domenica 30 settembre 2018

Avviso inizio corsi di Cresima e corsi Pre-matrimoniali

Sono in fase di organizzazione per l'anno 2018/19 presso la parrocchia Santa Maria delle Grazie in San Lorenzo ai Colli i nuovi corsi di preparazione alla Cresima e i corsi pre-matrimoniali.
Gli interessati possono rivolgersi a Fra' Domenico Spatola, negli orari della Santa Messa, ovvero:
il sabato alle ore 18:00
la domenica alle ore 10:30 oppure alle ore 18:00
presso la parrocchia Santa Maria delle Grazie in San Lorenzo ai Colli  - Via delle Ferrovie n. 54 - Palermo, in modo da avere tutte le informazioni per aderire ai corsi.
Vi aspettiamo,

Fra' Domenico Spatola

Nuovi orari messe fra' Domenico Spatola

Sabato ore 18:00
Parrocchia Santa Maria delle Grazie in San Lorenzo ai Colli (parrocchia di fra' Domenico) - Via delle Ferrovie

Domenica ore 10:30
Parrocchia Santa Maria delle Grazie in San Lorenzo ai Colli (parrocchia di fra' Domenico) - Via delle Ferrovie n. 54 - Palermo
Ore 12:30
Parrocchia Maria SS. della Pace - Piazza Cappuccini 1 - Palermo
Ore 18:00
Parrocchia Santa Maria delle Grazie in San Lorenzo ai Colli (parrocchia di fra' Domenico) - Via delle Ferrovie n. 54 - Palermo

venerdì 28 settembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Chi non è contro di noi è per noi

Il discepolo Giovanni
vide danni
né digeriva
colui che guariva
nel nome di Gesù
e con il solito estro
disse: "Maestro,
glielo abbiamo impedito,
perché non alza un dito
a nostro favore
e l'interesse suo fa con ardore".
E tu, Signore, con modi lesti
a lui rispondesti:
"Non glielo impedite
né fate lite,
nessuno in mia persona
fa il segno che vita dona
e poi contro di me si muova,
e questo vi commuova:
chi non è contro di noi
sarà con noi prima o poi.
Perché basta un bicchiere
a dissetare seti sincere
perché siete di Cristo
che intense
saran le ricompense.
Mentre chi scandalizza
e lo destabilizza
uno dei piccoli che credono in me
faccia da sé
e mettendo una macina
al collo
si butti a mollo
nel mare
ad annegare.
Se la tua mano
ti rende nano
per il Regno
tagliala a segno
di entrarvi monco
che finire con il tronco
nella Geenna ove non poco
è l'inestinguibile fuoco.
Se il tuo piede fuorvia
meglio per te se zoppo tu sia
e non finire intero
nel fuoco più vero.
Ma se il tuo occhio
diventa malocchio,
fatti guercio
per non finir lercio
nella Geenna ove il verme non muore
e il fuoco s'alimenta tutte l'ore.

Fra' Domenico Spatola
Dipinto di James Tissot

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXVI domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 9, 38-43.45.47-48

38Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». 39Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Vincere il male ad ogni costo
42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. 45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. 47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.



Come un boato, del discepolo Giovanni  "figlio del tuono" (boanerghes), si udì a grido: "Impediscilo!", interrompendo di Gesù il discorso sul servizio per amore per essere a lui "i primi", più vicini. L'ingiunzione era per il tale che cacciava demòni nel nome di Gesù senza però "seguire noi". Agiva nella sua persona senza appartenere al gruppo, che presumeva di avere il monopolio dell'insegnamento.    La risposta folgorante era motivata: "chi non è contro di noi è per noi".
Le strade dell'appartenenza, sottolineava il Maestro, impongono solo un paradigma:"dare da bere piccoli, nel mio nome". Anche un bicchiere d'acqua dunque, dato sull'esempio del Figlio, merita, a ricompensa, la presenza del Padre.
Conseguente è il monito sugli scandali. I reietti dalla società, almeno nella Comunità di Gesù, sperano di trovare  umiltà di fratelli in servizio. Se venendo, trovano ambizione e spirito concorrenziale, lo scandalo è tale da meritare di annegarsi con una macina da mulino al collo.
E, se la stessa "mano", intesa operosità, come il piede in cammino per gli ideali o lo stesso occhio a bramosia dell'avere  sono motivo di scandalo, meglio privarsene e non finire nella Geenna, il fuoco che distrugge senza mai spegnersi.

