sabato 19 giugno 2021

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Dodicesima domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 4, 35-41

 
35 In quello stesso giorno, alla sera, Gesù disse loro: «Passiamo all'altra riva». 36 E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano delle altre barche con lui. 37 Ed ecco levarsi una gran bufera di vento che gettava le onde nella barca, tanto che questa già si riempiva. 38 Egli stava dormendo sul guanciale a poppa. Essi lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che noi moriamo?» 39 Egli, svegliatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!» Il vento cessò e si fece gran bonaccia. 40 Egli disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?» 41 Ed essi furono presi da gran timore e si dicevano gli uni gli altri: «Chi è dunque costui, al quale persino il vento e il mare ubbidiscono?»

Aveva predicato il Regno di Dio, a vocazione universale. La parabola del "chicco di senape" cresciuto nell'orto per nutrire gli uccelli, doveva educare i Dodici all'apostolato senza preferenze di razze o di religione. 
Ma essi, radicati tenacemente nell'ebraismo, rifiutavano la missione ai pagani. Da qui la disattesa del comando di Gesù di "passare all'altra riva" del mare di Tiberiade, perché la sapevano abitata prevalentemente dai non Ebrei. La distanza di 16 kilometri, quella volta parve loro infinita, per la fatica di raggiungerla. Il vento infatti era forte e contrario e sollevava onde paurose da coprire la barca. Il rischio di affondare era palmare come lo spavento che si impadronì dei discepoli. Quella tempesta tuttavia suggerì all'evangelista il parallelo con la vicenda di Giona. Anche egli fu refrattario all'ordine divino di predicare a Ninive per la conversione e la salvezza di coloro che il profeta riteneva tradizionali nemici di Israele. Anche se Gesù era in barca, tuttavia appariva immobilizzato come un morto dalla tracotanza dei suoi: disteso a dormire a poppa col capo sopra un cuscino. Era stato esautorato dalla caparbietà dei discepoli e perciò si riteneva impotente ad agire. Il narratore denunciava in tal modo la fatica della Chiesa del suo tempo nell'evangelizzare i "non circoncisi", che non provenivano dall'ebraismo. Il racconto si fa movimentato fin dall'inizio. I discepoli sequestrarono Gesù, sottraendolo al gruppo delle altre barche che provenivano dal paganesimo e, senza pregiudizi di religione o di razza, aderivano facilmente al Vangelo. Frattanto era in mare aperto il pericolo di affondare, quando resisi conto che senza di lui non potevano salvarsi, come disperati lo svegliarono: "Non ti interessa - gli gridarono - che periamo?". Lo accusavano di disinteresse? Ma per loro il rimprovero del Maestro fu energico: mancanza di fede! Poi ingiunse al vento: "Taci!" Era il silenzio che voleva dai discepoli per ascoltare la sua Parola. Quietate le acque, continuarono tuttavia a stupirsi e, ancora privi di fede, si domandavano: "Chi è costui al quale il vento e il mare obbediscono?" Il loro cammino sarà in salita e richiederà loro altre conquiste di fede, e molte anche in tappe decisamente dolorose.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto di De Chirico

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