martedì 31 dicembre 2019

Fra' Domenico Spatola: Gli amici di Gesù

Andarono i pastori
per offrire lor favori
al Salvatore nato,
sulla greppia adagiato.
Narrarono a Maria
che non era fantasia
il dir d'angeli veri,
ch'eran sinceri,
a  raccontar "divino"
quel Bambino.
Venuti veloci,
i primi e precoci
ad evangelizzare
e a meravigliare
Maria e il suo Giuseppe,
che sol da loro seppe
l'angelico messaggio
del comune salvataggio.
Finita la preghiera,
prima di sera,
tornarono felici,
e di Gesù amici.
All'ottavo giorno
si fece turba intorno
per la circoncisione,
secondo tradizione,
ma per il nome del bambino
fu il voler divino,
a sorprendere i più,
chiamandolo "Gesù".

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo dell'Ottava del Natale: Luca 2, 16-21

Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Circoncisione di Gesù e presentazione al tempio
21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.

L'urgenza nei pastori ad accorrere da Gesù, fu invogliata dagli Angeli affinché riconoscessero in lui  il Salvatore "adagiato nella mangiatoia", come la culla usata dai loro neonati. Da "primi" evangelizzatori, sorpresero Giuseppe e Maria "la quale custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore". Nel ritorno alle greggi, il loro ruolo fu dall'evangelista assimilato a quello degli Angeli annuncianti, anch'essi "glorificavano e lodavano Dio". Era il paradosso del Natale!
All'ottavo giorno dalla nascita,  ogni bimbo ebreo andava  "circonciso nella carne". Il "segno" della appartenenza a Israele, era fondamentale per gli Ebrei, ma il rito verrà successivamente osteggiato dall'apostolo Paolo, perché ritenuto "antitetico" alla fede in Cristo. 
Segnò definitiva apertura ai Pagani, che, per aderire al Vangelo, non sarebbero stati costretti dal "segno" di Abramo e obbligati dalla Legge di Mosè. Necessaria per lui la "sola" fede in Cristo, Crocifisso e Risorto, mentre funzionale alla liturgia della "Maternità divina di Maria Vergine" è la professione di Paolo su Cristo: "nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge,  perché ricevessimo  l'adozione a figli". Provvisoria è dunque l'obbedienza alla Legge e strategica alla Croce, da dove il Risorto consegnerà lo Spirito che abbatte "il muro di separazione" così che "non Giudeo né Greco, ma ci sia una creatura nuova".

Fra' Domenico Spatola

sabato 28 dicembre 2019

Fra' Domenico Spatola: Rachele i figli brama

I Magi eran partiti,
quando novelle liti
minacciavano il Bambino.
Urgente era il divino
intervento in sogno,
per nuovo  bisogno
di partire:
"Erode lo vuole far morire!"
Giuseppe, con Bimbo e Sposa,
non proferì chiosa,
e, obbedendo al Signore,
senza perder ore
andò dritto,
rifugiandosi in Egitto
nel buio della notte,
e stette lì fin alla morte
del tiranno,
e, scongiurò il danno,
avverando profezia:
"Da egiziana prigionia
ho richiamato il figlio".
Ma presto il periglio,
quando Erode,
(e ancor si rode!)
comprese che non poco
a lui i Magi fecero il gioco.
Allora s'infuriò
e morte decretò
di bimbi da due anni in giù,
volea così uccidere Gesù.
S'avverava di Geremia
la dolorosa profezia:
"Un grido udito in Rama:
Rachele i figli brama,
ma essi non son più:
deportati fin laggiù!"

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Strage degli innocenti (Rubens)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della "Santa Famiglia": Matteo 2, 13-15.19-23


