venerdì 1 febbraio 2019

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della IV settimana del Tempo ordinario (anno C): Luca 4, 21-30

Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 
22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: «Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!»». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone.27C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
28All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno.29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.


Il versetto del profeta Isaia osannante al "giorno di vendetta del Signore", quella mattina nella sinagoga non risuonò dalle labbra di Gesù. Eppure era il tema più atteso di cui doveva farsi garante il giovane Profeta. Gesù parlava dunque solo d'amore anche per gli odiati Romani che da settant'anni profanavano con tasse e latrocini il sacro suolo d'Israele. All'uditorio non stava più bene che egli continuasse e cominciarono a tormentarsi con domande stupite e piene di livore. "È il figlio di Giuseppe? A Cafarnao abbiamo sentito che ha fatto cose strabilianti, perché non le ripete qui in patria?" Gesù, racchiudendo in un proverbio il loro dissenso, se ne dissocia: "Mi direte: medico cura te, quanto hai fatto a Cafarnao, fallo in patria". Ma per ribadire la vocazione universalistica del suo messaggio ricordò che Elia, in tempo lontano e di carestia in Israele, preferì una straniera, vedova in Sarepta di Sidone, e allo stesso modo si comportò Eliseo guarendo dalla lebbra Naaman il siro. Ormai era lievitata la loro rabbia e resa incontenibile, spinsero Gesù,  cacciandolo fuori dalla città, come per i condannati a morte. Dal ciglio del monte, su cui era costruita la loro città, provarono a precipitarlo giù, ma egli "passando in mezzo a loro, si mise in cammino". Scena che anticipava ciò che gli sarebbe capitato a Gerusalemme, quando proveranno a fermarlo uccidendolo, ma egli proseguirà il cammino  nella risurrezione.
 
Fra' Domenico Spatola

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