venerdì 29 marzo 2019

Fra' Domenico Spatola: Il Padre che fu madre.

S'appressavano a Gesù i rei,
mentre di lui mormoravano i farisei,
dicevano: "Accoglie i peccatori,
tocca perciò a noi farlo fuori".
Ma egli usandola come sciabola
raccontò loro questa parabola:
"Un uomo aveva due figli
ai quali suoi consigli
non avea più a dare.
Eran divisi e ognuno a contro remare
ignorando ciascun il paterno affetto.
Il più giovane: "Ciò che aspetto,
- disse al Padre - dammelo innanzi
perché io con gli amici pranzi
e mi diverta".
Ciò allerta
creò in paterno cuore,
che, senza rumore,
divise l'eredità.
Non passò tempo e da quella città,
il più giovane, raccolte le sue cose,
andò via
per il paese più lontano che ci sia.
Lì sperperò tutto quanto aveva,
senza risparmio di ciò che possedeva.
Venne intanto l'amara carestia
ed  ei non pensò ad andar via,
ma, tra i mestieri, trovò il più vile,
andando a lavorare in un porcile.
Avrebbe pur mangiato quelle ghiande
che i porci difendevano alla grande.
Allora disse a se stesso:
quanto son fesso!
nella casa del mio genitore
i salariati vivono splendore,
e io qui muoio di fame.
Lascerò il letame
e andrò da lui,
e gli dirò: padre, finiti sono i tempi bui,
sono tornato e tu trattami da servo.
Al cervo
che ritorna alla sua tana,
il Padre volgea la vista già lontana.
Gli corse incontro a compassione
e baci gli diede a profusione.
Il figlio accennò suo pentimento
ma il padre si mostrò più contento
del figlio ch'era morto e ora rinato
e lo volle di nuovo incoronato.
Gli fece vestire l'abito regale
e, ciò che più vale,
indossar l'anello al dito
e, a completar il rito,
volle la casa sua più desta
e imbandì perciò la festa
con il bue grasso.
Ma il fratel maggiore a spasso
era, in campagna
e, al suo arrivo, lagna
che la festa al figlio peccatore
era un errore,
avendo egli con le prostitute
rese mute
le casse del paterno erario.
Ma il padre dice al figlio refrattario:
Taglio corto.
Tuo fratello era morto
e or è risuscitato,
era perduto
ed è stato ritrovato".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto di Rembrandt

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della della IV domenica di Quaresima (anno C): Luca 15, 1-3.11-32

Parabola della pecora smarrita
1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:
Parabola del padre misericordioso
11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta». Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.17Allora ritornò in sé e disse: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati». 20Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». 22Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa.
25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo». 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso».31Gli rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato»».

"Tuo fratello era morto, ed è risuscitato"
Festa per i pubblicani mangiare con Gesù nello stesso desco. "Impuro" lo ritenevano i farisei,  avvelenandone l'umore.
A giustificazione, Luca regala, nel capitolo XV del suo Vangelo, "le tre parabole della misericordia", di cui più conosciuta è quella de "il figlio prodigo".
Protagonisti: un padre e i due figli, a lui legati solo dalla pretesa eredità. Il più giovane la chiede in anticipo per sperperarla da dissoluto. Lontano, esaurì il patrimonio e, sopraggiunta la carestia, trovò lavoro a pascolare i porci, cui contendeva le carrube per sfamarsi. Da forzata solitudine e spinto dalla fame, s'iniziò all'idea del "ritorno al padre per un posto da salariato". Il padre non fu d'accordo. Lo rivolle figlio. "Gli corse incontro e lo baciò". Perdono accordato senza ancora richiesto. Ascoltò il pentimento ma gli fece indossare la veste e l'anello del potere, dichiarandolo con tal gesto "signore" delle sue cose. Riabilitazione totale dunque, salutata col bue grasso sacrificato e con le danze, che dispiacquero però al fratello maggiore, tornato da campagna. Pio e osservante delle leggi paterne, questi non condivideva la "gratuità" dell'amore per un figlio scapestrato. Rinfacciò al padre quel che non aveva capito: "tutto quanto gli apparteneva". Drammatico il finale. Non riconoscendo il fratello, colpevolizzò il padre: "Ora che questo tuo figlio è tornato". Severa la replica: "Tuo fratello era morto ed è risuscitato, bisognava perciò fare festa!".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto del Murillo

sabato 23 marzo 2019

Fra' Domenico Spatola: "Se non vi convertirete..."

