giovedì 29 novembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Vegliate e pregate

Per quei tempi, Signore
a noi dicesti per amore
che segni non mancheranno
che faran danno
nel sole, nella luna e nelle stelle
e, aggiunte a quelle,
poscia,
sulla terra, di popoli sarà angoscia
per il mare
pronto a straripare
e coi suoi flutti,
come rutti,
metterà paura
e futura
condizione della terra
sarà di guerra
alle Potenze nelle celesti volte
che saràn sconvolte.
Vedranno con cipiglio
dell'uomo il Figlio
venire sulle nubi con gran potenza e gloria
a riniziar la storia
e a sollevar la testa
perché della liberazione è già la festa
ormai vicina.
"Attenti - aggiungesti- ad ubriacature di cantina,
a dissipazioni e agli affanni
che a vita crean danni"
e questo fu tuo avviso:
che "quel giorno non vi colga improvviso:
come un laccio si abbatterà
sull'intera Umanità.
Vegliate - aggiungesti - ogni momento,
e la preghiera sia il vostro documento
per ciò che sta per avvenire
e dal Figlio dell'uomo comparire!"

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Particolare di Gesù (Giotto di Bondone)

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della prima domenica di Avvento (anno C): Luca 21, 25-28, 34-36


Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».


All'inizio del "tempo di Avvento", la liturgia della Parola propone risoluta l'era inaugurata dal Vangelo, in sostituzione dell'antica delle fatue idolatrie e schiavitù. Ogni potere, con le strutture simboleggiate da sole, luna e stelle (per l'epoca 'divinità'), mostreranno collassamento, e la caduta di quei sistemi verrà temuta dai popoli "in balia dei fragori del mare e dei flutti", come la loro fine. L'accadimento, al contrario, garantirà novità e termine di ogni schiavitù dovuta alle Potenze dei  cieli e tirannie da esse rappresentate. Sarà l'ora della liberazione e ognuno potrà identificarsi nel "Figlio dell'uomo che viene sulle nubi con grande potenza e gloria". 
L'invito è dunque alla gioia "rallegratevi - all'accadere di queste cose - e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina".
Vale "comprendere i segni dei tempi", perché ogni generazione ne sarà gravida, e non lasciarsi irretire "dalle dissipazione, ubriachezze e dagli affanni della vita", idoli antichi e moderni dai quali il progetto divino vuole esonerarci. Così il Vangelo non sarà "laccio che lega" ma capacità che scioglie.
La distruzione di Gerusalemme e del suo tempio, ad opera dei Romani, aprirà orizzonti nuovi alla evangelizzazione, e la vigilanza, raccomandata con la preghiera, assicura che il Padre non abbandona nella prova.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Particolare di Gesù con la Vergine (Cappella Sistina, Michelangelo) 

venerdì 23 novembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Dunque sei re?

Ti chiese Pilato
s'eri tu l'aspettato
re dei Giudei.
Chiedesti se da Ebrei
o di sua sponte
apriva quel fronte.
Rispose non reo:
"Sono forse Giudeo?
La tua gente
e chi perdente                            
ti vuole, t'han consegnato.
Qual è il tuo reato?"
Signor rispondesti:
"Non questi
son servitori
del Regno
che alcun segno
ha di questo mondo".
Gli desti l'affondo
sui tuoi servitori
che, senza timori,
ti avrebbero difeso
se il tuo Regno è conteso.
Ma non è di quaggiù"
gli dicesti, Gesù.
Allora Pilato,
ancor più intronato,
chiese a te:
"Dunque sei re?"
Rispondesti:"Tu stesso lo dici.
Io per gli amici
son nato,
e nel mondo arrivato
perché verità
sia libertà
per chi mia voce ascolta
e di Parola fa accolta".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Cristo davanti a Pilato (Tintoretto)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXIV del Tempo ordinario ( Anno B): Giovanni 18, 33b-37

3
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».


