mercoledì 27 febbraio 2019

Campionato in poesia: Crotone - Palermo 3-0

Ahi! Dura sorte
affannose e distorte
le nostre speranze!
Senza baldanze
fosti contro il Crotone.
Potevi fare il campione
e batterti con rabbia
togliendoti la scabbia
e ora è più certo
che farai più allerto
l'altrui cipiglio
e gli dai appiglio
a chi ti vuol morta.
Maledetta quella porta!
Tre volte bucata
mentre la squadra è  condannata
a non essere prima
or nome suo rima
con "sfortunato".
Mirri ha pagato
la sopravvivenza
e la tua sussistenza
in serie B.
Dovevi a noi, che siam qui,
felice fortuna:
non ti chiediamo la luna
ma, vinte intemperie,
vogliamo l'altra serie
perché  militi in A
questa nostra città

Fra' Domenico Spatola

venerdì 22 febbraio 2019

Fra Domenico Spatola: "Amate i nemici"

Gesù  ai seguaci disse:
"Rimangano in voi fisse
le mie parole:
Amate i nemici come prole,
facendo sol del bene
e, a chi procura pene
a voi e dolori:
date i vostri cuori.
Benedite chi vi maledice
e radice
sia vostra preghiera
da mane a sera
per chi vi tratta male.
Mentre regale
la vostra faccia
mostratela sovrana a chi vi schiaccia.
A chi ti strappa il mantello,
anche la tunica dài con quello.
A chi ti chiede o prende le tue cose,
rendigliele morose
e non volerle indietro.
Diventi vostro metro
l'altrui comportamento
e ciò che fa contento
anche voi fatelo agli altri.
Non fate gli scaltri
ad amare chi vi ama,
nel panorama
dei peccatori sarete annoverati:
anch'essi infatti sono abituati
a misurare il contraccambio,
mentre non è a ricambio
il messaggio mio d'amore
quello cioè d'amare il peccatore
prestando a lui senza sperare nulla
altrimenti la mia dottrina in voi sarà fasulla.
Amate gli avversari,
se volete esser cari
al Padre vostro misericordioso
che non è parsimonioso
con gli ingrati e i malvagi.
Siate dunque saggi
e non giudicate
ma vostro perdono date,
e riceverete una misura intensa
che in voi farà condensa".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Salvator Mundi di Andrea Previtali (1519)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della VII Domenica del Tempo Ordinario (anno C): Luca 6, 27-38

Amore per i nemici
27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano,28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano.33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicare
37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
 
In luogo pianeggiante, ai piedi del monte, Gesù aveva proclamato "beati" i discepoli poveri e perseguitati, "perché  di essi è il Regno". Poi alla folla, accorsa da ogni parte della Giudea e dalle parti di Tiro e di Sidone per ascoltarne la Parola, aveva rivolto l'invito per un amore generoso e universale, che  somigliasse a quello del Padre. Ogni scelta contraria è comportamento da pagani. Odio contro odio, per ripagare con la stessa moneta, equivale a non rinunciare ai falsi valori. Non ha alternative dunque l'amore sul modello del Creatore, misericordioso con i giusti e i peccatori.
L'invito è l'identikit del credente.
Amare solo i propri amici annovera tra i pagani, mentre pregare per chi vuole male e benedire chi è ostile, marca la differenza tra il non credente e chi oppone  ottimismo  alle avversità e agli schiaffi  della vita, "porgendo l'altra guancia", e non ritiene un torto l'azione di chi vuole gli vuole strappare la tunica, perché è disposto a dare anche il mantello, l' indumento a volte unico rifugio per la notte. Il discepolo presti al bisognoso il denaro a fondo perduto, e senza richiedere ciò che gli ha dato, erigendo a regola aurea per la vita, "il fare agli altri ciò che vorrebbe che gli altri facessero a lui". Modello è il Padre "misericordioso", cioè "dalle viscere materne", che non distingue tra giusti e peccatori, e a tutti si dona senza misura.
Stessa è la richiesta al discepolo: "misura traboccante, pigiata e scossa", sì che diventi metro nell'eventuale giudizio.
 
