale.
Rimanesti basito
per chi puntato suo dito
in inedito aspetto
da quando a squisito cospetto
l'avevi, a lampo,
insignito sul campo
"Pietra eletta"
della Sposa diletta,
ma quella volta di tua Chiesa fu
scandalo in attesa
di sua costruzione
perché vandalo
ne voleva la distruzione.
Gli imponesti il ripiego, senza
sussiego:
"Vattene indietro,
diabolico Pietro,
non spetta a te suggerire sentiero,
ma dal Maestro devi accettare
quello vero!".
Fu la tua lezione
che a compassione
ancora si sente
dove il "voglio" d'orgoglio
risuona demente.

Fra' Domenico Spatola.

venerdì 25 agosto 2017

Fra' Domenico Spatola: Era segno di tuo nuovo Regno.

Lontano da folla conducesti,
Signore,
tuoi alunni a lezione di vita,
chiedesti di loro fatica
esiti incerti di loro missione:
"Cosa la gente pensava di te?"
Furon strane risposte, perché
vane proposte eran fatte alla
gente
di un Messia sol potente
e lanciato a conquista:
"Chi vedeva Giovanni il Battista
e chi quell'Elia zelante qual fuoco
e di Geremia seguaci non poco".
Fallito disegno
per te non fu segno
di vero Vangelo,
oscurato dal velo
di loro ambizione,
chiedesti a passione:
"Ma per voi, chi io sono?"
Del Padre fu dono
risposta di Pietro:
"Tu sei - e non arretro -
il Cristo, il Figlio del Dio vivente!"
Realmente ti parve consiglio
svelato dall'alto
e, senza alcun smalto,
donasti del Regno
le chiavi a pegno
per suo nuovo mandato,
qual pietra primaria che crede
novello cammino di fede.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Consegna delle chiavi a San Pietro - Guido Reni

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XXI del tempo ordinario: Matteo 16, 13-20

13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

La città di Cesarea, costruita e dedicata da Filippo, figlio di Erode il grande, all'imperatore Augusto, confina con il Libano. Qui Gesù conduce i discepoli, reduci di una missione evangelizzatrice. Gli esiti? Scontatamente fallimentari. Avevano prospettato del Messia gesta di potere in favore di Israele e i modelli cui doversi ispirare erano quelli conosciuti all'antica storia di Israele. Gesù li interroga, per leggere attraverso le risposte il grado di consapevolezza che gli stessi hanno raggiunto circa la sua persona. "Chi dice la gente che io sia?" La domanda era diretta. Ciascuno approntò la sua risposta, e tutte nella logica di una storia che si ripete, senza adito a novità. "Per alcuni sei Giovanni Battista, per altri Elia o Geremia, comunque un profeta del passato". Piuttosto macabre come risposte, perché gli evocati erano morti da tempo e il più recente era il Battista fatto decapitare da Erode. 
Si può immaginare la delusione del Maestro, che però non dispera che almeno siano i discepoli nella retta idea su di lui. 
"Ma almeno voi: chi dite che io sia?" 
Non si aspettava quanto avrebbe risposto Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!" 
Riconobbe il Signore non essere frutto se non maturato dall'Alto: "Il Padre te lo ha ispirato!" E, come avendo trovato la prima pietra da impiegare per la costruzione del suo ideale edificio, aggiunse: "A te darò le chiavi del Regno". Erano le chiavi della conoscenza e della misericordia di cui si erano impadroniti gli scribi per chiudere ed aprire a proprio arbitrio le "porte degli inferi". Sarà compito di Pietro e dei suoi collaboratori garantire che quelle porte rimangano sempre aperte a quanti vorranno entrare per condividere la festa con il Padre. La Potenza del dono di vita sarà tale, che nemmeno la morte ("porte degli inferi") potrà distruggere l'edificio del Regno.