Alcuni tra i Giudei
vennero da Gesù
a ricordar a lui dei Galilei
finiti a testa in giù
per l'ira di Pilato
che lor sangue avea versato
a mescolanza
con i loro sacrifici da paranza.
Era la minaccia rivolta a Gesù
perché andasse via e non provasse più
a invitarli a conversione.
Ma dell' evento ei fece distinzione:
"Quei Galilei non erano i più peccatori
ma se non convertirete i cuori
in un rinnovamento sodo,
perirete tutti allo stesso modo".
Portò all'uopo un altro esempio
di un fatto accaduto vicino al tempio:
"Le diciotto persone uccise
dalla torre di Siloe che smise
di stare in piedi con il crollo,
pensate che il tracollo
fosse per il lor peccato?
No! Vi dico non vi fu reato,
ma se non vi convertirete,
allo stesso modo tutti perirete".
Volle aggiungere nuova favella
a contestare quella
del Battista
che del giudizio facea conquista
contro il peccatore
e raccontò che al suo signore
disse il contadino
di pazientare nel cambiar destino
all'albero di fichi che da tre anni,
non producendo, facea danni.
"Lo  concimerò - gli disse - tutto
perché  in avvenire porti frutto.
Se ciò non avverrà,
altra sorte infine avrà".

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Terza Domenica di Quaresima (anno C): Luca 13, 1-9

In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Parabola del fico sterile
6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». 8Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai»».

La misericordia: tempo di Dio
Gesù invitava la gente a ragionare con la propria testa sulle assurdità della Legge, soprattutto per ciò che di disumano essa comportava. Voleva che gli ascoltatori si rendessero indipendenti dai loro Scribi che presumevano di attribuire a Dio ideologie di potere. Ciò per i capi giudei costituiva un pericolo, per cui vollero minacciare Gesù. Gli ricordarono un fatto di cronaca, per intimidirlo con ciò che era accaduto ai suoi corregionali Galilei "il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici". Potrebbe accadere anche a lui, non gli rimaneva perciò che cambiare aria e andar via dalla Giudea. Gesù volle precisare che non si trattava di castigo divino, ma li volle allarmare: "Se non vi convertirete finirere tutti allo stesso modo". L'odio per i Romani infatti li accomunava a quei Galilei e il rischio era di fare la stessa fine. Poi ad affrettarne la conversione citò loro il caso delle diciotto persone uccise dal crollo della torre di Siloe. Anche esse non erano più colpevoli degli altri. Del tempo e della sua lunghezza non si è arbitri. Conclude il brano la parabola sui tempi della pazienza di Dio. In sottile polemica con il Battista che annunciava il giudizio imminente del peccatore, ("albero tagliato e buttato nel fuoco se non porta frutto"), raccontò del contadino che chiese al padrone di dilazionare la resa dell'albero infruttuoso ancora per un altro tempo di vangatura e di concimazione. La misericordia è il tempo di Dio.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: crollo della torre di Siloe di James Tissot

martedì 19 marzo 2019

Fra' Domenico Spatola: San Giuseppe.

