venerdì 11 settembre 2020

Fra' Domenico Spatola: Balenando il ricordo dell' 11 settembre 2001

Quel giorno mi pareva un lunedì normale. Come i tanti noiosetti di inizio settimana. Avevo, in verità, l'impegno di celebrare un matrimonio, alla Martorana, chiesa nota ai Palermitani per le nozze e il rito bizantino che vi si svolge. 
Alle 15, 00, in macchina,  dalla radio apprendo che qualcosa di grave stava succedendo in America, a New-York.  Non diedi importanza. Finita la celebrazione, una parente degli sposi, mi accennò, concitata, quanto appreso dalla radio durante la Messa e, terrorizzata, mi paventava cose terribili per l'umanità.  
"Esagerazioni!" Pensai, e non vi feci caso. 
Quando però i telegiornali ininterrottamente trasmisero le scene, ormai arcinote, compresi che, "in nome di Allah", terroristi islamici avevano scatenato l'inferno. Il primo aereo, imbucato nel grattacelo, dava la misura della tragedia ma, sotto gli occhi di tutti, e, a proditoria sorpresa, il secondo, a dardo, penetrò il monumento costruito a velleità di eterno. Terrificanti, le conseguenti scene di panico dei residenti, rigorosamente in diretta: i corpi che si lanciavano per la disperazione dagli altissimi piani degli edifici, facevano il surreale dell'apocalisse. "Da film" ascrivibile a quelli degli orrori, era angosciante "cronaca vera", delle più atroci a raccontare. Non si era tuttavia al capolinea: alla catastrofe totale dell'implosione a collasso dei due edifici che trascinarono nel baratro le migliaia di vittime e l'orgoglio americano. In crisi era la fede nel cuore umano! Oltremodo superata la più terrificante immaginazione! Suppongo anche per gli stessi attentatori. 
Si scavò il baratro dell'incertezza e della paura a "incipit" del  Terzo Millennio. L'odio d'ambo le parti  generò altri lutti immani. La "guerra punitiva" fortemente voluta, a riscatto, da Bush produsse nuove tragedie. A diciannove anni dal "fatto", fatico ad accettare quelle sequenze di terrore,  con cui si vollero tacitare le coscienze con la rimozione e gli atti abnormi di giustizialismo. Una voce oggi chiede attenzione: quella di Papa Francesco, che grida, spesso "nel deserto", la conversione a favore dei poveri della Terra, ritenuti i privilegiati destinatari del Vangelo, che gli "oscenamente" ricchi non sanno comprendere.

Fra' Domenico Spatola 

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