venerdì 28 agosto 2020

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXII domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 16, 21-27


21 Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. 22 Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». 23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25 Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26 Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? 27 Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.


Gesù, vietando ai discepoli di predicare che egli era "il Cristo", non rinnegava tuttavia di essere "Messia". Il modello del "figlio di David", nell'immaginario collettivo atteso come "il dominatore", non gli confaceva. Egli si identificava piuttosto col "Figlio dell'uomo" che, in pienezza divina, si faceva dono a tutti. A Gerusalemme non sarebbe dunque andato per conquistarla, ma per la missione del "Servo sofferente".
Anziani, capi religiosi e scribi l'avrebbero ucciso, ma "il terzo giorno" sarebbe risorto. E tutto in perfetta sintonia con il Padre ("è necessario"). Pietro non fu d'accordo, si ribellò e, da "pietra per edificare" la Chiesa, si trasformò in "pietra d'inciampo" ("scandalo"). Trasse Gesù in disparte per sgridarlo ed esorcizzarne la possessione diabolica: "Dio non voglia! Non ti accadrà mai!" Gesù ritorse su di lui quell'accusa e lo chiamò "Satana", avversario del progetto divino, ingiungendogli di stare dietro a lui (da discepolo) a sequela: "Vade retro!" A tutto il gruppo  volle immediatamente dettare le severe condizioni per seguirlo: "rinnegare se stessi".  Aggiunse la necessità di "portare la croce", a prova di umiliazione e di vilipendio che comportava la scelta della sua sequela. 

Ma ciò si rivelava l'unica possibilità per non perdersi la tra le lusinghe del mondo e avere la pienezza di vita, come dettato dalle "Beatitudini". La scelta per lui, in definitiva, coinvolgerà, nella gloria del Padre, chi della propria vita fa dono per gli altri, come il "Figlio dell'uomo" dalla croce.

Fra' Domenico Spatola 

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