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Salvator mundi di Antonello da Messina  

venerdì 15 febbraio 2019

Fra' Domenico Spatola: "Beati voi..."

Sceso Gesù coi suoi dal monte,
si trovò di fronte,
in luogo pianeggiante,
genti tante
venute da lontano
a chiedere una mano
a lor fatiche
di lacrime moderne e antiche.
Gesù, alzati gli occhi verso
quanti
senza rimpianti
lo seguivano,
"Beati voi poveri -dicea-
perché suo Regno
Dio a voi dare volea.
Beati voi che avete fame,
perché vostre sazietà non saran grame.
Beati voi che ora piangete,
perché con abbondante cifra riderete.
Beati se vi odieranno,
facendo danno
di vostro nome
come
preso appiglio
dell'uomo il Figlio.
Rallegratevi quel giorno
ed esultate del ritorno
di stesso amor che vieta
dei padri verso ognun profeta.
Ma guai a ricchi,
perché di consolazione han preso i picchi.
Guai a voi sazi,
perché di fame conoscerete i dazi.
Guai a quanti ora ridete,
perché con gran dolore piangerete.
Guai se il mondo bene dirà di voi,
lo stesso facevano, con i falsi profeti, i suoi!"

Fra' Domenico Spatola.
Dipinto di Beato Angelico

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della VI domenica del Tempo Ordinario (anno C): Luca 6, 17. 20-26

Benedizioni 
20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo.23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
24Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
25Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.

Dopo l'elezione dei discepoli sul monte, luogo simbolo della vicinanza con Dio, Gesù scese con i suoi in pianura dove enorme era la folla dei seguaci eterogenei, accorsi, per ascoltarlo, dalla ortodossa Gerusalemme come dal litorale pagano di Tiro e Sidone. A differenza di Matteo che proclamava le "Beatitudini" ("magna charta" del messaggio evangelico) a invito per chi vuol entrare nel Regno, Luca dichiara gli effetti di quanti già vi sono entrati, dopo aver lasciato tutto per seguirlo.  "Beati" perché il Padre si prenderà cura di loro, che hanno scelto di farsi poveri per donarsi. Le negatività conseguenti alla povertà,  come la fame o il pianto e le persecuzioni, saranno attenuate dal Padre che ne si prenderà cura.
Lamento di morte più che minaccia suona il "guai" per chi fa della ricchezza l'idolo, e perseguita i profeti che gli sono di ostacolo. Mentre ripropone stesse blandizie di chi in passato elogiava conniventi "falsi profeti".

domenica 10 febbraio 2019

Fra' Domenico Spatola: 10 Febbraio, giornata del Ricordo (Le Foibe)

Tutti d'accordo
per il giorno del ricordo
degli Istriani
gettati nelle fosse perché italiani.
Fu altro grande scempio
che empio
uccise vite
in coda di bellicose lacrime infinite.
Ora  dalle foibe gridano dolore
quanti di quella guerra videro l'orrore.
Offrendo di pace accordo
purché non si spenga il lor ricordo.

Fra' Domenico Spatola

Campionato in poesia: Perugia-Palermo 1-2

Con Puskas il Palermo alla rimonta
e quel che conta
è fare i punti
son belli tutti e tre
e ci fan sognar da re
quando tanti gufi
come ufi
minano certezza
senza delicatezza
a chi fibrilla in cuore
forza d'amore.
Bravi giocatori
uscite sempre fuori
vostro coraggio
che sia messaggio
che per tutto il campionato
il Palermo è intenzionato
ad andare in serie A
e dovunque ei  sarà
lotterà con tutti i denti
per esser il primo dei vincenti