Anomalo processo. È l'imputato che interroga il giudice e chiede a lui se le decisioni maturate sono autonome o pilotate. Pilato, risentito dalla provocazione, rivendica distanze dalla stirpe giudaica e dalle scelte dei suoi capi. Vuol solo sapere "cosa ha fatto" per meritare un processo e l'eventuale condanna.
"Dunque tu sei Re?"
È nodo d'ambiguità inconciliabile tra i due interlocutori. Il "regno" di Gesù fa paura ai potenti, ma esso, anche se in questa terra, "non è di quaggiù". Nessun interesse per le logiche di potere e di dominio di questo mondo, e si presenta come alternativa.
Pilato, che aveva contribuito con l'esercito all'arresto di Gesù, se l'era visto comparire non da "temuto terrorista rivoluzionario" (era l'accusa) ma in silenzio senza provare a difendersi. Rimase colpito, e cercava di conoscere i motivi che potessero giustificare la cattura e un'eventuale condanna.
Gesù, eludendo la domanda con "tu lo dici che io sono re", riprese a parlare della sua missione: "venuto per dare testimonianza alla verità". Spiegata a Nicodemo (Gv capitolo terzo) come "il bene degli altri" reso a propria ragione di vita e condizione per "udire la voce del Padre e accoglierne la Parola".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Cristo davanti a Pilato. Duccio di Buoninsegna  

sabato 17 novembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Verrà il Figlio dell' uomo

Parlavi, Signore, del nostro futuro
quando maturo
il cielo
muterà il suo velo:
la luce del sole oscurata
e luna sarà obliata,
le stelle cadute
e le potenze saran mute.
Sol il Figlio dell'uomo,
con suo duomo
di nubi, verrà in potenza
e in gloria sua immensa.
Dai quattro venti,
Angeli attenti
vorranno adunare
eletti a salvare
dall'estremità di cielo e di terra.
"Come da serra
- dicesti - ov'è il fico
imparate ciò che vi dico:
quando il ramo si fa tenerello
e la foglia ha forma d'ombrello,
voi sapete che l'estate è vicina
anche se ancora si mostra piccina.
Stessa cosa accadendo
diran che accedendo
sta alle porte
chi cambia di noi la sorte
con parola sua che non passa
mentre il cielo tutto sconquassa.
Non chiedete a me di quel giorno
e quando tutto sarà come forno.
Quel dì è noto solo al cuore paterno
perché per voi suo amore è eterno".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto di Leonardo da Vinci

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXIII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 13, 24-32

In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
25le stellecadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cielisaranno sconvolte.
26Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. 29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
32Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.

Non sono minacce per seminare paure, perché il Vangelo è sempre e comunque "buona notizia". La "tribolazione" preannunciata si avvera con la distruzione del Tempio  di Gerusalemme nell'anno 70. Catastrofe immane traumatizzante l'Israelita, per Gesù, al contrario, sarà inizio del processo di liberazione. Il linguaggio è dei Profeti dei grandi cambiamenti. Di Isaia in primis.  Fantasioso quanto severo giudizio il suo nel capitolo 13 su Babilonia per l' inesorabile caduta. Collassati i regimi, i popoli sottomessi sperimenteranno libertà. "Il sole e la luna senza luce" sono le superpotenze di ogni epoca oscurate dallo splendore del Vangelo.
"Le stelle cadono", come in Isaia 14, e figurano i dominatori precipitati nella morte. "Vedranno venire il Figlio dell'uomo con grande potenza" nel cielo finalmente liberato. Egli, testimone del Padre, darà intelligenza alle vicende umane e speranza sarà il messaggio per l'Uomo ormai in condizione divina.
La maturazione del "fico", preludiante la bella stagione, è modello per la nuova era e gli avvenimenti annunciati.
A pruriginosa curiosità dei discepoli sul "quando?", la risposta di Cristo elude e declina fiducia nel Padre, regista assoluto della Storia.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 D.C.

lunedì 12 novembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Cane e Gatto. Da: Fiabe e Favole di fra' Domenico.

Cane e gatto,
binomio matto:
uno ringhia,
l’altro frigna
e non c’è pace
tra loro due.
Piuttosto strani:
sembrano umani.
Quando l’uno però sta male,
dice all’altro: «Che vale
farsi la guerra?
Siamo tutti di questa Terra.
Allora sia pace!»
gridano in coro:
«Viva la pappa col pomodoro!».




