venerdì 14 luglio 2017

Fra' Domenico Spatola: Festino di S. Rosalia a Palermo

A santa Rosalia
che dalla peste
liberò Palermo,
è doveroso tra le feste
dedicare la più bella
che ci sia.
Essa a quattro secoli di storia
continua a volere nostra gloria
offrendo per il cammino saggi
suoi consigli dal monte Pellegrino.
Così che atteso dai Palermitani
è il Festino,
in nuovo destino
in cui non vani coltivano pensieri
che son sinceri in lor cuori
perché alla Santuzza
chiedono che passi di morte
puzza
mentre profumi la città della
civiltà, dai colori espressa nei due
fiori del nome della Santa.
Rosa e Giglio.
La prima è della sposa, il Giglio
per fiero suo cipiglio offre
consiglio
di costanza
così che nostra e sua città
avanza in civiltà.
La sera del Festino
sono potenti giochi di luci, ma il
Palermitano è attento ai
babbaluci
che già dalla mattina
ne trovi in abbondanza,
perché è usanza
e, senza di essi, non è festa
e nessuno glielo leva dalla testa.
Non deve mancare pure lo
sfincionaro
che non caro
ti offre il suo prodotto
che non corrotto
si mantiene caldo sino a notte
per far felici i bimbi
che fan lotte per non perdere
quello che i venditori chiamano
"cavuru e bello" cioè lo
sfincionello.
I baracconi lungo la marina
aspettano con ansia la mattina
che arrivi a sera, come una
chimera
quando a notte
cominciano a sentirsi botte da
orbi
date all'aria in un tripudio che
bonaria
è solo dicitura
quando l'esplosione finale è
chiamata "masculiata".
La processione è lenta
lungo il corso, e la folla
si assiepa come a colla
e quando il carro con la Santa di
monte Pellegrino arriva ai quattro
Canti
tra tripudio, suoni e canti, grida
lungo il cammino
il primo Cittadino:
"Viva Palermo e Santa Rosalia!"
Con un applauso caloroso
a lui fa eco popolo gioioso
che non nego essere affezionato
alla sua Santa, alla quale ardente
offre tanta speranza in cuore
che questa sua città
torni a splendore.

Fra' Domenico Spatola.

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