venerdì 18 agosto 2023

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XX domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 15, 21-28

21 Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. 22 Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». 23 Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». 24 Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». 25 Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». 26 Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». 27 «È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28 Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita.

In una imprecisata località pagana, nei pressi di Tiro e di Sidone (odierno Libano), Gesù si era rifugiato, perché su di lui pesava una condanna a morte per blasfemia, avendo dichiarato che non ci sono "cibi impuri" che possano impedire l'incontro con Dio. Si dichiarava in disaccordo con Mosè che aveva in due libri della Torah (la Legge), nel "Levitico" e in parte nel "Deuteronomio", legiferato sul  "puro" e sul "impuro", imposti come volontà divina. In terra pagana Gesù si sentiva al sicuro, non poté tuttavia rimanere nascosto per la fama di taumaturgo che l'aveva preceduto. Una donna, di etnia fenicia (cananea), venne a  supplicarlo per la guarigione della figlia con evidenti problemi psichici. Gesù la volle ignorare, giustificandosi con i suoi di "essere venuto per i figli di Israele". Era strategia pedagogica. I discepoli, non sopportando la donna che andava dietro gridando: "Signore, aiutami" lo sollecitavano perché la esaudisse. La risposta fu raggelante: "Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini". Ma era una sferzata alla aristocrazia al potere (la donna) che teneva il popolo (la figlia) schiavizzato. Come riflesso nello specchio, faceva assomigliare quella società alla stessa logica tenuta dagli Ebrei verso ai pagani: il trattamento da cani! La donna comprese e osò chiedere la equiparazione tra ebrei e pagani in relazione a quello che riconosceva il "pane di Dio". Sbalordendo ancora tutti, disse: "anche i cani mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". Aveva compreso l'universalità della salvezza e, di conseguenza, anche la figlia ne era stata contagiata, ed era guarita.

Fra' Domenico Spatola

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