Fra' Domenico Spatola: Fiabe e Favole di fra' Domenico. Una raccolta di sessantaquattro fiabe e favole in poesia, alcune famose, altre inventate da fra' Domenico; con le illustrazioni di Isabella Ceravolo, nel classico stile "disneyano" tanto amato dai bambini. 
Una raccolta creata per i bambini, e per ogni adulto che vuole tornare ad esserlo. 
Pagine 183 - Prezzo di copertina € 14,00
Acquistando il libro, parte dell'incasso sarà devoluta alla Missione San Francesco, la mensa dei poveri creata da Fra' Domenico Spatola
Per acquistare dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 
http://www.ibuonicuginieditori.it/catalogo_prodotti_i_buoni_cugini_editori/spatola-domenico-fiabe-e-favole-di-fra--domenico.html


domenica 11 novembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Palermo- Pescara: 3-0

Per il Pescara
sconfitta amara.
Due combattenti
son contendenti
per il primo posto:
Palermo è tosto
per la vittoria
e gol di Puskas fa subito storia.
Quando il Pescara
cercò la rimonta
subì l'onta
di nuova rete
da Murawsky che diete
impose a diaria
all'avversaria
e a siglare il torneo
con terzo gol ci pensa Moreo.
È  un'ecatombe
per il Pescara su cui incombe
l'ombra del Palermo
che ha trovato il perno
del gioco organizzato
dove ognuno è ammaestrato
da Stellone
per forgiare Palermo  campione.
Grazie, Palermo perché  in testa
guida noi alla gran festa
per vederti in serie A
perché questa è civiltà
guadagnare con bravura
d'arrivare in dirittura.
Ci siam tutti noi tifosi
per i tuoi frutti più copiosi.
Facci dono di certezza
di finire in gran bellezza.

Fra' Domenico Spatola

San Martino

Io lo so perché da bambino
attendevo san Martino.
Cavaliere a cavallo,
attraversato il vallo,
incontrò un poverello
che gli chiese il mantello
ed egli con ardore
glielo diede con cuore.
Non sapeva il Santo
che il gesto a vanto
doveva apparire
in avvenire:
non cadde in oblio
perchè il povero era Dio.
Noi ancor ricordiamo
il gesto che amiamo
perché in ogni uomo
e non solo in duomo
abita Cristo
che Martino ha visto
con sua fede
e ognuno a lui crede.
San Martino a noi doni
tra i lampi e i tuoni
della vita
protezione infinita.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 9 novembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Ha dato se stessa

Signore,
accendesti furore
contro lo Scriba
che liba
a sua gloria
e con vesti fa boria
per farsi onorare
e nelle piazze da ognun salutare.
Alti eran i posti da loro pretesi
perché a lor resi
migliori servigi
e vantavan prestigi
in sinagoga
e, denunciavi con foga,
che in tutti i banchetti
eran architetti
a divorare ogni cosa
di donna non sposa.
E, per farsi vedere,
allungavan preghiere.
Allarmavi i seguaci
da questi rapaci,
quando innanzi al tesoro
vedevi costoro
elogiare i donanti
mentre una vedova senza contanti
e sol due monetine,
con occhio tuo fine,
dicesti che essa
donava se stessa
avendole offerto,
e, nei tuoi, fu sconcerto.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della XXXII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 12, 38-44


Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
La piccola offerta di una vedova
41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Tragica denuncia di Gesù contro gli Scribi, che, per loro professione, avrebbero dovuto essere della Legge interpreti credibili nello spirito e nella vita. Invece sfruttavano la loro condizione per il prestigio personale. Già lo stesso vestito aveva funzione di singolarità e solitudine della millantata superiorità. Il saluto esigito nelle piazze era referenza dovuta, e tronfia l'ambiziosa pretesa dei posti più  alti nelle sinagoghe, a costringere tutti ai loro piedi. Nei banchetti i posti più vicini al capotavola pretesi per essere meglio serviti. La voracità più colpevole era nel raggiro delle vedove indifese per divorarne le case. La finzione di pregare a lungo serviva ad ammaliare la gente. La sentenza nei loro confronti non potrà che essere pari alla colpevolezza di avere deformato Dio, nel vampiro sanguisuga di offerte anche delle indifese vedove, che la Legge, prevedeva mantenute con le offerte del Tempio. Gesù ne sorprende una con le due monetine, tutto il sostentamento, mentre le versa nel Tesoro. Il giudizio del Signore è severo anche per lei che con il "suo niente" contribuisce a mantenere il dio denaro, contrabbandato come Iahvè.