13 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.
19 Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino». 21 Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele. 22 Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea 23 e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Gabbarono Erode i Magi. Un angelo li aveva diffidati di ripassare da lui. Le sue lusinghe nascondevano intenti omicidi: fare fuori il presunto rivale. Anche Giuseppe, per stessa ragione, fu allertato per fuggire in Egitto, ormai terra ospitale. La tirannia era altrove. Alla morte di Erode, "dall'Egitto il Signore richiamerà il figlio", aveva vaticinato Osea. Nuovo esodo dunque riproposto alla santa Famiglia verso la terra d'Israele, che però osteggierà Gesù fino a volerne la morte. La Giudea non poteva essere la meta, come inizialmente nelle intenzioni di Giuseppe, perché Archelao, il tetrarca succeduto al padre, era peggiore di lui. Inevitabile la scelta di vivere nella Galilea, e a Nazareth che consentirà al Figlio -come vaticinato- il titolo di "Nazareno", allusivo al "virgulto di Iesse", antenato di Davide, e alla missione di Messia "il consacrato".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: La fuga in Egitto - Giotto

lunedì 23 dicembre 2019

Fra' Domenico Spatola: I pastori di Betlemme

Augusto imperatore
e Quirinio gran signore
favorirono l'evento
con il primo censimento.
Tutti andavano alla fonte
delle patriarcali impronte
di antenati e di penati
per venire registrati.
Anche Giuseppe e Maria,
di Betlemme sulla via
compirono l 'evento
che si ricorda a monumento.
Maturarono nel frangente
i dì della partoriente
che, nato il suo Bambino,
lo avvolse in panno fino,
e lo depose nella greppia
odorante non di seppia
ma di puro e fresco fieno.
Là vicino c'era il pieno
di pastori e pecorelle,
sotto un ciel pieno di stelle.
Del Signore l'Angioletto,
con suo fare circospetto,
disse agli uomini in paura:
"Oggi per voi è l'avventura:
nato infatti è il Salvatore
che per noi è Cristo Signore.
Lo cercherete a Betlemme,
se con gambe a voi non flemme,
nella greppia lo troverete".
Con soavi nenie liete
altri angeli, a ronda,
a lui fecero da sponda,
cantando a Dio la "gloria",
vero Amico della Storia.
Avvolti dalla luce
che al Bimbo noi conduce,
trovarono, a fin cammino,
Madre e Figlio suo divino.
Tornarono felici
ché del Bimbo erano amici.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Natività di Carlo Maratta

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo del Natale: Luca 2, 1ss

1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3 Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4 Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6 Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
8 C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10 ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». 13 E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
14 «Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama».
15 Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16 Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19 Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
20 I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Le componenti storico-geografiche, per storicizzare l'evento ci sono tutte. 
Da consumato narratore, l'evangelista Luca incastona la nascita di Gesù,  nella cornice della Storia universale, a orientare alla natura dell'accadimento. Il  censimento è pretesto per  eliminare obiezioni che si tratti di una "favola", e il contesto piega da subito verso altri spessori, più umili e congeniali alle scelte del Dio Bambino. Il mondo è quello di povertà dei diseredati di ogni tempo, espresso dai pastori che vegliavano quella notte le greggi. Il cielo luccicava  di stelle, e qualcosa nell'empireo si muoveva verso di loro: un Angelo del Signore, tutto per loro,  basiti da paura.  Inedito il messaggio di gioia: "È nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore". Temevano l'avvento del Messia, minacciato loro, perché permanentemente impuri. E invece la novità li commuove. Il Bimbo nato a Betlemme è come i loro neonati, giacenti nella mangiatoia: lì lo troveranno. La "luce divina li avvolge" nell'abbraccio loro mancato. All'annunziante fa eco il coro con il canto di "gloria" a Dio "filantropo" perché  innamorato della umanità.  Vanno in fretta a verificare, e annunciando a Maria il contesto che essa conserverà,  meditandolo nel cuore, per noi. Tornarono alla ferialità, e da apostoli cantarono il Vangelo,  il primo e con calore.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Natività di Julio Padrino

venerdì 20 dicembre 2019

Fra' Domenico Spatola: "Non temere, Giuseppe"