O amato san Giuseppe,
ognun seppe
il tuo dolore,
quando pieno di stupore
scopristi Maria già madre
del bambino di cui non eri il padre,
perché l'Eterno
in suo materno
grembo deposto a frutto
avea ciò che era tutto
il suo amore.
Silente a tal dolore
a sottrarti provavi,
ma non lasciavi
Maria senza ragione,
volevi sua spiegazione
che venne nel sogno,
avendo tu bisogno
di consenso.
Dio a te chiese assenso
per esser padre o stimato tale
di quel Bambin davvero speciale.
Ne accettasti la sua cura
e tua premura
per Gesù
garante fu di più
anche di madre a Betlemme per il parto,
e in fretta dicesti: "Me ne parto",
quando Erode
di cui conoscesti frode
che il Figlio voleva ammazzare,
non stesti lì a disperare
ma con Maria e il suo Bimbo
in Egitto  cercasti altro limbo
di tranquillità,
lontano dal mostro di crudeltà.
Ritornasti, lui morto,
e nuovo porto
fu per voi di Galilea
Nazareth la città ove dovea
crescere il Divin Figlio
cui fosti prodigo di consiglio.
Or sei il padre dei poverelli
e di tutti quelli
che a te ricorrono per favori,
che con bontà e tua pietà, indori
ogni speranza di cui non può far senza
chi si rivolge a te padre della provvidenza.

Fra' Domenico Spatola

sabato 16 marzo 2019

Fra' Domenico Spatola: La Trasfigurazione di Gesù

Gesù condusse sull'alto monte,
che stava lì di fronte,
i due di Zebedeo
e Pietro a cireneo.
Mentre lassù pregava:
il volto si trasformava
e candida sua veste
di luce tutto investe.
Ed ecco nella gloria
apparsi chi già storia
avea fatto:
Mosè e a lui compatto
Elia,
il più grande che ci sia
tra i profeti.
Parlavano dei divieti
che al Messia avrebbero fatto
i nemici che già in atto
avean posto ostilità
nella più santa tra le città.
Sonnacchiosi,
Pietro coi riottosi
Giacomo e Giovanni
rischiavan danni
se non si fossero svegliati,
di non vedere ammirati
 la gloria
e i due protagonisti della storia.
Ma, a lor separazione,
Pietro tirò la conclusione:
"costruire tre capanne"
senza pensar che farne:
voleva sol bloccare dalla morte
Gesù per altra sorte
e col Legislatore e il Profeta
realizzasse più gloriosa meta.
Ma nel suo dire
dalla nube fece udire
il Padre  la sua voce:
"Questi è il Figlio, sorgiva e foce.
È il mio diletto.
A lui solo sia corretto
dare ascolto!".
Essi spaventati molto
non dissero a nessuno
ciò che avea visto ognuno.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Dipinto di Heinrich

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica di Quaresima (anno C): Luca 9, 28-36

Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Otto giorni erano passati dalla predizione della prossima sua morte a Gerusalemme, quando Gesù volle manifestare ai più riottosi tra i discepoli (Pietro, Giacomo e Giovanni) le conseguenze della sua offerta in croce.  La trasfigurazione sul monte con "il volto cambiato d'aspetto  e la veste candida e sfolgorante", era il prosieguo garantito della sua risurrezione. Con lui "erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria". Ma essi non parlano ai discepoli. Hanno occhi e parole solo per Cristo circa il suo "esodo". I rappresentanti dell'Antico (Legge e Profeti) riconoscono di Gesù la liberazione da lui attuata.
Torneranno da "Angeli della tomba vuota" ad annunciare il Risorto.
E i discepoli? Sonnecchiano estraniati. Si svegliano in tempo per vedere "la gloria di Cristo e chi stava con lui". Pietro mira entusiasta a perpetuare l'idillio proponendo "tre capanne". Ma è la collocazione proposta a smascherarne l'ideologia: al centro colloca Mosè, ossia la Legge, e Gesù ed Elia come gregari. All'accusa di ignoranza rivoltagli dall'Evangelista ("non sapeva quello che diceva"), si aggiunse dalla "Nube"  la voce del Padre a correggerlo e orientarne l'ascolto: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!".

