sabato 27 dicembre 2025

Fra' Domenico Spatola: Fuga in Egitto


Il sogno di Giuseppe
nessuno seppe.
Così, nella notte,
prevenne le erodiane lotte,
che anzitempo
volevano del bambino la mattanza.
In Egitto trovò buona creanza,
finché morì Erode
che, per la rabbia, ancor si rode,
per non avere ucciso il suo rivale.
Ma Gesù non era il tale
che a lui toglieva il trono,
come dirà a Pilato:
"io non sono
dei Giudei il re.
Se vuoi conoscere il perché
il mio regno non è di questo mondo".
Provò così a tutto tondo
a farglielo capire.
Ma nessuno volle udire
che ei si faceva salvatore,
del fratello peccatore.
Morto Erode, Archelao il figlio
dal padre seguì consiglio
e fu feroce in crudeltà
così che Giuseppe non andò là
nella Giudea,
ma si trasferì sicuro in Galilea.
"Nazareno" infin sarà chiamato,
perché fu dal Padre consacrato.


Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Santa Famiglia (anno A): Matteo 2,13-15.19-23

 
Matteo 2:13-15
14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.
Matteo 2:19-23
13 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
19 Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino». 21 Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele. 22 Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea 23 e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

La  "Terra promessa" si era trasformata in "Terra di schiavitù e di morte", bisognava perciò scappare. L'evangelista Matteo anticipa negli episodi dell'infanzia di Gesù i tragici avvenimenti che svilupperà nel Vangelo. Partiti i Magi, Dio intervenne a proteggere la vita del Bambino dalle mire criminali di Erode. Gli disse di "fuggire con la madre e il Bambino". Lo invitò a restare in Egitto finché non lo avesse avvertito. Erode infatti da "re illegittimo" era sospettoso di chiunque volesse togliergli la corona. Per tale gelosia, aveva eliminato una decina di familiari,  tra cui tre figli e l'ultimo qualche giorno prima di morire. Era la risposta del potere al dono di Dio che è la vita, come in passato il faraone aveva tentato di uccidere Mosè. La fuga di Gesù fu come quella del popolo ebraico dalla terra di schiavitù, nella notte  della Liberazione. E come aveva profetato Osea "dall'Egitto richiamerà suo Figlio". Morto Erode, l'angelo tornò in sogno a Giuseppe perché entrasse in terra di Israele essendo morti quelli che cercavano il bambino per ucciderlo. Gesù si rivelava come il nuovo Mosè. Con l'episodio l'evangelista  in filigrana ricordava l'esodo. Aggiunse che erano morti coloro che cercavano di uccidere il bambino. Non dunque soltanto Erode, l'evangelista teneva presenti  quelli  della istituzione religiosa che daranno la morte a Gesù: farisei, sacerdoti e anziani del popolo. La élite religiosa che si scatenerà contro di lui. 
Giuseppe entrò nella terra di Israele anticipando il processo di liberazione (nuovo esodo) che Gesù compirà. Egli, saputo che in Giudea regnava Archelao, il figlio di Erode crudele quanto il padre,  non volle andarci e, avvertito in sogno, si ritirò nella Galilea, la regione disprezzata da Isaia che l'aveva sette secoli prima nominata "Galil" ossia distretto dei pagani, senza darle un nome. Andò ad abitare a Nazareth. "Poco di buono" la definì Natanaele. Il Nome per l'evangelista alludeva a tre possibili matrici: "Nazareno" da "neser" che significa "consacrato" o da "nazir",  "germoglio" come da profezia di Isaia, e infine da "Nazareth", la provenienza storica di Gesù.