Fra' Domenico Spatola
Dipinto di James Tissot 

venerdì 21 settembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Chi accoglie un bambino


Di nascosto, percorrevi la Galilea,
comunicando ai tuoi che a gente rea,
Gesù, saresti stato consegnato.
Ti avrebbero immolato,
ma al terzo giorno
luce sarebbe stata intorno
di tua risurrezione.
Tale premonizione
non fu dai tuoi compresa:
stavan zitti per timore di tua resa.
Quando a Cafarnao furono arrivati,
interrogati
sulla discussione in via,
tacevan perché avean ragionato chi, dopo il Messia,
fosse tra loro il più  importante.
Sedutastante
prendesti un bambino
l'additasti a stesso tuo destino:
"Chi lui accoglie
- dicesti - raccoglie
presso il Padre che m'ha mandato,
perché in lui accoglie me che sono l'inviato!"

Fra' Domenico Spatola 


Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della XXV Domenica del Tempo Ordinario (anno B): Marco 9, 30-37


30 Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31 Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». 32 Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
33 Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». 34 Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. 35 Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti». 36 E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
37 «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

La Galilea, in Marco, è geografia d'annuncio e d'incomprensione, soprattutto dei discepoli.
Gesù l'attraversa in segreto, parlando ai suoi del destino prossimo del "Figlio dell'uomo". Li informava che, a breve, sarebbe stato "consegnato".
Mani di uomini l'avrebbero ucciso.
Ma non la "morte" l'estrema fatica, "al terzo giorno sarebbe risorto".
Non comprendono i discepoli o piuttosto non vogliono. Han paura di conferme e non fanno domande.
A Cafarnao, è  Gesù che li interroga. Sulla strada "han discusso chi di loro fosse il più grande".
Gesù propone loro di "essere il primo", per stargli vicino. Ne addita il modello. È un garzone, inserviente e inosservato. Solo Gesù lo colloca al centro, stesso posto occupato da lui. Lo abbraccia a identificarsi con lui, e lo addita modello di servizio d'amore, come lui e il Padre. 

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto di Luca Rubin

mercoledì 19 settembre 2018

Presentazione del libro: Fiabe e Favole di Fra' Domenico. Domenica 23 settembre alle ore 18:30 presso il salone della Missione San Francesco - Via Cipressi 233 - Palermo.


Saranno presenti l'autore e la disegnatrice Isabella Ceravolo
www.ibuonicuginieditori.it 

Fiabe & Favole di fra' Domenico: il nuovo libro pubblicato da fra' Domenico Spatola con le illustrazioni di Isabella Ceravolo

Cari bambini,
Nel pensare a un libro di fiabe in versi, ho cercato nel mio cuore il bambino che avevo lasciato da tanti anni. L’ho incontrato ancora splendido e vivace come voi. Era desideroso di ascoltare le favole e di farle rivivere a me.
Mi ha preso per mano, e mi ha condotto nella sua età, la vostra, dove tutto è magia: gli animali ragionano, i bambini giocano con i balocchi parlanti. Mi ha presentato Pinocchio dal naso lungo lungo e la sua amabile Fata turchina. Dietro un cespuglio, vergognosi delle loro malefatte, si nascondevano il Gatto e la Volpe. Riconobbi Cappuccetto Rosso e il Cacciatore che l’aveva salvata dal Lupo. E poi gli altri personaggi dei sogni che conoscete e rivedrete in questo libro.
Con loro parlai perché son veri, ed essi mi raccontarono del loro mondo bello e colorato, dove i laghi sono incantati, i castelli fatati, i fiumi d’argento e i tramonti sempre dorati.
Insomma, il mondo felice che ho voluto restituire a voi nella musicalità dei versi, perché la poesia è il vostro linguaggio, l’unico idoneo a descrivere il mondo che vi appartiene.