Fra Domenico Spatola

domenica 4 novembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Palermo - Cosenza 2-1

Con il Cosenza
non si può fare senza
di vittoria
Palermo con Salvi in campo fa storia:
è un biturbo
e se non disturbo
la vittoria è meritata.
Grazie a Puscas è arrivata
la palla giusta
quella che onusta
fa nostra sporta
delle due reti in porta.
Nostro avversario deve rassegnarsi
il Palermo vuole darsi
la vittoria
per la serie che con boria
da qualcuno ingiusto fu negata                                         
e ai fatti pianga la frittata.
La verità è come la palla:
prima o poi viene a galla.

Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Nubifragio

Era dal tempo di Noè
ultimo re
del vecchio mondo
che provò invano a far giocondo.
Gridava ai suoi "conversione"
ma quelli a compassione
lo trattavano
e mentecatto lo stimavano. 
Venne la gran pioggia
che d'acqua diede sfoggia.
S'ingrossarono i torrenti
in tutti i Continenti
e tutto finì a mare
senza forza di remare:
sol di Noè l'arca
che forma avea di barca
galleggiò quaranta giorni
registrando nei dintorni
sommersi dall' alluvione
una grande distruzione.
Fu la furia di quell'acqua
che cielo e terra sciacqua
con impeto irruento
che rende lutulento
ogni traccia di cammino.
Tal l'altra sera a noi vicino
si trasformò contrada
non c'era strada
che non fosse fiume
avendo coperto vie e dume.
Ieri il mondo parea sommerso
oggi sulle case il ciel è già terso.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 2 novembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Primo comando e il secondo come il primo

Lo scriba volle consulenza
sull'essenza
dei Comandamenti,
e tu, Gesù, sentimenti
declinasti d'amore verso Dio, 
senza però in oblio
lasciare
il comando di amare
l'altro qual se stesso.
Di tale messo
convinto fu lo scriba
che ancor con te liba
a stesso ideale
che pure per noi vale.
Elogiasti il dottore
conoscitore
di quella Legge
che però Parola tua corregge
con l'amore a perfezione
in tua imitazione.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della domenica XXXI del tempo ordinario (anno B): Marco 12, 28b-34

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Gesù rispose: “Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi”. Allora lo scriba gli disse: “Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v’è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio”. E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Scommette lo Scriba, maestro della Legge, su Gesù. Vuole sfidarlo sul massimo e primo comandamento: "Quale?". Quello che Gesù avrebbe dovuto indicare era "il riposo sabbatico" perché osservato da Dio nel settimo giorno della Creazione. Lo Scriba sa che per Gesù quello non è un comando assoluto, avendo asserito che "il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato", e sapendo che in tante situazioni si è  comportato di conseguenza. Il comando contava 1521 proibizioni in giorno di sabato, compreso il curare gli ammalati. Una sola trasgressione di quei divieti faceva scattare, se ripetuta, la condanna a morte.
La richiesta dello Scriba ha tuttavia fondamento perché precetti e divieti si erano moltiplicati fino a 613. Una gerarchia nel ginepraio avrebbe facilitato la scelta. 
"Quale?", dunque.
Gesù non attinge dai Comandamenti di Mosè, perché la sua Alleanza è nuova, ma recita lo "Shemà, Israel", preghiera del Deuteronomio, rinnovata al mattino e alla sera, da ogni Israelita: "Amerai il Signore. ..con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima".
Gesù vi aggiunge traendolo dal libro del Levitico il secondo: "Amerai il prossimo come te stesso". 
Lo Scriba ne conviene e Gesù lo dichiara: "Non lontano dal Regno". Ma il Regno dei Cieli ha altre esigenze: l'amore per il prossimo superiore ai sacrifici (Osea). Non per il culto verrà  riconosciuto il discepolo ma se amerà  "come io vi ho amato".

Fra' Domenico Spatola