Fra' Domenico Spatola 

mercoledì 24 dicembre 2025

Fra' Domenico Spatola: È Natale

È speciale
il mio Natale.
Tanti piccoli pastori
offron cuori
al più piccolo di loro,
a Gesù cantando in coro.
È la ninna che a lor bambini
quando eran più piccini
cantava mamma
col cuore in fiamma.
"Fai la nanna, o buon Gesù.
Sei venuto da lassù 
e, ad ogni cuore,
chiedi amore.
Il tuo dono 
è il perdono,
ché sulla terra 
infuria guerra,
e i bambini tuoi amici
non son felici:
son le bombe a dar calore
perché in giro non c'è amore.
Ma tu, Gesù, che sei Dio,
il tuo proposito fai anche mio:
a Natale la fratellanza
sia di tutti la creanza,
cosí che quando vieni tu,
possano amarsi, o buon Gesù"

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo del Natale del Signore: Luca 2, 1-14

1
 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3 Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4 Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6 Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
8 C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10 ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». 13 E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
14 «Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama».

Protagonisti del Natale di Gesù furono i pastori. In quella società  erano emarginati e reietti. A Betlemme, nella notte, vegliavano il gregge, quando l'angelo del Signore apparve e annunziò che era nato per loro un Salvatore. Del "Messia" avevano paura, perché colpevolizzati  dalla Legge in quanto permanentemente "impuri". Il Messia quindi sarebbe venuto per giudicarli e giustiziarli. Come segno che Gesù nasceva come  salvatore, l'angelo disse che l'avrebbero trovato nella mangiatoia. Luogo abituale dove i pastori ponevano i loro neonati. Lo trovarono come era stato detto: in fasce e nella mangiatoia. Ormai il Messia "giustiziere" non li interessava. Si sorpresero i genitori al loro racconto, e la Madre custodiva tutto nel suo cuore. I pastori andarono via, cantando come gli angeli: "gloria a Dio e  pace agli uomini". Avevano sperimentato l'amore del Dio Salvatore, fatto uomo.

Fra' Domenico Spatola 

sabato 20 dicembre 2025

Fra' Domenico Spatola: Il progetto divino



Giuseppe
non seppe, 
se non a cosa fatta, 
e sua mente  parve matta
da ripudiare
anziché amare
colei che, fu resa madre, 
da Dio ch'era il Padre.
L'angelo, nel sogno, 
svelò a lui il bisogno 
del ruolo suo paterno
per Gesù che, dall'inferno, 
veniva il mondo a liberare. 
Egli al Bambino doveva dare
il nome
e "dinastia di David" a cognome. 
S'arrese, 
e con Maria prese
a condividere destino
del progetto già divino.

Di Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica IV domenica di Avvento (anno A): Matteo 1, 18-24

18 Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20 Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21 Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio
che sarà chiamato Emmanuele,
che significa Dio con noi. 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa,

Sul concepimento di Gesù, Matteo con il suo Vangelo, intese rispondere alle attese di Israele. Il Messia doveva essere il discendente (figlio) di Davide. Giuseppe poteva trasmettere quel titolo e inoltre, con paternità surrogata, dare al bambino il nome. Del concepimento della sposa, era stato tenuto all'oscuro, prima che fosse richiesto l'assenso a Maria. Essa, vergine di lui, rimase incinta per opera dello Spirito Santo. La reazione di Giuseppe, non fu descritta come dell'uomo tradito, ma del "giusto", osservante della Legge. Le conseguenze legali erano severe. Giuseppe gliele volle risparmiare perciò non motivò il ripudio, ma le avrebbe consegnato il libello "in segreto".
L'angelo del Signore, in sogno, spiegò a Giuseppe che "quel concepimento era opera dello Spirito Santo". Lo invogliò a prendere con sé Maria, come sposa ed essere "padre" del suo bambino. Obbedì. L'evangelista nell'evento vide realizzata la profezia di Isaia: "la Vergine partorirà un figlio, dal nome Emmanuele".