Se si vuol la narrazione
della messianica generazione,
da Matteo viene offerta
in maniera assai sofferta,
quando parla di Maria
che sarà madre del Messia.
Essa è sposa di Giuseppe,
e, come ognuno poi seppe,
fu incinta non di lui
ma dello Spirito, ch'è Colui
che regge il mondo.
Iracondo
Giuseppe al primo annuncio,
voleva dirle: "a te rinuncio!",
senza esporla al vituperio
essendo giusto e sincero.
Pensando al no "segreto",
l'Angelo del messo lieto
gli apparve in sogno,
e, per bisogno
urgente e necessario,
accorato fu il suo frasario:
"Giuseppe, non temere,
perché vere
son le parole della Sposa:
da lei nascerà divina Cosa,
perché dallo Spirito Santo
e sarà vanto
per te, di Davide figlio,
e di quel re, a lui sarai  l'appiglio.
Ella lo darà alla luce,
ma nome suo da te Egli deduce:
e salverà il mondo dai peccati!"
Accadde ciò perché avverati
fossero i vaticini del profeta,
giunti a meta:
"La vergine partorirà
e il figlio nome avrà
Emmanuele"
dal suono come miele:
del "Dio con noi".
Svegliatosi, poi
Giuseppe, accolte in cuore
le parole del Signore,
prese con sé Maria
la madre del Messia.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della IV Domenica di Avvento ( anno A): Matteo 1, 18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Giuseppe, per i Vangeli, vanta il titolo eminentemente messianico di "discendente del re Davide".  Trasmesso per generazione da padre in figlio tale consegna si interrompe con Gesù, perché di lui Giuseppe non è il padre biologico. Altre vie ha scelto Dio, per l'incarnazione del suo Figlio nel grembo di Maria, sposa di Giuseppe. L'opera è infatti dello Spirito Santo. Qualificato come "giusto" per la  Legge di Mosè, Giuseppe non ritiene di procedere con Maria alle nozze (seconda tappa del matrimonio ebraico) ma "deve" licenziarla. Del ripudio però sceglie la modalità "segreta", senza cioè palesare la motivazione infamante dell'adulterio dalle conseguenze fatali per la vita di Maria e del Bimbo che porta in grembo. La condanna infatti prevedeva la lapidazione. Il "sogno" è per le Scritture un modo per raccontare l'intervento di Dio nella storia dei profeti, così Giuseppe viene richiesto di prendere con sé Maria per dare al Figlio il titolo davidico di "figlio di Davide". La richiesta urgeva per non fallire il piano dell'umanizzazione del Verbo di Dio.
Consenziente e incondizionata, la risposta di Giuseppe rendeva possibile, in quella cultura patriarcale, l'intervento di Dio a guidare la Storia con "la Vergine che avrebbe partorito - come vaticinato da Isaia- l'Emmanuele ossia il Dio con noi". 
Tema conduttore del Vangelo di Matteo, che  chiude con le parole dell'esordio quando il Risorto dirà ai suoi: "Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo!"

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: San Giuseppe (Guido Reni)

mercoledì 18 dicembre 2019

Un regalo di Natale per il pranzo dei bisognosi nella Missione San Francesco

Vi aspettiamo domenica 22 dicembre dalle ore 10:30 alle 13:30 e dalle 16:30 alle 19:30 nel centro della Missione in via Cipressi 233 (trav. piazza Cappuccini) dove un nostro amico volontario esporrà oggetti realizzati con pietre e legni restituiti dal mare.
Il ricavato delle vendite sarà utilizzato per la preparazione di un pranzo per i bisognosi che frequentano il centro nei giorni di festa.
Una piccola occasione per acquistare gli ultimi pensieri natalizi e una grande occasione di solidarietà.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 13 dicembre 2019

Fra' Domenico Spatola: Il più piccolo del Regno

Il Battista, carcerato,
dal dubbio fu tentato
se Gesù fosse il Messia,
o altro chicchessia
dovesse egli aspettare.
Volle dunque a lui inviare
suoi seguaci
per rendersi capaci
se aspettare ancora
d'altro Messia l'ora.
"Riferite a Giovanni
che a riparare i danni
sono venuto:
la parola do al muto,
e la vista al non vedente,
e al deficiente
di udito,
col sol dito,
faccio lui udire,
consentendo di venire
i lebbrosi purificati
e i morti risuscitati
e ai poveri col Vangelo
dono parole di cielo".
Aggiunse con severità:
"Beato chi non vorrà
di me scandalizzarsi!"
Sembravano acquietarsi
quegli interroganti
e, mentre tutti quanti
tornavano al maestro,
Gesù colse l'estro
di parlare a tutti del Battista:
"Chiedo se vostra vista
contemplato, nel deserto,
ha un reperto,
o una canna in modo lento
cullata dal vento?
Chi veste alla moda
vive alla coda
di un re.
Giovanni vive da sé
come profeta
e sua meta
è preparare la via
a me che son Messia.
Tra gli umani,
tutti nani
sono a suo confronto
ma, senza affronto,
il più piccolo del Regno
maggiore sarà a segno".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: San Giovanni Battista (Tiziano Vencellio)

