martedì 12 gennaio 2021

Fra' Domenico Spatola: San Bernardo da Corleone, frate cappuccino

L'intero '600 è passato alla Storia come "Secolo niente felice" per i tanti terremoti, le carestie, le pestilenze e le guerre interminabili, anche di religione. Si aggiungano i governi dispotici, con i quali, particolarmente in Sicilia, i monarchi spagnoli facevano il bello e il cattivo tempo anche attraverso le trenta baronie, che sfruttavano ingenti latifondi in cui, per meglio dominarla, avevano lottizzato l'Isola. In tale panorama socio-politico, visse, per oltre mezzo secolo, San Bernardo, nato il 3 febbraio 1605 a Corleone, in provincia di Palermo. Dal battesimo, "Filippo Latino" fu il suo primo nome. La famiglia numerosa non era agiata e viveva di espedienti occasionali. Filippo di mestiere faceva il ciabattino, ma suo sport preferito era la scherma, esercitata con tale maestria da essere insignito dell'invidiabile titolo di "prima Spada di Sicilia". Vito Canino,  un commerciante palermitano, lo volle sfidare. "Con te mi basta il trincetto che uso per tagliare il cuoio per le scarpe!" Lo irrise Filippo. L'altro però da subito si rivelò osso duro. La sfida impari si faceva pericolosa per il Nostro che, con un balzo entrò in bottega, ad impugnare la spada. Ormai però il duello era senza storia per il sopravvento di Filippo  sull'avversario, scontato e osannato dagli astanti, accorsi numerosi.  Un fendente, che lese irrimediabilmente il tendine del braccio di Vito, chiuse definitivamentela partita. Ma bisognava salvarsi, perché la "sbirraglia", come veniva chiamata la polizia, stava sopraggiungendo ad arrestare  Filippo. Lo scampo glielo diede il vicino convento dei Cappuccini  che, insieme all'ospitalità gli offrì l'incolumità (1631). Fu l'occasione di Dio che, come a Paolo sulla  "via di Damasco", anche a lui offrì conversione. Chiese e ottenne di essere frate cappuccino e, da "uomo nuovo" cambiò  anche il nome: frate Bernardo da Corleone. A Caltanissetta, dopo l'anno di prova ("noviziato"), fu inviato da  "fratello tutto fare" nei vari conventi della Sicilia. Carattere indomito, faceva fatica a divenire "l'umile e penitente", che la storia ci ha tramandato. A Castronovo, per essersi adirato contro un confratello importuno, si punì stropicciando un tizzone ardente sulle labbra. Tanti aneddoti della sua vita, anche miracolistici a noi pervenuti dalla sensibilità del tempo. Innumerevoli anche i momenti di intimità col Signore, fino alle esperienze mistiche di elevazioni da terra, mentre in pregava dinanzi al Crocifisso. Fu noto ai tanti,  soprattutto per l'amore verso i poveri e gli ammalati. Da analfabeta, diceva di conoscere solo "cinque lettere" tutte in rosso, erano le piaghe del Signore crocifisso. Veniva cercato per consigli anche da dotti prelati e notabili. Il 12 gennaio 1667, nella Infermeria cappuccina, presso l'Ospedale grande di Palermo, morì. Fu preziosa la ricerca fatta dal compianto padre Gaspare Lo Nigro, cappuccino (+2003) presso gli Archivi vaticani, di un miracolo del 1787 operato da fra Bernardo in favore di una ammalata. Fu sufficiente per ottenere da Giovanni Paolo II nel 2002 la dichiarazione di santità. Scopo esplicitato dal papa fu anche quello di affrancare Corleone,  ingiustamente infangato da facinorosi degli ultimi decenni. Si ritiene che Alessandro Manzoni per la figura del frate Cristoforo dei "Promessi Sposi", si sia ispirato al nostro "Santo spadaccino".

Fra' Domenico Spatola 

Nella foto: La tomba di San Bernardo da Corleone, presso la chiesa di Santa Maria della Pace (Cappuccini) Palermo.


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