venerdì 4 settembre 2020

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della XXIII domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 18, 15-20

15 Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai
guadagnato il tuo fratello; 16 se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni17 Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. 18 In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.

19 In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. 20 Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».


Dal "non scandalizzare i piccoli", Gesù aveva messo in guardia i suoi. Severe erano state le minacce per i trasgressori (cfr Matteo 18, 6s). Se qualcuno cerca infatti una Comunità dai valori alternativi a quelli del potere e dell'ambizione, professati dal mondo, deve trovare, tra i suoi discepoli, amore e servizio fraterno. Nella odierna pericope, il monito attiene ai rapporti tra fratelli all'interno della Comunità.
Se qualcuno sbaglia, va persuaso, con amorevole discrezione, a superare il dissidio. Chi si ritiene offeso, prenda l'iniziativa ed eviti imbarazzo a chi ha sbagliato.
Se fallisce, chieda collaborazione ai due o tre fratelli, titolati  "costruttori di pace" ("Beatitudini"). Analoga testimonianza è in Deuteronomio 19, 15.
Ultima intervenga la Chiesa. Fallendo tuttavia tale estremo tentativo, l'amore verso chi sbaglia, non sia negato, ma riproposto sul modello del Padre che "fa sorgere il sole" anche "sugli ingiusti" ("pubblicani" e  "peccatori"). 
L'amore fraterno, a quel punto, diventa unilaterale e non attende il contraccambio come per i nemici, per i quali bisogna anche pregare.
Attivato il "perdono", quello di Dio non verrà "legato in cielo", ma "sciolto" e reso fruibile incondizionatamente. L'accordo ("sinfonèo") dei due o più fratelli, riuniti "nel suo nome", con carismi orchestrati dallo Spirito, immedesima in Gesù, del quale assicura presenza e dinamismo di crescita.

Fra' Domenico Spatola 

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