Fra’ Domenico Spatola


Fiabe e Favole di fra' Domenico. Con le illustrazioni di Isabella Ceravolo
Pagine 183 - Prezzo di copertina € 14,00
Parte dell'incasso sarà devoluta alla mensa dei poveri Missione San Francesco gestita da Fra' Domenico e dai tanti volontari. 


venerdì 14 settembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Il Figlio dell'Uomo


A soluzione dell'inghippo
a Cesarea di Filippo, 
Signore, i seguaci portavi
e domandavi
lungo la via:
"Che dice la gente del Messia?"
"Alcuni ti dicono Elia,
altri Geremia,
altri ancora un profeta".
Giunti alla meta:
"Voi chi dite chi io sia?"
chiedesti e, senza ritrosia,  
Pietro: "Tu sei il Cristo" rispose.
Sue chiose
non convennero a te,
che eri re
ma non di Davide il figlio,
ricordato in bellicoso cipiglio ,
ma Figlio dell'uomo
che a promo
della nostra salvezza
a stoltezza,
sarebbe punito
e consegnato al rito
della crocifissione
e il terzo giorno la risurrezione
era la sorte
a risposta di morte."
Diversa l'attesa
nutrita da Pietro che resa
a lui parve la tua risposta
e, con faccia più tosta,
ti prese in disparte
per dirti che nelle carte
del futuro Messia
la morte non sia.
Rispondesti divario
a lui che avversario
ostacolava il cammino
del progetto divino:
"Satana, vai retro!"
e, dopo Pietro,
nessuno parlò
per ribadire il suo no.

Fra' Domenico Spatola 


Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXIV domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 8, 27-35

VERSO GERUSALEMME
Tu sei il Cristo
27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». 28Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». 29Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
Primo annuncio della morte e della risurrezione
31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. 

Commento al Vangelo:
Voglia di chiarimento con i discepoli. Una gita  fino a Cesarea di Filippo alle falde dell'Hermon fa al caso. La Galilea non è  più  sicura per le troppe influenze soprattutto religiose. La verifica è su strada:
"Chi dice la gente che io sia?
"Giovanni Battista", il martire in lui reincarnato.
Altri dicono "Elia", dato dalle profezie come "apripista" del Messia. Altri "il profeta", preconizzato da Mosè per fare osservare la Legge. A tale confusione avevano contribuito con la predicazione, anche i discepoli, perciò volle tastare anche la loro fede: "Voi chi dite che io sia?".
Scalpitante, Pietro lo apostrofò: "Tu sei il Cristo!". La risposta era inacettabile e fu da subito rigettata, con il divieto severo di non farla circolare. Gesù infatti non si riteneva il "Messia", "figlio di Davide", atteso restauratore della monarchia in Israele per fare osservare la Legge mosaica. Ritenne perciò urgente chiarire, a costo di deluderli, sulla vicenda de "il Figlio dell'uomo che avrebbe sofferto ad opera degli uomini sino alla croce".  Aggiungendo però che quella morte non sarebbe stata la fine, perché "dopo tre giorni sarebbe risuscitato".
La morte del Messia era un tema scandaloso per Pietro, che "preso Gesù in disparte", provò a esorcizzarlo come ossesso.
"Avversario" ("satana"), fu definito dal Maestro che, voltatosi, gli impose di stare dietro a lui, perché Egli era la guida.
Urgeva frattanto il chiarimento con la folla e coi discepoli per prevenire delusioni: la sequela di Gesù non condurrà al trionfo ma all'umiliazione di "condividere la croce".
A ognuno perciò spettava la scelta di salvare, appresso a lui, la propria vita "perdendola", anziché registrare il fallimento di chi rinuncia alla sua sequela.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: San Pietro di Simone Martini 


domenica 9 settembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Petrolini


Petrolini fu maestro di risate 
era suo estro esser  vate
e la sua una filosofia di vita
che scanzonata e comunque  ardita
nei suoi spettacoli 
egli sapeva riprodurre.
Non diversa sapete voi condurre
vostra esibizione
offrendo stesso umore
in modo allegro
e senza  batticuore
insegnando
la vita con diletto.
"Perfetto!"
direbbe Petrolini
riconoscendo in voi i beniamini…

