sabato 8 gennaio 2022

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo del Battesimo del Signore (anno C): Luca 3,15-16.21-22

Luca 3:15-16

15 Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Luca 3:21-22

21 Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22 e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

Il popolo aveva risposto a Giovanni facendosi battezzare. Refrattari invece erano stati i capi e le autorità religiose. Frattanto l'entusiasmo portava la folla a ritenere il Battista come il Messia atteso.  Giovanni negò di esserlo. Quel ruolo era di Uno più forte di lui, che avrebbe battezzato "in Spirito Santo e fuoco". Il battesimo di Giovanni era perciò solo una opportunità per la nuova condotta, ma la "vita divina" la comunicava Gesù, con il dono dello Spirito Santo. Il Battista si poteva assimilare al contadino che prepara il solco, ma è il Seminatore che vi depone la vita. Per spiegare ciò agli interlocutori, Giovanni usò l'immagine dello "scalzamento", previsto dalla Legge del "levirato". Aveva infatti la consapevolezza di non potersi sostituire a Gesù, che riconosceva il legittimo "Sposo" di Israele e della Umanità. Quella volta tra i penitenti, venuti al Giordano per farsi battezzare, c'era anche Gesù. Non significava per lui morte al suo vissuto ma accettazione della morte in futuro sulla croce. Il battesimo di Gesù dunque si colloca in maniera speculare all'evento del Calvario, con il richiamo al velo del tempio che si squarcia, mentre nel Giordano il cielo si apre irreversibilmente senza  confini tra l'uomo e Dio, perché lo Spirito Santo, l'amore totale, scende per abitare in Gesù che dell'umanità è il prototipo teandrico (l'uomo/Dio) come da progetto del Creatore. La colomba è arruolata a simbolo dello Spirito nella nuova creazione e del perdono del tempo di Noè. Ma soprattutto si evince il tema della fedeltà della colomba al suo nido come lo Spirito Santo a Gesù.
La voce, a commento, è del Padre che racconta il poema d'amore del Figlio, ragione del suo compiacimento.

Fra' Domenico Spatola 

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