lunedì 22 maggio 2017

Fra' Domenico Spatola: Ricordando Giovanni Falcone... a 25 anni dalla strage di Capaci.

Ricordo di terrore.
Fu boato!
Sull'autostrada atroce fu il reato.
Orribile morte toccò a Falcone,
Giovanni era suo nome.
Con lui, morta fu la scorta
e la Morvillo, compagna di sua
vita:
finita!
Attonita, Palermo
apprese orrore.
Nota era in città, e non solo,
solerte l'attività del giudice
zelante,
galante nei modi
ma fermo e rigoroso negli snodi
dell'umana convivenza
che appartengono a decenza
e a civile legalità.
Voleva, con sua onestà,
estirpare la trista pianta
della "mafia" che incanta
con suo fascino di potere
assicurando sol chimere
ai suoi adepti.
Falcone, sapendo quanto stretti
fossero i legami
dell'organizzazione,
tentò con cura e attenzione
di penetrare quel mondo di
illusione,
e l'uso del pentito
fu mezzo preferito
per invertire la sorte
di quel percorso seminato a
morte.
Voleva spezzare il laccio
che spaccio faceva non sol di
droga.
Fu contrastato anche da chi
portava toga,
ma non si arrese,
sapeva ormai di avere l'arnese
con cui minare la base
della malavita in ogni fase.
Suo dovere fu lottare
e lottare fino in fondo,
sapeva, nel suo animo profondo,
imminente la sua esecuzione.
Diceva che "la mafia era un
gigante
con la memoria di un elefante".
Volle da eroe sfidare il drago
come il mitico Teseo del vello
d'oro,
ma questa volta a ristoro
gli diedero la morte i criminali,
fatali furono le ore susseguenti:
ci compiansero del mondo tutte le
genti.
Un siciliano anonimo scrisse in
quel momento:
"Ormai speranza è morta!"
Fu il commento
che risorta fece voglia
di continuare lotta
per lo stesso ideale
e stessa meta dove Falcone,
deciso, voleva arrivare.
Ma altro eccidio incombeva sul
cammino,
con la strage che a Palermo in via
D'Amelio
trucidati Borsellino e la sua
scorta.
Stessa sorte preannunciata
in questa terra sentita
abbandonata.
Occupata era sol dai criminali
che ne avevano fatto "sacco",
dando scacco
alle istituzioni.
Ci volle un guizzo di dignità
per poter parlare ancora di
libertà.
Il 23 maggio 1992
fu suo coraggio
a Palermo ritornare,
ma quel giorno nefasto
sua città non fu ospitale.
Fatale per gli onesti,
perché funesti furono gli
assassini,
propensi solo ad osteggiare
cammini,
mentre Falcone potè morire da
eroe,
per dare ai Siciliani nuovi destini.
Ora a distanza di venticinque anni
dall'evento,
siamo ancora a chiederci se il
tempo
ha cambiato un poco questa
città
per il sacrificio di Falcone a
dignità
e garantire pienezza in libertà.

Fra' Domenico Spatola


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