venerdì 3 agosto 2018

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della XVIII Domenica del Tempo Ordinario: Giovanni 6, 24-35

Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
26Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». 29Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
30Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!
Aveva provato invano il Signore, con il gesto dei pani, a far comprendere che la pienezza di vita sta nel "farsi pane" per gli altri. Non voleva risolvere un problema contingente, ma garantire gesti condivisi di prodigalità matura. La folla però non comprendeva che si è veramente liberi se si vive per gli altri. Ha mangiato e chiede ancora pane per sé, in dissenso con il "segno" di Gesù che chiedeva a tutti di "farsi pane" come lui (eucaristia).
La folla, garantita, si sentiva bene a servizio: la sottomissione le dava sicurezza. Gesù però non vuole servi ma discepoli maturi, che sappiano in pienezza di vita  condividere. È "vita eterna" quella che egli offre, perché cresce solo se nutre gli altri.
A Cafarnao, dove l'hanno cercato, si registra il dialogo tra Gesù e la folla.
"Rabbi, quando sei venuto qua?".
Per quella gente Gesù è un semplice maestro della Legge, come tanti. Gesù ne smaschera da subito le intenzioni:
"Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perchè avete mangiato i pani e vi siete saziati". Da cercare per lui era "il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio darà".
La folla diffidente  millantava a suo attivo la Legge, "le opere di Dio" garantite da Mosè e "dai padri" del passato. Gesù la sconfessa: "Non Mosè vi ha dato il pane vero", continuando col dire che "vero pane è Colui che il Padre ha mandato". Qui invera la radicale  sostituzione dell'antica con la "nuova" Alleanza. Ma la folla, per credergli, vuole "il segno" come quello dei padri che "mangiarono la manna nel deserto".
"Al presente, risponde Gesù, il Padre vi dà il vero pane, ed è il Figlio che ha mandato e su cui ha posto il sigillo della pienezza divina"
Appare ora matura la fede della folla che lo riconosce  "Signore"  e gli chiede: "Dacci, sempre di questo pane".
La rivelazione finale, a compendio, perfezionerà  tutto il discorso: "Io sono il pane di vita".
fra' Domenico Spatola

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