mercoledì 5 dicembre 2018

Riflessione di fra' Domenico Spatola sulla festa dell'Immacolata

Lc 1, 26-38
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

L'Immacolata è l'umana risposta a Dio che vuol farsi carne. Maria diede il "sì" incondizionato da "serva del Signore". L'angelo Gabriele l'aveva salutata "piena di grazia" per il messaggio che, a conto di Dio, le annunciava. Ineffabile: Dio la sceglieva sposa e madre del suo Figlio. "Tu sei colei che l'umana natura nobilitasti, sì che il suo Fattore non disdegnò di farsi sua fattura" (Dante). Univa l'umano al divino in teandrico equilibrio. Il Figlio eterno nel Padre, senza madre, si fa umano da madre senza padre. È "il mistero" che i Cristiani proclamano da duemila anni
Di lei, madre a mediare mirabile scambio: chi offre natura divina,  chiede a lei umana carne.
Lo Spirito Santo l'adombra come novella creazione, e, a compimento umano nel figlio suo: Dio. Né privilegiata appare dalle Scritture, ma sottomessa alle leggi del dolore e della fatica dei tanti passaggi travagliati fino alla rottura ("Chi è mia madre?"), da sembrare consumate le distanze prese dal figlio, e pure dalla croce l' affido: "Ecco tua madre!".
Bellezza iconica per la Chiesa, l'altra sposa da Cristo dotata del suo sangue. Speculare verginità e maternità: ossimoro altrimenti inestricabile. Il confronto è per la Chiesa che della Madre del Signore copia lineamenti d'esempio per piacere a Cristo sposo, e Maria, nel tempo, ne accompagna i passi perché mai siano fuori pista.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Annunziata di Antonello da Messina

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