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 12 dicembre 2025

Fra' Domenico Spatola: Il più grande Profeta

Giovanni, in prigione, 
entrò in confusione.
Dubitando sul Cristo, 
per il suo destino tristo,
mandò a Gesù seguaci, 
per chiedere audaci:
"Sei tu il Messia, 
o abbiam sbagliato via?". 
Sua risposta   comprensiva, 
al profeta riferiva:
dei ciechi e sordi, 
e di quanti avean accordi
con ogni malattia. 
Egli, o in casa o per la via, 
guariva tutti, 
evitando così i lutti. 
Tornati da Giovanni a riferire, 
ciò che avea fatto loro udire, 
Gesù disse con vigore:
"il Battista non è un
traditore,
né una canna che sbatte il vento, 
né uno che, contento, 
vive gli agi dei palazzi". 
Aggiunse che i suoi sprazzi
sono solo da profeta, 
il più grande, ma che si vieta
d'esserlo dell'Alleanza nuova, 
perché tra suoi seguaci Gesù non lo ritrova.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Terza Domenica di Avvento (anno A): Matteo 11, 2-11

2
 Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: 3 «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». 4 Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: 5 I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella6 e beato colui che non si scandalizza di me». 7 Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8 Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! 9 E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. 10 Egli è colui, del quale sta scritto:
Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero
che preparerà la tua via davanti a te.
11 In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Dal Macheronte dove era prigioniero, il Battista inviò suoi seguaci a chiedere a Gesù, se fosse il Messia. Non vedeva infatti quei gesti irredentisti che egli aveva annunciato. Insomma, Gesù non stava progettando la insurrezione da "giudice della Storia", mentre egli infradiciva nella tetra prigione. Fu dunque una  provocazione, la domanda: "Sei tu il Messia o dobbiamo aspettare un altro?". Gesù  rispose, invitandoli a constatare l'evidenza: i ciechi vedono, i sordi odono, i lebbrosi e i morti risuscitano, e ai poveri è annunciato il Vangelo. Aggiunse tuttavia un monito per Giovanni in crisi: "beato chi non si scandalizza di me". Altri profeti infatti avevano dato del Messia, il modello compassionevole che egli incarnava. Andati via gli ambasciatori, parlò alla folla del Battista, tessendone l'elogio e offrendo di lui il ritratto dell'uomo coerente con la missione affidatagli. "Non era una canna sbattuta dal vento, né un vanesio che vestiva sontuosamente. Quei tipi - aggiungeva - vivevano altrove!". L'allusione fu a Erode che abitava lussuosi palazzi e opprimeva, da despota, la gente. Del Battista, Gesù aggiunse che era il più grande profeta. Tuttavia, irrefrenabile  fu il confronto con il più piccolo dei suoi discepoli, dichiarato da Gesù" più grande di lui". 
Non censurava la dirittura morale del precursore, ma lamentava che si fosse fermato alle soglie del Nuovo Testamento,  senza entrarvi per diventare suo seguace.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 5 dicembre 2025

Fra' Domenico Spatola: Ti diede a noi per Madre




Candido fiore raccolsi, 
e m'accorsi
che mi legava a te, 
o Vergine Maria. 
Mi ponevi sulla via
del Figlio che a noi indicavi. 
Poi m'abbracciavi
a inizio del cammino,
per ugual destino 
del Figlio in Croce. 
Egli che, con sua voce, 
avea Dio dato per Padre, 
Te diede a noi per Madre. 

Di Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Immacolata Concezione della beata Vergine Maria: Luca 1, 26-38

26
 Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». 29 A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30 L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34 Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». 35 Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla è impossibile a Dio». 38 Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.