Fra' Domenico Spatola 

Fra' Domenico Spatola: Nascita della Vergine

Come l'aurora indora,
a preludio luminoso, 
nuovo giorno
e intorno
caligine dirada
così, o Vergine Maria, nascevi
eppure ancora ignara accoglievi
missione che lo Spirito assegnava
del Verbo in te incarnato
ad essere ospitato
in te da noi e divenisti madre
facendo Dio nostro padre.
Tuoi natali,
misteriosi ai più,

eran regali perché di Gesù  
e a te, sua futura madre,
assegnavano a tua insaputa
felicità voluta
da Dio, che quintessenza
 ha fatto a noi, di sua benevolenza.
Oggi ti contempliamo nella culla
sul calvario sarà basculla
la croce
e, alla voce
del tuo Figlio
d'esserci madre, apprezzerai consiglio.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Natività della Vergine - Giotto di Bondone 


venerdì 7 settembre 2018

Padre Domenico: Ha fatto bene ogni cosa


Con ardore,
o Signore,
ti portarono un sordomuto,
appena eri venuto
dalla terra di Sidone,
dove a ragione
ti eri rifugiato
per non essere ammazzato.
Prendesti a parte il non udente
e, lontano dalla gente,
gli mettesti negli orecchi
le tue dita
e, con la tua saliva gli consegnasti vita,
gridando a lui: "effatà"
perché non a metà
avvenisse l'apertura
e di natura
la guarigione,
a comprensione
per tutti i tuoi seguaci.
Essi audaci,
e tu non consenziente,
si misero a parlare alla gente:
"A josa,
ha fatto bene ogni cosa:
a quanti erano sordi
come tordi
ha dato udito,
e, a quanti impedito
era il parlare,
aprì la fonte per comunicare!"

Fra' Domenico Spatola 


Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXIII Domenica del Tempo Ordinario (anno B): Marco 7, 31-37

Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Da Tiro e da Sidone, città pagane del confinante Libano,  dove era stato costretto a rifugiarsi per eludere la condanna a morte emessa dai Giudei, Gesù giunse nella Decapoli, territorio anch'esso pagano e strategicamente menzionato dall'evangelista per fare accettare l'universalismo della salvezza ai resistenti discepoli, affetti di nazionalismo ebraico.
Anonimi collaboratori (nominati "angeli" all'inizio del Vangelo di Marco), condussero a Gesù un tale che essendo "sordo" era anche "balbuziente". Unico caso analogo in un passo di Isaia 35,6, che annunciava la liberazione da Babilonia.
"In disparte" (stereotipo allusivo all'incomprensione dei discepoli), Gesù lo condusse lontano dalla folla, a lui stretta e senza i pregiudizi di razza. Con le dita fece pressione,  data la forte resistenza, nelle orecchie e, con la saliva ("alito condensato") gli toccò la lingua consegnandogli il suo Spirito, dopo aver comunicato con il Padre ed emesso il sospiro di sopportazione per i suoi. Nella lingua aramaica  dei provenienti dal giudaismo, Gesù disse: "Effatà". La sua "Apertura" fu offerta in pienezza. Il balbuziente non più tale e il suo annuncio non impacciato, perché  finalmente  disposto ad ascoltare Gesù.
"Siete anche voi privi di intelletto?", aveva rimproverato ai suoi, e il processo della loro liberazione si protrarrà per tutto il Vangelo. Il silenzio da lui imposto fu disatteso dai discepoli che in "Gesù che ha fatto bene ogni cosa", vedevano Dio che prolungava l'opera della creazione.

