mercoledì 13 agosto 2025

Fra' Domenico Spatola: Assunta in cielo

 

Non sali in cielo a mani vuote,
ma in dote
porti al Padre i cuori dei tuoi figli,
qual rose e gigli,
a corona di tua bellezza.
Dài, a dolcezza, 
ciò che ti chiediamo. 
Ci angoscia la guerra
sulla Terra, 
e l'odio tra i fratelli.
Togli le armi e i coltelli, 
e sarà pace, 
e se verace, 
renderà sovrana, 
la preghiera che non resterà vana.

Di Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Assunzione della Beata Vergine Maria: Luca 1, 39-56

39
 In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
46 Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48 perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
50 di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
51 Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52 ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
53 ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
54 Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
55 come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre».
56 Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Maria, annunziata dall'Angelo, con il "Sì" divenne madre del Figlio di Dio. Restando Vergine. Prodigio, altrettanto non impossibile a Dio, di quello accaduto a Elisabetta, che divenne madre del Battista, pur attempata e sterile. Da sei mesi portava in grembo Giovanni.  Maria, per la via più breve, dalla Galilea raggiunse la Giudea. Il saluto fu esclusivo fra le madri. Trasmetteva lo Spirito Santo e Giovanni ne fu pieno e, in grembo, danzò. Stesso entusiasmo con cui mille anni prima, Davide aveva salutato l'Arca santa, il tabernacolo di Iahvè. "Beata, perché hai creduto!", la riconobbe la  parente Elisabetta e, a risposta, la Vergine intonò il suo Cantico. "Magnifica l'anima mia il Signore!". Esaltò in sette verbi le potenti  opere dell'Altissimo. Le dichiarò "grandi" e tutte a favore degli ultimi, quegli "anahwim" prostrati dalla Legge e quelli umiliati dalla Storia. "Depose i potenti dai troni, e ha esaltato gli umili".
Fu la sua sentenza, cantata in speranza valida anche per la nostra inquieta età.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 8 agosto 2025

Fra' Domenico Spatola: Quando verrà...



"Quale fu il paterno  segno?
Aver dato a voi il Regno".
Dicevi, Gesù, ai seguaci
che volevi più capaci
di dar gioia
a quanti affetti dalla noia, 
ponevano il lor cuore
dove il tesoro muore
e si consuma. 
"Ognun di voi assuma
vesti strette ai fianchi, 
-dicevi- né siate stanchi
quando il padrone arriva. 
Beati i servi che viva
manterràn l'attesa. 
Con voi farà contesa
e si metterà a servire, 
se non vi troverà a dormire". 
A definire il quadro, 
il Figlio sarà qual ladro
a chi non l'ha aspettato
né suo servizio ha espletato.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XIX del tempo ordinario (anno C): Luca 12, 32-48

32
 Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.
33 Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. 34 Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
35 Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; 36 siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. 37 Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38 E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! 39 Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40 Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate».
41 Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42 Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? 43 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. 44 In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45 Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46 il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. 47 Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48 quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Quale la nuova realtà del Regno? Chiunque si prenderà cura dei fratelli, permetterà a Dio di essergli Padre. Gesù toglie così l'ansia ai suoi, che seppure appare come "piccolo gregge", si arricchisce della grandezza del Regno di Dio. Per parteciparvi, Gesù propone tre imperativi: "vendete ciò che possedete", "date in elemosina" e "fatevi borse che non invecchiano". Il discepolo sa che "dare" non significa "perdere", ma "porre fiducia nel Padre". Il tesoro è dov'è il cuore e questo, per il semita, era sede dei pensieri e della sua vita. Le "vesti strette ai fianchi" sono  dell'operatore quando è in servizio, e tale atteggiamento deve contraddistinguere la Comunità di Gesù. La "lampada accesa" è nel santuario a rappresentare la presenza di Dio. Gesù lo sposo della sua Comunità al suo arrivo, a qualunque ora della notte, bussa e chiede che gli si apra. "Beati" quanti troverà svegli, e in atteggiamento di servizio. Come una parafrasi è simboleggiata l'Eucaristia, non culto, ma ristoro d'amore. Gesù è infatti colui che passa a servire. "All'improvviso" dice disponibilità ad ogni urgenza e necessità. Prepotenti e arroganti non  potranno prender parte al Regno.

Fra' Domenico Spatola 


venerdì 1 agosto 2025

Fra' Domenico Spatola: La cupidigia non dà felicità



Gesù, diffidasti i tuoi dall'avidità,                   
perché non dà felicità.
Dall'abbondanza
né da ciò che sopravanza, 
la vita non dipende da ciò che si possiede, 
ma dai valori in cui si crede. 
Per un ricco fu cuccagna
il raccolto di sua campagna, 
e pensò di costruire 
magazzini che volea riempire.                                  
Disse tra sé parole di allegria: 
"Anima mia, riposa, mangia, bevi e così sia!".
Ma la notte richiesta gli fu la vita:
"Dove sarà finita
la ricchezza
accumulata?" 
La parabola insegnata
avea lo scopo
di cercar
ricchezza in Dio, 
per non finire nell'oblio.