"Ripiena di grazia" ("Kekaritoméne") la salutò a Nazareth l'angelo Gabriele, aggiungendo che Dio si era innamorato di lei: "Hai trovato grazia". Era autentica proposta sponsale a Maria, al di là di ogni deriva mitologica. Dio voleva un figlio da lei e la delegava a imporre nome "Gesù". Quel compito era esclusivamente paterno. Lo stupore la Vergine lo evidenziò con la domanda: "Come avverrà questo? Io non conosco uomo". Fu dissolto dalla sequenza dei verbi, usati da Gabriele: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza 
dell'Altissimo ti coprirà". L'annuncio era dunque squisitamente nuziale. A Maria fu chiesto esplicitamente di essere la Sposa di Dio: "Concepirai un Figlio che sarà santo (divino) e chiamato figlio dell'Altissimo. Dal Padre erediterà il trono di Davide e il suo regno non avrà fine". Fu ridda di emozioni anche per noi. E per lei?  Accolse il Verbo e lo custodì nel suo grembo per farlo nostro fratello. "Nulla è impossibile a Dio". Parole dell'Angelo ad acquietare ansia. La sterile Elisabetta partoriva e la Vergine diveniva Madre del Redentore. Maria, accolta la Parola nel suo grembo, poté licenziare l'Angelo, soddisfatto anche egli per la missione felicemente compiuta.

Fra' Domenico Spatola 

Fra' Domenico Spatola: Il Battista come Elia

Tutti in pista, 
dal Battista
per farsi
perdonare 
e battezzare.
Del Giordano, alla foce, 
si definiva  "Voce
che, nel deserto
a cuore aperto, 
grida: al Signore
aprite il cuore, 
e sue vie preparate
e i sentieri raddrizzate!".
Il vestito austero
ricordava l'Elia il severo, 
con ai fianchi i peli del cammello, 
ma fiore suo, all'occhiello, 
era la cintura, 
di pelle dura, 
mentre, di cavallette il pasto
sobrio e niun fasto. 
Venuti tutti a confessare
i peccati che volean lavare, 
furono anche i farisei, 
coi sadducei. 
Ma il Santo li accusò d'ipocrisia
per la condotta esibita pia. 
Vantavano d'Abram la figliolanza, 
ma senza la creanza
di compierne le gesta. 
Perciò non fece festa, 
il Profeta che parlò di
scure
che s'abbatterà su piante impure. 
L'albero senza frutto, 
verrà tagliato tutto, 
e nel fuoco poi gettato
per essere bruciato.
"Il Battesimo mio d'acqua, 
soltanto sciacqua. 
Mentre non corte 
son le credenzialità del forte
che vien dopo di me. 
Chiederete a me: perché 
non posso io scalzarlo? 
Mio compito è annunziarlo
come Colui che l'aia pulirà,
e se il frumento conserverà 
in granaio,
nel fuoco la paglia vivrà il suo guaio". 

Di Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica di Avvento (Anno A): Matteo 3,1-12

1
 In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, 2 dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
3 Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
4 Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. 5 Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; 6 e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.
7 Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? 8 Fate dunque frutti degni di conversione, 9 e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. 10 Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 11 Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. 12 Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile».

Giovanni battezzava, alla foce del Giordano.  Invitava al Regno dei Cieli, ormai vicino. Di lui aveva vaticinato Isaia: "Voce che dal deserto grida di preparare la via del Signore e di raddrizzare i suoi sentieri". Il Battista si mostrava austero come il profeta Elia. Anch'egli vestito con peli di cammello e la cintura ai fianchi. Inconfondibile. Altrettanto sobrio, da nomadi del deserto, era il suo cibo: cavallette e miele selvatico. Attirava molta gente. Provenendo da Gerusalemme, dalla Giudea e dalla zona del Giordano, i pellegrini disertavano il tempio, suscitando gelosia nei sacerdoti e nei leviti. Per il rito dell'immersione battesimale chiedeva la confessione dei peccati e la conversione. Farisei e sadducei si accodavano  ai pellegrini, certamente per altri scopi, se Giovanni ne sventava l'ipocrisia, apostrofandoli: "Razza di vipere!" e minacciando contro di loro l'ira di Dio. Per lui, non bastava dirsi di Abramo per ragioni etniche o religiose. La vera circoncisione era quella del cuore e Dio potrebbe suscitare, anche dalle pietre, figli ad Abramo.  "La fede richiede opere buone", era il suo insegnamento, come l'annuncio dell'imminente Messia. Urgeva perciò la conversione, perché egli sarebbe stato giudice severo e con la scure in mano alla radice dell'albero avrebbe tagliato e gettato nel fuoco chi non avesse portato frutto. Definiva il suo battesimo  "di acqua", fatto per purificare, mentre quello di chi dopo di lui, essendo più Forte, sarebbe stato in Spirito Santo e fuoco. 
In tutta onestà, dichiarava che da quel ruolo, non avrebbe potuto scalzare il Cristo.