Fra' Domenico Spatola  
Nella foto: Consegna delle chiavi a San Pietro (Perugino, Cappella Sistina)

giovedì 24 agosto 2017

Fra' Domenico Spatola: Un ricordo almeno

Scavarono la terra con le mani
seguendo udito dei rumori strani
di voci soffocate dalla terra che
come guerra
li aveva sepolti vivi
or retrivi
a stessa lor paura
ricordi che famelica natura non
perdona in suoi percorsi e atroci
morsi
per i tanti incauti
che sono incorsi
in voglia sua arcigna
e sorda di matrigna.
Quanti affogati
non consolati
in quella morsa
vagano in cerca di risorsa
almeno in un ricordo
o un accordo
con chi lor storia
conserva in sua memoria.

Fra' Domenico Spatola

sabato 19 agosto 2017

Fra' Domenico Spatola: Barcellona, 17 agosto 2017

A stupore ti ritrovi
nell'orrore
di vittime ignare
di tue ferite d'accoglienza
che demenza partorita
da chi non crede nella vita
e a violenza dà valore
e, a incontinenza, fa terrore.
Variopinta di colore
città a metropoli
per tua ospitalità donata
a etnie che di pace
in te face
han cercato
da secoli a splendore
ora piangi,
d'ogni età,
i morti
da crudeltà
di fanatici
e irredenti
mai risorti
e sol scontenti
fanno guerra
alla pace sulla Terra

Fra' Domenico Spatola

venerdì 18 agosto 2017

Fra' Domenico Spatola: La fede in Gesù in terra pagana

Quel giorno, Gesù, fu sorpresa
perché senz'attesa
ti videro arrivare i pagani
che non immaginato
avevano che tu scappavi
da tua terra per non essere
ammazzato,
almeno in quel momento,
per il tuo commento
sul passo della Legge non
gradito,
e tu, costretto, eri fuggito
in terra più sicura a Tiro e a
Sidone
città che in coercizione
di indecente schiavitù
tenevano oppressa,
come ossessa
gente di ogni tribù.
Una donna cananea si fece
avanti
per denunciare di propria figlia
istanti
in cui la poveretta si dimenava
oppressa
e a suoi occhi non era più la
stessa.
Volesti, Gesù, senza prender
precauzione
dare alla gente come a lei
lezione
sul come trattare i figli,
e perciò desti consigli
dicendo: "Non da cagnolini
cui dare bruscolini,
ma come umani cui insieme al
pane
offrire cose sane.
La donna fiduciosa insistette,
perché "anche la briciola
- essa ammette -
caduta dalla mensa
fame altrui compensa!"
e la chiese a te per sua figlia.
Fede sì grande a te, Signor,
consiglia
così che per suo forte credo
a lei dicesti liberator "Concedo".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Gesù e la Cananea di Annibale Carracci (Parma - 1595)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XX Domenica del tempo ordinario: Matteo 15, 21-28

Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore - disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita

Commento al Vangelo 

Dintorni di Tiro e Sidone. Gesù vi si rifugia, perché territorio pagano. Fugge da una minaccia di morte. Ha osato abbattere la barriera tra "puro" e "impuro". 
"Nessun cibo inquina l'uomo", aveva detto, rivelando la vera fonte di inquinamento: il cuore dell'uomo che produce pensieri tristi. Avere negato il punto di forza su cui si fondava "la diversità" di Israele dagli altri popoli, lo rendeva nemico di Mosè e della Legge. Meritevole di morte, dunque, per blasfemia. In terra pagana si trova al sicuro.
Una donna del luogo "cananea" ne approfitta chiedendogli aiuto per guarire la figlia. 
Inconsapevole, ella compie un paio di errori, che provocano in Gesù una reazione apparsa strana. Lo invoca "figlio di Davide", lo ritiene dunque il messia atteso per risolvere la superiorità di Israele su tutti i popoli con la violenza e la guerra. 
Gesù, come a specchio le mostra quali le conseguenze di tale ideologia.
Dichiara di essere stato mandato esclusivamente per Israele e che il pane dei figli non va dato ai cani. Proprio così. Ma questo non è il suo pensiero, piuttosto quello di coloro che, come essa, vogliono "il figlio di Davide". 
La donna, pur mantenendo la sua idea, la promuove alla disponibilità nei confronti anche dei pagani ritenuti "cani". Esprime la sua fiducia nella prodigalità di Dio che rende abbondante quella mensa, così che "anche i cani potranno nutrirsi di ciò che cade". La sua fede, che commuove Gesù, sarà la ragione della guarigione della figlia. 