venerdì 8 febbraio 2019

Fra' Domenico Spatola: Si misero di Gesù al seguito

La folla facea ressa
perchè oppressa,
e parola di libertà
in tanta povertà
a Gesù chiedea
presso il lago di Galilea.
Stando a riva
Gesù vide la stiva
di una barca basculante a onda
accostata ad altra sponda.
I pescatori ch'eran scesi
lavavano reti e pesi.
Salì su barca di Simone
pregandolo con precauzione
di scostarsi un po' da terra
divenuta ormai serra
per nuova seminagione.
A prolusione
sedette insegnando
dalla barca
come Noè fece dall'arca.
Quando ebbe finito di parlare
chiese a Simone di gettare
le reti per la pesca.
Per Simone fu un'esca
perchè, malgrado la sua idea riottosa,
gettò la rete e fu pescosa
la retata né si spezzarono le reti
perché compagni lieti
vennero in aiuto.
Al vedere  ciò Simone muto
si gettò in ginocchio
chiedendo a Gesù di chiuder occhio
su lui peccatore
Ma il Signore,
dinanzi a Giacomo e Giovanni
soci da anni,
disse a Simone:
"Non temere, d'ora in poi avrai il timone
di nuova barca
e nuova pesca non sarà parca".
E, lasciate le barche a loro merito
si misero di Gesù al seguito.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Vocazione di Pietro (Luca Giordano)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della V Domenica del Tempo Ordinario (anno C): Luca 5, 1-11

 La missione di Pietro

1 Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret,2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.7Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
 
Riva del lago di Genesareth. Gesù è pressato dalla folla proveniente da tutta la Galilea. Era lì per ascoltare la parola di Dio. Sarà quella di Gesù.  Impossibilitato dalla ressa, avendo scorto due barche chiese a Simone,  di mettere la sua a disposizione. Avrebbe dettato da lì il suo messaggio. A conclusione chiede a Simone di prendere il largo (il profondo) e di gettare le reti. Eran delusi della pesca grama della notte precedente, e Simone lo volle ricordare. Cedeva tuttavia alla richiesta del Capo ("epistata") disposto, sulla sua Parola, a ritentare. Il successo fu senza confronto. Stracolma di pesci, la rete urgeva d'altre braccia, quelle dell'altra barca. Paura del sacro invade Simone che invitava il "Signore" ad "allontanarsi da lui peccatore", non avendo ancora sperimentato l'amore di Gesù per i peccatori.
Gesù gli fece la controproposta: "ti farò pescatore di uomini". Con lui erano Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, soci d'antica data. Seguirono anch'essi Gesù,dopo aver tirate a secco le barche e lasciato tutto.
 
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Vocazione di Pietro (Duccio di Buoninsegna)

sabato 2 febbraio 2019

Fra' Domenico Spatola: "Parliamone insieme" - Settima puntata: Il peccato originale


Significato teologico della "Candelora"

La ricorrenza della  "Candelora", dall'uso dell'accensione di candele o di ceri "nei lucernali" (liturgie serali) a fugare le tenebre,  occasiona questa festa del 2 febbraio in memoria delle parole con cui il vecchio Simeone, "ispirato dallo Spirito Santo di cui era pieno", proclama Gesù che veniva portato al tempio: "Luce delle Nazioni". Vengono ricordati gli elementi della "pasqua ebraica", con il sacrificio del primogenito da riscattare. Luca evangelista mirava al superamento della Legge di Mosè che imponeva "riti di purificazione" alle partorienti  per la nascita del loro bambino, ed eleva un inno di gioia allo Spirito Santo e alla sua azione. Egli, rompendo gli argini del puro legalismo,  fa emergere la prontezza e la novità liberate dello Spirito che guida ogni comunità, compresa quella di Nazareth, verso destini altri, in cui irrompe Dio, senza lasciarsi condizionare da pregiudizi di sorta. È la festa, nell'incontro con la sua creatura, nella libertà orientata a progetti di crescita e di pienezza di vita.
 
