venerdì 25 maggio 2018

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Domenica della SS Trinità (anno B): Matteo 28, 16-20

Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Per l'evangelista Matteo, l'invito di Gesù Risorto ai discepoli era perentorio: lo potevano incontrare in Galilea, geograficamente a quattro giorni di cammino dal luogo della risurrezione. "Il monte" indicato era quello da dove, a manifesto, Gesù aveva dettato "le Beatitudini". Ubicazione teologica per quanti vogliono incontrare il Risorto.
In "Undici", dopo la defezione di Giuda, i discepoli erano dubbiosi sulle proprie capacità di potere condividere la gloria del Maestro, atterriti com'erano dal percorso da lui patito.
Gesù offrì a potere l'amore alla Parola che salva: "Evangelizzate e fate miei discepoli". Era il programma degl'inizi quando, invitandoli a sequela, li  aveva promossi a "pescatori di uomini".
Gli evangelizzati dovevano essere immersi ("battezzati") nel condiviso Amore del "Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".
A garanzia: la Presenza da Gesù assicurata per l'intera Storia fino al compimento: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".
Così "l'Emmanuele" ("Dio con noi") delle prime pagine del Vangelo, conferma permanenza nell'Umanità e condiviso ideale: il Cristo, fedele al Padre fino al dono della vita, con lo Spirito Santo che la perpetua nel tempo.

Nella foto: Ascensione (Tisi da Garofalo) 


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