Fra' Domenico Spatola

mercoledì 5 settembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Le leggi razziali nazifasciste 5 settembre 1938-2018


Ottant'anni dalla firma nefasta
a difesa dell'ariana casta
contro gli Ebrei
dichiarati rei
d'altra razza dai dittatori,
spietati oppressori.
Il re e il duce
d'accordo col truce
cancelliere nazista,
l'apripista
dell'odio razziale.
Pazzo e fatale,
osannato da folle,
che volle
trascinare nell'odio
contro ogni norma
che di umano avesse la forma.
Proscritta perché diversa
gente, avversa
da arroganza dei poteri
su altrui diritti e doveri.
Or che passati son gli anni 
rimangon gli affanni
della razzia
di gente diversa, che ancor piange pazzia.

Fra' Domenico Spatola 

lunedì 3 settembre 2018

Fra' Domenico Spatola: Santa Rosalia

Di Palermo è la Signora
e dai devoti pregata ognora:
il suo nome è Rosalia,
la migliore che ci sia.
Visse alla Quisquina
nella grotta piccolina.
Vi pregava notte e giorno,
mentre silenzio regnava intorno,
ma ciò che più vale
fu suo desio vitale
per il Cristo
del cui amore acquisto
ella fece
e in sua vece
operò le guarigioni.
Con forza da cannoni
girò quella notizia
e il padre, cui non vizia
la prepotenza,
volle portarla via con violenza.
Ma il Signore le venne incontro,
e poté evitare il paterno scontro,
e s'incamminò verso Palermo
e, col proposito fermo
di non farsi ricordare,
nello speco si volle ritirare.
Il cammino
la portò su monte Pellegrino,
ove un mattino
trovò una grotta
e quivi fece lotta
contro il male
e, da mortale
a evento prodigioso,
consegnò lo spirito a Cristo  sposo.
Scoppiò intanto l'epidemia di peste,
finirono le feste
e sol tristezza
copriva ampiezza
della gran città
in siccità
con gente morente
e con chi più niente
poteva ormai vantare.
La santa allor compare
a un cacciatore
perché prenda a cuore
tal problema
e ad emblema
indica il posto
dove il suo corpo era riposto.
Circolò il corpo della Santa,
e per Palermo tutta quanta
dove essa passava,
la peste arretrava
né più sarebbe ritornata,
e la città salvata
da colei che, liberando da ogni malattia,

è invocata da tutti "santa Rosalia".

Fra' Domenico Spatola 


Fra' Domenico Spatola: Ricordando l'uccisione del generale Dalla Chiesa.


Uno sparo nella notte!
No! furon mille le lotte
della mafia con lo Stato
quando Dalla Chiesa fu ammazzato.
La Nazione arretrò sconfitta
e la mafia ne approfitta
cercando propri affari
da veri militari.
L'Italia è a brandelli
e molteplici i balzelli
di quanti a squadrone   
fan l'interesse del padrone.
Dalla Chiesa e la sua sposa
non proferirono chiosa
nell'agguato
dove anche chi scorta fu ammazzato.
Costernazione e paura 
resero insicura
la Nazione.
Fu lunga processione
di ambulanze e di sirene
quella notte ove piene 
responsabilità erano i favori
scambiati fuori                      
dalla legalità. 
Il generale era venuto a  Palermo
per imporre pugno fermo
a criminalità e delinquenza 
ma non poté far senza        
di constatare
che qualcuno gli voleva male
ad alti livelli 
e con cervelli
raffinati
e del suo sangue s'aspettan ancora i risultati.
Non ci fu tempo perché, di lì a poco,
altro fuoco
avrebbe ancor bruciato
lasciando sul selciato
i detentori di coscienza
quintessenza
del bene nazionale.
Ma per loro, eroi, si concluse male.
I facinorosi
apparvero vittoriosi.
Ora si racconta la disfatta
della mafia non più compatta
sì da sembrare assente
forse perché già emigrata in continente.

Fra' Domenico Spatola