venerdì 2 giugno 2017

Commento al Vangelo della Domenica di Pentecoste: Giovanni 20, 19-23

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Commento al Vangelo
Gesù aveva offerto la sua vita per assicurare quella dei discepoli, anche essi destinatari del mandato di cattura. La sera di Pasqua, come il buon Pastore, va in cerca dei suoi. Essi, terrorizzati e nascosti, andavano snidati e liberati. A loro il Risorto consegna il suo dono: la pace che, nell'accezione di "Shalom" comporta la felicità. Tale dono è garantito dal suo amore immortalato dai segni della passione: le cicatrici delle mani e del costato che egli mostra loro. Sono i segni del costante amore che Gesù nutre per i suoi, accrescendo la loro capacità di amare. Al timore iniziale subentra la gioia, così che Gesù può comunicare loro di nuovo la sua pace come conseguenza dell'amore del Padre per lui e attraverso di lui ai suoi per la missione di manifestare visibilmente l'amore del Padre.
Il "soffio" di Gesù che comunica lo Spirito riproduce le stesse azioni di Dio sul primo uomo. Gesù completa la creazione, comunicando la stessa capacità d'amore del Padre comunicato al Figlio, e ora da lui a quanti accolgono il suo invito a prolungare il suo amore, attraverso la "liberazione dei peccati", intesi come direzione sbagliata di vita.
La comunità diventa quella energia di luce in grado di diffondere l'amore divino, e quanti si sentono attratti da questa luce e vi entrano, hanno il passato ingiusto cancellato.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Pentecoste di Giotto di Bondone

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