Fra' Domenico Spatola

sabato 29 novembre 2025

Fra' Domenico Spatola: Quando il Figlio tornerà...





Noè non fu ascoltato, 
così il Figlio sarà trattato
da coloro che dagli affari 
non vorranno esser precari. 
Poi il diluvio fece sua parte, 
senza che quell'arte
venisse appresa, 
così sarà la resa
della città che sotto i Romani
cadrà né alcun tenderà le mani
per sua salvezza.
Tanta sarà in durezza
la repressione
da cui penderà gran confusione.
Il sole si oscurerà,
e la luna allor cadrà. 
Ma non sarà la fine
perché nuovo confine
il mondo scoprirà.
La città sarà distrutta, 
mentre in combutta
cieli nuovi
e altra Terra ti ritrovi. 
Tale la fede
di chi crede
nel Figlio, che l'oppressione storna,
ma Egli infin ritorna.

Di Domenico Spatola
Nella foto: Tela di Pietro Liberi Il Diluvio universale

Commento fra' Domenico Spatola al Vangelo della Prima domenica di Avvento (anno A): Matteo 24,37-44

37
 Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, 39 e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. 40 Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.

Con linguaggio profetico Gesù descriveva i grandi cambiamenti della Storia. Non avrebbe dato più luce il sole che, in quella cultura, rappresentava una divinità pagana. Per il cambiamento, Gesù chiedeva  collaborazione ai discepoli. Essi, annunciando il Vangelo, avrebbero causato l'eclisse di tutte le divinità pagane, che, come astri, sarebbero cadute dal firmamento. Allusione ai potenti che su tali divinità basavano il loro potere. Poi aggiungeva: "Vedrete in cielo il segno del Figlio dell'uomo".  L'espressione era del profeta Daniele (cap. 7). La usò, quando nelle visioni notturne, vide emergere dal mare quattro bestie, immagini dei poteri politici, noti per la loro ferocia. La prima bestia rappresentava l'impero babilonese. La seconda quello dei Medi. La terza quello dei Persiani. La quarta, la più orrenda, il regno di Alessandro Magno. Ma Dio, col potere dato al "Figlio dell'uomo", avrebbe eliminato ciò che era disumano. Quel personaggio era Gesù: Uomo, che in quanto Figlio, aveva la condizione divina. Stesso "status" egli avrebbe condiviso con chi avesse accolto il suo stesso ideale, ma non senza l'odio del mondo. Insistente fu l'invito alla vigilanza per non cadere nella stessa trappola in cui finirono, perché distratti, i contemporanei di Noè che non si salvarono dal diluvio. Fu catastrofe, ma non segnò la fine del mondo bensì l'inizio di un'umanità rinnovata. Gesù chiedeva perciò ai suoi collaborazione, per offrire alla società l'alternativa del Regno, il cui annuncio non sarebbe stato indolore.

Fra' Domenico Spatola


sabato 22 novembre 2025

Fra' Domenico Spatola: "Oggi sarai con me".



Da re, 
chiedevi il perché
morivi da innocente. 
Ma dei due, il più fremente
non perdonava
tuo amore che salvava
altri e non te stesso. 
Il ladrone più dimesso, 
disse all'altro:
"Non far lo scaltro. 
Per riparare il danno, 
meritiamo ciò che fanno. 
Egli invece nulla ha fatto, 
e patisce per l'altrui misfatto". 
Poi disse a te, Gesù:
"Quando sarai lassù, 
ricordati di me!". 
Senza ma e senza se, 
offrendogli un sorriso:
"Oggi - dicesti a lui - sarai con me nel paradiso!". 

Fra' Domenico Spatola