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Terza Domenica di Avvento (anno A): Matteo 11, 2-11

2 Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: 3 «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». 4 Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: 5 I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, 6 e beato colui che non si scandalizza di me». 7 Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8 Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! 9 E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. 10 Egli è colui, del quale sta scritto:
Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero
che preparerà la tua via davanti a te.
11 In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Il Battista, languente nel carcere del Macheronte, è assalito da forti dubbi circa la messianicità di Gesù.  S'aspetta da lui un atto rivoluzionario per bruciare "come pula" i nemici del Signore. Era stato da lui predicato "il Messia giustiziere" e invece apprende dai discepoli che Gesù fa comunella con i peccatori e parla di perdono. Gli invia la delegazione per chiedere espressamente se è lui il Messia atteso, o va rivolta altrove l'attenzione. Gesù risponde citando il profeta Isaia che vedeva il Messia come colui che si sarebbe intenerito della gente, prendendosene cura. Suggeriva in tal modo al Battista di ripensare diversamente quella missione. Mentre gli interroganti vanno via, Gesù tesse l'elogio di Giovanni, l'uomo del deserto, austero e coerente non come "canna sbattuta dal vento", intrigo degli assetati di potere che cambiano casacca all'occorrenza. Non vizioso, né dedito alle eleganze di chi vive nella reggia (allusione a Erode). Egli è tra gli antichi profeti il più grande, per il compito di "preparare la via" al Cristo. Però - aggiunge non senza amarezza - "il più piccolo del suo Regno, è più grande di lui". Giovanni infatti non aveva ancora scelto di seguirlo.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: San Giovanni Battista (Leonardo da Vinci)

giovedì 12 dicembre 2019

Fra' Domenico Spatola: Santa Lucia. Tratto da: Un anno con fra' Domenico. Poesie per ogni giorno dell'anno.

È usanza siciliana
venerare la siracusana
santa vergine Lucia
con a pranzo la cuccia
e le arancine a contorno,
con panelle tutto il giorno.
La ricorrenza è a ricordo
dello scafo con a bordo
solo il carico di grano
misterioso e da lontano,
che, venuto in carestia,
cucinato fu a cuccìa,
senza esser macinato.
Solo appresso maneggiato
con canditi e i dolciumi
per la festa dei lumi
che dalla sua Siracusa
la Santa è ancora adusa
a riportare ogni anno
risvegliando, dopo affanno,
il nuovo sole.
È il nome che lo vuole
a ricordar ch’essa adduce
ogni anno nuova luce.



Fra' Domenico Spatola: Un anno con fra' Domenico. Poesie per ogni giorno dell'anno.
Parte dell'incasso è devoluto alla missione san Francesco, la mensa dei poveri di fra' Domenico Spatola
Pagine 454 - Prezzo di copertina € 16,00
Disponibile presso il Centro San Francesco - Via Cipressi 233 (trav. piazza Cappuccini)
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it
Disponibile presso Ibs

venerdì 6 dicembre 2019

Venerdì 13 dicembre presentazione del nuovo libro di Fra' Domenico Spatola


Fra' Domenico Spatola: "L'Ave", a proposta

Su candore,
che di te Vergine il cuore
mostrava,
Gabriele posava
la proposta d'amore:
era del Signore
l'invito
ad esser marito
a te
e partorire il Re.
Temevi non essere degna
e alta ti pareva consegna.
Ma solo te voleva Regina
il Padre e sua Corte divina.
Puro e senza peccato,
cuore tuo immacolato
attrarre poteva su noi
Colui che ci avrebbe poi
da Croce resi più belli
perché di lui ci facevi fratelli.
Madre, sei avvocata
e "piena di grazia" da tutti acclamata,
nobilita il parto di creatura
che da tuo "Sì" avrà vita sicura.
Sei Madre a Dio,
senza l' oblio
dell'altra maternità
quella dell'intera Umanità,
che accogliesti a voce
da tuo Figlio in croce.
A cotale assenso
da noi avesti consenso.
Sei nostra Madre,
e in braccio al Padre
ci vuoi tutti portare
additando a noi il Figlio da amare.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: "La Nunziata" di Antonello da Messina

