giovedì 31 agosto 2017

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXII Domenica del tempo ordinario: Matteo 16, 21-27

Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Dopo la confessione con cui Pietro, a Cesarea di Filippo, aveva dichiarato Gesù "Il Figlio del Dio vivente" ricevendone encomio dallo stesso Signore che lo riconobbe subito quale "prima pietra" per la costruenda sua Chiesa, il Maestro ritenne arrivato il momento per comunicare ai discepoli il primo annuncio della sua "passione e morte". Lo fa con grande raccapriccio per i suoi che non riuscivano a comprendere che quella morte non era definitiva e che "il terzo giorno sarebbe risorto". Pietro non ci sta. Non può vedere crollare i sogni per cui ha seguito il Cristo immaginando per lui e per se stesso un finale da trionfo, perciò, dopo avere tirato in disparte Gesù cominciò a protestare volendogli esorcizzare tale ossessione, lo intimò perchè questo non doveva mai accadere. Per lui il Cristo è il "figlio di Davide", quale atteso da Israele e perciò "vincente e immortale". Gesù reagì decisamente dinanzi alla arroganza del discepolo che voleva passargli avanti come a guidare lui il cammino e, dopo averlo apostrofato "Satana", chiamandolo cioè "avversario del progetto di Dio" gli impose di rimettersi al suo posto "dietro a lui". Gesù con Pietro ha rivissuto la stessa tentazione subìta all'inizio del suo ministero, ma questa volta al "suo" tentatore dà l'opportunità di ravvedersi. 

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: L'angelo libera Pietro dal carcere (particolare) del Guercino 

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