Di Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XVIII del tempo ordinario (anno C): Luca 12, 13-21

 

13 Uno della folla gli disse: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». 14 Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15 E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni». 16 Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17 Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18 E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19 Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20 Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? 21 Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».

Gesù aveva dissuaso i discepoli dalla cupidigia. La ricchezza non dà felicità, perché è effimera. Un tale provò a coinvolgerlo in una spartizione di eredità tra fratelli, ma Gesù prese le distanze e raccontò la parabola del ricco che aveva visto aumentare i suoi raccolti. Certamente non pensò di condividerli con i poveri, cosa che per lui sarebbe stato il miglior investimento. Invece progettò nuovi e più grandi magazzini che gli avrebbero garantito la vecchiaia. "Anima mia, mangia, bevi, dormi e vivi per molti anni!", così, gongolante, recitava a se stesso. Ma Dio gli scombussolò i piani: "Questa sera ti sarà richiesta la vita, e i tuoi beni a chi apparterranno?". L'ineluttabilità della morte per Gesù, secondo Luca, può essere "extrema ratio", da motivare l'urgenza della conversione.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 25 luglio 2025

Fra' Domenico Spatola: Quando pregate, dite "Abbà" ...



Volesti assecondare
la voglia di pregare 
Gesù, ai tuoi seguaci. 
Li facesti audaci
del dono
di preghiera col  perdono. 
Il Padre invocavi, 
e a loro insegnavi
che non è solo paterno, 
ma ancor materno
è il suo amore per i figli,
cui generosi dà consigli:
"Amare anche i nemici, 
da renderli amici". 

Di Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XVII del tempo ordinario (anno C): Luca 11, 1-13

1 Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2 Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3 dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4 e perdonaci i nostri peccati,
perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,
e non ci indurre in tentazione».
5 Poi aggiunse: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, 6 perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; 7 e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; 8 vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.
9 Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10 Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. 11 Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? 12 O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13 Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!».

Il "Padre nostro", in  versione lucana, è diverso da quello di Matteo e della Didaké.  Originale, perché in forma più breve. Accomuna tuttavia le tre redazioni, l'invocazione a Dio come "Padre", in nuovo rapporto di intimità e confidenza, prima sconosciute. "Abbà" corrisponde infatti al nostro "papà". Il mondo lo riconosca e lo santifichi così e accolga il suo Regno d'amore e di servizio tra fratelli, in alternativa a quello del potere e del possesso. È richiesto al Padre di anticipare il Pane "sovrasostanziale". Speciale dunque, perché è l'Eucaristia che, nel quotidiano, dà la vita del futuro. Il perdòno e la remissione dei debiti sono accordati, quando si perdonano e si condonano i fratelli. È lo Spirito Santo da chiedere per condividere, con il Padre e con il Figlio, la stessa vita divina.

Fra' Domenico Spatola 

giovedì 17 luglio 2025

Fra' Domenico Spatola: Maria ha scelto...




Marta oberata non sceglieva. 
L'ansia la prendeva
in molte cose
futili e noiose.
Maria invece, ai piedi del Signore, 
ne raccoglieva ardore.
Marta, disturbata, con lamento
manifestò a Gesù il suo scontento:
"Perché mi lascia sola a preparare, 
mentre ai tuoi piedi perde tempo ad ascoltare?"
"Marta, Marta", fu di Gesù il tormento, 
stavolta era Cristo più scontento:
"di troppe cose riempi il cuore, 
e lasci fuori ciò che chiede amore, 
Maria ha scelto la miglior parte
perché l'ascolto di mia Parola è vera arte!

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Sedicesima domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 10, 38-42

 

38 Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. 39 Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; 40 Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41 Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, 42 ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».

Entrò nel villaggio. Da lottatore. Doveva smantellare pregiudizi atavici che ostacolavano il suo messaggio. Il villaggio era infatti il luogo dove la tradizione attecchisce e, con fatica, si può sradicare. A rappresentare la ideologia che tutto va meritato secondo la Legge, era Marta, "distolta dai molti servizi", mentre "il nuovo" era rappresentato da Maria, "la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua Parola". Per Marta era impensabile che una donna divenisse discepola, perché il suo ruolo era scritto dalla tradizione. Per Marta dunque la sorella, per la scelta fatta, era una "perditempo". La spronasse dunque il Signore a tornare al suo ruolo in cucina, "da serva". S'impettò con lui, cui - a suo dire - "non importava nulla che la sorella l'avesse lasciata sola a servire!". Chiedeva collaborazione in ciò che Gesù non condivideva. Gesù non era venuto per ricevere da lei il cibo, ma per darle la sua Parola, e "Maria aveva scelto la parte migliore, che non le sarà tolta!".

