Fra' Domenico Spatola
Volli emigrare, lontano, tra stelle, e guardare da quelle la terra vitale: la vidi sbocciare, qual rosa a dolore... e compresi l'amore. - Fra Domenico Spatola.
sabato 27 dicembre 2025
Fra' Domenico Spatola: Fuga in Egitto
Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Santa Famiglia (anno A): Matteo 2,13-15.19-23
mercoledì 24 dicembre 2025
Fra' Domenico Spatola: È Natale
il mio Natale.
Tanti piccoli pastori
offron cuori
al più piccolo di loro,
a Gesù cantando in coro.
È la ninna che a lor bambini
quando eran più piccini
cantava mamma
col cuore in fiamma.
"Fai la nanna, o buon Gesù.
Sei venuto da lassù
e, ad ogni cuore,
chiedi amore.
Il tuo dono
è il perdono,
ché sulla terra
infuria guerra,
e i bambini tuoi amici
non son felici:
son le bombe a dar calore
perché in giro non c'è amore.
Ma tu, Gesù, che sei Dio,
il tuo proposito fai anche mio:
a Natale la fratellanza
sia di tutti la creanza,
cosí che quando vieni tu,
possano amarsi, o buon Gesù"
Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo del Natale del Signore: Luca 2, 1-14
sabato 20 dicembre 2025
Fra' Domenico Spatola: Il progetto divino
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica IV domenica di Avvento (anno A): Matteo 1, 18-24
venerdì 12 dicembre 2025
Fra' Domenico Spatola: Il più grande Profeta
entrò in confusione.
Dubitando sul Cristo,
per il suo destino tristo,
mandò a Gesù seguaci,
per chiedere audaci:
"Sei tu il Messia,
o abbiam sbagliato via?".
Sua risposta comprensiva,
al profeta riferiva:
dei ciechi e sordi,
e di quanti avean accordi
con ogni malattia.
Egli, o in casa o per la via,
guariva tutti,
evitando così i lutti.
Tornati da Giovanni a riferire,
ciò che avea fatto loro udire,
Gesù disse con vigore:
"il Battista non è un
traditore,
né una canna che sbatte il vento,
né uno che, contento,
vive gli agi dei palazzi".
Aggiunse che i suoi sprazzi
sono solo da profeta,
il più grande, ma che si vieta
d'esserlo dell'Alleanza nuova,
perché tra suoi seguaci Gesù non lo ritrova.
Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Terza Domenica di Avvento (anno A): Matteo 11, 2-11
venerdì 5 dicembre 2025
Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Immacolata Concezione della beata Vergine Maria: Luca 1, 26-38
Fra' Domenico Spatola: Il Battista come Elia
dal Battista
per farsi
perdonare
e battezzare.
Del Giordano, alla foce,
si definiva "Voce
che, nel deserto
a cuore aperto,
grida: al Signore
aprite il cuore,
e sue vie preparate
e i sentieri raddrizzate!".
Il vestito austero
ricordava l'Elia il severo,
con ai fianchi i peli del cammello,
ma fiore suo, all'occhiello,
era la cintura,
di pelle dura,
mentre, di cavallette il pasto
sobrio e niun fasto.
Venuti tutti a confessare
i peccati che volean lavare,
furono anche i farisei,
coi sadducei.
Ma il Santo li accusò d'ipocrisia
per la condotta esibita pia.
Vantavano d'Abram la figliolanza,
ma senza la creanza
di compierne le gesta.
Perciò non fece festa,
il Profeta che parlò di
scure
che s'abbatterà su piante impure.
L'albero senza frutto,
verrà tagliato tutto,
e nel fuoco poi gettato
per essere bruciato.
"Il Battesimo mio d'acqua,
soltanto sciacqua.
Mentre non corte
son le credenzialità del forte
che vien dopo di me.
Chiederete a me: perché
non posso io scalzarlo?
Mio compito è annunziarlo
come Colui che l'aia pulirà,
e se il frumento conserverà
in granaio,
nel fuoco la paglia vivrà il suo guaio".
Di Domenico Spatola
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica di Avvento (Anno A): Matteo 3,1-12
sabato 29 novembre 2025
Fra' Domenico Spatola: Quando il Figlio tornerà...
Commento fra' Domenico Spatola al Vangelo della Prima domenica di Avvento (anno A): Matteo 24,37-44
Con linguaggio profetico Gesù descriveva i grandi cambiamenti della Storia. Non avrebbe dato più luce il sole che, in quella cultura, rappresentava una divinità pagana. Per il cambiamento, Gesù chiedeva collaborazione ai discepoli. Essi, annunciando il Vangelo, avrebbero causato l'eclisse di tutte le divinità pagane, che, come astri, sarebbero cadute dal firmamento. Allusione ai potenti che su tali divinità basavano il loro potere. Poi aggiungeva: "Vedrete in cielo il segno del Figlio dell'uomo". L'espressione era del profeta Daniele (cap. 7). La usò, quando nelle visioni notturne, vide emergere dal mare quattro bestie, immagini dei poteri politici, noti per la loro ferocia. La prima bestia rappresentava l'impero babilonese. La seconda quello dei Medi. La terza quello dei Persiani. La quarta, la più orrenda, il regno di Alessandro Magno. Ma Dio, col potere dato al "Figlio dell'uomo", avrebbe eliminato ciò che era disumano. Quel personaggio era Gesù: Uomo, che in quanto Figlio, aveva la condizione divina. Stesso "status" egli avrebbe condiviso con chi avesse accolto il suo stesso ideale, ma non senza l'odio del mondo. Insistente fu l'invito alla vigilanza per non cadere nella stessa trappola in cui finirono, perché distratti, i contemporanei di Noè che non si salvarono dal diluvio. Fu catastrofe, ma non segnò la fine del mondo bensì l'inizio di un'umanità rinnovata. Gesù chiedeva perciò ai suoi collaborazione, per offrire alla società l'alternativa del Regno, il cui annuncio non sarebbe stato indolore.
Fra' Domenico Spatola