Fra' Domenico Spatola

venerdì 8 marzo 2019

Fra' Domenico Spatola - 8 marzo: omaggio alla Donna

Di mimosa
luminosa
per la donna  madre e sposa
e per quella che non osa
intraprendere le nozze
sian piene le tinozze
e ciascuno porti sporta
di ogni sorta
di omaggi
a colei che con suoi raggi
assicura della vita
continuità infinita.
Grazie a loro
che han decoro
e grande sentimento
e l'amore è lor tormento,
quando dato generoso,
trova lui ancor moroso
e incapace di capire
quanto grande è il suo soffrire.
Oggi un lauso
e un applauso
vada a tutte le signore
con un bacio e con un fiore

Fra' Domenico Spatola

giovedì 7 marzo 2019

Fra' Domenico Spatola: Le tentazioni di Gesù

Pieno di Spirito Santo
e dallo stesso, a vanto,
condotto fu Gesù nel deserto
ove fame avrebbe sofferto,
dopo quaranta giorni di digiuno.
Il tentator gli disse: "Se dell'Uno
tu sei il Figlio, dì a questo sasso
che non sia più un masso
ma fresco pane".
Gesù rispose:
"Nella Scrittura altre son chiose
e cose sane:
l'uomo vive non di solo pane!".
Il tentator con un salto
lo condusse in alto
mostrandogli all'istante
la terra sottostante
e i suoi regni:
"Ti darò a pegni
potere e loro glorie
se non fai storie
e adori me
io di tutto ti farò re!"
Parve a Gesù tutto ciò insulto
e disse:"Solo a Dio renderai culto!"
Con maniere suasive e flemme
lo portò pure a Gerusalemme
ponendolo sul pinnacolo del tempio
e, da empio,
propose a lui:
"Non vedrai fondi bui
se ti getterai da qui,
perché angeli saran lì
a custodir tua fede
e non inciamperà il tuo piede!".
A tale sfida
delle tre più infida
Gesù: "Non tenterai - rispose-
il Dio che amore pose
in cuore umano"
E il tentator fuggì lontano.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Dipinto di Tiziano

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Prima Domenica di Quaresima (anno C): Luca 4, 1-13

Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame.3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». 4Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo».
5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra6e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio.7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo».8Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».
9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano; 11e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
12Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». 
13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
 
Duellanti agguerriti.  Gesù ha la pienezza dello Spirito che, ricevuto nel battesimo, svela in lui l'amore del Padre. Il Satana,  tentatore,  possiede l'arroganza del potere e si ritiene imbattibile. La prima stoccata la subisce sul "pane". Non sono bastevoli tutti i sassi trasformati in cibo a saziare l'uomo, "perché altra è la sua fame", quella della Parola divina. Satana seduce Gesù offrendogli collaborazione. Lo conduce in alto perché ai loro occhi si visualizzino i regni del Mondo di cui il Tentatore rivendica  il possesso ed è disposto ad offrirli a Cristo se si piega a lui. Immediata la risposta: "Solo Dio adorerai!". L'ultima carta è giocata nel tempio di Gerusalemme. Qui il seduttore conduce Gesù sul più alto punto, da dove si credeva dovesse manifestarsi il Messia davidico. La proposta era da giocoliere: buttarsi in un volteggio spettacolare garantito da angeli che ne avrebbero impedito lo schiacciamento. Era la prova attesa dalla gente, che lo avrebbe accreditato.  L'ultima stoccata del Cristo fu risolutiva: "Non tenterai il Signore, Dio tuo". A sfida conclusa, il Satana sconfitto s'allontanò per preparare in futuro altre lotte.
 
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto di Ivan Kramskoy

martedì 5 marzo 2019

Fra' Domenico Spatola: Mercoledì delle ceneri

Le ceneri?
Non le veneri,
ma le poni sulla testa
a ricordare ciò che resta
oltre la morte
che non è l'estrema sorte.
Altra vita ci consegna umiliazione,
le Ceneri sono infatti conversione
al Regno
e di esso penitenziale segno
del cammino quaresimale
che vale
a riportare ciò
che Cristo trasformó
in amore sulla Croce
e ai suoi fa udire la sua voce
a sequela:
apriamo perciò la vela
del nostro cuore,
al soffio del Signore.

