venerdì 8 gennaio 2021

Commento di fra'Domenico Spatola al Vangelo della domenica del "Battesimo di Gesù" ( anno B): Marco 1, 7-11

7 e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
9 In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10 E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. 11 E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».
Il Battista era attivo al Giordano. La folla l'acclamava, accorrendo al suo lavacro. "Battesimo d'acqua il mio", si affrettava a precisare. Quello "vero lo darà Chi possiede lo Spirito",  e da "Sposo legittimo" dell'Umanità. 
Onesto fu perciò il Battista a non dichiararsi "messia", né in grado di "scalzarlo". "Il mio battesimo è d'acqua e per la conversione", si premurava a rispondere. Necessario per cambiare condotta e ottenere il perdono. L'esordio ("In quei giorni") consente a Marco evangelista di indicare primordi di nuova era, quella inaugurata da Gesù proveniente da Nazareth di Galilea. Anch'egli come tanti accorse in Giudea, al fiume Giordano, ove Giovanni battezzava. Con i peccatori si accodò, in attesa. Voleva accettare la morte, come quel battesimo significava, ma non al passato, il suo senza colpa, ma al futuro sulla croce. I due racconti, in Marco diventano speculari per reciproca interpretazione. Appena entrato l'acqua di morte,  questa lo respinge, come il sepolcro farà col Risorto. Il cielo si squarcia e sarà imitato dal velo del tempio, perché con il Redentore non si può più nascondere il volto di Dio. Lo Spirito è "colomba" d'amore e di fedeltà al suo nido, Gesù su cui scende a permanenza, e da lui verrà consegnato dalla croce alla sua Chiesa, sposa. L'identità del Cristo si fa a noi chiara, all'udire voce del Padre, invitante all'ascolto: "Tu sei Figlio mio (Salmo 2)", e "l'amato", come  il figlio di Abramo, di cui è richiesta la vita e "nel compiacimento" dell'amore, già all'origine del sacrificio del "Servo sofferente".

Fra' Domenico Spatola

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