venerdì 25 settembre 2020

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXVI domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 21, 28-32

 

«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: «Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna». 29Ed egli rispose: «Non ne ho voglia». Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: «Sì, signore». Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

Tra Gesù e i suoi avversari religiosi, la tensione è alle stelle. L'accusa che rivolge a loro il Signore è la convenienza che li rende sordi a ogni proposta di conversione. Lo stesso Battista aveva provato, con veemenza, a bollarli "razza di vipere", dunque mortiferi.  La parabola dei "due figli", che in modo alternativo, rispondono al genitore che li invia nella sua vigna, denuncia l'atteggiamento ossequioso dei sacerdoti e degli anziani che mirano al proprio tornaconto. Aggiungono disprezzo per pubblicani e prostitute, che responsabilizzano a causa del ritardo del Regno. Gesù capovolgendone la prospettiva, li accusa di incredulità per la mancata conversione, che farà loro perdere di sedersi con Abramo, e il loro posto verrà occupato da coloro che, da essi disprezzati, si sono convertiti. Il figlio, che aveva detto "No", pentito andò a lavorare. Il secondo, che a parole aveva dato l'assenso, 
non adempì la volontà del Padre. La conclusione assume caratteristiche escatologiche: "pubblicani e prostitute vi precederanno nel Regno". Il "precedere" va letto  come "subentro", perché l'esclusione dei benpensanti sarà causata dal loro rifiuto alla conversione, anticipato con il Battista e riconfermato con il Cristo.

Fra' Domenico Spatola

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