Nella foto: Cristo e la Cananea di Annibale Carracci 

martedì 15 agosto 2017

Fra' Domenico Spatola: La festa dell'Assunzione di Maria.

La festa dell'Assunzione di Maria "in corpo e anima in cielo", come recita il dogma proclamato da Pio XII l'1 novembre 1950, vuole testimoniare la totalità del dono all'umanità nel compimento del progetto divino. Maria, è icona dell'Umanità perché simboleggia, anticipandolo, il destino finale che ci appartiene, nella pienezza del Regno che in lei trova tutte le prerogative dell'umanità felice e fedele. 
L'origine è il suo ruolo di "Madre di Dio", scelta per la missione funzionale quanto necessaria della Incarnazione del Verbo. Dante, nell'ultimo canto della Divina Commedia l'apostrofa: "Termine fisso d'eterno Consiglio", attribuendole il ruolo unico di consentire a ripensare la Storia in prospettiva nuova, come intesa dalla Santissima Trinità ("Eterno Consiglio").
Dal concepimento del Figlio, la sua vita è un tutt'uno con quella di Dio, di cui il Concilio di Efeso, nel 431 e.c., la dichiarò "Madre". 
Betlemme, Nazareth, Gerusalemme, sono luoghi di ricordi di lei. A Cana, con l'intervento in favore degli sposi privi di vino le si attribuisce il ruolo di mediazione presso il Figlio. Tra le interpretazioni diverse e magari divergenti dell'evento, mi piace riandare all'episodio e sentirlo come un atto gentile e previgente tutto materno. Di lei che si accorga delle cose mancanti e provveda. 
Mi è tenero riandare e restare con lei sotto la croce. Magari solo noi tre. Un idillio inenarrabile. Fatto di sguardi e tante promesse di... fedeltà. 

Fra' Domenico Spatola.
Nella foto: La Madonna assunta di Palma del Vecchio

Fra' Domenico Spatola: L'assunzione di Maria

Fu meraviglia
sepolcro vuoto
quel dì lontano
ancora ascoso,
quando gli apostoli,
tolto l'avello,
videro bello
a loro sguardo
ormai il traguardo
di Madre amata
in cielo volata
in braccio al Figlio
che stesso appiglio
donava a lei
come lui tenuto
essa avea da bambino.
Or nel divino,
Maria è entrata
né si è scordata
di prole da croce
da Gesù affidata
e stessa voce
ora accompagna
con suoi consigli
gli umani figli
che a lei accorrono
per una grazia
o un prece
che lei che è Madre
tosto concede.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: La Madonna assunta (Tiziano - 1516)

venerdì 11 agosto 2017

Fra' Domenico Spatola: Chiara sorella poverella


Chiara fu d'Assisi la dama
poverella.
Scelto aveva ella
di seguire Fra
ncesco.
Altro desco
appetea sua ansia:
amare e servire.
La sua non fu vana scelta.
In Porziuncola divelta
fu sua chioma a nesso
e, connesso,
anello essa dona al suo sposo
invidiato e più bello
e sarà sempre quello
che l'ha amata di più.
A Gesù
rese fedele cuore:
ancor li sento parlare d'amore.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Santa Chiara di Simone Martini.

Fra' Domenico Spatola: Camminavi sulle acque in tempesta...

Vedesti, Signore, tra i marosi
quella barca che i venti furiosi
squassavano a prua:
era la tua.
Direzione diversa
avea presa,
ma, ora si è arresa
ad approdare a tuo porto,
accettando conforto
dal manifesto potere divino:
sull'acqua il tuo cammino.
In quel momento,
a commento,
i tuoi gridarono come colti da asma
che eri un "fantasma".
Avevano riposto in oblio
la tua natura da Dio.
Li rassicurasti che eri il Signore
e il Pastore
che cerca il suo gregge,
e il cammino ne corregge.
"Se sei tu, - disse Pietro dubbioso -
sulla tua Parola,
io oso
fare la spola
tra te e la barca
camminando sull'acqua".
A venire da te gli avevi ordinato,
ma appena iniziato percorso
come morso
da sbuffo di vento furioso
fu reso pauroso,
e senza fidarsi più,
cominciò ad andar giù.
Con tuo braccio potente,
l'afferrasti
e: "ancor non credente?"
gli gridasti.
Poi in barca con i tuoi a remare,
la riva presto potesti toccare.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Camminata sull'acqua di Lorenzo Veneziano (1370)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XIX del tempo ordinario: Matteo 14, 22-33

Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Aveva sfamato, con sua parola e suo pane, cinquemila uomini, non fidandosi Gesù più del messaggio trasmesso dai discepoli, che verso altro orientavano l'attenzione e la sequela della folla. Le loro erano ideologie nazionalistiche e ambiziose del potere e della glorificazione d'Israele, disprezzati al contrario erano gli ideali d'amore universale da lui predicato. Loro ansia infatti era che Gesù accettasse di essere dal popolo proclamato re, alla maniera del Messia invocato quale "figlio di Davide" a interrompere quella catena di sudditanza, Gesù volle dividere i discepoli dalla folla, che contrariati, furono costretti a imbarcarsi per dirigersi sulla riva opposta, territorio occupato prevalentemente dai pagani. Il messaggio anche se non recepito era chiaro: destinatari del Vangelo erano tutti gli uomini, a prescindere dalle etnie e dalle condizioni sociali. 
Allontanatili, Gesù, senza fomentare  altre false illusioni, si attivò a congedare la folla. 
Avendo presentito il pericolo del tradimento del suo messaggio da parte della Comunità, si ritirò sul monte a pregare e anche quella volta per chiedere aiuto e conforto dal Padre. 
A sera, la barca faticava nel mare in tempesta, il vento era avverso, come il loro cuore che odiava i pagani. Alla prima luce dell'alba, Gesù volle, "da Dio", camminare sulle acque. 
Forse fu stratagemma suo dato ai discepoli per invitarli a fidarsi, ma in realtà causò in loro solo tanta paura. Non conoscevano infatti ancora di Gesù la divina natura, e a terrore si misero a gridare, ritenendolo un fantasma, come a dire quel che resta a sopravvivenza in un morto. A dissipare loro paura, il Signore si presentò da subito, adottando nel greco quello che era il tetragramma divino della religione di Israele: IAWE', cioè "Io sono", aggiungendo"non abbiate paura!". 
Pietro, ancora insicuro, volle mettere alla prova il Signore, e gli chiese lo stesso teofanico cioè camminare sull'acqua. Non oppose rifiuto il Signore, perché quella prerogativa divina egli la poneva a disposizione dei credenti. Bastava solo la fede. Ma Pietro, appena mossi pochi passi sull'acqua, cominciò ad affondare per "quella fede", che Gesù, nel salvarlo, gli rimproverò assente. 
Poi salito sulla barca, a simbolo della vita, Gesù fece cessare il vento dell'odio, e, nell'approdo ormai veloce, sperimentarono il riposo. 

Fra' Domenico Spatola. 
Nella foto: Gesù cammina sulle acque di Gustave Dorè. 

