mercoledì 26 gennaio 2022

Fra' Domenico Spatola: Un ricordo di Auschwitz

Era un desiderio da ragazzo. Me ne avevano tanto parlato negli anni del seminario. Auschwitz la raggiunsi dopo avere visitato Cracovia, la città rinascimentale che tra le tante opere d'arte custodisce il capolavoro leonardesco "la dama con l'ermellino". La mattina tra l'ansioso e il curioso mi trovai dinanzi al cancello dalla scritta, resasi sinistra: "il lavoro nobilita".
Seguimmo la guida che ci aspettava. Era polacca e anziana. Impressionava il volto triste a compiere, per missione, il suo calvario quotidiano. Lo faceva con passione e piangeva per l'intero tragitto. Vedemmo la caserma militare, non scalcinata, adibita a lager nell'immediato. Museo dell'orrore, e dai visi degli internati, fotografati sulle pareti dei saloni, si leggeva l'orrore dei votati all'olocausto. La guida descrisse la quotidianità: cibo inconsistente, igiene esorcizzata. Inferno inconcepibile. Intanto la sequenza ininterrotta delle valige di cartone, montagne di capelli arruffati e di altri utensili e occhiali affastellati come le scarpe. Intenerivano quelle dei bimbi.
Passammo a Birkenau, l'altro campo, quello dei forni crematori e delle camere a gas. Vi giungevano i treni piombati da tutta l'Europa. La conta per dividere chi doveva ancora vivere o morire. E le ciminiere al cielo che ci parvero ancora fumanti. Pensai alle anime in possesso di nuova libertà. 
Pioveva. Mi volli bagnare di pioggia il viso. Ma era pianto che il ricordo rinnova ogni anno, né passerà.

Fra' Domenico Spatola

1 commento: