sabato 17 novembre 2018

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXIII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 13, 24-32

In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
25le stellecadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cielisaranno sconvolte.
26Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. 29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
32Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.

Non sono minacce per seminare paure, perché il Vangelo è sempre e comunque "buona notizia". La "tribolazione" preannunciata si avvera con la distruzione del Tempio  di Gerusalemme nell'anno 70. Catastrofe immane traumatizzante l'Israelita, per Gesù, al contrario, sarà inizio del processo di liberazione. Il linguaggio è dei Profeti dei grandi cambiamenti. Di Isaia in primis.  Fantasioso quanto severo giudizio il suo nel capitolo 13 su Babilonia per l' inesorabile caduta. Collassati i regimi, i popoli sottomessi sperimenteranno libertà. "Il sole e la luna senza luce" sono le superpotenze di ogni epoca oscurate dallo splendore del Vangelo.
"Le stelle cadono", come in Isaia 14, e figurano i dominatori precipitati nella morte. "Vedranno venire il Figlio dell'uomo con grande potenza" nel cielo finalmente liberato. Egli, testimone del Padre, darà intelligenza alle vicende umane e speranza sarà il messaggio per l'Uomo ormai in condizione divina.
La maturazione del "fico", preludiante la bella stagione, è modello per la nuova era e gli avvenimenti annunciati.
A pruriginosa curiosità dei discepoli sul "quando?", la risposta di Cristo elude e declina fiducia nel Padre, regista assoluto della Storia.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 D.C.

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