venerdì 9 giugno 2017

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica della Ss. Trinità: Giovanni 3, 16-18

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

Commento al Vangelo

Nicodemo era, tra i farisei, uno dei capi. Aspettava come i tanti in Israele il "Messia riformatore". Era stato spettatore compiaciuto di quanto Gesù aveva compiuto nel tempio, interpretando il suo gesto come di "purificazione del santuario" la cacciata di venditori e di compratori. Pensò che Gesù avesse le carte in regola per incarnare il ruolo del Messia atteso. Volle incontrarlo, ma di notte. Questa per l'Evangelista segnava il simbolo dei tanti rifiuti opposti a Gesù durante e dopo l'incontro. Il dialogo si trasformò da subito nel monologo rivelatore, con al vertice l'affermazione che stravolgeva le prospettive e le aspettative di Nicodemo e dei tanti "benpensanti" alla sua stregua.
"Dio ha tanto amato il mondo da mandare il Figlio unigenito". Questa è l'affermazione di Gesù che avrà mandato in tilt il suo interlocutore, il quale, da "maestro di Israele" non avrà creduto ai suoi orecchi. Avrà considerato rivoluzionario e inaccettabile il suo pensiero, da lui ritenuto fuori da ogni logica tradizionale. Aveva infatti sempre saputo e insegnato che tutto con Dio va "meritato", e solo con l'osservanza della Legge di Mosè si poteva aspirare alla compassione divina. Per lui, Gesù  farneticava, parlando dell'amore di Dio, che non rispondeva a criteri del merito e che non voleva in cambio, se non che si accettasse il suo dono: il Figlio, da lui mandato non per giudicare e condannare, ma per salvare e dare a tutti la vita eterna.
Ingiustificabile per Nicodemo, perché contro le regole della giustizia, un amore non comprato né meritato, ma semplicemente accolto e condiviso. E, come conseguenza, la vita eterna, senza che la morte la possa scalfire, gli pareva un assurdo ideologico. 
Scompare perciò nelle tenebre da dove era venuto, non avendo accettato che tra i meriti per ricevere l'amore c'è soprattutto quello di non poterne vantare, perché esso è grazia.

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