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica dell'Immacolata: Luca 1, 26-38

Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

Attivo è l'arcangelo Gabriele. "Forza di Iahvè " è il suo nome. Presente era stato a Zaccaria nel tempio di Gerusalemme, e ora inviato ad una Vergine, sposa di Giuseppe,  chiamata Maria. È il messo di un progetto: Dio chiede la mano della Prescelta. L'ambiente è l'umile dimora in Galilea e il saluto dell'Angelo impegnativo, da turbare la Vergine. Altri eroi del passato avevano ricevuto "un tale saluto" per missioni bellicose in difesa d'Israele, come nel caso di Gedeone. L'angelo rassicura Maria, perché quel che le toccherà supererà ogni fantasiosa aspettativa: "Hai trovato grazia presso Dio!". Le dice che Dio è innamorato di lei, e la presceglie ad essere Madre del suo Figlio".
Ha fretta Gabriele, e, d'un fiato,  declina dal concepimento alla nascita, responsabilizzando Maria anche sul nome da dare alla Creatura (all'epoca, esclusiva prerogativa paterna). Del Nascituro vengono decantati i titoli divini e regali, con l'aggiunta che il "trono davidico, sulla casa di Giacobbe e senza fine", l'avrebbe ereditato direttamente da Dio. Per il compito ineguagliabile, la Vergine obietta l'impossibilità che ad eseguirlo possa essere  un uomo. "Infatti -  dice l'Angelo - sarà lo Spirito Santo a coprirti con la sua ombra!" A conferma della veridicità di quanto annunciato annuncia la gestazione di Elisabetta "la sterile": da sei mesi è in attesa di Giovanni il Battista, perché "nulla è impossibile a Dio". Accettò la Vergine, e quel "Sì" fu gravido anche di noi.
Fra' Domenico Spatola

Nella foto: Annunciazione di Leonardo da Vinci 

martedì 3 dicembre 2019

Il 13 dicembre alle ore 18:30 presentazione del libro Un anno con fra' Domenico

SIETE TUTTI INVITATI VENERDI' 13 DICEMBRE ALLE ORE 18:30 
ALLA PRESENTAZIONE 


PRESSO IL CENTRO SAN FRANCESCO 
Via Cipressi n. 233 (trav. Piazza Cappuccini)

Vi aspettiamo numerosi per una serata in poesia con fra' Domenico Spatola

"UN ANNO CON FRA' DOMENICO, Poesie per ogni giorno dell'anno" è una raccolta di 365 poesie, che ha lo scopo di accompagnare il lettore giorno per giorno con un pensiero, una riflessione, una preghiera o il ricordo di un evento. Ovviamente in poesia.
Molte sono le ricorrenze, allegre o tristi: e questo il libro ha anche uno scopo educativo, mirato a tenere viva la memoria su fatti o personaggi che non possono essere dimenticati. 
Si ricordano gli anniversari di nascita o di morte di quei personaggi dello spettacolo che in qualche modo fanno parte della nostra vita: da Lucio Dalla a Charlie Chaplin, da Totò a Gigi Burruano da Andrea Camilleri a Luigi Pirandello. 
E non solo. Fra’ Domenico non dimentica i pilastri della cultura e della musica: Leopardi, Manzoni, Virgilio, Pascoli, Omero, Mozart…
I Santi sono protagonisti nella raccolta: Santa Caterina, Santa Rita, San Giovanni Battista, San Bernardo da Corleone e, come è giusto, la nostra Santuzza sia per il Festino che per il 4 settembre. A San Francesco viene dedicata una piccola raccolta nel mese di ottobre, dove ogni poesia coglie un particolare della sua vita: il lupo, le stelle, il fuoco, la Terra… Molto bella la rivisitazione del Cantico delle Creature. 
Il mese di dicembre è invece una piccola raccolta di filastrocche natalizie.
Quasi tutte le poesie sono corredate da un disegno, in maggior parte decorativo, per rendere più viva l’attenzione del lettore e chissà: perché non farli colorare ai bambini, coinvolgendo anche loro nelle letture delle poesie che riteniamo più adatte?
Parte del ricavato è devoluto alla missione San Francesco, la mensa dei poveri creata e gestita da fra' Domenico Spatola e dai volontari.
Il libro conta 478 pagine ed il prezzo di copertina è di € 16,00