Fra' Domenico Spatola

domenica 3 marzo 2019

Orari Messe per il Mercoledì delle Ceneri e i venerdì di Quaresima

Santa Messa di Mercoledì 06 Marzo (Mercoledì delle Ceneri):
Ore 18:00 e ore 21:00
Presso la parrocchia Maria Ss. delle Grazie in S. Lorenzo ai Colli

Per tutti i venerdì di Quaresima:
Ore 17:15 Via Crucis
Ore 18:00 Santa Messa
Presso la parrocchia Maria Ss. delle Grazie in S. Lorenzo ai Colli

sabato 2 marzo 2019

Fra' Domenico Spatola: A Noemi teneramente volata lontano

Marmorea visione
in biancore di infanzia
tua non vissuta
se non tra dolori,
sapori
in assenzio di tua malattia  
iniqua e ria
a tua età
di fiore sbocciato a primavera      
troppo presto raggiunto da sera,
severa.
Ora prendi le ali e voli
e noi consoli
per tua libertà
a fiorire altrove
tua tenera età
Sappiam che divina
è tua nuova dimora:
consolaci ancora!

Fra' Domenico Spatola

venerdì 1 marzo 2019

Fra' Domenico Spatola: "L'uomo buono il bene trae dal cuore..."

Disse Gesù ai suoi questa parola,
a modo di chi fa loro scuola:
"Può forse un non vedente
guidare altra gente
affetta dalla stessa cecità?
Non cadranno là
dove è il fosso?
Un discepolo, anche grosso
e con tanto estro,
non può eguagliare il suo maestro.
Perché nell'occhio altrui scorgi la paglia
e non vedi la trave che il tuo attanaglia?
Pinocchio!
togli prima la trave dal tuo occhio
e poi vedrai bene a togliere al fratello
anche quello
che in lui è insignificante.
Tra altre cose tante,
dico a tuono
che non vi è albero buono
che brutto dia il suo frutto.
Da esso conoscete il ramo
e, ciò che dirvi bramo,
è che non si raccoglie fico da una spina
né dai rovi uva sopraffina.
L'uomo buono il bene trae dal cuore
e del cattivo il tesoro è orrore,
e la sua bocca è come l'onda,
esprime ciò che dal cuore sovrabbonda".

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto di Daniele Alfani

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della VIII domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 6, 39-45

In quel tempo. Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, ne vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, ne si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda»

Aveva, in precedenza, Gesù dettato alle folle l'identikit del discepolo con l'espressione: "siate misericordiosi come è misericordioso il Padre che è nei cieli", e ora descrive le conseguenze di quanti definisce "ciechi" perché non assolvono a questa ingiunzione. Da "non vedenti" non potranno accompagnare altri ciechi. È il rifiuto della misericordia che disabilita alla luce e vieta a ciascun discepolo di contraddire o presumere di superare il Maestro. Non esiste dunque lezione alternativa a quella dettata sulla misericordia, che ispira ad analizzare i propri limiti, vietando il giudizio di competere su quelli altrui, visti come pagliuzza nell'occhio del fratello a confronto della trave che è nell'occhio di chi è buono a criticare, senza compassione. L'appellativo di "ipocrita" è rivolto da Gesù a costoro, in atteggiamento di teatralità e finzione. Essi recitano la parte senza convinzione e soprattutto senza conversione. Coerente è la riflessione sull'albero buono e sui suoi frutti come sulla improbabile raccolta di fichi da spine o di uva da rovi. Ognuno matura ciò che nutre nel cuore, mentre la lingua parla della sua abbondanza.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Albero di gelso (Van Gogh)