venerdì 4 agosto 2017

Fra' Domenico Spatola: La Trasfigurazione di Gesù

Sull'alto monte,
Gesù volle condurre
i discepoli più riottosi nel seguire;
avevano infatti, a lor discolpa,
sempre qualcosa da ridire,
soprattutto quando Gesù
parlava della sua morte,
altra sorte
del Messia immaginato.
Così, dopo annunciato
che Cristo, vituperato,
finito sarebbe sulla croce,
una fu la voce
a contestare:
quella di Pietro,
sempre restìo a indietro
ritornare.
Sei giorni dopo la impossibile
intesa,
volle condurre Pietro e di
Zebedeo i figli,
che non accoglievano consigli
se non di comandare,
Giacomo e Giovanni
costringendo Gesù a riparare lor
danni.
Mentre erano sulla vetta,
Cristo in fretta
suo volto illuminò
come il sole
e suo vestito fu bianco a
splendore.
ai due lati,
apparvero gli antichi vati:
uno era Mosè
che imposto aveva la Legge
come un re,
l'altro era Elia,
lo zelante profeta sempre in via
a corregger mire
così che a tutti amava dire:
"Con assoluta certezza vi
comunico
che Dio è unico,
il suo nome è Iahvè
e guai saranno per chiunque
al posto suo si farà re!"
Era risaputo che promessa sua
non volava senz'ala,
esperienza ne aveano fatta i
sacerdoti di Bala. Parlavano da
lungo tempo tra loro tre
sul passaggio di Gesù,
quando Pietro, a tu per tu,
si volse a lui,
interprete anche del pensiero
altrui:
"Di tende - disse - ne facciamo
tre:
una sarà per te,
e l'altra per Mosè
e per Elia!"
Mostrò di non sapere cosa sia
buona creanza,
e senza titubanza
aveva fatto Gesù "gregario" di
Mosè,
chè, a suoi occhi, appariva
sempre lui il re.
Ma la divina  nube luminosa
avvolse minacciosa
il richiedente
che ancor mostrava di non capire
niente,
cioè che sol Gesù è il Figlio
d'ascoltare,
mentre gli altri due son da
rottamare,
avendo ormai compiuta lor
missione
quella di preparare del Figlio la
passione,
spettando a lui essere il Messia
e non a Mosè e neppure a Elia.
Ritornato alla realtà,
Pietro mostrò di non accettare
l'aldilà,
l'oltre la morte,
che per lui continuava a rimanere
l'eludibil sorte.

Fra' Domenico Spatola.
Nella foto: La Trasfigurazione del Bellini.

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica della "Trasfigurazione" (XVIII del Tempo ordinario): Matteo 17, 1-9

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».

Commento al Vangelo

Li condusse sull'alto Monte, altro da quello che Satana aveva offerto a dominio al Messia. Qui, sul Tabor, la vera gloria si conquista con il dono dell'amore che si fa servizio, il solo che fa maturare pienezza di vita. Pietro, Giacomo e Giovanni, refrattari alle logiche del Regno consumato fino al dono totale della morte annunciata, stanno a contemplare il trionfale traguardo, interpretato senza la fatica del donarsi. Il volto di Cristo è come il sole e le sue vesti di luce: teofaniche note di quella cultura. 
I discepoli si beano alla vista, confortati dalla presenza di Mosè e di Elia, rispettivi interpreti della Legge e della Profezia di Israele. Pietro, a nome dei due compagni, vuole Gesù alla destra di Mosè, e suo interprete riformatore. Della Legge si fidava infatti e le consegnava l'eloquente posizione centrale. E' la voce potente del Padre a zittire l'insolente Pietro: "Gesù è mio Figlio, il prediletto", aggiungendo perentorio: "Ascoltatelo!"
A risveglio, li colse il tremore: Gesù rimasto solo con loro. Mancavano i beniamini fidati. 
E di Gesù? Non si fidavano ancora. 

Fra' Domenico Spatola. 
Nella foto: La Trasfigurazione di Raffaello. 

mercoledì 2 agosto 2017

Fra' Domenico Spatola: Il perdono d'Assisi

Quanto provavi amore
in cuore,
Francesco poverello,
che di ognuno volevi
essere fratello?
Quella notte,
dopo lotte
per il velo cupo
che si strappò
col lupo
a perdono;
e stesso dono
offristi a uccelli
che belli
e in ebbrezza
di canto
li congedavi a carezza,
a loro vanto.
Provasti ancor tu
ad andar lontano
dal Saladino, ancor pagano,
a portare a lui di pace
messaggio verace
e a coraggio
stringergli la mano.
Non pago
fosti pure quella notte
e non vago
fu il tuo domandare:
chiedevi a Dio,
con fede e grinta non arresa,
di perdonare
chiunque visitava la tua chiesa.
Venne puntuale
il suo perdono
e fu totale,
per chiunque delle masse
entrasse
in quella casa
dove si basa
preghiera tua sincera:
la Madre appoggiò tua richiesta
e Cristo ad acconsentir
chinò la testa.

Fra' Domenico Spatola