Fra' Domenico Spatola


venerdì 11 luglio 2025

Fra' Domenico Spatola: Pagò per lui



"Amare solo Dio,
non è il programma mio!". 
Dicesti ai seguaci
e, da discepoli veraci, 
a modello, 
ponesti quello
che, pur di Samaria nomato, 
al malcapitato
diede aiuto, 
mentre il rifiuto
aveano a lui dato
il levita e il prelato.
Egli lo caricò a tergo
e lo portò in albergo. 
Quando all'interlocutore, 
che di Scritture era dottore, 
chiedesti chi fu prossimo a costui? 
Egli rispose: "Chi pagò per lui"

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della quindicesima domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 10, 25-37

25 Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». 26 Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». 27 Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». 28 E Gesù: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
29 Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». 30 Gesù riprese:
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. 32 Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. 34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. 36 Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». 37 Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso».

La Legge di Mosè con le sue prescrizioni impediva al sacerdote e al levita, che passavano accanto all'uomo ferito a morte, di prendersi cura di lui. Toccarne le ferite equivaleva a rendersi "impuri" per il culto, al quale essi non volevano rinunciare. Un samaritano, senza vincoli di Legge, si lasciò commuovere e si prese cura del malcapitato.
All'interlocutore Gesù provò a fare capire che mentre i religiosi agivano per far piacere a Dio, nell'obbedienza della Legge, il Samaritano agìva come Dio, compassionevole. Era la nuova dottrina che Gesù voleva inculcare al maestro della Legge che gli chiedeva chi dovesse ritenere suo prossimo. Lo invitava piuttosto a farsi egli stesso "prossimo".

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 4 luglio 2025

Fra' Domenico Spatola: I figli che Dio amava




Mandavi aiuto
a chi dava rifiuto.
Altri settantadue
a due a due
inviasti
per territori vasti
perché da tuoi seguaci
dicessero veraci
tua parola. 
Quella che da te a scuola
aveano imparato
e ora comunicato
avrebbero di tua pace.
Sagace
fu il messaggio. 
annunziato con coraggio.
Così che tu vedesti
cadere lesti
dal cielo chi  accusava
i figli che Dio amava.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XIV domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 10, 1-12.17-20

Luca 10:1-12

1 Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2 Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. 3 Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4 non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. 5 In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. 6 Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7 Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. 8 Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, 9 curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. 10 Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: 11 Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. 12 Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

Luca 10:17-20

17 I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18 Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. 19 Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. 20 Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli». 

Dell'altra comunità di Settantadue discepoli, quanti i popoli della Terra, esclusiva narrativa fu di Luca, polemico con i Dodici che si erano rivelati fallimentari con i Samaritani, da loro visti come nemici di Israele. L'orientamento della Comunità lucana era  dunque universalistico. Li inviò "a due a due", per sostenersi reciprocamente e in ogni città della Samaria dove stava per recarsi. Lamentando la paucità di operai a fronte della abbondante messe, invitò i suoi a pregare il Padre perché provvedesse. Inviandoli inoltre li sapeva "agnelli tra i lupi" e raccomandava loro leggerezza da borse e da preoccupazioni, per fidarsi solo del Padre, che non avrebbe fatto loro mancare il necessario. Senza pregiudizi di religione o di casta potevano entrare in ogni casa dove venivano accolti, portando pace e annunciando vicino il Regno di Dio. E da chi non voleva saperne? Invitava i discepoli ad andare via. Nel giudizio finale, meno severo sarebbe stato il trattamento per Sodoma. 
Tornati i Settantadue, felici perché soddisfatti che anche i demòni si erano sottomessi a loro. Ma le congratulazioni di Gesù furono su tutt'altra corda: dovevano gioire perché il satana aveva smesso la sua funzione di "pubblico ministero". Dio infatti non era da guardare come "giudice", ma come "padre" che aveva scritto i loro nomi nel suo cuore.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 27 giugno 2025

Fra' Domenico Spatola: Santi Pietro e Paolo



Testimoni di fede, 
la stessa in cui crede
la tua Chiesa,         
oggi, Gesù, difesa
dai tuoi grandi testimoni. 
Pietro tra i campioni
fu prescelto
e Paolo, in concerto
con lo Spirito, e col tuo avallo, 
fu atterrato da cavallo. 
Paolo tra le Genti
fè portenti, 
mentre Pietro con tue chiavi
tra i suoi avi
fece storia. 
Oggi di vittoria
ad ambedue campioni, 
perché di fede testimoni, 
in unica memoria, 
la Chiesa rende gloria.

Fra' Domenico Spatola