Fra' Domenico Spatola

venerdì 1 febbraio 2019

Campionato in poesia: Palermo nei guai

Il Palermo non ha retto
al cospetto
d'opinione
ov'è grande confusione
se Zamparini è il padrone
o svenduto ha da un mese
la società al Mister inglese
che non sembra più convinto
e il piano appare finto
nato solo per il fisco
ma ormai s'è rotto il disco
e  Mister Zamparini
non ci tratti da cretini.
Che succede nel futuro
dirlo ora è prematuro
Ma nasce a tutti un gran sospetto
che il Palermo sia costretto
a non potere andare avanti
perché più  non ha contanti
e l'ineffabile Zamparini
chiederà vitto ai Cappuccini.

Fra' Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Meravigliati di sua parola

Quel "oggi si è compiuta la Scrittura"
fece agli astanti impressione dura.
Meravigliati della sua parola
che mai udita fu in loro scuola.
Così che quando di Gesù ognuno seppe,
si chiedea: "ma non è il figlio di Giuseppe? ".
Ed egli a ognuno rispondeva:
"Dicevate a proverbio che il medico doveva
prima curare se stesso
e ciò che da messo
abbiamo udito da te fatto ai Cafarnaiti,
fallo anche a noi e non faremo liti".
Aggiunse, dico a voi:
"Nessun profeta è accetto ai suoi.
Molte vedove erano in Israele
al tempo di Elia quando stese furon le tele
e il ciel chiuso fu per tre lunghi anni
senza che alcuno riparasse i danni.
A nessun villaggio
fu mandato a omaggio
il profeta Elia
se non alla pia
vedova in Sarepta di  Sidone.
E di nessun altro lebbroso ebbe compassione
Eliseo
che del pagano, reo
Naaman, il Siro".
Fu preso a tiro
all'udire queste cose
e tutti in sinagoga con le spose
si empirono di sdegno
accusando che indegno
era il giovane Maestro,
e con spinton maldestro
lo condussero sul monte
per spingerlo di fronte
ove burrone.
Ma egli, lasciatili in quella confusione,
come a seguir destino
si mise in cammino.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della IV settimana del Tempo ordinario (anno C): Luca 4, 21-30

Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 
22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: «Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!»». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone.27C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
28All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno.29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.


Il versetto del profeta Isaia osannante al "giorno di vendetta del Signore", quella mattina nella sinagoga non risuonò dalle labbra di Gesù. Eppure era il tema più atteso di cui doveva farsi garante il giovane Profeta. Gesù parlava dunque solo d'amore anche per gli odiati Romani che da settant'anni profanavano con tasse e latrocini il sacro suolo d'Israele. All'uditorio non stava più bene che egli continuasse e cominciarono a tormentarsi con domande stupite e piene di livore. "È il figlio di Giuseppe? A Cafarnao abbiamo sentito che ha fatto cose strabilianti, perché non le ripete qui in patria?" Gesù, racchiudendo in un proverbio il loro dissenso, se ne dissocia: "Mi direte: medico cura te, quanto hai fatto a Cafarnao, fallo in patria". Ma per ribadire la vocazione universalistica del suo messaggio ricordò che Elia, in tempo lontano e di carestia in Israele, preferì una straniera, vedova in Sarepta di Sidone, e allo stesso modo si comportò Eliseo guarendo dalla lebbra Naaman il siro. Ormai era lievitata la loro rabbia e resa incontenibile, spinsero Gesù,  cacciandolo fuori dalla città, come per i condannati a morte. Dal ciglio del monte, su cui era costruita la loro città, provarono a precipitarlo giù, ma egli "passando in mezzo a loro, si mise in cammino". Scena che anticipava ciò che gli sarebbe capitato a Gerusalemme, quando proveranno a fermarlo uccidendolo, ma egli proseguirà il cammino  nella risurrezione.
 
Fra' Domenico Spatola