venerdì 3 febbraio 2017

Fra' Domenico Spatola: Commento al Vangelo della quinta domenica del tempo ordinario: Matteo 5, 13-16

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Commento al Vangelo
A sigillare il messaggio delle "Beatitudini" evangeliche, fondamento della "Alleanza" instaurata da Gesù, viene chiesto ai discepoli di garantirne, con l'accettazione, la credibilità. A rendere più comprensibile la proposta, vengono a paradigma esemplificati due elementi, tratti dalla quotidianità: il sale e la luce.
Il primo, dando sapore, garantisce anche la lunga conservazione ai cibi. Tale efficacia, facendo del sale il simbolo della immortalità, ne consentiva anche l'impiego sugli atti testamentari che venivano perciò cosparsi di sale.
A questa valenza simbolica, Gesù intende legare il ruolo dei discepoli: "Voi siete il sale della terra".
Se il sale diventa "insapore", rinuncia alla originaria funzione e viene destinato a prosciugare pozzanghere per essere calpestato.
Il verbo greco, parlando di "sale impazzito", consente il collegamento di questo detto all'episodio dello stesso Matteo al capitolo 7,26, dove viene definito "pazzo" colui che, avendo costruito la casa sul letto di un torrente, avrebbe assistito poi impotente al suo crollo, all'ingrossare delle acque e al soffiare impetuoso del vento.
Non meno efficace è il modello "luce". Nei Salmi simboleggiava la Legge di Mosè, mentre per il profeta Isaia al capitolo 60, è la stessa Gerusalemme "faro dei popoli".
Gesù del corrispettivo contenuto investe i discepoli, chiamati a fare risplendere le loro opere, perché tutti glorifichino il Padre celeste.
Il "moggio" su cui si colloca la lucerna, è l'utensile destinato a misurare o a conservare il grano. Luce e moggio insieme, per ricordare la prima Beatitudine, quella di chi si fa "povero per lo spirito", per fare felici gli altri sul modello del Padre, il quale cerca imitatori per il suo progetto d'amore per l'Umanità.

Fra' Domenico Spatola.
Nella foto: Gesù e gli apostoli dipinto del Masaccio

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