venerdì 25 ottobre 2024

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXX domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 10, 46-52

46 E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47 Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48 Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
49 Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». 50 Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51 Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». 52 E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.


Bartimeo era il nome. Timeo era suo padre, "l'onorato" cioè Davide. Di lui il cieco, sulla strada di Gerico, voleva che Gesù realizzasse il Regno. La stessa cosa avevano chiesto i figli di Zebedeo. Ma quel titolo ("figlio di Davide"), a Gesù non garbava. Il cieco in strada gridava  che si restituisse a Israele il dominio sulle Nazioni pagane. Ma Gesù fu sordo, e l'invocazione, ripetuta in crescendo, più volte. Quando si zittì, il Signore poté invitare il cieco a venirgli vicino. "Cosa vuoi che ti faccia?". Gli chiese di poterlo vedere, ormai era convertito e, con il mantello, aveva gettato via  l'arroganza del potere. Pronto dunque a nuova identità, quella del "Dio che salva". 
"Rabbuni", lo chiamò. L'aveva accettato "maestro", e lo poté seguire.

Fra' Domenico Spatola

Nessun commento:

Posta un commento