Fra' Domenico Spatola
Volli emigrare, lontano, tra stelle, e guardare da quelle la terra vitale: la vidi sbocciare, qual rosa a dolore... e compresi l'amore. - Fra Domenico Spatola.
venerdì 24 ottobre 2025
Fra' Domenico Spatola: Il fariseo e il pubblicano
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XXX del tempo ordinario: (anno C): Luca 18, 9-14
venerdì 17 ottobre 2025
Fra' Domenico Spatola: Dio previene il domandare
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XIX del tempo ordinario (Anno C): "Luca 18, 1-8"
venerdì 10 ottobre 2025
Fra' Domenico Spatola: Il Samaritano grato
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della domenica XXVIII del tempo ordinario (anno C): Luca 17, 11-19
Dieci lebbrosi all'interno di un villaggio? La Legge di Mosè, lo vietava, collocandoli severamente fuori. Ma il "villaggio", nei Vangeli, non era un agglomerato di convivenze, ma, simbolicamente, il luogo dove la tradizione attecchiva senza facile possibilità di sradicamento. Era significata la resistenza alla novità di Cristo. I dieci erano lebbrosi perché stavano dentro il villaggio, infatti, soltanto quando ne usciranno si sperimenteranno guariti. Gesù, cui avevano chiesto compassione, li inviò dai sacerdoti del tempio,
perché, per essere riammessi nella società, andava verificata la guarigione. Nove di loro, ebrei osservanti, continuarono il cammino, mentre solo uno, da Samaritano e senza obblighi della legge che non supponeva sentimenti di gratitudine, tornò a ringraziare Gesù. Egli notò come gli altri nove, seppur guariti dalla lebbra, non fossero riusciti ad affrancarsi dal legalismo. Per cui, anche se venivano reintegrati nella comunità di Israele, continuarono ad usare la Legge come uno scudo, per difendersi dall'amore gratuito che Dio manifestava in Gesù.
venerdì 3 ottobre 2025
Fra' Domenico Spatola: Li volesti amici, non servi
Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della XXVII domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 17,5-10
venerdì 26 settembre 2025
Fra' Domenico Spatola: Il ricco disattento
del povero che dorme,
davanti alla sua porta
perché ha vista corta.
Neppur briciole di pane
ma solo un cane
lecca sue ferite
di piaghe ormai avite.
Morì Lazzaro e d'Abramo in seno
trovò il riposo pieno,
mentre nell'orto
fu sepolto il ricco morto.
Dal fondo dei tormenti
l'epulone i suoi lamenti
fece giungere ad Abramo:
"Acqua io bramo
gli disse - e Lazzaro disseti
senza che alcun gli vieti
di portarmi in bocca
l'acqua dalla brocca".
Abramo a lui rispose:
"Tu molte cose
avesti in vita,
vedi come ti è finita?
Lazzaro è consolato
e tu resti sempre l'assetato.
Non nutrire perciò speranza
per l'impossibile distanza,
tra i felici che siam noi
e gli infelici che siete voi".
"Mandalo dai miei fratelli
perché non finiscano tra i fornelli".
"Han Mosè e i profeti
osservino le leggi e i divieti".
"No" rispose il ricco desolato,
"Ma se gli appare Lazzaro risuscitato,
senza più danno
essi crederanno"
"Se non credono a Mosè e ai profeti
neanche se risorti farànno lieti!".
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXVI domenica del tempo ordinario (Anno C): Luca 16, 19-31
venerdì 19 settembre 2025
Fra' Domenico Spatola: Migliore investimento
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XXV del tempo ordinario (anno C): Luca 16, 1-13
venerdì 12 settembre 2025
Fra' Domenico Spatola: Ha mandato il figlio per salvare
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Esaltazione della Croce (domenica XXIV del tempo ordinario, anno C): Giovanni 3, 13-17
Nicodemo davanti a Gesù per interrogarlo. Visitatore notturno e capo fariseo riformista. Lo aveva ammirato nel tempio, mentre cacciava i venditori. Pensò a lui come all'uomo che cercava, o magari al "Messia figlio di David", dal momento che "nessuno avrebbe potuto fare le cose che faceva, se Dio non fosse stato con lui". Venuto dunque per sedurlo, ma Gesù non si lasciò incantare. Il ruolo, che gli prospettava il fariseo, era da "riformatore della Legge di Mosè". Non lo riguardava, perciò Gesù raffreddò gli entusiasmi dell'interlocutore, con la controproposta: "devi rinascere, se vuoi vedere il Regno di Dio". Non era rinascita biologica, ma "in acqua e Spirito Santo". Nicodemo ammutolì e Gesù gli parlò di "cielo". La sua sfera, che né Nicodemo né Mosè avevano considerato. Da quella era disceso e vi sarebbe risalito, non da solo ma con gli uomini per la salvezza dei quali da Figlio unigenito, "per amore Dio lo aveva mandato". Ragionò della sua crocifissione, e per spiegarne il valore salvifico, la confrontò con l'innalzamento del "serpente di bronzo" ad opera di Mosè, a beneficio dei morsicati dalle aspidi nel deserto. Il tema, familiare a Nicodemo, servì a Gesù per parlargli di se stesso che, innalzato sulla croce, avrebbe dato la vita eterna a coloro che, con fede, l'avessero guardato. Era la proposta di Dio: "il Figlio unigenito, mandato per salvare e non per giudicare il mondo".
Fra' Domenico Spatola














